L’adattamento e la traduzione di un’opera così importante, profonda e complessa come quella messa in atto da Jonathan Hickman per il rilancio dei mutanti Marvel Comics su House of X/Powers of X è stato un lavoro che ha coinvolto una cospicua parte della redazione della Panini Comics, con in testa i curatori delle collane degli X-Men Marco Rizzo e Luca Scatasta e il traduttore Fabio Gamberini.
Con loro abbiamo parlato di tutto ciò che c’è stato dietro l’edizione italiana di questa nuova pietra miliare mutante.
HoxPoX è uno spartiacque fondamentale per i mutanti Marvel, con una visione per certi aspetti ancora più globale di quella messa in campo da Grant Morrison a inizio anni 2000. Visto che le due miniserie di Jonathan Hickman letteralmente pullulano di riferimenti a 56 anni di storie, come avete approcciato la presentazione della saga a un pubblico italiano che magari può anche non conoscere l’intera storia mutante?
Luca Scatasta (LS): A questa domanda risponderà meglio di me il buon Marco Rizzo, perché è lui che cura la parte redazionale delle X-testate italiane. Io oggi mi occupo essenzialmente di rivedere e adattare le traduzioni, mentre Marco lavora alla progettazione delle serie, ai testi redazionali e alle tante altre maledette “pippe” che fanno perdere tanto tempo, ma che sono essenziali. Ovviamente non lavoriamo a compartimenti stagni e ci consultiamo spesso, in special modo quando si tratta di iniziative come questa.
Marco Rizzo (MR): Il lancio di House of X e Powers of X era un’occasione ghiotta per offrire uno di quei tanto ambiti “punto di partenza per nuovi lettori”. Per come è strutturato editorialmente, per i disegni splendidi, per il fatto che offra davvero l’inizio di una nuova era dal punto di vista narrativo. Tutto ciò è riuscito bene in USA e non potevamo che replicarlo in Italia. I due mercati sono diversi, è chiaro, ma questa saga aveva bisogno di coniugare le esigenze creative imposte da Hickman (ad esempio l’ordine di lettura) con quelle commerciali. È riuscito in USA, è riuscito anche in Italia. Caricare i redazionali di un peso storiografico sarebbe stato forse controproducente. Oltre agli accenni inevitabili ai decenni di storie pregresse e alle apparizioni di vari personaggi, ho preferito accennare ad alcuni dei numerosi substrati di spunti, riflessioni e citazioni che riempiono le pagine di Hickman.
LS: Il nostro compito è stato poi facilitato dal fatto che Hickman da un lato si diletta a giocare con miti e personaggi che hanno 56 anni di storie (e anche qualcosina in più) alle spalle. Dall’altro però ha fatto tabula rasa di tutti gli ultimi avvenimenti, per rendere la vicenda fruibile anche a chi conosce poco i mutanti Marvel, tant’è che a rimanere più spiazzate sono state proprio quelle persone che seguono da più tempo le X-serie e che fino all’ottobre scorso seguivano preoccupate le evoluzioni di X-Men: Divisi e Age of X-Man.
Una parte importante di queste due miniserie è legata alle scelte di layout e design, affidate a Tom Muller come già in lavori precedenti di Hickman. Lo stile di quest’ultimo e l’estrema cura dei dettagli dei due sono ormai un marchio di fabbrica. Quali sfide comporta dover adattare un lavoro come questo?
LS: È stata una grossa sfida, ma a tratti inebriante, perché abbiamo dovuto per forza di cose mettere assieme una “task force HoX/PoX“, coinvolgendo per il momento un’unica letterista (la sempre ottima Barbara Stavel), e un unico proofreader, Marco Carlini. Ogni fase della lavorazione inoltre è stata seguita attentamente anche dalle alte sfere (da Nicola Peruzzi a Marco Lupoi, passando per il recente acquisto Raffaele Caporaso), tant’è che prima ancora di immergerci nell’operazione abbiamo fatto una riunione con tutte le persone che sarebbero state più o meno coinvolte, spiegando loro cosa stava per succedere, per prendere nota di suggerimenti e prevedere possibili problematiche. Mai fatto niente del genere in precedenza, che io ricordi. E nell’occasione Rizzo era in collegamento via web. Fabio, che ricordo hai di quella strampalata e per certi versi estraniante esperienza?
Fabio Gamberini (FG): Ricordo che faceva caldissimo! Scherzi a parte, trovarsi davanti una simile mole di testi con un chiaro intento dietro – di cui noi ignoravamo la portata (e in parte la ignoriamo ancora!) – ci ha costretti a darci delle regole molto chiare per affrontarli. Per quanto enigmatici risultassero, era ovvio che gli autori avessero tutto ben chiaro in mente. È stato perciò necessario essere particolarmente efficaci senza, però, esporci a soluzioni troppo interpretative, che avrebbero rischiato di snaturare il significato inteso dall’autore.
MR: Come dicevo, c’è stata sin dall’inizio la volontà di seguire e rispettare il più possibile il materiale originale con un adattamento fedele. Le infografiche sono parte caratterizzante dell’opera e per fortuna possiamo contare su letteristi e grafici di comprovata esperienza.
LS: Il bello è che in quella prima riunione avevamo in mano solo i numeri 1 di House of X e Powers of X, e l’alfabeto krakoano era stato rivelato solo in parte. Lo abbiamo scoperto mano a mano che gli albi americani venivano pubblicati.
Considerando l’aspetto di cui si parlava nella precedente domanda e il grande controllo (e libertà) affidato a Hickman, avete avuto modo di interagire con lui o con alcuni degli X-editor della Marvel USA durante l’adattamento di questa storia?
LS: Personalmente no, ma il nostro comune leader e capitano, Nicola Peruzzi, partecipa di persona ai famigerati “ritiri” che la Marvel organizza periodicamente per radunare tutti gli editor e gli sceneggiatori più importanti ed elaborare nuove strade. Di conseguenza sapeva grossomodo in anticipo quali direzioni avrebbero preso alcune X-vicende. E Nicola ha pure una linea diretta con la redazione statunitense. Pertanto, se abbiamo dei dubbi su come comportarci con una traduzione, ci rivolgiamo prima di tutto a lui, che eventualmente poi trasmette i nostri dubbi irrisolti a Jordan D. White. Il tutto però avviene nella segretezza più assoluta: ci viene rivelato solo quel tanto che basta per la traduzione di un singolo episodio o al massimo un paio. Hickman vuole evitare spoiler di qualunque entità. Pertanto, in caso di dubbio, ci viene imposto sempre di lasciare le soluzioni originali, anche quando (per esempio) alcuni termini in latino sono discutibili, se non evidentemente errati. Ma forse il sempre scalpitante Rizzo ha qualcosa da aggiungere a questo riguardo.
MR: Sottoscrivo, per fortuna White è sempre stato molto disponibile.
Hickman in HoXPoX tratta di politica, economia, finanza, fantascienza, medicina e architettura: quali sono state le difficoltà da sciogliere nell’adattamento del fumetto nella versione italiana?
LS: A questo proposito, non userei il passato, dato che Hickman e i suoi colleghi continuano a miscelare tutto nelle infografiche che stanno facendo impazzire me e il buon Gamberini. Per mia fortuna ho una certa età e una cultura generale abbastanza vasta, nonché una competenza ancestrale sulla letteratura di fantascienza e una laurea quasi raggiunta in Scienze Biologiche negli anni ‘80, con nozioni di medicina. A livello di finanza ed economia ho qualche problema, ma Fabio copre abilmente questa mia lacuna.
FG: Ho sempre pensato che non esistano testi facili o difficili da tradurre, ma solo testi scritti bene e scritti male. Non serve che vi dica in quale categoria rientrano quelli di Hickman, vero? Nell’originale c’è già tutto quello che serve per tradurli adeguatamente: ovvio, un po’ di background culturale non guasta mai.
Il progetto di Hickman si presenta come ambizioso e radicale: c’è in esso la volontà di usare i mutanti per parlare non più solo di diversità, ma di senso di popolo, del significato di essere nazione, a livello filosofico ma anche, e soprattutto, concreto. Si potrebbe dire – come iperbole – che, da ora in poi, avremo storie che raccontano i mutanti e le loro dinamiche come popolo e non semplicemente i loro supergruppi (X-Men, X-Force, etc.) e le dinamiche a essi interne. Secondo il vostro personale parere e gusto di lettori, vedete tutto ciò come un’evoluzione del concetto originario del 1963 e, soprattutto, la via più logica per riportare gli Uomini X al centro della scena fumettistica?
LS: Tra noi abbiamo discusso spesso e anche a lungo dei cambiamenti di rotta apportati da Hickman, mano a mano che leggevano i nuovi episodi di HoX e PoX, e in generale abbiamo sviluppato opinioni abbastanza comuni, anche se non mancano punti di disaccordo. Ma non potrebbe essere altrimenti, dato che si tratta di un momento miliare per il sottobosco mutante. Personalmente ritengo che sia un giusto e fin troppo atteso aggiornamento delle X-serie, non tanto legato alle origini della serie, quanto alla reinterpretazione che sviluppò Grant Morrison all’inizio di questo secolo. Inoltre Hickman riporta sotto i riflettori gli X-Men utilizzando temi e atmosfere che ricalcano quelle del mondo reale attuale. Non abbiamo più i supereroi con super problemi di Stan Lee, né i “diversi” ghettizzati e perseguitati in quanto tali di Claremont, e neppure le star trendy che hanno fatto “coming out” di Morrison. No, per me qui abbiamo a che fare con dei “suprematisti mutanti” decisi a fare… permettetemi il termine… la “mutantexit”. E non sono ancora convinto che questo sviluppo, pur al passo con i tempi, mi piaccia davvero o che alla lunga pagherà.
MR: Prima citavi Morrison e forse, avendolo ormai assorbito, abbiamo dimenticato quanto fosse rivoluzionario quel ciclo. Pensiamo ad esempio al proliferare di mutanti nel mondo e di studenti nella Scuola. Le storie degli X-Men sono strettamente legate al concetto di evoluzione e cambiamento e danno il loro meglio proprio quando offrono delle serie svolte: Giant-Size X-Men #1, la Saga di Fenice Nera, X-Men #1 di Claremont & Lee o appunto Morrison. Hickman lo sta facendo ed era forse necessario, sebbene il ciclo che l’ha preceduto immediatamente, in particolare quello di Rosenberg, fosse molto molto valido. Lo ha fatto forse facendo storcere il naso a qualcuno ma quello che abbiamo visto finora è solo un pezzetto di un progetto a lungo termine che già nelle pagine di Dawn of X sta maturando e sta mutando. Anche quelle cose che hanno un po’ infastidito chi, come me, è legato al sogno pacifista e di integrazione di Xavier come metafora della realtà stanno ricevendo le prime risposte. Tutto ciò è certamente un’evoluzione del concetto del ’63, che era certamente un po’ acerbo. Se ricordate ci mise un po’ a decollare e a trovare tutte le stratificazioni di significato che si devono a Claremont. Qua se ne aggiungono altre, sempre guardando al passato, e comunque la si pensi incuriosisce.
Senza fare spoiler e senza volersi basare sui progetti già annunciati, c’è un aspetto di questa storia che vorreste vedere sviscerato prossimamente o una direzione in cui vorreste che andassero le storie dei mutanti?
LS: Senza fare spoiler è difficile (Kaaaaate!). Diciamo che mi auguro di vedere approfonditi un po’ tutti quegli scenari futuri che hanno arricchito Hox e PoX, e i mondi alternativi di Moira X. Hickman ha dato vita a un bel numero di personaggi e di concetti che meriterebbero di essere sviluppati ulteriormente, ma credo che per il momento lui e i suoi colleghi si concentreranno giustamente soprattutto sul presente.
MR: Mi fido ciecamente di Hickman. In pochi numeri ha lanciato spunti per anni di storie e anche quelli che sembrano risolti già nei primi numeri targati Dawn of X hanno allo stesso tempo lanciato altre domande. Anche io sono curioso di sapere di più su Moira e non solo sulle sue possibili vite ma anche sul suo passato, visto che la sua vita è intrecciata con quella degli X-Men e ora abbiamo scoperto che ha tramato nell’ombra per anni. Sono curioso anche di scoprire come il protocollo di resurrezione causerà drammi (perché ne causerà certamente) e di leggere quella parte “rosa” delle X-avventure che ultimamente latitava un po’. Mi piace molto poi che il cast si sia allargato praticamente a tutti i mutanti mai esistiti: offre spunti infiniti per nuove storie e nuove interazioni.
FG: Se posso dire la mia e andare controcorrente, vorrei che Sinistro tornasse a essere il grande cattivo di un tempo e non la macchietta comica che è già da qualche anno. Forse perché le mie prime storie mutanti da lettore furono proprio quelle del Massacro mutante, ma per me Sinistro è sempre stato un villain e non il “mattacchione” del gruppo.
Come vi siete “approcciati” all’adattamento delle numerose infografiche presenti in HoXPoX? Quali sono state – se ci sono state – le difficoltà nella resa del linguaggio più scientifico – spesso non semplice e immediato – in esse usato da Hickman, per renderlo più “digeribile” ai lettori?
FG: Ogni serie ha le sue infografiche e ogni infografica è “criptica” a modo suo. E ogni volta dobbiamo cercare di intuire non solo cosa voleva dire l’autore in quel punto specifico ma anche QUANTO di quel qualcosa voleva occultare e quanto voleva lasciar trasparire. Era necessario che fosse chiara a tutti una linea comune per affrontare questo tipo di problematiche, in modo da avere un metodo preciso ed evitare intoppi in fase di revisione. Riguardo ai testi scientifici, credo basti porsi questa domanda: “Che sensazione suscitano nel lettore americano medio? Agli occhi di un profano risultano incomprensibili o solo un poco tecnici?” Una volta stabilito questo, è sufficiente cercare di ottenere un testo in grado di suscitare le stesse reazioni nel lettore italiano.
LS: Odio le infografiche! [detto con un tono da Puffo brontolone, NdR]. Inizialmente le trovavo intriganti, interessanti e accattivanti, ma dopo sei mesi le sogno anche di notte, e ho gli incubi con tutte le difficoltà e i problemi che ci danno, ben al di là di quelli di traduzioni. Sono problemi essenzialmente grafici, con le scrittine in piccolo che devono essere modificate, lettere in alfabeto krakoano da inserire qua e là, indicazioni dieci volte più del consueto per letterista e proofreader. E, ciò nonostante, lo sbaglio ci scappa comunque. Perfino ai grafici americani che ci hanno fornito albi spesso ricchi di refusi. A volte riusciamo a correggerli, altre volte ne aggiungiamo di nostri, purtroppo (come nel caso del grafico delle dieci vite di Moira X).
Hickman è famoso (o famigerato) per i suoi dialoghi che talvolta paiono risultare asettici e freddi. Molte analisi legano questa caratteristica al suo obiettivo narrativo che è quello di raccontare gli eventi che trasformano il mondo e la società più che i singoli personaggi nel particolare. Fabio, da traduttore qual è il tuo pensiero al riguardo?
FG: Asettici e freddi? Personalmente li trovo esattamente all’opposto. In tre battute riesce a caratterizzare i personaggi con un’efficacia unica, poi alle volte si ferma e dice: “Okay, facciamo sul serio.” E, di nuovo, in due pagine di dialoghi ti spiega più cose di quanto altri autori riescano a fare con interi cicli narrativi. Più volte, traducendolo, mi sono fermato per rivolgere un inchino (virtuale) al suo talento di Demiurgo, capace sì di costruire interi universi quanto di far ridere con una freddura (ehm) dell’Uomo Ghiaccio. #truestory
Hai già tradotto Hickman in passato, nelle sue storie degli Avengers. Hai notato mutamenti o variazioni nel suo stile tra quelle storie e quelle di HoXPoX?
FG: No, lo stile è sempre lo stesso. È inconfondibile. Al tempo stesso, HoxPox risulta completamente diverso dai primi numeri degli Avengers (per restringere il campo agli “inizi” dei cicli). Eppure si “vede” che c’è la sua mano sicura a comporre quelle storie. Si ha la sensazione di trovarsi davanti a un nuovo universo, di cui possiamo scorgere solo poche immagini alla volta. Ma con la consapevolezza di quanto sia enorme tutto il resto da scoprire.
Il Magneto di Hickman che troviamo in HoxPoX è aulico, austero, maestoso e questa sua aura si riflette anche nei suoi dialoghi. La sua eloquenza ricorda molto da vicino quella del personaggio claremontiano. Come hai deciso di rendere in italiano questa caratteristica?
FG: Confermo quanto scritto sopra: nell’originale c’è già tutto quello che serve. Hickman in questo fa un grande regalo alle sue “voci” internazionali. Basta seguire l’Autore e si ottiene una caratterizzazione efficace nella lingua di arrivo. Detto questo, il Magneto di Hickman mi fa paura e mi incute un timore reverenziale addirittura superiore a quello suscitato da Apocalisse.
Qual è stato il personaggio più divertente da tradurre? Quale invece la voce che più ti ha affascinato e quella che ti ha più affaticato?
FG: Come divertimento, più che di personaggio parlerei dell’alfabeto di Krakoa: qualcosa di nuovo, di affascinante, di complesso da tradurre perché – a causa del posizionamento di questi testi – impone un controllo dello spazio ancora più tiranno. Le parti più complesse sono state sicuramente i “rumor” del Bar Sinistro. Di chi si parla? A cosa fanno riferimento? In alcuni casi è abbastanza ovvio, in altri siamo rimasti davvero spiazzati… di nuovo, quindi, la necessità di una traduzione efficace (ma non asettica!) che non si prenda troppe libertà… o rischia di essere invalidata nel momento in cui il master plan dell’autore verrà rivelato.
Grazie ragazzi per la vostra disponibilità!
Intervista realizzata via mail a febbraio 2020
Marco Rizzo
Nato a Erice nel 1983, Marco Rizzo è stato il fondatore del sito Comicus, uno dei primi siti italiani dedicati al fumetto. È giornalista, scrittore e sceneggiatore di fumetti come Salvezza (con Lelio Bonaccorso per Feltrinelli Comics) e dal 2010 è uno degli editor della Panini Comics che si occupano delle testate italiane dedicate ai fumetti della Marvel Comics.
Luca Scatasta
Luca Scatasta nasce ad Ascoli Piceno nel 1964 ed è l’editor mutante italiano per eccellenza, fin dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso. Ha curato l’edizioni italiane dei fumetti Marvel Comics e DC Comics prima per la Play Press, poi per la Star Comics fino a diventare parte della redazione originaria della Marvel Italia ed essere ancora oggi in Panini Comics.
Fabio Gamberini
Da sempre appassionato di fumetti, Fabio Gamberini si è laureato in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Bologna, a cui è seguito un master in Traduzione Specializzata alla Sapienza di Roma, dove oggi insegna proprio traduzione del fumetto. Ha tradotto romanzi per Fanucci, per Miraviglia, per Multiplayer Edizioni, ma anche fumetti per FreeBooks, Magic Press, Planeta DeAgostini e, attualmente, per Panini Comics.