Gagnor su: Notte silenziosa

Gagnor su: Notte silenziosa

Abbiamo chiesto a diversi autori di commentare una loro storia di Zio Paperone: è il turno di Roberto Gagnor con “Notte silenziosa”.

La notte di Natale Zio Paperone è nel suo Deposito a rivedere i conti di fine anno, ma riceve una serie di visite inattese da parte di alcuni avversari e persone sgradite.
Roberto Gagnor scrive una storia quasi completamente muta, facendo parlare i personaggi grazie a una sceneggiatura solida e graficamente ben interpretata da Enrico Faccini, che chiarisce bene la gamma di sentimenti, situazioni e gag espresse dall’autore.
La breve avventura mostra infatti come Paperone venga completato e valorizzato, nella sua personalità, non solo dagli amici e parenti che sono sempre pronti ad aiutarlo, ma anche da chi solitamente tenta di contrastarlo e di arrecargli danni; perché è proprio nelle tribolazioni che Paperone affronta per tirarsi fuori dai guai in cui finisce a causa di Bassotti, Amelia, Rockerduck e Brigitta che il protagonista trova maggior consapevolezza di se stesso e delle proprie potenzialità.
Una storia efficace perché, nonostante abbia una forte componente emozionale, non cede alla facile retorica e, presentando anche alcuni momenti simpatici, stempera il rischio di sdolcinatezza.
Faccini dal canto suo riconferma l’abilità nel far parlare i personaggi tramite le loro espressioni e posture fisiche: il tratto classico e raffinato rende i Paperi morbidi e spontanei, e alcune citazioni ravvisate negli oggetti presenti nella Sala dei Trofei testimoniano un’attenzione da parte dei due autori alla mitologia del protagonista.

Su Zio Paperone in: Notte silenziosa abbiamo posto qualche domanda al suo sceneggiatore, Roberto Gagnor.

Puoi parlarci della genesi di questa storia?
Be’, la storia è nata nello stesso posto in cui mi trovo ora… al mare! Volevo scrivere una storia natalizia da qualche tempo, ma anche evitare i luoghi comuni di queste storie, e partire da qualcosa di diverso, di intimistico. Togliere, invece di aggiungere come faccio fin troppo spesso. Così ho avuto l’idea: togliamo le parole. L’ho proposta a Davide Catenacci, il mio editor, che come al solito è stato aperto e attento all’idea, e mi sono messo a scrivere! Ricordo di averla scritta in piena estate, in giorni caldi e pieni di sole: ma dato che amo l’inverno, il brutto tempo e soprattutto la neve, mi piaceva catapultarmi in una delle mie stagioni preferite. Il bello – e l’assurdo – di questo lavoro.

Su quali caratteristiche del personaggio di Paperone ti sei voluto/dovuto concentrare per questa storia?
Ho pensato che Paperone è uno che non fa altro che difendersi. Ha un sacco di nemici: Rockerduck, i Bassotti, Amelia. E poi c’è Brigitta, uno dei miei personaggi preferiti: è un’alleata (e anzi, vorrebbe essere molto di più), ma di fatto per Paperone è un tormento. Però tutti questi impiastri, come li definirebbe Paperone, sono importanti, come lo Zione scopre nella storia. Sono stimoli, pungoli a fare meglio. Rivali, nemici, quasi-amori: in una parola, rapporti umani. Sono una gran fatica, causano problemi e guai… ma senza quei rapporti, la nostra vita sarebbe terribile. Possiamo illuderci, come Paperone, di stare benissimo senza gli altri, le loro punzecchiature e le loro rotture: ma alla fine, abbiamo tutti un gran bisogno l’uno dell’altro. E Natale è la festa in cui riallacciamo rapporti; il momento in cui cerchiamo di concentrarci sugli altri, per quanto possibile. I rapporti umani sono faticosi e difficili, ma sono fondamentali. Mi viene in mente Woody Allen alla fine di Io e Annie, quando cita una barzelletta: un tizio va dallo psichiatra e dice: “dottore, mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina”, e il dottore gli dice: “perché non lo interna?”, e quello risponde: “e poi a me le uova chi me le fa?”. E Woody Allen dice che lui la pensa proprio così, dei rapporti uomo-donna: sono irrazionali, pazzi e assurdi, ma continuano, perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova.
Io estenderei questo discorso ai rapporti umani in generale. E allora Paperone riconosce che Rockerduck, i Bassotti, Amelia e Brigitta sono dei rompiscatole, ma sono parte della sua vita, e ha bisogno di loro. Anche se non lo ammetterà mai.

Qual è per te l’essenza di Paperone, in cosa rintracci le fondamenta del personaggio?
Per me Paperone è una forza vitale. Da Carl Barks a Rodolfo Cimino, è un personaggio grandioso nelle sue ansie come nelle sue gioie, incredibilmente pieno di energia. In teoria è vecchissimo, in realtà è giovane dentro, irresistibilmente giovane. È il parente che ti sveglia in piena notte per trascinarti a cercare un tesoro dall’altra parte del mondo: il Bestio Volante della situazione è già pronto, coi motori accesi. Paperone è un motore che fa girare tutto il mondo dei Paperi, anzi, tutta Paperopoli. Titanico nei suoi appetiti d’oro ma generoso di nascosto: quindi contraddittorio, e per questo interessantissimo. E poi burbero e sbrigativo, per cui divertentissimo da scrivere. Le sue ricerche dei tesori sono quest, “cerche” mitiche, in cui ogni ricerca ha come premio la ricerca stessa, l’avventura, l’emozione. In quanto tali, possono diventare viaggi di scoperta – o di auto-scoperta. Che è la prossima direzione in cui vorrei portare il personaggio, nelle mie storie. Ho già qualche idea…

Abbiamo parlato di:
Tutto Disney #64, Natalissimo 2014 – Zio Paperone in: Notte silenziosa
Roberto Gagnor, Enrico Faccini
Disney-Panini, dicembre 2014
244 pagine, brossurato, colori – 3,50 €
Scheda Inducks

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