Su One Shots #178, numero natalizio del 1947, fa la sua prima apparizione l’avaro e ricco zio di Paperino, Scrooge McDuck, meglio noto in Italia come Paperon de’ Paperoni. Ideato da Carl Barks per una semplice apparizione estemporanea, Paperone è ben presto diventato un personaggio fondamentale nelle avventure dei paperi.
Lo spirito del 1943
L’ispirazione principale per Paperon de’ Paperoni è, sin dal nome, Ebenezer Scrooge, protagonista del Canto di Natale di Charles Dickens. Eppure l’idea di un ricco papero avaro non è completamente nuova.
Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, Jack King dirige un cortometraggio, scritto proprio da Barks, di poco più di cinque minuti con Paperino protagonista. Questi, con in mano i soldi dello stipendio, si ritrova diviso tra l’anima risparmiatrice, rappresentata da un vecchio papero con basette, occhiali e bastone e vestito con il tipico kilt scozzese, e l’anima spendacciona, rappresentata da un giovane papero vestito elegantemente.
Non è da escludere che l’idea di Paperone nasca in quel cortometraggio di propaganda bellica: colpiscono in particolare per le similitudini nell’aspetto esteriore tra i due personaggi, sebbene questo proto-Paperone di The spirit of ’43 sia a conti fatti più simile al Paperone della maturità artistica di Barks che non a quello delle prime storie, più elegante e vecchio rispetto alla versione diventata famosa.
Il valore di un nipote
In questa divertente gag story, Paperone mette alla prova Paperino e i nipotini regalando loro alcuni giorni nella sua villa sulla cima di Monte Orso. Il vecchio papero, però, sta preparando loro una “sorpresa”: la sua intenzione è presentarsi alla villa travestito da orso1 per verificare il coraggio di Paperino.
Paperone si presenta sin dalle prime battute più come un vecchio acido e scontroso con dei risvolti al limite del diabolico come mostrato dall’efficace primo piano nella terza vignetta della terza pagina della storia. Rugoso, disordinato e pieno di acciacchi, il personaggio mostra il suo primo guizzo quando si presenta travestito da orso al suo maggiordomo, mentre i reumatismi sembrano di colpo sparire.
Tra una gag e l’altra, in cui lo stesso Paperone non si mostra così coraggioso come vuol far credere a se stesso e ai lettori, il quadretto familiare viene ricomposto per la prima e, per fortuna dei lettori, non ultima occasione. Barks, infatti, aveva progettato il personaggio per comparire in quest’unica storia:
Paperone nel Natale su Monte Orso era solo la mia prima idea di un ricco, vecchio zio. Lo avevo fatto troppo vecchio e troppo debole. Scoprii più tardi che dovevo renderlo più attivo. Non potevo far fare a un vecchio ragazzo come quello le cose che avevo in mente di fare con lui.2
Questa citazione da un lato spiega la caratterizzazione burbera e misogina di questo primo Paperone, un po’ Ebenezer Scrooge, un po’ una sorta di folletto dispettoso, quasi da commedia shakespeariana3, e dall’altro motiva i cambiamenti nel carattere del personaggio.
Infatti già nella sua seconda apparizione, Il segreto del vecchio castello, il carattere di Paperone viene mitigato. Il magnate, infatti, invita i nipoti alla ricerca del tesoro di famiglia conservato da qualche parte nel castello dei De’ Paperoni in Scozia.
Pur restando anche questa una gag story per buona parte del suo sviluppo, mostra le potenzialità del personaggio come avventuriero e protagonista di storie di genere. Inoltre il suo status di “più ricco del mondo” viene accreditato nell’autoconclusiva Caccia alla volpe del 1948.
Seguiti
La storia d’esordio è rimasta nell’immaginario di alcuni autori, che ne hanno in qualche modo narrato dei seguiti. Il più famoso è indubbiamente Il papero più ricco del mondo, ultimo capitolo di Life and times of Scrooge McDuck, meglio noto come La $aga di Paperon de’ Paperoni di Don Rosa.
Il capitolo è ufficialmente ambientato prima dell’ultima pagina del Natale su Monte Orso, ma l’inserimento della storia donrosiana all’interno del corpus barksiano risulta, a voler essere pignoli, leggermente difficoltoso. Al di là di queste sterili discussioni sulla continuity, c’è però da osservare come l’autore riempie la storia di riferimenti e citazioni grafiche al Natale su Monte Orso, come la sala dove Paperone riceve i nipoti che riprende la stanza disegnata da Barks nella 5.a vignetta della prima pagina o la reinterpretazione del primo piano paperoniano.
Meno pretenziosi ma più divertenti sono gli omaggi realizzati da Lars Bergström e Tom Anderson per i disegni di Daniel Branca (Crazy Christmas on Bear Mountain del 1987, giunta in Italia con il titolo Zio Paperone e un altro Natale su Monte Orso) e da Tito Faraci e Giorgio Cavazzano (Un altro Natale su Monte Orso del 2007), entrambe ricche di gag e riferimenti barksiani.
La storia disegnata da Branca con un tratto che richiama il Barks degli anni ’60 del XX secolo riunisce la famiglia dei Paperi, inclusi Nonna Papera e Ciccio, su Monte Orso. Da un lato ripropone variazioni sulle gag della storia originale mescolandole con una serie di misteriosi inconvenienti. Sono anche presenti citazioni al Ventino fatale, sempre di Barks, o alle storie classiche con Nonna Papera che vedevano la presenza di personaggi provenienti dai film e dai corti animati disneyani.
La storia di Faraci e Cavazzano, invece, rientra nella categoria dei “paradossi temporali”: Zio Natale, in luogo del classico Babbo Natale, rispedisce Paperone nella fatidica notte su Monte Orso nella speranza di modificare gli eventi del passato e far ritrovare a Paperone il famoso “spirito del Natale”. È interessante osservare, poi, come nell’ottica del superamento dell’influenza martiniana sulle storie italiane, lo sceneggiatore utilizza questo Altro Natale per sottolineare come il rapporto di affetto tra Paperino e Paperone, mai veramente esplicitato, poggia le sue basi proprio nel Natale sul Monte Orso.
E’ interessante osservare come il Grinch del Dr. Seuss, dieci anni più tardi, scende dalla cima di una montagna fino a valle, invece di salire come Paperone, per compiere i suoi scherzi contro il Natale ↩
Laqua, Charsten, “Carl Barks – the Author“, Carl Barks His Work and His Life, traduzione di Ortman, Steve – archive.org ↩
Non a caso Il Natale su Monte Orso si gioca su equivoci, travestimenti e inseguimenti come in molte delle commedie del drammaturgo inglese ↩