“1 L’inquadratura si alza e vediamo per la prima volta il viso di Dylan, di profilo, che guarda in giù sorridendo verso il viso di Sybil che guarda in su. Dylan ha effettivamente abbracciato Sybil.
Dylan Presa!
Sybil (spaventata) Chi… chi siete?
2 Stesso piano di inquadratura ma ruotato: insomma, vediamo Dylan di fronte.
Dylan Mi chiamo Dog. Dylan Dog.”1
Con queste parole, tratte dalla sceneggiatura de L’alba dei morti viventi, Tiziano Sclavi metteva per la prima volta nero su bianco le gesta dell’Indagatore dell’incubo, che avrebbe raggiunto le edicole il 26 settembre 1986, esattamente trent’anni fa. In questo arco temporale Dylan Dog è diventato un fenomeno artistico, editoriale e sociale.
Un fumetto che non è mai stato “solo” horror, piuttosto un condensato di ironia, poesia e surrealismo, da cui emergeva una visione del mondo e dell’umana follia e che ha mantenuto nel tempo una forte aderenza ai temi sociali. Fiumi d’inchiostro sono stati versati sulle ragioni di un successo indiscutibilmente legato, quanto meno nel primo decennio di pubblicazioni, all’estro creativo dello stesso Sclavi e di uno straordinario team di disegnatori in grado di rendere su carta un personaggio per certi versi unico per il mondo della Nona Arte, che ha fatto avvicinare al fumetto anche tante persone che difficilmente ne avevano mai letto uno. Nel suo periodo di maggior popolarità è stato ospitato su riviste a larga diffusione, protagonista di pubblicità e di vario merchandising e ha persino generato diversi epigoni (talora alquanto bizzarri).
Per analizzare questo percorso lungo tre decenni e celebrarlo degnamente, Lo Spazio Bianco ha deciso di dedicare all’Indagatore dell’incubo uno Speciale tematico, a partire dal 26 settembre (giorno in cui ricade anche il triste anniversario della scomparsa del compianto editore Sergio Bonelli). Impossibile non partire con un’intervista esclusiva a Tiziano Sclavi, che per nove anni è stato assente dal novero degli sceneggiatori e che proprio in concomitanza con questo anniversario ha annunciato il suo ritorno in veste di sceneggiatore con una storia inedita (prevista per il prossimo ottobre).
Oltre alla sua voce, abbiamo voluto ascoltare quella del curatore storico della testata, Mauro Marcheselli, che per oltre quindici anni ha lavorato dietro le quinte in redazione, e quella di vari sceneggiatori che negli anni si sono occupati del personaggio, da Paola Barbato a Pasquale Ruju, fino all’attuale curatore della testata Roberto Recchioni.
Abbiamo poi approntato un’intervista collettiva dal titolo “Nuovo sangue: intervista ai nuovi sceneggiatori di Dylan Dog” per parlare di cosa significhi per uno sceneggiatore esordire sulla serie regolare dell’Indagatore dell’incubo: avrete dunque modo di leggere ciò che ci hanno raccontato Barbara Baraldi, Matteo Casali, Michele Monteleone, Rita Porretto e Silvia Mericone, Ratigher, Gigi Simeone e Mauro Uzzeo.
Si proseguirà poi con una serie di interviste ai disegnatori che hanno fatto (e che stanno ancora facendo) la storia del personaggio, da Carlo Ambrosini a Bruno Brindisi, da Gigi Cavenago a Giuseppe Montanari, da Corrado Roi ad Angelo Stano. Un’intervista speciale e sorprendente è poi quella a Enrico Letta, ex Presidente del Consiglio nonché lettore di lunga data delle storie dell’inquilino di Craven Road, a ribadire ancora una volta quanto il personaggio sia riuscito ad appassionare intere generazioni di lettori dalle caratteristiche più disparate (comprese alcune personalità del mondo della cultura, a partire da Umberto Eco).
Oltre alle interviste, lo Speciale comprenderà vari contributi inediti e approfondimenti tematici realizzati da noti sceneggiatori quali Barbara Baraldi, Paolo Di Orazio, Stefano Fantelli, Alberto Ostini, Alda Teodorani e Mauro Uzzeo e una puntata speciale della rubrica Essential 11 incentrata sulle storie dell’Indagatore dell’Incubo, di cui uno ad opera dello scrittore Antonio Tentori.
Alcuni nostri collaboratori e redattori hanno inoltre contribuito attivamente realizzando un’analisi del nuovo corso della testata e un Essential 11 dedicato a undici epigoni e testate horror diffuse dopo l’esplosione del personaggio.
Come d’abitudine per Lo Spazio Bianco, i suddetti articoli saranno affiancati da una serie di omaggi grafici realizzati da alcuni talentuosi artisti. L’idea di partenza era quella di inserire Dylan Dog nella “reinterpretazione” di una locandina di un film horror cult, facendogli rivivere così alcuni lungometraggi horror che hanno fatto la storia del cinema. Siamo riusciti a coinvolgere in questo progettoTiziano Angri, Michele Benevento, Francesco Biagini, Pablo Cammello, Stefano Cardoselli, Tommaso “Spugna” Di Spigna, Alessandro “Martoz” Martorelli, Officina Infernale, Lorenzo Palloni, Rossano Piccioni e Mattia Surroz, che hanno realizzato per noi tavole davvero magnifiche.
Cogliamo l’occasione per ringraziare nuovamente tutti gli autori appena citati e tutti coloro che hanno prestato il loro tempo per la realizzazione dello Speciale, comprendendo anche la SBE, che ha accettato ancora una volta con piacere di dare spazio allo Speciale sui propri canali ufficiali.
Un ringraziamento speciale va a Roberto Recchioni, senza il quale non sarebbe stato possibile raggiungere alcuni obiettivi prefissati, e alla sempre gentile Maria Rosaria Giampaglia dell’ufficio stampa di Dylan Dog, che ci ha fornito un grande aiuto per la diffusione di questo speciale.
Va da sé che questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l’importante contributo dell’intera redazione de Lo Spazio Bianco, a partire dal direttore editoriale Ettore Gabrielli, che ha supportato attivamente il tutto, e passando per David Padovani e Marco D’Angelo (che ha anche ideato il logo dello Speciale e ha realizzato un intrigante videoteaser). Insieme al sottoscritto Michele Garofoli, caporedattore del sito, ha coordinato questo Speciale, suddividendosi equamente il lavoro e impegnandosi durante i mesi estivi affinché lo Speciale potesse concretizzarsi.
Sperando d’avervi incuriositi, piuttosto e anzichenò, vi diamo appuntamento a partire da oggi stesso, augurandoci di riuscire a intrattenere anche coloro che, come l’(ex) Ispettore Bloch, non ridono “dal 1948”.
Restate con noi, care “amebe putrescenti”.
Dallo script originale di Dylan Dog #1 (pag. 11), riportato nel volume Gli Archivi Bonelli: Tiziano Sclavi (a cura di Michele Ginevra. Rizzoli Lizard, 2013). ↩