L’incertezza costruttiva iniziale nelle storie di Carl Barks relativamente alla forma e alla posizione del deposito ha ispirato gli autori disneyani a proporre, soprattutto nei primi decenni, variazioni sul tema.
Guido Martina, Romano Scarpa, Luciano Bottaro furono tra i primi a recepire l’idea della conservazione del denaro in ampie sale ricche di sacchi e monete. Anche loro, all’inizio, sfruttarono l’idea del Palazzo de’ Paperoni, prima di adottare il famoso deposito delle monete. Una delle più belle e interessanti variazioni sulla versione barksiana è stata realizzata nel 1974 da Marco Rota: Zio Paperone e il deposito oceanico.

Fischia il vento e infuria la bufera
Pubblicata anche negli Stati Uniti su Uncle Scrooge ##266-267, la storia di Rota parte da un punto di vista inconsueto, ma non per questo meno logico rispetto all’idea di Barks: le sostanze di Paperone sono distribuite all’interno di vari depositi. Questo genera gli incubi che aprono l’avventura, edita in Italia sull’Almanacco Topolino #215, dove un esercito di ladri saccheggia i depositi del plurimiliardiario paperopolese. Un Paperone tremante, efficacemente disegnato da Rota, si presenta allora da Paperino, che gli suggerisce di costruire un unico deposito dove tenere tutte le sue sostanze. Alcune settimane dopo sorge, così, un unico, immenso deposito proprio sulla cima della collina che domina Paperopoli.
L’idea iniziale di Rota, ovvero dotare Paperone di molti depositi, non è così illogica, per quanto possa sembrare poco canonica: Paperon de’ Paperoni, infatti, si tratteggia come un personaggio abbastanza tradizionalista che preferisce conservare il proprio denaro in un unico luogo piuttosto che depositarlo nelle banche. La conseguenza dei suoi molti affari sparsi per il mondo1 è che un unico deposito, per quanto capiente, non sia in grado di contenere tutta la ricchezza di Paperone, a meno di non optare per la costruzione di un deposito oceanico.
La forza della storia, però, risiede nella recitazione dei personaggi, che passano in maniera efficace dai momenti drammatici a quelli rilassanti fino a una variazione del classico inseguimento finale; anche lo sviluppo della storia è appassionante: dall’esaltazione iniziale per l’ambiente marino progettato da Archimede all’interno del deposito si passa gradualmente all’oceano di denaro in tempesta che, nella seconda parte della storia, si scopre causato da Amelia.
La strega partenopea tratteggiata da Rota è tra le più inquietanti in assoluto, oltre a diventare un riferimento soprattutto per lo sviluppo italiano del personaggio: abile come sempre nei travestimenti, riesce anche a introdursi, grazie alla magia, nella caotica vasca delle monete di Paperone. La vediamo in azione, ad esempio, in una delle vignette più drammatiche in una storia ricca di altrettante quadruple spettacolari.
Il salvataggio finale, ad opera di Archimede, costringerà Amelia ad abbandonare il campo, segnando l’ennesima vittoria della tecnologia sulla magia.
I depositi di Scarpa
L’idea dei molti depositi di Rota potrebbe essere ispirata, ribaltandola, al soggetto di un altro sceneggiatore disneyano, Michele Gazzarri, che nel 1966, anche in questo caso sull’Almanacco Topolino (il #118, per la precisione) propone ai lettori 50 depositi, di cui solo uno contenente il denaro. L’idea viene proposta da Paperino, ispirato dai nipotini, a un debilitato Paperone, che aveva appena scoperto l’ennesimo tentativo di rapina dei Bassotti.
Tra equivoci, gag, e momenti drammatici (e alcuni anche violenti in perfetto stile disneyano, come la tortura della dichiarazione dei redditi dei Bassotti contro Paperino), Romano Scarpa disegna con stile dinamico l’altrettanto dinamica sceneggiatura di Gazzarri. Oltre ad alcune vignette particolarmente spettacolari, Scarpa disegna alcune curiosità, come i Bassotti che fanno il bagno nelle monete, in chiaro contrasto con quanto stabilito da Barks ne La disfida dei dollari, o come il segugio delle GM, qui rappresentato come una controfigura di Pluto.
Un altro deposito particolare visualizzato da Romano Scarpa lo troviamo ne La battaglia dei colossi (1966), su testi di Rodolfo Cimino. Lo sceneggiatore friulano, che qui presenta la sua terza versione del deposito dopo Il deposito subacqueo, disegnata da Giuseppe Perego, e Il deposito dirigibile, disegnata da Giulio Chierchini, si ispira alla barksiana I guai del progresso (1956) per la tipologia di deposito (“corazzato, semovente, autonomo“), cui i Bassotti rispondono con un deposito identico ottenuto dopo aver rubato i progetti di quello di Paperone. A questo punto la storia propone una sfida tra i due colossi del titolo, evidentemente ispirata all’analogo scontro tra le due gigantesche macchine disboscatrici presenti in un’altra storia di Barks, La macchina scassatutto (1959).
Al di là dell’errore di Scarpa nella storia, che disegna Paperino insieme a uno dei suoi nipotini mentre è ancora prigioniero nel deposito dei Bassotti, il fumettista veneto raffigura nella quadrupla che apre la seconda pagina un Paperone sconfortato a bordo di una nave che solca il mare di monete, immagine che si ritroverà in molte storie, in particolare nel già citato Deposito oceanico di Rota.
Curiosa è Zio Paperone e i depositi gemelli (1972), scritta da Carlo Chendi su soggetto di Dick Kinney: Rockerduck decide di costruire un deposito identico a quello di Paperone sul terreno di fronte. La curiosità sta nel fatto che in questo caso il deposito di Paperone non si trova sulla cima della Collina Ammazzamotori, ma sarà edificato lì sopra solo alla fine della sfida con il giovane rivale.
Scarpa, però, è anche l’ideatore di un’altra delle più note variazioni sul tema della cassaforte gigantesca: Il deposito piramidale del 1977. Rockerduck, con un abile travestimento e alcune finte crepe realizzate sul muro esterno, convince Paperone che il deposito è pericolante. Come conseguenza, Paperone rifiuta i servigi di Qui, Quo, Qua che, come generali delle Giovani Marmotte andavano al deposito per verificarne lo stato di salute. Ne segue, allora, un furibondo litigio tra Paperone e Paperino, che inconsapevolmente suggerisce a Paperone la soluzione al suo problema: la costruzione di una piramide all’esterno del deposito cubico per proteggerlo meglio dalle intemperie e dall’usura. All’interno della piramide, poi, viene progettato un vero e proprio labirinto.
Scarpa sviluppa il suo soggetto in maniera dinamica, quasi statunitense, e propone alcune quadruple di grande effetto, come quella dell’inaugurazione della piramide o quella della sua distruzione ad opera dei nipoti, necessaria per salvare Paperone e Rockerduck persi nei meandri del labirinto. Curiosa, ed evidentemente ispirata ai Depositi gemelli, la presenza di un deposito delle monete anche per Rockerduck, che riprende quello di Paperone a parte il simbolo e i colori.
Questo è un lavoro da… ingegneri!
Anche due tra i più noti ingegneri disneyani hanno affrontato il tema del deposito, pur senza proporre versioni alternative: Giorgio Pezzin e Don Rosa hanno, rispettivamente, proposto un deposito scavato sottoterra e un dettagliato progetto del suo interno.
Ne Il deposito sotterraneo (1977), disegnata da un ottimo Giorgio Cavazzano, Paperone, per sottrarsi agli attacchi dei Bassotti, decide di costruire un deposito sotterraneo. L’inventiva della banda di ladri, però, genera un piano che prevede una grossa esplosione. Anche in questo caso, come per I depositi gemelli, la posizione della cassaforte di Paperone è al centro di un terreno pianeggiante e non sulla cima di una collina. Inoltre la storia è stata anche al centro di un articolo educativo dei fisici Franco Bagnoli e Francesco Saverio Cataliotti: Fisica e fumetti: Paperone ed il deposito sotterraneo.
In Bassotti contro deposito, invece, Don Rosa, stimolato dall’amico architetto Dan Shane che aveva provato a disegnare delle piantine del deposito, idea una divertente storia in cui i Bassotti recuperano queste stesse piantine, sperando così di ottenere un accesso facilitato al deposito. Purtroppo per loro sarà lo stesso edificio a sconfiggerli!
Curioso, in questo caso, scoprire come Nonno Bassotto possegga un suo album delle fotografie, simile a quello di Paperone mostrato in varie occasioni da Don Rosa nelle sue storie.
Delle mappe altrettanto dettagliate sono state realizzate anche da Blasco Pisapia nel 2014, abbinate agli articoli dedicati all’edificio sui Topolino #3062 e #3064 all’interno di una serie che raccontava gli edifici più importanti di Paperopoli.
Infine ecco arrivare Il deposito sotto A.S.S.E.D.I.O., una delle più recenti avventure (2017) con il deposito delle monete protagonista. Scritta da Pietro Zemelo e Vito Stabile per i disegni di Federico Franzò, è un sentito omaggio a molte delle storie citate in questo articolo e in quello dedicato ai depositi barksiani: ancora una volta, infatti, l’immensa cassaforte di Paperone si ritrova sprofondata nel terreno sotto la Collina Ammazzamotori. Questa incresciosa situazione, che vede Paperone e Battista intrappolati all’interno dell’edificio in compagnia di Amelia, causa l’attivazione della modalità A.S.S.E.D.I.O., il nuovo antifurto ideato da Archimede. Tra l’altro, una delle varie fasi della modalità è un deposito semovente dotato di braccia proprio come il deposito ideato da Cimino e Scarpa nel 1966 che si deve difendere dall’assalto di tutti i ladri di Paperopoli all’interno dello stadio della città3.
Interessante, ma coerente con la rappresentazione introdotta da Francesco Artibani ne L’ultima avventura, la caratterizzazione di Rockerduck, che viene utilizzato per valorizzare la forza ispirativa di Paperone come sprone per l’evoluzione della società rispetto al solito ruolo di viscido invidioso in cui viene solitamente relegato.
La storia, ricca di ritmo e sviluppata su quattro puntate, dinamica anche grazie all’apporto del tratto rotondo di Franzò, che ricorda quello dell’Andrea Ferraris degli esordi, è soprattutto un momento di riflessione sul significato e sul valore del deposito come simbolo per il personaggio Paperone e per la sua città.
Indicativa, in questo senso, è Paperino scialacquatore di concetto di Carl Barks, dove Paperino prova a spendere i soldi dello zio per permettergli di avere uno sconto sulle tasse. L’impresa non riuscirà esattamente a causa della presenza diffusa di Paperone nelle attività imprenditoriali del Calisota ↩
Colorazione di Gianluigi Filippelli dalla vignetta originale scannerizzata in bianco e nero ↩
Forse una citazione all’Eternauta? ↩