Doretta vs. Brigitta: intervista a Giorgio Fontana

Doretta vs. Brigitta: intervista a Giorgio Fontana

Giorgio Fontana ha messo a confronto le due donne della vita di Paperone in una storia: lo abbiamo intervistato per parlare di Doretta Doremì e Brigitta.

Giorgio Fontana nasce nella provincia di Varese nel 1981 e si laurea in Filosofia all’Università Statale di Milano.
Dal 2007 comincia la sua carriera di scrittore, pubblicando per le case editrici Mondadori, Marsilio e Terre di Mezzo.
Nel 2014 scrive Morte di un uomo felice, edito da Sellerio, che gli consente di vincere il Premio Campiello di quell’anno.
Scrive articoli per diverse testate italiane, quali Il Manifesto, Lo Straniero e Wired, ed è approdato a fine dicembre 2015 nel mondo della scrittura a fumetti pubblicando alcune storie su Topolino.
Nel febbraio 2017 esce sul settimanale Disney la storia San Valentino a Paperopoli: Doretta vs Brigitta, nella quale mette a confronto le due donne della vita di Zio Paperone: Doretta Doremì e Brigitta McBridge. Proprio sulle due papere in questione e sui sentimenti di Paperone, partendo da questa sua storia abbiamo voluto intervistare l’autore, nell’ambito dello speciale dedicato ai 70 anni del personaggio.

Ciao Giorgio, e grazie per la disponibilità a questa intervista.
Nella tua storia San Valentino a Paperopoli: Doretta vs Brigitta hai immaginato un confronto diretto tra le due donne della vita di Paperon de’ Paperoni: da dove nasce un’idea così ardita?
Ciao e grazie a voi. L’occasione è stata la proposta da parte della direzione di scrivere due storie per san Valentino, una ambientata a Paperopoli e una a Topolinia. A quel punto non ho esitato: era da tempo che volevo rimettere in scena il personaggio di Doretta, e dare una visione più conflittuale e complessa del rapporto fra Brigitta e Paperone. Far scontrare le due papere e renderle le vere protagoniste della storia mi è parso naturale.

Nella storia sembra che quello che racconti sia il primo faccia a faccia tra le due papere, ma nella celebre avventura di Romano Scarpa in cui esordiva Paperetta Yé-Yé lo storico incontro era già avvenuto: è stata una scelta deliberata, quella di ignorare questa parentesi?
Sì. Naturalmente conoscevo quella storia, ma ho deciso di fare una sorta di “reboot” del loro incontro.

Descrivi in dieci parole Doretta Doremì… e fai lo stesso con Brigitta McBridge!
Doretta è una papera determinata, un po’ egoista, tostissima, estremamente affascinante. Brigitta è sognatrice, dolce, un po’ svanita, ma in realtà altrettanto determinata.

Quali precedenti e riferimenti hai tenuto presente per delineare le personalità di Doretta e Brigitta, tanto più importanti una volta che vengono messe a confronto?
Per il lavoro su Doretta sono state fondamentali le storie di Don Rosa. Per Brigitta, tutti i riferimenti storici e nessuno in particolare. Come sempre, per raccontare il mondo Disney è indispensabile una conoscenza approfondita di tutta la narrazione accumulata negli anni; ma è anche importante, a mio avviso, cercare di smarcarsi un po’ e trovare la propria voce, il proprio sguardo su questi bellissimi personaggi. In particolare, ho cercato di evitare il cliché di una Brigitta completamente accecata, persino umiliata dall’amore per Paperone.

Durante la storia c’è spazio per riproporre il celebra flashback già visualizzato da Carl Barks in Zio Paperone e la Stella del Polo, ben reso dai disegni di Marco Mazzarello. Puoi descrivere l’importanza che quel passaggio ricopre per te e per delineare la figura di Paperone, dal momento che l’hai appositamente riutilizzato?
Era una citazione irresistibile, direi dovuta. E poi quella storia è stupenda nella sua singolare durezza: non a caso in origine fu censurata dall’editore. Il giovane Paperone qui è rude e rabbioso. Ci voleva del coraggio a tratteggiarlo così: ma Barks era in grado di fare qualsiasi cosa.

Inevitabilmente, il primo autore che viene in mente pensando a Doretta è l’americano Don Rosa: cosa ne pensi della sua gestione del personaggio?
Ecco, appunto! Don Rosa ha lavorato magnificamente su Doretta, a mio avviso. Ha esplorato e approfondito i tratti più adulti e malinconici del rapporto fra lei e Paperone, senza paura e a volte rischiando di calcare un po’ troppo la mano. Un grande amore perduto, vissuto con rimpianto e mascherato dalla testardaggine di entrambi.

Credi che il personaggio di Doretta potrebbe trovare maggiore spazio nelle avventure dell’odierna Paperopoli?
Difficile dirlo. Doretta è una figura del passato e credo che portarla troppo avanti sulla scena le farebbe perdere un po’ di fascino. La sua forza sta proprio nell’essere confinata in una dimensione di malinconia, di perdita.

Secondo te, quanto e come la figura di Paperone viene delineata dal suo rapporto con Doretta? E quanto da quello con Brigitta?
Doretta è l’amore della giovinezza, che Paperone smarrisce perché determinato ad arricchirsi — ma soprattutto perché troppo impaurito dalla potenza di quel sentimento. Don Rosa lo illustra molto bene nell’ultima, straziante tavola di Cuori nello Yukon.
Brigitta fa emergere molto spesso il lato più burbero di Paperone: nella sua caratterizzazione-tipo, è un’innamorata infelice e costantemente rifiutata. Ma io amo molto di più quando si prova a raccontare i (piccoli) cedimenti dello Zione nei suoi confronti, le zone grigie di questo rapporto. Penso ad esempio alla bella storia di Carlo Panaro e Romano Scarpa Zio Paperone e la formula della ricchezza.

Paperone e l’amore: come si possono toccare, secondo te, le corde più sensibili di un personaggio così granitico, senza svilirlo o male interpretarlo?
Davvero non è semplice e spero di esserci riuscito. Paperone è sempre stato il mio personaggio preferito: innanzitutto perché è vecchio, ed è forse l’unico ad avere un passato così straordinario da cui attingere. E poi perché ha una complessità caratteriale eccezionale, inesauribile. Nel dettaglio, credo sia importante non cedere al sentimentalismo: Paperone sa amare e per certi versi ha una sensibilità notevole: ma fatica ad ammetterlo e di fondo rimane un tipo solitario e scontroso. Mettere in scena questo conflitto interiore è un’opportunità enorme, ma occorre farlo con la dovuta attenzione.

Ringraziamo Giorgio Fontana per averci concesso quest’intervista.

Intervista effettuata via mail il 14 novembre 2017

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