Disegnare Dylan Dog: Carlo Ambrosini e Luigi Piccatto

Disegnare Dylan Dog: Carlo Ambrosini e Luigi Piccatto

Intervista a due storici disegnatori delle storie dell’Indagatore dell’incubo, in cui approfondiamo il loro modo di approcciarsi al personaggio.

Concludiamo la nostra serie di interviste ad alcuni tra i disegnatori principali di Dylan Dog confrontandoci con Carlo Ambrosini e Luigi Piccatto, autori negli anni di tanti episodi che hanno segnato la storia dell’Indagatore dell’incubo e tuttora al lavoro sulla serie.

Carlo Ambrosini

ambrosiniNato ad Azzano Mella (Brescia) nel 1954, debutta nel mondo del fumetto nel 1976, disegnando storie di guerra per la Casa editrice Dardo. Collabora poi con la Ediperiodici e l’Editoriale Corno, prima di tradurre in immagini alcuni episodi della Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biagi. Nel 1980 incomincia a disegnare per la Sergio Bonelli Editore, realizzando sette episodi di Ken Parker. Nel 1984 è autore completo della serie medioevale Nico Macchia, pubblicata sulla rivista Orient Express e raccolta in volume da Glénat Italia. Nel 1987 passa a Dylan Dog, per il quale realizza vari episodi, in alcuni casi scrivendone anche la sceneggiatura. Nel 1997, sempre per Sergio Bonelli Editore, crea un personaggio tutto suo, Napoleone, titolare di una serie con cadenza bimestrale conclusasi nel 2007. Sempre per Bonelli crea Jan Dix, miniserie di quattordici numeri che si è conclusa nel 2010. Nel 2005 illustra lo Speciale Tex #19, Il prezzo della vendetta, sceneggiato da Claudio Nizzi, mentre dal 2013 realizza alcuni episodi per Le Storie e nel 2014 il terzo episodio di Orfani: Ringo. Da alcuni anni è tornato in pianta stabile nel team di autori di Dylan Dog.

Se dovessi caratterizzare Dylan Dog in un solo dettaglio, da un solo particolare, quale sarebbe per te?
Un dettaglio psicologico: sa stare nella precarietà e dentro il paradosso.

Quanto c’è dell’originale ispirazione da Rupert Everett nella tua interpretazione? 
Il Rupert di Dellamorte Dellamore è molto vicino al mio modo d’immaginarlo.

dyd350Se dovessi definire il tuo Dylan Dog, come lo faresti, cosa nel tuo modo di disegnarlo cerchi di fare emergere?
Quando lo disegno penso a lui come a un nichilista romantico. Sembra contraddittorio, ma lui può permettersi di essere contraddittorio.

Quale è l’episodio al quale sei più affezionato e perché?
Morgana. È l’episodio in cui Tiziano riflette sulla struttura del linguaggio (dei fumetti, in questo caso) in relazione ai sistemi della percezione.

Qual è il disegnatore che secondo te fornisce la migliore interpretazione grafica di Dylan Dog?
Senz’altro Stano. La cifra grafica di Stano a mio avviso è la più aderente al carattere del personaggio.

In quali aspetti ritieni che l’esperienza su Dylan Dog ti sia stata utile nei tuoi lavori successivi?
Dylan, il Dylan di Tiziano nei suoi momenti più rappresentativi, mi ha offerto ed offre a chi avverta con lui delle affinità orizzonti intriganti e inesplorati.

Luigi Piccatto

piccattoTorinese, è nato nel 1954. Nel 1977 interrompe gli studi di medicina per dedicarsi al fumetto, disegnando Chris Lean per Corrier Boy. Negli anni 1981-1982 realizza brevi racconti per LancioStory e Skorpio. Nel 1985 disegna Il Ribelle per Jeans Avventure. A partire dallo stesso anno alterna al lavoro di disegnatore quello di free-lance pubblicitario per varie agenzie, tra cui la Canard di Torino. Fra il 1986 e il 1988 pubblica sul Corriere dei Piccoli le serie Roy Rod e Abular. Nel 1986, debutta alla Bonelli con l’episodio di Dylan Dog intitolato Il ritorno del mostro, ed è l’inizio di una collaborazione costante e duratura. Nel 2012 realizza, sempre per Bonelli, il romanzo a fumetti Darwin, con la collaborazione di Paola Barbato come co-sceneggiatrice e di Renato Riccio e Matteo Santaniello alle scenografie e chine.Ha realizzato inoltre alcune storie di Magico Vento e Demian (in coppia con Giorgio Sommacal). A inizio ottobre è stata pubblicata la storia di Zagor intitolata Zenith 666, su testi di Luigi Mignacco (con la collaborazione ai disegni di Renato Riccio e i colori di Fabio Piccatto), un omaggio a Tiziano Sclavi e all’Indagatore dell’incubo.

Se dovessi caratterizzare Dylan Dog in un solo dettaglio, da un solo particolare, quale sarebbe per te?
La postura del collo e della nuca secondo me sono determinanti per dare a Dylan quell’indispensabile aria british.

Quanto c’è dell’originale ispirazione da Rupert Everett nella tua interpretazione?
Dell’originale modello Rupert Everett è rimasto ben poco. La mia personale interpretazione unita a quel che mi piaceva dei miei colleghi ne ha dato un profilo originale in continua evoluzione.

Se dovessi definire il tuo Dylan Dog, come lo faresti, cosa nel tuo modo di disegnarlo cerchi di fare emergere?
Il mio Dylan si modella attraverso la scelta delle inquadrature, la sua personalità deve adeguarsi alla storia da raccontare, non stridere con quel che si scrive nel balloon.

cagliostroQual è l’episodio da te disegnato al qual sei più affezionato e perché?
Cagliostro, e poi Golconda. Sono stato fortunato ad avere tra le mani due sceneggiature così, surreali, horror, metafisiche, piene di citazioni e livelli narrativi… Per un disegnatore, per me, il massimo!

Negli ultimi anni ti sei affiancato ad altri autori del tuo studio per la realizzazione delle tavole di Dylan Dog. Come avviene la vostra collaborazione e come vi suddividete il lavoro?
Da qualche anno ho scoperto che lavorare con chi divide la tua stessa passione è più divertente. Il nostro è co-working (credo si dica così): quando la storia richiede tempi stretti divido il lavoro in modo che a me spetti la regia dell’albo, con gli storyboard e il ripasso a china del personaggio e degli interpreti principali. Chi mi aiuta si occupa talvolta anche delle matite, ma più sovente del dettaglio della  scenografia e dei neri. La revisione finale e gli ultimi ritocchi tornano a me… Detto così può sembrare complesso ma per noi funziona.

Qual è il disegnatore che secondo te fornisce la migliore interpretazione grafica di Dylan Dog?
Tutti autori bravissimi quelli che mettono alla prova con Dylan. Parliamo degli storici: preferisco, ma non so in che ordine, Stano e Mari.

Interviste realizzate via mail nel mese di settembre 2016.

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