All’interno dello Speciale sui trent’anni dell’Indagatore dell’incubo, abbiamo raccolto alcune interviste rivolte ai disegnatori principali della serie. Stavolta abbiamo l’onore di ospitare Corrado Roi.
Corrado Roi è nato l’11 febbraio 1958 a Laveno Mombello (Varese), dove tuttora vive e lavora. Appena sedicenne, entra a far parte, con altri esordienti, dello studio diretto da Graziano Origa. Disegna “Rick Zero” per la testata “Adamo” della Corno. Negli anni Ottanta, collabora con la Ediperiodici, “Il Monello” e lo Staff di If, di Gianni Bono. Nel 1986, entra in contatto con la Bonelli, disegnando qualche storia di Mister No e Martin Mystère, per passare stabilmente nella pattuglia dei “dylandoghiani”. Ha collaborato con le Case editrici Comic Art, Glamour e Mondadori. Tra un numero e l’altro di Dylan Dog ha disegnato anche uno speciale estivo di Nick Raider, ha lavorato per Brendon (di cui è stato il copertinista dal numero 1 al 44), Julia, Magico Vento e Dampyr. Sue le copertine di Dylan Dog Granderistampa. È del 2016 la pubblicazione della miniserie UT creata e disegnata da Roi e scritta da Paola Barbato.
Intervista a Corrado Roi
Se dovessi caratterizzare Dylan Dog in un solo dettaglio, da un solo particolare, quale sarebbe per te?
Credo che i polsini, taglia più, taglia meno, siano sufficienti.
Quanto c’è dell’originale ispirazione da Rupert Everett nella tua interpretazione?
La figura di Dylan l’ho modificata più volte: nel 1986 il materiale che noi disegnatori avevamo a disposizione non aveva una somiglianza con Rupert Everett. Era, piuttosto, il viso di un uomo più vecchio e smunto, perciò, numero dopo numero, mi sono preoccupato solo di abbellirlo.
Se dovessi definire il tuo Dylan Dog, come lo faresti, cosa nel tuo modo di disegnarlo cerchi di fare emergere?
Io cerco di essere in funzione della storia: se l’episodio è un horror o una storia surreale o una semi commedia, l’utilizzo delle atmosfere cambia, di conseguenza anche il disegno.
Quale è l’episodio da te disegnato al quale sei più affezionato e perché?
Ricordi sepolti… Premesso che non sono affezionato a nessun episodio, posso dire che è
quello che più sopporto. Tutte le volte che lo sfoglio penso che lo ridisegnerei proprio in quel modo.
Qual è il disegnatore che secondo te fornisce la migliore interpretazione grafica di Dylan Dog?
Io sono parte in causa, non esprimo pareri sui miei colleghi, tanto più che bisogna stabilire i criteri per valorizzare il lavoro dei vari disegnatori. Se sono quelli dei generi, allora, per semplificare, direi: i più oscuri per l’horror, quelli di linea chiara per le commedie ecc…
Il tuo percorso d’autore ha visto una costante evoluzione nel tratto e nello stile. Cosa ha guidato in questi anni la tua ricerca stilistica?
Lo stile è in relazione alla stampa, ai formati, ai generi.
Più volte le mie ombre lunghe si sono accorciate in stampa, perciò, ti chiedi se quello che hai fatto ha un senso. Se il mio lavoro viene stampato come UT, allora posso fare delle scelte perché è stato stampato benissimo!