Enna e Coppola su: La sindrome contrattuale

Enna e Coppola su: La sindrome contrattuale

Abbiamo chiesto a diversi autori di commentare una loro storia di Zio Paperone: è il turno di Bruno Enna e Alessio Coppola su “La sindrome contrattuale”.

Zio Paperone non può fare a meno di contrattare: colto da un eccessivo bisogno di acquistare qualcosa per il solo gusto di mercanteggiare con l’interlocutore, sia egli un collega d’affari o il maggiordomo Battista, viene sottoposto a diverse soluzioni da parte del tuttologo Pico de’ Paperis, assistito dai nipoti dello Zione.
Bruno Enna è qui alla sua prima sceneggiatura ma già dimostra uno spirito arguto nel comporre una trama, riuscendo a muoversi negli spazi lasciati liberi da eventi classici e visti più volte, ribaltandoli e dando loro nuovi punti di vista con cui giocare. Il Paperone combattivo, spietato contrattatore e bisognoso di spuntarla sempre è coerente con il ritratto del personaggio, così come lo è nell’evoluzione caratteriale che conosce nella conclusione.
Inoltre le varie gag che costellano i tentativi di risoluzione della faccenda sono genuinamente divertenti e in alcuni punti quasi paradossali, garantendo un buon ritmo alla vicenda.
Alessio Coppola ritrae la storia con il suo stile classico e di chiara ispirazione cavazzaniana, accompagnando senza scossoni la sceneggiatura di Enna.

Su Zio Paperone e la sindrome contrattuale abbiamo posto qualche domanda ai due autori, Bruno Enna e Alessio Coppola.

Puoi parlarci della genesi di questa storia?
Bruno: È passato così tanto tempo e ho scritto così tante storie che, onestamente, non ricordo più la genesi esatta di Zio Paperone e la sindrome contrattuale. Anche se nel 1996 avevo già pubblicato una breve storiella per L’economia di Zio Paperone (un allegato a Il Sole 24 Ore), intitolata Paperino e il disservizio servizievole, questa può dirsi senza dubbio la mia primissima storia apparsa su Topolino. Di certo, il soggetto nacque al termine del corso di sceneggiatura all’Accademia Disney di Milano. Credo addirittura che fosse uno dei soggetti usati dal buon Alessandro Sisti (grande sceneggiatore e insegnante del corso) per la mia valutazione finale. Rammento di aver inserito il soggetto in una cartellina per la redazione e di aver poi ricevuto il nullaosta da Ezio Sisto (a quel tempo, caporedattore sceneggiature). Fu proprio Ezio a chiamarmi in seguito e a farmi le “pulci” sulla sceneggiatura, tavola per tavola. Ne ricavai una grande lezione, che porto ancora con me. Il mio battesimo del fuoco.
Alessio: Premettendo che il termine “genesi” appare più appropriato se riferito al lavoro di Bruno piuttosto che al mio, potrei parlare casomai del passaggio attraverso il quale la storia già “generata” prende le forme del fumetto vero e proprio. La cosa sarebbe anche facile, ma lo sviluppo del mio lavoro si rimodella di volta in volta su ritmi creativi sempre diversi, quanto diverse sono tra loro le sceneggiature che disegno. Dopo vent’anni dalla prima pubblicazione, ricordo solo di essermi divertito molto a disegnare questa storia. Bruno ha una scrittura bellissima, un equilibrio creativo, fantasioso e logico perfetto nella narrazione, c’è tanta varietà di ambienti e situazioni che ti mettono nella migliore condizione per disegnare.

Su quali caratteristiche del personaggio di Paperone ti sei voluto/dovuto concentrare per questa storia?
Bruno: In questa vicenda, il vecchio cilindro si sveglia un bel mattino con la fissa delle super contrattazioni (la colpa, secondo Pico De Paperis, è dell’Iperstress Psicosfacchinante, che ha provocato in lui un sovraccarico delle cellule neurocontrattuali). Si tratta di una variante alla classica “botta in testa”, che modifica temporaneamente le prerogative caratteriali del personaggio di turno. In questo caso, il Nostro non cambia carattere, ma amplifica fino all’eccesso certe sue peculiarità, con tutte le conseguenze comiche del caso. Alfine, per tornare normale, Paperone dovrà rivivere un episodio della propria infanzia, grazie all’aiuto di Paperino e dei nipotini e all’apporto “terapeutico” di Nonna Papera. Il soggetto è semplice e lineare, ma mi ha permesso di creare diverse gag e di esplorare la personalità di Paperone.
Alessio: Le caratteristiche del personaggio di Paperone sono quelle che conosciamo tutti. Sicuramente la “sindrome”, la patologia, dà modo di espandere le capacità espressive del personaggio e ho cercato di utilizzarne quante più potessi; spero di esserci riuscito. In un passaggio della storia, ho colto una gradita citazione di Zio Paperone e la dollarallergia di Carl Barks (1954), in cui Paperone riesce a pervertire un’intera popolazione fino ad allora mai dedita al denaro e al commercio. Il paradosso sottile, come nella storia scritta da Bruno, è che in realtà ci riesce utilizzando la parte sana di sé, e non quella malata!

Qual è per te l’essenza di Paperone, in cosa rintracci le fondamenta del personaggio?
Bruno: Credo che Paperone sia il personaggio che amo di più, fra tutti i personaggi Disney (ebbene sì, persino più di Paperino e Topolino). Non è solo per via del suo umorismo caustico, della sua proverbiale e impagabile tirchieria, ma è soprattutto per il suo immenso cuore d’oro (zecchino, senza alcun dubbio) nascosto dietro una scorza apparentemente impenetrabile. Le storie di Barks lo hanno consegnato al mondo e quelle di Don Rosa alla leggenda, ma egli incarna soprattutto l'”effetto Scrooge“, che ormai fa parte del nostro DNA. Sono queste le sue fondamenta. Eppure, al contrario del personaggio di Charles Dickens, Paperone non cambia nel profondo (diventando melenso e addirittura generoso) e non c’è fantasma del presente, passato o futuro che possa smuoverlo. Chi si ferma in superficie lo vede quasi come un personaggio negativo (mi è capitato di discutere con un lettore distratto, convinto di poterlo annoverare addirittura tra le file degli antagonisti), ma lui è forse il più positivo di tutti. Non è ipocrita, ma è sempre sincero. Non ha bisogno dell’approvazione altrui e neppure di mostrarsi per ciò che non è. Non è falso e dice quello che pensa. Non si lascia andare a falsi buonismi, perché è già buono, ma di una bontà profonda, schietta, genuina. Paperone è Paperone e sarà ancora lui quando noi, invecchiando, inevitabilmente cambieremo.
Alessio: Be’, l’essenza di Paperone è semplicemente contenuta nella tracotanza del suo nome: Paperon de’ Paperoni. Le fondamenta risiedono in ciò che ho scritto sopra, anche di fronte al suo peggiore stato fisico o mentale, anche nelle situazioni più improbabili, l’avidità e la smania di denaro emergono e sopravvivono su tutto, senza mai smentirsi.

Abbiamo parlato di:
Topolino Sunny Edition: Zio Paperone e la sindrome contrattuale
Bruno Enna, Alessio Coppola
Panini Comics, giugno 2016
370 pagine, brossurato, colori – 7,90 €
Scheda Inducks

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