Sisti su: La realtà diminuita

Sisti su: La realtà diminuita

Abbiamo chiesto a diversi autori di commentare una loro storia di Zio Paperone: è il turno di Alessandro Sisti con “La realtà diminuita”.

Pubblicata su Topolino #3147 (2016), Zio Paperone e la realtà diminuita di Alessandro Sisti e Claudio Sciarrone esplora il rapporto dei paperi con la realtà aumentata, cioè l’aumento della percezione sensoriale mediante nuove tecnolologie: Paperone e Rockerduck iniziano a commercializzare gli occhiali necessari per sperimentare questa particolare innovazione.
L’attenzione degli autori è rivolta soprattutto all’abuso nell’utilizzo del dispositivo: da un inizio sostanzialmente utile come il fornire informazioni su attività commerciali o sui monumenti storici, si passa ben presto a un’invasività del virtuale sempre maggiore. Modifiche all’ambiente circostante, realizzazione di veri e propri film d’avventura nelle strade della città, truffe informatiche come quella dei Bassotti ai danni di Paperone, che si vede sottrarre a sua insaputa (almeno fino al finale) i sacchi di denaro grazie a degli appositi qrcode, o quella di Rockerduck ai danni dei paperopolesi, vendendo oggetti di scarso valore in luogo di automobili e mobilia di lusso. È la solita rivolta dei cittadini a riportare tutto allo stato originario, ma non è certo impensabile che, in un futuro nemmeno troppo lontano, qualcuno non si ritrovi ad affrontare gli stessi problemi dei nostri eroi per un eccessivo abuso di realtà aumentata.
Graficamente la storia spicca, oltre che per una rappresentazione molto più spigliata, dinamica e moderna di Qui, Quo, Qua fornita da Sciarrone, anche per un uso interessante della colorazione che permette di evidenziale gli elementi virtuali utilizzati nel testo di Sisti.

La realtà aumentata a Paperopoli, da La realtà diminuita

Su Zio Paperone e la realtà diminuita abbiamo posto qualche domanda allo sceneggiatore, Aleassandro Sisti.

Puoi parlarci della genesi di questa storia?
Come altre storie paperoniane, non soltanto mie, Zio Paperone e la realtà diminuita nasce dal rapporto fra il protagonista e un tema d’attualità. È un genere di spunto che reputo valido poiché, oltre a innescare una concatenazione di eventi narrativi, permette di porgere ai lettori novità reali significative, per riflettere su cosa potranno comportare.
Quando ho scritto questa storia, l’avvento degli occhiali AR sembrava imminente e prometteva di rivelarsi una killer app, ossia una tecnologia capace di soppiantarne molte delle più comuni – dai tablet agli smartphone e ai navigatori satellitari – offrendo nel contempo ulteriori funzionalità. Una piccola rivoluzione della quotidianità e anche se poi ha incontrato una battuta d’arresto (secondo me solo temporanea), mi pareva interessante scoprire che effetto avrebbe fatto a Paperopoli, visto che da un momento all’altro doveva coinvolgere pure noi.
Per saggiare la nuova dimensione della Realtà Aumentata Zio Paperone era la pietra di paragone ottimale, poiché a mio avviso, nonostante l’età, è un personaggio aggiornato e ben informato. Al di là delle rituali rimembranze del Klondike, sospetto che se prendendo a prestito una vecchia gag di Quiño potessimo domandargli come andavano le cose ai suoi tempi, ci risponderebbe «Questi sono i miei tempi»!

Su quali caratteristiche di Paperone ti sei voluto/dovuto concentrare per questa storia?
Essenzialmente sulla sua concretezza e correttezza. Forse non risultano così evidenti dalla trama, poiché preferisco lasciare quanto più possibile “sotto traccia” certi contenuti valoriali; nondimeno per me si trattava di una scelta necessaria e implicita nel concetto di Realtà Aumentata. Questa è per definizione virtuale, cioè intangibile: una questione d’apparenza più che di sostanza, che dunque contrasta con il pragmatismo di Zio Paperone.
Tanto i PdPlus di Zio Paperone che i Rokkiali di Rockerduck si contendono il mercato aggiungendo qualcosa alla percezione del reale. Gli occhiali del rivale hanno (temporaneamente) la meglio, quando Rockerduck li utilizza per falsificare la realtà materiale. Il subplot dell’intrigo dei Bassotti interrompe la sfida, ma se l’avessi portata avanti Paperone avrebbe escogitato qualcosa di diverso per tornare competitivo, perché non è nella sua natura sconfinare dall’illusione – immateriale però desiderabile e dunque lecitamente vendibile – alla contraffazione.

Qual è per te l’essenza di Paperone, in cosa rintracci le radici del personaggio?
Sono convinto (m’è capitato di dichiararlo già in altre occasioni e continuo a crederlo) che in Zio Paperone siano radicali la carica emotiva e il romanticismo. Seppure possa apparire insensibile e calcolatore, è sempre la passione a spingerlo. Quella per la ricchezza, innegabilmente, che però non sovrasta quella per la famiglia, oppure per i suoi antichi amori e soprattutto per l’avventura. In lui lo spirito imprenditoriale non si riduce alla freddezza della finanza: fare impresa è vivere un’impresa e ogni contesa puramente economica, per redditizia che sia, passa in sottordine quando si presenta la possibilità di tornare in campo, zaino in spalla e piccone alla mano.
Paperon de’ Paperoni è romantico nel senso letterario del termine, poiché ai nipoti, a noi e a se stesso racconta storie: una per ciascuna moneta del Deposito e tutte cariche d’intensità drammatica e di vita vissuta. La brama di guadagno diventa allora una maschera – connaturata al punto che lui per primo, senza di essa, non si riconoscerebbe – necessaria perché la società presente è disposta a giustificare un vecchio avido e taccagno, ma non altrettanto un vecchio romantico.

Abbiamo parlato di:
Topolino #3147: Zio Paperone e la realtà diminuita
Alessandro Sisti, Claudio Sciarrone
Panini-Disney, 14 marzo 2016
164 pagina, brossurato, colori – 2,50 €
Scheda Inducks

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