Disegnare Dylan Dog: Giampiero Casertano e Giuseppe Montanari

Disegnare Dylan Dog: Giampiero Casertano e Giuseppe Montanari

Intervista a due storici disegnatori delle storie dell’Indagatore dell’incubo, nella quale approfondiamo il loro modo di approcciarsi al personaggio.

Proseguono le interviste ad alcuni tra i disegnatori principali di Dylan Dog. Oggi è la volta di Giampiero Casertano e Giuseppe Montanari, autori il cui tratto ormai da trent’anni accompagna le storie dell’ “Old Boy”.

Giampiero Casertano

casertanoNasce il 26 aprile 1961 a Milano, dove vive e lavora. Diplomato al liceo artistico. Appena quindicenne, entra in contatto con Leone Cimpellin, che gli offre di realizzare le chine di Johnny Logan e di alcune storie per Guerra d’Eroi. Conclusasi l’esperienza con la Dardo, Casertano inizia a collaborare con Boy Music, pubblicando cinque storie libere su testi di Pelizzari. Notato da Alfredo Castelli, entra nello staff di Martin Mystère debuttando, nel 1984, con la storia Tunguska. Alla nascita di Dylan Dog, passa nel nuovo team di disegnatori. Di lì a poco, gli vengono affidate le copertine di Nick Raider, che gli valgono, nel 1989, un Premio Anaf. Abbandonato l’incarico, si dedica a tempo pieno alle storie dell’Indagatore dell’Incubo, impegno che però non gli impedisce qualche puntata nel noir onirico di Napoleone, di cui ha disegnato il #5 della serie, Racconto d’autunno. Nel 2012, è autore dei disegni dell’albo di esordio della collana Le Storie, Il boia di Parigi, su testi di Paola Barbato. Nel 2013 è tra i disegnatori del quarto Color Tex mentre nel 2014 tiene a battesimo lo Speciale Le Storie, illustrando un racconto di Giuseppe De Nardo dedicato a Caravaggio.

Quest’anno, a fine ottobre, saranno le sue chine ad accompagnare il ritorno di Tiziano Sclavi in veste di sceneggiatore, nell’albo Dopo un lungo silenzio (Dylan Dog #362).

Che caratteristiche ha la tua interpretazione di Dylan Dog?
La mia interpretazione del personaggio punta soprattutto ad evidenziare gli stati d’animo e la recitazione del nostro protagonista.

Cosa cerchi di far emergere dalla tua versione?
Nella versione deve emergere l’umanità in tutte le sue diverse manifestazioni.

Se dovessi caratterizzare Dylan Dog in un solo dettaglio, da un solo particolare, quale sarebbe per te?
In realtà ne elenco tre: ciuffi, occhi, naso.

memorie_invisibile_dylan_dogQuanto c’è dell’originale ispirazione da Rupert Everett nella tua interpretazione?
Attualmente ben poco, ma all’inizio della mia avventura col Dylan il mio riferimento somatico era effettivamente quello del Rupert Everet di Another Country. Nel tempo ho cercato di definire un Dylan più mio.

Qual è l’episodio da te disegnato al quale sei più affezionato e perché?
Ogni scarrafone è bello a mamma soia, ma se fossi costretto a scegliere direi Memorie dall’invisibile. Quell’albo ha segnato una maturazione e una maggior consapevolezza nel raccontare a fumetti. Oltre al prossimo che devo ancora fare, s’intende.

Da sempre nelle tue tavole emerge un grande lavoro sull’espressività dei volti. Quanto ritieni sia importante questo elemento in una storia?
Come ti dicevo prima, per me questo aspetto è fondamentale nel raccontare per immagini. Tanto importante che a volta va a discapito della gradevolezza estetica del personaggio. Ma non ci posso fare niente, sono partenopeo nell’anima… mi hanno disegnato così.

Giuseppe Montanari

montanariNasce a San Giovanni in Persiceto (Bologna) il 26 novembre 1936. Nel 1954 inizia a collaborare con lo Studio D’Ami (I tre Bill, edito da Tea Bonelli), poi disegna numerose storie western pubblicate in appendice a Cucciolo e Tiramolla. Negli anni Sessanta firma, per l’Editoriale Corno, le copertine di Maschera Nera e di Gordon, dopodiché passa al fumetto erotico di Barbieri e Cavedon. Nel 1974, Montanari inizia a lavorare per Lanciostory (Alamo Kid), mentre, cinque anni dopo, fa il suo ingresso nella scuderia Bonelli con Il Piccolo Ranger (testi di Decio Canzio, Giorgio Pezzin, Staff di If). Realizza alcune storie per Full e poi entra a pieno titolo, in tandem con Ernesto Grassani, nel novero dei disegnatori dylandoghiani.

Se dovessi caratterizzare Dylan Dog in un solo dettaglio, da un solo particolare, quale sarebbe per te?
Potrebbe essere il ciuffo o il naso, ma io ritengo siano gli occhi e lo sguardo.

Quanto c’è dell’originale ispirazione da Rupert Everett nella tua interpretazione?
Abbastanza. Quando ho conosciuto personalmente Rupert, vedendo il Dylan disegnato da me  con il naso un po’ pronunciato mi disse ridendo: “ma è proprio il mio naso questo?” Da quel momento ho deciso di interpretarlo a modo mio.

Se dovessi definire il tuo Dylan Dog, come lo faresti, cosa nel tuo modo di disegnarlo cerchi di fare emergere?
Io cerco di dare a Dylan l’espressione del viso più consona alla situazione, facendo sì che sia sempre riconoscibile il “Dylan di Montanari”.

dylandog3Qual è l’episodio da te disegnato al quale sei più affezionato e perché?
Sono troppi gli episodi a cui sono affezionato e allora dico: è l’ultimo che sto disegnando.

In che modo tu ed Ernesto Grassani vi suddividete il lavoro sulle tavole?
La suddivisione delle tavole fra me e Grassani avviene così: io leggo più volte la sceneggiatura per scegliere le tavole più consone a lui, che ne farà una settantina solo a matita. Le altre le faccio io e il tutto viene ripassato a china esclusivamente da me per rendere omogeneo il lavoro.
Soprattutto i visi di Dylan che io ridisegno per mantenerne la somiglianza. Io preparo inoltre i model sheet dei personaggi di contorno (in prevalenza quelli femminili).

Quanto è importante uno stretto interscambio tra voi per la buona riuscita di una storia?
Inizialmente era fondamentale quello che tu definisci interscambio mentre ora (dopo trent’anni) sempre meno poiché ci si capisce al volo.

Interviste realizzate tra agosto e settembre 2016.

1 Commento

1 Commento

  1. Giorgia

    9 Ottobre 2016 a 16:48

    Ho letto “Memorie dall’invisibile”. Un lavoro superbo e una grande prova di arte disegnata. Approfitto dell’occasione per complimentarmi e per segnalare, proveniente dalmondo della musica però, un brano scritto per il trentennio di Dylan: “Non sono mica Dylan Dog”, del cantautore Mimmo Parisi. Su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=jN60cftDVHQ
    Ciao. Giorgia

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