Prima premessa: non sono un linguista. Al di là della laurea magistrale in Filologia Moderna, il mio interesse storico e letterario è principalmente rivolto al mondo greco-latino in continuità con la laurea triennale in Lettere Antiche. Detto ciò, è bene specificare che con questo articolo non intendo sostituirmi a persone più competenti di me né pretendo di esaurire l’argomento trattato.
Seconda premessa: in questo approfondimento, in ambito fumettistico limito di proposito l’analisi a una manciata di balloon di dialogo e a un’infografica, mentre per quanto concerne la linguistica ai soli linguisti Ferdinad de Saussure e Noam Chomsky, per renderla più accessibile e maneggevole, in primis per me stesso.
Affrontare l’intera produzione di Jonathan Hickman, che in molte delle sue opere, se non in tutte, ha inserito simboli riconducibili a un vero e proprio linguaggio di sua creazione, così come estendere il discorso alle teorie di altri linguisti, per poi sfociare negli aspetti diacronico e sincronico della linguistica, sarebbe dispersivo e forzerebbe il ragionamento più del dovuto.
Il nocciolo della riflessione è questo: Hickman elabora un nuovo linguaggio da inserire nelle sue miniserie House of X e Powers of X, che gettano le basi per la fase Dawn of X, il rilancio mutante della Marvel Comics, e per farlo crea una serie di significanti ai quali associa arbitrariamente i rispettivi significati. Questo nuovo alfabeto viene utilizzato dai mutanti, che lo ritrovano impresso telepaticamente nella loro corteccia cerebrale a partire da un determinato momento.
Hickman è stato chiamato dalla Casa delle Idee a rivitalizzare il brand degli X-Men dopo anni di confusione e rilanci sospesi tra desiderio di cambiamento e necessità di tornare al passato, al classico. Lo sceneggiatore del South Carolina, che ama impostare trame di ampio respiro e mettere tantissima carne al fuoco, ha confermato la sua propensione a pensare in grande, iniziando la propria rivoluzione da due testate parallele e settimanali, House of X (HoX) e Powers of X (PoX) appunto, per poi passare alla serie regolare X-Men, a quella dei Nuovi Mutanti in condominio con Ed Brisson e, come Head of X, alla supervisione di tutte le nuove pubblicazioni mutanti.
MAGNUS DIXIT
L’analisi prende le mosse dalle frasi pronunciate in HoX #1 dal celebre Magneto, il signore del magnetismo, a più riprese nemico e alleato del gruppo guidato dal Professor Xavier. Erik Lehnsherr, questa la sua identità civile, nel testo tradotto da Fabio Gamberini e adattato da Luca Scatasta e Marco Rizzo per la pubblicazione italiana di Panini Comics, dice: “Be’, di sicuro non è russo, inglese, francese o cinese…ma è una lingua. La nostra. È krakoano, e a ogni mutante che vive tra noi viene impresso telepaticamente il giorno stesso del suo arrivo“.
In inglese Magnus suona così: “Telepathically imprinted in their cerebral cortex the day they arrive“. Quando un secondo personaggio afferma: “Perciò vi siete creati una lingua“, egli risponde: “Certo. Senza di essa, è impossibile creare una cultura“.
Si capisce che questo nuovo linguaggio, il krakoano, è diverso dalle altre lingue e che contraddistingue i mutanti al punto tale da essere la base per una cultura a tutto tondo e a sé stante, quella dell’homo superior. Il punto centrale per la scrittura di questo articolo è che i portatori del gene X non hanno dovuto imparare il sistema linguistico, perché quando sono arrivati in uno degli habitat creati da Krakoa se lo sono ritrovato impresso nel cervello.
Visto che Hickman in HoX #1 delinea una nuova condizione socio-politica per i mutanti, all’apparenza decisi a scalare la piramide delle gerarchie di potere per occupare il posto che spetta loro per diritto naturale, rappresentando uno stadio più elevato dell’evoluzione umana, sembra lecito parlare di rinascita, concetto estremamente familiare al mondo dei supereroi.
Spingendo un pochino: rinascita uguale nascita. È una forzatura necessaria per collegare Hickman all’innatismo di Chomsky; ma, prima di passare all’innatismo, al quale è meglio anteporre Saussure – perché il linguaggio a cui Magneto fa riferimento è stato creato dallo stesso Hickman in modo arbitrario – si dia un’occhiata a qualche altra pagina di HoX e PoX.
ADDENDA
Sempre in HoX #1 si trova qualche informazione in più: in una tavola Douglas Ramsey, aka Cypher, dialoga con Sage che lo incalza in questo modo: “La scorsa settimana hai costruito da zero un intero sistema per gestire il traffico della rete krakoana codificato in un linguaggio che solo tu e l’isola [Krakoa] parlate“. Il testo va integrato con le parole che pronuncia Cypher stesso in un flashback inserito in PoX #4: “Fonologia. Sintassi. Dovrò costruire un’interfaccia“.
Un altro tassello si ricava da un’infografica che Hickman colloca in chiusura di HoX #3. “All’arrivo nella nazione-stato mutante di Krakoa, un telepate del luogo imprimerà il linguaggio krakoano nella mente del mutante appena giunto. Fatto questo, quel mutante sarà in grado di leggere, parlare e comprendere alla perfezione il linguaggio krakoano. Il krakoano è stato creato da Douglas Ramsey per essere la prima lingua autoctona dei mutanti. È importante sottolineare che il krakoano è una lingua artificiale e non la lingua madre di Krakoa“.
FERDINAND DE SAUSSURE
Ferdinad de Saussure, autore di Cours de linguistique générale (1916), corroborato dagli studi di Luis Trolle Hjemslev e di Roman Jakobson, ha trattato l’arbitrarietà dei segni. Essa prevede che non esista alcun legame naturalmente motivato, connesso all’essenza delle cose, derivabile empiricamente o logicamente, tra il significante e il significato di un segno. Come lo definiscono Gaetano Berruto e Massimo Cerruti ne La linguistica. Un corso introduttivo (p. 4), un segno è “qualcosa che sta per qualcos’altro e serve per comunicare questo qualcos’altro“. Quindi, i legami che si riscontrano tra un significante e un significato sono stati posti per convenzione dall’uomo. I segni linguistici costituiscono il codice lingua, ossia l’insieme di corrispondenze tra significati e significanti. Se i segni non fossero arbitrari, le parole delle diverse lingue dovrebbero assomigliarsi e parole simili in lingue diverse dovrebbero significare concetti simili (Berruto, Cerruti, La linguistica, p. 8 ).
NOAM CHOMSKY
Noam Chomsky, con il suo volume Syntactic structures (1957), ha rivoluzionato la linguistica, dando origine alla cosiddetta linguistica generativa. Per lo studioso del MIT il linguaggio è una facoltà mentale dotata di una propria specificità, è innata e inscritta nel patrimonio genetico dell’uomo, cioè appartiene al corredo genetico della specie umana ed è trasmessa per via biologica. Concepito come un sistema cognitivo, il linguaggio è specifico del genere umano, perché presenta caratteristiche che i sistemi di comunicazione degli altri esseri animati non possiedono. È costituito dalle conoscenze mentali interiorizzate che consentono a un parlante nativo di produrre messaggi verbali nella propria lingua. L’insieme di tali conoscenze, chiamato competenza, è inconscio e individuale: un parlante nativo è sempre capace di giudicare se una produzione linguistica sia o non sia accettabile nella propria lingua, basandosi soltanto su intuizioni; la competenza va intesa come l’insieme di conoscenze linguistiche interiorizzate da un singolo parlante (Berruto, Cerruti, La linguistica, pp. 161-162, 310-311).
JONATHAN HICKMAN
Jonathan Hickman, operando negli ambiti della fantascienza e del fumetto di supereroi, in quanto autore e creatore di un linguaggio si comporta in un modo che combacia con la teoria di Saussure. Il suo alter ego all’interno delle miniserie HoX e PoX può essere individuato in Cypher che, per mezzo delle sue abilità mutanti, costruisce da zero un linguaggio da innestare nella corteccia cerebrale dei suoi simili. Hickman/Cypher a un significante lega un significato in modo arbitrario e stabilisce le regole del nuovo sistema comunicativo.
Gli altri personaggi che trovano la nuova lingua, definita artificiale in HoX #3, innestata in loro telepaticamente godono della competenza delineata dalla teoria dell’innatismo di Chomsky. In questo caso la forzatura è d’obbligo, ma non è poi così ardita, dal momento che i mutanti di Hickman, una volta giunti sull’isola di Krakoa, iniziano una nuova vita, una rinascita che dal punto di vista ideologico e socio-politico si avvicina molto a una vera e propria nascita.
Attraverso l’innesto telepatico, senza bisogno di lezioni di lingua, grammatica e morfosintassi, gli individui nati con il gene X sono automaticamente “in grado di leggere, parlare e comprendere alla perfezione il linguaggio krakoano” (HoX #3), passando così direttamente dalla potenza all’atto, dalla langue alla parole, ossia dall’insieme di conoscenze mentali che costituiscono la capacità umana di produrre messaggi in una certa lingua alla realizzazione concreta di un messaggio verbale nella stessa (Berruto, Cerruti, La linguistica, p. 35).
RES NOVAE
Alla conclusione di HoX e PoX segue l’inizio della nuova era mutante denominata Dawn of X, costituita inizialmente da sei testate: X-Men, Marauders, New Mutants, X-Force, Excalibur e Fallen Angels. Nelle due miniserie che hanno gettato le basi della rivoluzione Hickman ha introdotto il tema del linguaggio, ma non l’ha approfondito, trattandolo più che altro come una suggestione. D’altro canto, è evidente, l’autore è consapevole che l’elemento linguistico sia fondamentale per l’autonomia della cultura/civiltà mutante, al punto che esso pervade l’intera operazione di rilancio non solo quale elemento narrativo forte, ma – nella tipica ottica autoriale hickmaniana – anche come elemento del fumetto inteso come oggetto-libro.
Infatti, in HoX e PoX e in tutte le serie di Dawn of X, il titolo della testata nella doppia splash-page dei crediti, il numero (in lettere) dell’albo sopra l’elenco degli autori, la pagina finale con il “next” e il titolo dell’albo successivo sono sempre in krakoano. Questo fattore, che risulta anche divisivo per i lettori – alcuni ammaliati dalla capacità dello scrittore del South Carolina di creare mondi complessi e completi, altri infastiditi dall’uso di sistemi non del tutto autoesplicativi –, incarna pienamente l’idea che lo sceneggiatore porta avanti, ossia concepire l’intero fumetto come una sorta di artefatto di cui la narrazione fa parte, ne è una sezione, creando così un diverso livello di coinvolgimento e sospensione dell’incredulità, che opera anche al di sopra delle vignette. L’opera intesa non solo come fumetto, ma come qualcosa di “totale”.
Per chiudere il ragionamento, quindi, e assumendo il punto di vista di Hickman, se il krakoano è la lingua eletta dalla nuova nazione e cultura mutante, ha senso che i titoli delle testate e quanti più elementi editoriali possibili vengano presentati ai lettori in quella stessa lingua.
BIBLIOGRAFIA
Jonathan Hickman, House of X #1-6, Marvel Comics (2019), ed. italiana Panini Comics (2019/20).
Jonathan Hickman, Powers of X #1-6, Marvel Comics (2019), ed. italiana Panini Comics (2019/20).
Gaetano Berruto, Massimo Cerruti, La linguistica. Un corso introduttivo, UTET, 2011.