Zio Paperone non riesce più a nuotare nelle monete del suo Deposito: deve quindi andare alla ricerca di un grande tesoro nascosto per poter ritrovare la comunione con il suo denaro.
Un incipit molto classico permette a Vito Stabile di scrivere una storia che gli permette di dire la sua sul personaggio, da sempre il suo preferito del cast disneyano.
Il viaggio in Scozia che Paperone affronta per trovare una caverna piena d’oro è infatti il pretesto per una discesa nell’animo del protagonista, che si conferma non un semplice avaro ma un puro appassionato, che ha dedicato la sua vita a qualcosa che lo rende felice e lo completa, uscendone arricchito non tanto monetariamente, ma soprattutto nello spirito, traendo gioia dalla propria esistenza.
Lo sceneggiatore guarda direttamente alla poetica di Carl Barks in tal senso, con un occhio di riguardo alla Disfida dei dollari, citandola direttamente nelle frasi usate quando Paperone si tuffa nel tesoro e confezionando una tavola finale muta ma particolarmente eloquente.
Alessia Martusciello illustra la storia con un tratto sobrio e classico, all’interno di una gabbia ordinata. Il suo Paperone assume sempre espressioni adeguate alla situazione, che vanno dal serafico al volitivo, e anche la versione bambina presente nei flashback è valida, forse solo un po’ troppo “paffutella”.
Su Zio Paperone alla ricerca di se stesso abbiamo posto qualche domanda ai due autori, Vito Stabile e Alessia Martusciello.
Puoi parlarci della genesi di questa storia?
Vito: Zio Paperone alla ricerca di se stesso nasce dal mio desiderio di coniugare due aspetti paperoniani che ho sempre amato: le sue origini scozzesi e la sua passione per il denaro. Ero alla ricerca dell’idea giusta e a venirmi incontro è stata una breve storiella amatoriale che avevo realizzato diversi anni prima, di sole cinque tavole, che vedeva Paperone impossibilitato a nuotare nei suoi soldi per un misterioso motivo. La risoluzione è molto simile a quella che ho poi utilizzato nella storia pubblicata, ma in mezzo ci ho aggiunto tutta l’avventura scozzese. Quella storiella di cinque tavole l’avevo disegnata orrendamente e poi spedita alla redazione di Topolino per un concorso: fortunatamente non è mai stata pubblicata, ci ho pensato anni dopo a “rifarla” meglio (e, sempre per fortuna, non l’ho disegnata io). Tito Faraci, che in quel periodo era il mio editor, l’ha accettata senza problemi e ricordo la soddisfazione nel vedere l’ultima tavola muta disegnata benissimo da Alessia Martusciello, uguale a come l’avevo immaginata.
Alessia: È una storia che grazie a Vito Stabile mi ha coinvolta particolarmente dal punto di vista emotivo. Narra di un vuoto “creativo” nel quale si può cadere quando ci si dimentica di se stessi e dell’energia che da la spinta per raggiungere certi obiettivi. Narra di una passione che va sempre alimentata, curata, coccolata, per evitare che si spenga.
Facendo un bel tuffo nel passato ho cercato di analizzare e rappresentare quello spaccato d’infanzia di Zio Paperone, al quale sono particolarmente legata, con la creazione di personaggi nuovi (sopratutto femminili, che sono la mia passione) che rappresentano il suo paese d’origine, la Scozia, e che mettono a nudo una sensibilità del personaggio che quasi mai appare.
Su quali caratteristiche del personaggio di Paperone ti sei voluto/dovuto concentrare per questa storia?
Vito: Come dicevo su, volevo unire le radici scozzesi con l’amore per i soldi. Sono due lati del personaggio che secondo me lo rendono totalmente unico. Lo scozzese attaccato al denaro è un vecchio stereotipo ma nessuno si tuffa nei soldi per il gusto di nuotarci dentro. Nessuno saprebbe farlo, d’altronde. Per Paperone nuotare nel denaro è gioia pura e primordiale, un sentimento fisico. Che cosa accadrebbe se per qualche motivo non riuscisse più a replicare questa magia, questo assurdo trucco che solo lui conosce? Ecco che cosa mi incuriosiva e in questa storia Paperone torna alle sue radici per risolvere il problema.
Alessia: Sulla sua debolezza che è diventata la sua forza. Sul suo lato fanciullo che nelle storie a lui dedicate non traspare quasi mai. Sulla delicata parte grafica di un giovanissimo e tenero Paperone.
Qual è per te l’essenza di Paperone, in cosa rintracci le fondamenta del personaggio?
Vito: Per me si tratta principalmente di un personaggio che sa di essere “solo”. Il mondo non è come lui, le persone non sono come lui, Paperino lo vede come un povero vecchio che ha sprecato la vita appresso a futilità, gli altri miliardari gestiscono le cose in maniera diversa. E forse non hanno torto.
Ma a Paperone tutto questo non importa granché. Senza dubbio, per lui, un mondo di Paperoni sarebbe un mondo migliore ma non per questo decide di romperti le scatole: l’importante è non romperle a lui e lasciargli fare ciò che più lo diverte. Cercare tesori, collezionare “giocattoli” (i vari cimeli che riempiono la sua Sala dei Trofei), rotolarsi spudoratamente nelle sue monetine. Che, sì, sono i ricordi di tutta la sua vita ma prima di tutto sono belle, luccicanti, rotonde monetine da lanciare in aria e farsele ricadere sulla testa. E il motivo di questa passione “volgare” non può e non deve essere spiegato: Paperone va matto per il contante, punto e basta. E lo si ama per questo.
Alessia: Il punto fermo di Zio Paperone è la sua solidità emotiva, costruita, moneta su moneta, sulla perseveranza, sulla passione, sulla competizione e sul sacrificio di anni di duro lavoro, che gli ha permesso di accumulare un patrimonio che lo rende il papero più ricco al mondo!
Abbiamo parlato di:
Topolino # 3059: Zio Paperone alla ricerca di se stesso
Vito Stabile, Alessia Martusciello
Panini Comics, 15 luglio 2014
164 pagine, brossurato, colori – 2,50 €
Scheda Inducks