Addio Mr Hickman, e grazie di tutto: intervista a Luca Scatasta e Marco Rizzo

Addio Mr Hickman, e grazie di tutto: intervista a Luca Scatasta e Marco Rizzo

Avevamo parlato con Luca Scatasta e Marco Rizzo all’inizio dell’X-Era di Jonathan Hickman. Arrivata la fine, riprendiamo quella chiacchierata con loro.

Sono passati poco più di tre anni da quando la gestione mutante di Jonathan Hickman faceva il suo arrivo in Italia sulle testate della Panini Comics. In quell’occasione, parlammo con Luca Scatasta, Marco Rizzo e Fabio Gamberini – rispettivamente, editor i primi due e traduttore quest’ultimo – di cosa significasse l’arrivo dello sceneggiatore alla guida delle X-testate e che cosa si sarebbero aspettati dalla sua gestione.
Oggi, a conclusione del viaggio di Hickman come supervisore mutante e con il completamento avvenuto anche in Italia della sua miniserie d’addio,
Inferno, riprendiamo i fili di quella chiacchierata con Luca e Marco, per tirare le somme di una gestione che, nel bene e nel male, segna un passaggio epocale per la storia degli X-Men.

HoXPoXLuca e Marco, bentornati su Lo Spazio Bianco.
Da HoXPoX a Inferno: tre anni di gestione mutante di Jonathan Hickman. Partiamo da una domanda secca: qual è stata la vostra reazione quando l’autore ha annunciato la sua dipartita da Head of X e l’addio al progetto?
Luca Scatasta (LS)
: Se devo essere sincero, speravo già da qualche mese che se ne andasse perché Hickman è bravissimo a porre le basi per cambiamenti esorbitanti o nuove saghe, ma alla distanza perde vigore. È uno stile “Marcel Jacobs”: spettacolare sulle distanze brevi (miniserie o mini saghe), ma già sulle medie perde lucidità. Mette troppa carne al fuoco e poi fatica a gestirla.
Marco Rizzo (MR): Onestamente, credevo (e temevo) andasse via prima! Adoro Hickman, anche nei suoi progetti creator owned dove può sperimentare persino di più. Credo sia uno dei pochi sceneggiatori delle nuove generazioni a spostare copie vendute col suo nome. Per quanto ne sapevamo all’inizio, avrebbe dovuto porre le basi del nuovo status quo e andar via, quindi ogni mese in più è stato un piacevole regalo. Di conseguenza, a differenza di LucaS, sono stato dispiaciuto.

Essendo appassionati di lunga data ed esigenti, verrebbe da riassumere la gestione Hickman nel motto: molte premesse, tante promesse, poche conclusioni. Argomentando un po’, che cosa ha funzionato e che cosa invece avrebbe potuto funzionare meglio in questi tre anni di storie?
LS
: Concordo al 100% col motto proposto, anche se devo ammettere che i suoi anni di X-gestione mi sono passati in un soffio e neanche mi sono accorto che siano stati tre (per colpa di una nota pandemia che mi ha distratto…). Cosa ha funzionato nella “gestione Hickman”? Le premesse poste in House/Power of X: un’isola mutante che però non è chiusa come Genosha e fornisce alle altre nazioni farmaci essenziali alla cura di malattie. A questo giro i mutanti hanno davvero qualcosa da dare al mondo in cambio della loro sopravvivenza. Altra grande intuizione è quella della resurrezione dei mutanti attraverso i Cinque, per non parlare poi della colonizzazione di Marte, cioè, Arakko. Come poi dimenticare l’abbandono del sogno di armonia di Xavier, base portante di quasi tutte le X-serie fino al 2019? Ora tutti i mutanti (salvo gli X-Men) si sono isolati, chiusi e autoreclusi e, anche se la cosa non mi piace affatto, in definitiva Hickman ci ha regalato la più grossa rivoluzione mutante dai tempi di Grant Morrison, e non è affatto poco. Però anche sulle serie non gestite direttamente dall’autore sono avvenute cose interessanti, non ultima la mini Way of X di Si Spurrier, che ha affrontato in maniera originale l’etica e le conseguenze della già menzionata resurrezione. L’ordalia del Cimento è poi una barbarie indegna di una razza che si autodefinisce “superior”, ma capisco la necessità di movimentare un po’ le storie, altrimenti piatte, con un bello scontro e un po’ di sangue. In generale però Hickman ha messo tantissima carne al fuoco, forse troppa. Con Inferno ha chiuso un po’ di trame in sospeso, ma solo in parte. E in pentola sta bollendo ancora tanta roba, che permetterà alle X-testate di vivere di rendita per parecchi anni, se affidate alla gente giusta.
MR: Forse ci siamo già abituati, ma se proviamo a tornare indietro con la mente a solo tre anni fa, i cambiamenti sono stati così grandi, numerosi e ravvicinati che è difficile rimanere delusi, a meno che non si sia quel tipo di lettore che vuole leggere sempre la stessa storia. Quello che ha funzionato di più è proprio l’avere osato uno status quo completamente nuovo, persino più innovativo di quello di Morrison, che all’epoca indispettì qualcuno. Forse quello che ha funzionato meno è stato l’affollamento di testate, specie in alcuni periodi, col rischio che si cannibalizzassero a vicenda. Purtroppo, sappiamo che alcune sono state spostate e rinviate causa pandemia (vedi Children of the Atom, l’esempio più lampante). Però personalmente non sono esattamente d’accordo con il vostro motto, in particolare con quel “Poche conclusioni”, semplicemente perché il percorso non è concluso.

MaraudersQuali sono le serie legate alla gestione Hickman che avete preferito leggere?
LS: Tra le serie che mi hanno più entusiasmato ovviamente inserisco House/Power of X, quindi X-Men. Marauders di Gerry Duggan mi ha fatto impazzire, anche perché sono da sempre innamorato di Kate Pryde, e Duggan a mio avviso è riuscito molto più di B.M. Bendis e Mark Guggenheim a cogliere lo spirito del personaggio e farlo evolvere a un’età adulta, mantenendo però una buona dose dello spirito adolescenziale e ribelle che l’ha sempre contraddistinta. Una serie che invece mi ha sorpreso, forse perché non mi aspettavo granché, è stata Hellions. “Breve ma intensa” (cit).
MR: Concordo con LucaS: Marauders per il rispetto dei personaggi classici e delle loro interazioni, Hellions perché fresca, con un bel cast e con punte di grottesco sempre gradite. Ho apprezzato inoltre Ben Percy su Wolverine (anche perché rivedere Adam Kubert su quelle pagine è sempre un piacere) e Cable di Duggan/Noto, che mi ha fatto rivalutare il personaggio di “Kid Cable”. Oltre ovviamente alla serie portante di Hickman, X-Men, alcuni episodi più di altri.

E quali le serie che più vi hanno messo in difficoltà dal punto di vista editoriale?
LS
: TUTTE! Scherzi a parte, l’X-rilancio italiano è avvenuto a ridosso del primo lockdown del 2020, pertanto non sapevamo ancora come riuscire a distribuire e vendere il materiale destinato alle fumetterie, dato che non potevano restare aperte, e negli Stati Uniti avevano problemi simili. Le uscite da edicola invece potevano proseguire, ma questo creava un problema di continuity narrativa. Pertanto siamo stati costretti a rivedere completamente i nostri piani editoriali, settimana dopo settimana. Problemi logistici a parte, le altre due maggiori criticità sono state legate in primis alla sempre più ridotta vicinanza con la produzione americana, al punto che Fabio Gamberini traduceva in poche ore l’albo americano in uscita che però avremmo dovuto consegnare corretto dieci giorni prima. A seguire ci sono le sempre criptiche infografiche che contengono spesso indizi su futuri sviluppi narrativi che, purtroppo e ovviamente, noi non conosciamo ancora.
MR: Ci sono state certamente delle difficoltà tecniche come racconta LucaS, che sono legate alla distanza ravvicinata con gli USA e alla complessità delle serie mutanti in particolare. New Mutants, dal punto di vista editoriale, ci ha dato dei grattacapi per la periodicità ballerina in USA (necessaria per avere le splendide tavole che Rod Reis realizza interamente, dalla matita al colore) ma siamo riusciti ad adattarci mese dopo mese. E poi Fallen Angels, che mi ha dato la sensazione di un progetto interrotto.

C’è stato un momento in cui siete rimasti spiazzati dall’evoluzione del percorso hickmaniano? I fan che sono in voi come hanno reagito? E, invece, da professionisti?
MR
: Stiamo in una posizione privilegiata, per il nostro lavoro, quindi l’effetto sorpresa talvolta è smorzato dal potere avere alcune informazioni in anteprima. Però la quantità di innovazioni portate nelle prime poche pagine di HOX/POX mi aveva comunque spiazzato. Qualche mese dopo, la fondazione del succitato Cimento (Crucible in originale) su X-Men #7 mi ha sconvolto ancora di più. Nella mia testa – e nelle note – l’ho giustificato pensando a un nuovo paradigma, una forma mentis promossa da individui come Apocalisse mescolata a un concetto di morte ben diverso dal nostro. Del resto, con i fumetti di super eroi è spesso così: da fan troviamo spiegazioni alle storie che ci spiazzano riflettendoci su o pensando alla continuity. Da professionisti è lo stesso, ma poi lo scriviamo nero su bianco! Ah, devo dire che anche Inferno è pieno di momenti che lasciano a bocca aperta…
LS: Sinceramente sono rimasto spiazzato solo all’inizio con House/Power of X. Forse perché leggo fumetti da qualche decennio in più di Marco, e lavoro nel settore da quasi altrettanto tempo, il prosieguo l’ho vissuto come una normalissima evoluzione del “progetto Hickman”, bestemmiando solo un paio di centinaia di volte per il crossover X of Swords. In occasioni del genere, l’X-Fan che è in me sparisce e il manovale maledice perfino Stan, Jack e X-Chris! Quando però Hick ha trovato il modo di ridare vita a Marte, devo ammettere che sono rimasto davvero piacevolmente stupito: non me lo aspettavo proprio!

X-Men 007-017

Il 2022 segna i tuoi dieci anni, Marco, alla supervisione de Gli incredibili X-Men, testata storica prima di Star Comics e poi di Marvel Italia/Panini su cui si è formata la tua passione di lettore dei fumetti, seguendo le gesta mutanti commentate e analizzate proprio da Luca, che è sempre stato un punto di riferimento per i lettori italiani. Chiedo a entrambi: se e come sono cambiate le storie mutanti in questi decenni passati? Vedete un file rouge che lega comunque le avventure che, da Claremont in poi, tanti autori hanno raccontato, Hickman compreso?
MR
: Sono già passati dieci anni??? Sembra ieri che ricevo quella telefonata che m’ha cambiato la vita (a cui seguirono innumerevoli chiacchierate con il buon LucaS!). Ecco, in questi dieci anni o in questi decenni ci sono stati vari fili rossi, secondo me. Uno, ad esempio, è il “conflitto generazionale” tra vecchie e nuove leve e l’accumularsi di personaggi e storie. Pensa che ci sono generazioni di lettori affezionate ai Nuovi Mutanti, altre ai ragazzini di Generation X, altre ancora a quelle “classi” più recenti di New X-Men/Young X-Men. I mutanti sono metafora dell’adolescenza e dell’ingresso nella pubertà, gli stessi primi X-Men erano adolescenti. Passano gli anni e le generazioni di eroi si susseguono, ognuna col suo carico di fan. Altro filo conduttore è il rappresentare “il mondo fuori dalla finestra”, come diceva Stan Lee, più di altri eroi Marvel. Con Krakoa, all’apparenza, si vede meno… semplicemente perché si è provato a raccontare qualcosa di diverso dalla solita metafora della “minoranza oppressa”. In Krakoa vedo un po’ Israele (con i dovuti distinguo), e la nazione mutante è usata in questi mesi per parlare di geopolitica (guarda X-Force e le storie in cui la Cia mutante combatte la nazione di Terra Verde o la Russia). Infine, come disse qualche tempo fa Matthew Rosenberg in una conferenza a Lucca, gli autori delle X-storie camminano sulle spalle dei giganti. Vale per chi è venuto dopo Stan Lee, Jack Kirby, Roy Thomas, Jim Steranko e Neal Adams, come per chi è seguito a Claremont, Barry Windsor-Smith, Jim Lee, Grant Morrison, Mike Carey o Brian Bendis. Questi personaggi hanno sempre attratto maestri o futuri maestri. Non è una cosa da poco.
LS: Anche all’interno della prima gestione Claremont si erano susseguite più fasi, da un lato legate al ricambio di disegnatori e di editor, che permettevano all’autore di modificare prospettive e punti di vista, ma anche a causa di eventi reali che lasciavano il segno sull’atmosfera dei racconti. La rielezione di Ronald Reagan alla presidenza degli USA, per esempio, portò al periodo definito “morte e distruzione” non solo nelle X-serie, ma anche in molte pubblicazioni Marvel e DC. In generale, le serie mutanti sono quasi sempre rimaste sul pezzo, narrando vicende di persone ai confini della società, modificando i toni e le caratterizzazioni mano a mano che cambiavano gli autori e gli argomenti o i personaggi sui quali decidevano di focalizzare maggiormente la loro attenzione. Morrison ribaltò molti cliché, perché il primo X-film era appena uscito ed era necessaria una scossa per riportare gli X-Men alla ribalta. E anche Hickman è al passo con i tempi: Il sogno di armonia ha lasciato posto ai ben più contemporanei e diffusi sentimenti di sovranismo, in questo caso mutante. Ben diverso dal sogno di armonia fra umani e mutanti di Xavier di qualche decennio fa.

MoiraX

L’intero progetto di Hickman ha avuto come pietra angolare di fondazione una clamorosa rivelazione legata a uno dei personaggi da sempre più solidi e convincenti del cast degli X-Men: una scelta coraggiosa che forse non ha ancora esaurito tutte le proprie potenzialità. Forse, però, una delle delusioni più grandi è non aver visto l’annunciata serie (o miniserie) su Moira X, convenite?
LS
: Al momento, per me la maggiore delusione è quello che è diventata Moira dopo l’ultimo Inferno e dopo X-Lives/X-Deaths of Wolverine. Adoravo la Moira pre-Hickman, tanto da essermi recato in visita alla Kinross House sul Lach Lemon nel 2003… ma questa è un’altra storia. Come è tutta un’altra storia quella che Hickman ha deciso di inventarsi per Moira Kinross MacTaggert. All’inizio semplicemente geniale: Moira è una mutante e ogni volta che muore torna nell’utero materno e nasce di nuovo, in una nuova realtà che lei stessa può riscrivere, memore di quanto avvenuto nelle precedenti esistenze. Bellissima idea, che da un lato è perfettamente coerente con il fatto che Moira sia stata l’unica Homo sapiens a essere infettata dal Virus Legacy, e dall’altro apre le porte a dieci realtà/vite diverse tutte da esplorare. Per il momento non è stato fatto, ma chissà mai che Hickman non decida di tornare sull’argomento? E poi, leggendo Immortal X-Men, scoprirete già che potrebbe avvenire presto qualcosa di diverso. Certo è che la più volte annunciata e poi mai realizzata serie Moira X è mancata a riempire l’enorme puzzle ideato da Hickman e pertanto rimasto incompleto.
MR: Per le ragioni facilmente immaginabili, credo che anche in USA in questi mesi gli editor e gli autori abbiano spesso cambiato i piani. Forse con una serie a lei dedicata, l’evoluzione di Moira, i cui ultimi sviluppi sono relegati a Inferno e X Deaths/X Lives of Wolverine, avrebbe potuto funzionare meglio. Ma credo fosse un “personaggio feticcio” di Hickman che solo lui poteva toccare, come strumento per narrare Krakoa, almeno fino a Inferno. Sono certo (e mi darete ragione) che tornerà centrale.

Quali sono state le caratterizzazioni dei personaggi che avete apprezzato di più in questi tre anni di storie e quelli che secondo voi sono stati rigenerati dall’intero progetto?
LS
: Considerato il tasso di mutanti defunti nell’era pre-Hickman, direi che un po’ tutti quelli che vivono su Krakoa sono stati rigenerati almeno una volta… ed è questo particolare che mi disturba un po’: siamo davvero di fronte agli stessi personaggi che conoscevamo, o questi sono dei cloni riprogrammati? Anche fra i famigerati Cinque, c’è un Proteus che non ci è stato ancora spiegato come sia risorto. In generale, comunque, ho apprezzato l’evoluzione di Kitty in Kate Pryde (l’avevo già detto?), e anche di Tempesta, Nightcrawler, Magneto, Black Tom Cassidy e di un bel mucchio di Nuovi Mutanti. Non mi è invece piaciuto il trattamento riservato a Bestia e Colosso. Il primo si sta dirigendo sempre di più sulle strade solcate dalla Bestia Nera. Quanto al secondo, trovo assurdo che non si sia ancora reso conto di essere una pedina del fratello Mikhael Rasputin.
MR: Concordo con LucaS su Bestia, anche se la caratterizzazione si collega un po’ a quanto visto in passato non solo con la sua versione dell’Era di Apocalisse ma anche con la versione “scienziato senza scrupoli” vista in All-New X-Men o in Endangered Species. Sono molto soddisfatto delle caratterizzazioni di Ororo, Kurt, Polaris e Magneto, così come di Ciclope (finalmente di nuovo un leader figo e autorevole) ed Emma. Sono molto interessanti le caratterizzazioni di alcuni Nuovi Mutanti classici come Sunspot, Cannonball e Dani. Mi è un po’ spiaciuto vedere un personaggio come Kid Omega nuovamente al centro di un percorso di redenzione sulle pagine di X-Force: l’aveva già scritto Jason Aaron qualche anno fa e non ne vedevo il bisogno.

dox

Jonathan Hickman se n’è andato ma ha lasciato in eredità all’X-Office il suo quaderno di appunti. In effetti, sin dall’albo di esordio, Kieron Gillen su Immortal X-Men (una delle nuove serie mutanti del Destiny of X, l’era nata dopo Inferno) pare avere idea di innestare le sue storie proprio su molti solchi tracciati dall’ex Head of X. Su quali delle nuove serie mutanti scommettereste?
MR
: Immortal è davvero una gran serie, dall’atmosfera mooolto “hickmaniana”. Ma sono certo che i lettori ameranno X-Men Red. I primi tre numeri sono davvero strepitosi. Ewing è una garanzia, dopo Immortal Hulk ancora di più, così come Stefano Caselli che è uno dei migliori X-disegnatori degli ultimi anni. Ho letto da poco il #3 e ci sono una manciata di dialoghi e sorprese che fanno riconoscere quanto Ewing conosca e ami questi personaggi.
LS: Gerry Duggan e Al Ewing sono delle sicurezze e mi aspetto molto da X-Men e X-Men Red. Ho qualche dubbio in più invece  su Immortal X-Men, ma solo per gusti personali. Non ho amato la X-gestione di Gillen di qualche anno fa e ho come l’impressione che con il suo ritorno abbia deciso di continuare a concentrarsi su Nathan “Sinistro” Essex. E non sono affatto convinto che la sua visione del personaggio sia la stessa proposta da Hickman. Per quanto concerne i quaderni e gli appunti passati ai posteri da quest’ultimo, infatti, direi che lasciano un po’ il tempo che trovano. Se anche Jonathan decidesse di tornare sui propri passi fra qualche annetto, troverà una situazione molto diversa da quella che si è lasciato dietro.

Questi tre anni di storie mutanti costituiscono una pietra miliare, per certi aspetti un “turning point” da un punto di vista narrativo con cui d’ora in avanti, almeno per qualche anno, tutti gli autori che si troveranno a scrivere storie X dovranno tenere in conto.
Secondo voi – da appassionati ma anche da addetti ai lavori ed esperti conoscitori -, visto che i motivi che hanno portato alla prematura dipartita di Hickman dal progetto sono stati anche “esterni” (una pandemia, il lockdown e qualche mese di blocco della distribuzione di nuovi fumetti in USA) e che l’autore sembra essersi congedato in buoni rapporti, quante possibilità ci sono che nel futuro possa tornare a completare quello che inizialmente aveva pensato?
LS
: Come ho detto prima, se anche dovesse decidere di tornare a completare quanto già abbozzato, più tempo lascerà passare, più altri autori avranno messo mano alle X-storie, e la situazione sarà molto diversa da quella che aveva lasciato. Di conseguenza o rientra subito nei ranghi con una miniserie o due, o lo rivedrete fra una decina d’anni a tentare di dare una nuova sferzata alle serie mutanti, magari con una nuova idea ancor più rivoluzionaria.
MR: Credo che Hickman abbia lasciato le X-serie per altre ragioni, anche in termini di opportunità professionali. Anche per questo non vorrei rivederlo sugli X-Men. Secondo me, ha detto quello che doveva dire, ha lasciato abbastanza carne al fuoco, ha scritto qualcosa di epocale con cui chi lo seguirà dovrà fare i conti. Un ritorno verrebbe messo a confronto con quanto fatto in precedenza e difficilmente ne uscirebbe vincitore. E soprattutto, ha pianificato anni di storie che, per quanto in evoluzione, porteranno a un finale concordato. Anche se quel finale dovesse cambiare (come alcune tappe di questo percorso sono cambiate in fieri per sua stessa ammissione), ha lasciato il progetto in buone mani e ad autori di cui lui per primo si fida (in primis Duggan, Gillen, Howard). Piuttosto, vorrei vedere Hickman al lavoro su altri franchise Marvel, portando con sé la stessa carica innovativa applicata ai mutanti e, anni fa, a Fantastic Four. Sono certo che prima o poi arriverà per gli X-Men un ritorno allo status quo più classico, come è natura intrinseca della serialità dei super eroi. Intanto, mi godo lo spettacolo.

E noi ce lo godiamo con voi!
Grazie Luca e grazie Marco per il vostro tempo e le vostre risposte.

Intervista realizzata via mail tra maggio e giugno 2022

Marco Rizzo

rizzoNato a Erice nel 1983, Marco Rizzo è stato il fondatore del sito Comicus, uno dei primi siti italiani dedicati al fumetto. È giornalista, scrittore e sceneggiatore di fumetti come Salvezza e … a casa nostra: cronaca di Riace (con Lelio Bonaccorso per Feltrinelli Comics). La sua ultima graphic novel è La prima bomba, sempre per Feltrinelli, con disegni de La Tram. Dal 2010 è uno degli editor della Panini Comics che si occupano delle testate italiane dedicate ai fumetti della Marvel Comics, e dal 2012 è supervisore della testata Gli incredibili X-Men.

Luca Scatasta

LucaSLuca Scatasta nasce ad Ascoli Piceno nel 1964 ed è l’editor mutante italiano per eccellenza, fin dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso. Ha curato l’edizioni italiane dei fumetti Marvel Comics e DC Comics prima per la Play Press, poi per la Star Comics fino a diventare parte della redazione originaria della Marvel Italia ed essere ancora oggi in Panini Comics.

 

 

1 Commento

1 Commento

  1. Fra X

    26 Settembre 2022 a 00:43

    In effetti ricordiamo le parole che si prese Claremont al suo ritorno nonostante dovesse mettere mano ad una situazione incasinata.
    Onestamente questa di Moira sembra una rivelazione che si poteva evitare visto che il personaggio è in giro da un pezzo ed era addirittura morto!
    Certo, rispetto a Morrison che fece saltare Genosha… (giusto qualche mese prima dell’ 11 settembre perché sennò avrebbe dovuto riscrivere tutto).

Rispondi

Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *