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Nuovo sangue: Barbara Baraldi, Ratigher e Dylan Dog

Conversazione con Barbara Baraldi e Ratigher su cosa faccia davvero paura oggi e sull’esigenza di scrivere Dylan Dog aggiungendo un tocco personale.
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Sempre all’interno dello Speciale dedicato ai trent’anni di Dylan Dog, proseguiamo con le nostre interviste agli sceneggiatori che hanno esordito negli ultimi anni sulle testate dedicate all’Indagatore dell’incubo. È la volta di Barbara Baraldi e Ratigher.

Barbara Baraldi

bbBarbara Baraldi, originaria di Mirandola, nella Bassa Padana, è autrice di thriller, romanzi per ragazzi e sceneggiature di fumetti. Il suo esordio in narrativa risale al 2007 con la pubblicazione del romanzo La bambola di cristallo nel Giallo Mondadori, a cui seguono Bambole pericolose (sempre sul Giallo) e Lullaby – La ninna nanna della morte (Castelvecchi). Tra il 2010 e il 2015, con Mondadori ha pubblicato le saghe dark fantasy per ragazzi Scarlett e Striges. Per Einaudi ragazzi ha scritto Un sogno lungo un’estate, mentre per Newton & Compton è autrice di un ciclo di guide ai misteri di Bologna. Insieme a Camilleri, Lucarelli, Carlotto e De Cataldo, è protagonista di Italian noir, il documentario prodotto dalla BBC sul thriller italiano. È vincitrice di vari premi letterari, tra cui il Gran Giallo città di Cattolica e il premio Valtenesi. I suoi libri sono pubblicati in vari Paesi, tra cui Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Ha contribuito a creare la miniserie Disney Real Life pubblicata in tutto il mondo (in Italia da Panini). Dal 2010 tiene lezioni e corsi di scrittura creativa per adulti e per ragazzi, in collaborazione con le scuole (medie inferiori e superiori). È coautrice del soggetto di Diabolik Il regalo uscito nel 2014. Nel 2012 ha esordito come sceneggiatrice per Dylan Dog con la storia breve Il bottone di madreperla uscita nel Color Fest #9, su disegni di Paolo Mottura, mentre la sua prima storia per la serie regolare è La mano sbagliata, uscita nel 2015 e illustrata da Nicola Mari.

Dylan Dog è stato un fenomeno artistico, editoriale e sociale. Nel suo periodo di maggiore successo è stato protagonista di pubblicità, merchandising, ha generato bizzarri epigoni, è stato ospite di riviste a larga diffusione. Sembrava che tutti leggessero Dylan Dog. Come ci si approccia a un personaggio e a un fenomeno del genere senza esserne schiacciati? Fa paura esordire su Dylan Dog?
Dylan Dog fa paura perché per scriverlo devi per forza metterti a nudo. Non è possibile raccontare il suo mondo con piglio didascalico, magari buttando giù una trama funzionale, senza snaturare il personaggio e – probabilmente – fare una pessima figura di fronte ai lettori… e di fronte a te stesso. Perché per scrivere Dylan devi cercare la sua umanità, trovarla dentro di te, rovesciarla sulla pagina insieme alle tue ossessioni. Dylan è un elemento caotico lanciato come uno strale in un universo in cui il conformismo – quello sì – è il vero orrore.

dylan-dog-baraldiA lungo si è pensato a un Dylan Dog indissolubilmente legato a Sclavi. Per te è ancora così nelle “fondamenta” del personaggio? Come ci si muove nell’equilibrio tra ciò che Dylan Dog è nella interpretazione del suo “padre” e tra quello di personale che un autore cerca sempre di mettere nelle sue opere?
Mentirei se ti dicessi che si può scrivere Dylan prescindendo dal lavoro di Sclavi. Mentirei se ti dicessi che per scrivere Dylan bisogna seguire le linee guida tracciate nei primi anni della sua vita. Dylan è una creatura viva, pulsante, che si nutre di notti insonni, di scottature di sigarette sulla tastiera alla ricerca della battuta perfetta per Groucho, di vita vissuta e di vita immaginata, di pagine strappate e di sangue versato che diventa inchiostro. Non puoi raccontare Dylan senza confrontarti con Sclavi, non puoi raccontarlo se non ti confronti con te stesso.

Rendere l’orrore è difficile. La paura, l’irrazionale. Ci sono tante sfumature del genere in Dylan, commistioni. Lo stesso genere è cambiato molto dagli anni ’90 a oggi. Cosa significa scrivere un fumetto horror oggi? Come evolve Dylan Dog in questo?
Si dice che i tempi sono cambiati dagli esordi di Dylan. Io rispondo che la natura umana non è cambiata. Se, come ha scritto qualcuno prima di me, la vita e la morte sono “un orrore unico entrambe” io scelgo di abbracciarle, proprio come fa Dylan. Persino danzare con loro, al ritmo della musica silenziosa che si avverte di vignetta in vignetta, un tango di nostalgia che ci ricorda che siamo condannati ad affrontare i nostri demoni, senza mai avere la certezza di averli sconfitti.

Ratigher

ratigher

Ratigher, pseudonimo di Francesco D’Erminio, è uno dei fumettisti indipendenti più attivi degli ultimi anni, dall’indiscutibile capacità di creare atmosfere inquietanti e pubblicazioni originali. Ha iniziato la sua carriera a Bologna, autopubblicando fumetti con Tuono Pettinato e con il collettivo dei Superamici (ora Fratelli del Cielo), insieme a Dr. PiraMaicol & Mirco e LRNZ: fra le opere del periodo vanno ricordati Hobby Comics ed Ergo – Rotocalco di genii fighi. Nel 2011 è uscita per GRRRzetic Trama – Il peso di una testa mozzata, la sua prima graphic novel, ora gratuitamente disponibile su Retina Comics. Nel 2014 ha ideato il metodo Prima o mai per finanziare e distribuire Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra; dopo il successo della campagna, il fumetto è risultato vincitore del premio Micheluzzi 2015 a Napoli Comicon. Su Vice Italia pubblica la rubrica a fumetti Intanto altrove.
Nel 2015 è entrato a far parte della squadra di sceneggiatori di Dylan Dog: la sua prima storia è stata 
In fondo al male, disegnata da Alessandro Baggi.

Dylan Dog è stato un fenomeno artistico, editoriale e sociale. Nel suo periodo di maggiore successo è stato protagonista di pubblicità, merchandising, ha generato bizzarri epigoni, è stato ospite di riviste a larga diffusione. Sembrava che tutti leggessero Dylan Dog. Come ci si approccia a un personaggio e a un fenomeno del genere senza esserne schiacciati? Fa paura esordire su Dylan Dog?
È giusto essere schiacciati, per tutti i motivi elencati. Per lavorare su Dylan Dog bisogna fare una fatica erculea, costruire un’impalcatura intorno al mito con la certezza che l’impresa sia vana e che la tua struttura verrà sottoposta ad uno stress test insuperabile. Questa condizione ti avvicina a Dylan stesso, in lotta con nemici così più grandi di lui che a trionfare è il romantico slancio verso l’ignoto piuttosto che la vittoria vera. Io lo scrivo inebriato dal pericolo che corro, non dalla speranza di sconfiggerlo.

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A lungo si è pensato a un Dylan Dog indissolubilmente legato a Sclavi. Per te è ancora così nelle “fondamenta” del personaggio? Come ci si muove nell’equilibrio tra ciò che Dylan Dog è nella interpretazione del suo “padre” e tra quello di personale che un autore cerca sempre di mettere nelle sue opere?
Io non so scrivere come Sclavi, ma quello che so scrivere l’ho imparato anche rubandolo a lui. Nello scrivere Dylan Dog do la precedenza a quelle meccaniche lì. Cerco di accogliere il lettore nel mondo che conosce, di metterlo comodo, e a quel punto di dargli qualche coltellata che non si aspetta. Il mio approccio alla testata è simile a quello di un serial killer che non vuole essere ricordato per omicidi unici o particolarmente barocchi, mi interessa invece fare tantissimi cadaveri e lasciare la mia firma nei dettagli, come il calibro della pistola o il numero di fendenti.

dyd-cover-in-fondo-al-mareRendere l’orrore è difficile. La paura, l’irrazionale. Ci sono tante sfumature del genere in Dylan, commistioni. Lo stesso genere è cambiato molto dagli anni ’90 a oggi. Cosa significa scrivere un fumetto horror oggi? Come evolve Dylan Dog in questo?
Credo che per suscitare certe sensazioni gli ingredienti fondamentali siano sempre gli stessi e sempre pochissimi. Per spaventare basta una stanza buia e l’obbligo ad attraversarla. Non voglio eludere la domanda, anche perché me la sono posta tante volte anche da solo, ma ho deciso che la risposta che ho trovato debba rimanere segreta ed essere esplicitata nelle storie che racconterò.

Interviste condotte via mail tra agosto e settembre 2016.

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Michele Garofoli

Michele Garofoli

(Voghera 1972) Nella redazione de Lo Spazio Bianco dal 2009. Per Lo Spazio Bianco è articolista e curatore delle rubriche "Lo Spazio Bianco Consiglia" e "Immagina Lo Spazio Bianco". E' inoltre collaboratore del TunuéLab e articolista per il mensile Fumo di China. E questo è quanto.

Giuseppe Lamola

Giuseppe Lamola

Nato a Martina Franca nel 1984, Legge fumetti praticamente da sempre. Con il tempo si appassiona alla Nona arte come mezzo espressivo. Insieme ad altri amici fonda a inizio 2012 il blog de Gli Audaci.
Collabora con Lo Spazio Bianco dal 2011, ne è redattore dal 2015 e ha contribuito all'ideazione e al coordinamento degli Speciali tematici dedicati a Martin MystèreMarvel Now!, BatmanOrfani: da Ringo al Nuovo Mondo, Nathan Never e Dylan Dog.
Continua ad accatastare pile di fumetti.

Ettore Gabrielli

Ettore Gabrielli

Classe 1977, toscano, programmatore. Impara a leggere sugli Alan Ford del padre, una delle poche cose per cui si sente debitore veramente. Vorace lettore da sempre, i fumetti sono stati il mezzo per imparare e per conoscere persone e per questo sarò loro sempre grato. Nel 2002 fonda Lo Spazio Bianco, magazine dedicato al fumetto tra i più longevi e seguiti in Italia di cui è tuttora direttore editoriale. Nel 2021 ha fatto parte della giuria dei Lucca Comics Awards.

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