Lo sceneggiatore britannico Kieron Gillen è entrato nel famoso X-Office – il gruppo di scrittori delle testate mutanti guidato dall’Head of X Jonathan Hickman e nato dopo il rilancio degli X-Men avvenuto con House of X/Powers of X – subito dopo l’abbandono dello stesso Hickman, diventandone uno dei pilastri narrativi assieme ad Al Ewing, Si Spurrier e Gerry Duggan.
Il suo avvento, con l’evento A.X.E. Judgment Day e il minievento tutto mutante Sins of Sinister, ha dato un grande cambiamento alla fase krakoana degli X-Men, mettendo ancora più al centro le caratterizzazioni dei personaggi (come si vede in Immortal X-Men) e nuove trame, culminate in Rise of The Power of X e X-Men Forever, due delle miniserie che hanno segnato la conclusione di cinque anni di storie. Lo abbiamo intervistato per parlare della sua esperienza e per capire che cosa abbia significato questo lavoro, sia da un punto di vista narrativo per i lettori, sia da un punto di vista professionale per lui e gli altri autori coinvolti.
Benvenuto su Lo Spazio Bianco, Kieron.
Sei tornato nel mondo X a distanza di quasi un decennio dalla tua prima esperienza. In che cosa è stata diversa questa seconda volta, sia da un punto di vista narrativo, ma soprattutto di approccio alla scrittura con dieci anni di esperienza in più come sceneggiatore?
All’epoca della mia “prima volta”, fu un lavoro strano: stavo scrivendo Uncanny X-Men, ma quando iniziai sapevo che la mia run si sarebbe inserita in due grandi crossover (Scisma e Vendicatori contro X-men), nessuno dei quali avrei scritto o contribuito in modo significativo. Per questo motivo, il mio lavoro consistette nel creare una narrazione attorno a questi due grandi poli. Ero un attore di supporto.
Questa volta sono stato coinvolto pesantemente in tre eventi (A.X.E. Judgment Day, Sins of Sinister, Fall of the House of X/Rise of the Powers of X) e spesso ho creato i luoghi in cui gli altri scrittori potevano giocare e scrivere le loro storie. In pratica, questa volta sono stato (quasi) solo al vertice nella piramide.
Inoltre, spero di essere stato uno scrittore migliore rispetto a dieci anni fa. Di sicuro sto mettendo in pratica tutto ciò che ho imparato in questi ultimi dieci anni: ci sono tecniche che ho appreso in The Wicked + the Divine e in DIE che ho voluto utilizzare nell’universo Marvel, ad esempio, e sembra che abbiano funzionato bene.
Sei arrivato in questa nuova fase prendendo le redini del progetto di Hickman insieme ad Al Ewing, Gerry Duggan, Si Spurrier e non solo. Come è stato organizzare quasi due anni di storie insieme ad altri autori e autrici per sviluppare l’evoluzione del grande affresco nato dalle storie di Jonathan Hickman?
È stato affascinante. Ero già un fan e mi piaceva vedere cosa aveva fatto questo gruppo di scrittori. Guardavo con un po’ di invidia l’X-Slack (gruppo di lavoro interno sulla nota piattaforma messaggistica professionale, n.d.R.) e sentivo (e vedevo) quanto tutti fossero solidali. Gli X-Slack sembravano la banda più cool della città. Ovviamente avrei voluto partecipare, anche solo per vedere com’era.
Ed è stato interessante: adoro queste persone, sono fantastici. Il gruppo è stato solidale e ha collaborato per costruire qualcosa di più grande di quello che fa ogni singolo individuo. Come minimo, ha reso tutti più consapevoli delle storie degli altri e ha permesso loro di entrare in contatto in modo più naturale. Al massimo, ha dato a tutti noi delle idee che hanno migliorato le nostre storie: ci sono alcuni aspetti chiave della fine di Rise of the Powers of X per i quali devo molto ad Al Ewing.
Che percezione avevi delle aspettative degli appassionati degli X-Men subito dopo la dipartita di Hickman? Come le hai utilizzate nella costruzione del tuo racconto? In particolare c’è tutta una costruzione politica e sociale che tu hai particolarmente approfondito.
Oh, principalmente erano delusi dal fatto che Jonathan se ne fosse andato. Il che è assolutamente comprensibile, no? Ero consapevole del fatto che, qualunque cosa avessimo fatto, ci sarebbero stati dei “avrei preferito sapere cosa avrebbe fatto Hickman!“, perché questa è la natura dell’uomo.
In che modo ho lasciato che le aspettative dei fan influenzassero il lavoro? A essere onesti, non l’ho fatto. Non è così che lavoro. Ho pensato a dove si trovava Krakoa quando Jon se n’è andato e ho cercato ciò che mi entusiasmava. Se qualcosa mi entusiasma, trovo il modo di far emozionare gli altri. Voglio dire, non c’erano molte persone che chiedevano di vedere più Exodus in scena, giusto?
Tuttavia, ci sono anche momenti in cui i miei interessi si allineano con quelli dei lettori, solo perché sono un fan e capisco le promesse fatte da un libro. Ad esempio, Jon ha riportato in vita Destiny, dopo una lunga battaglia politica per tenerla morta. È chiaro che nelle mie storie avrebbe dovuto assolutamente avere un ruolo importante.
Immortal X-Men è stata considerata da molti la serie “politica” dell’Era mutante krakoana, con il suo punto di vista focalizzato sull’organo di governo dell’isola. Quando Jordan D. White ti ha chiamato, la serie era già stata pianificata o è nata da un confronto tra te, l’editor e gli altri scrittori della X-Room?
Se ricordo bene – e forse non è così, visto che nel periodo intercorso tra allora e oggi ho avuto una bambina e il mio cervello è in pappa – Jordan mi ha chiamato via Zoom e mi ha detto: “Ehi, Jon sta per lasciare la linea X. Sei interessato a fare un libro sul Consiglio silente?“.
Non è mai stato detto, ma posso immaginare che Jon avrebbe scritto questa serie se fosse rimasto. È assolutamente la sua passione. Era assolutamente il momento giusto nella storia di Krakoa per questo tipo di storia.
Le tue storie sono centrate sui personaggi. Young Avengers era una specie di Rue Britannia con i supereroi; d’altra parte, i protagonisti di The Wicked + The Divine sono una sorta di X-Men in un contesto musical-magico. Come hai affrontato i mutanti dell’universo di Krakoa?
Ecco, adesso mi hai fatto pensare a quale Phonogram fosse più simile a Young Avengers. Ho sempre pensato Singles Club, sicuramente, ma ora mi sono ricreduto e concordo con la tua posizione. E The Immaterial Girl è stato originariamente scritto per uscire in contemporanea con Young Avengers, fungendo in un certo senso da strano libro gemello. E sì, gli X-men sono stati assolutamente un’influenza per The Wicked + The Divine: in fondo, anche in quella serie una persona anziana riunisce un gruppo di giovani in una villa e li manipola. A un certo punto abbiamo persino avuto un omaggio alla Stanza del Pericolo.
Comunque, hai perfettamente ragione. Scrivo a partire dal personaggio e costruisco la storia da li. E non importa chi scrivo, è sempre la stessa cosa: lo prendo sul serio e cerco di dargli un’interiorità. Chi è questa persona? Come giustifica le sue azioni con sé stessa? Come vede il mondo? È stato tutto un processo di osservazione e di tentativi fatti con tutti gli eroi e i cattivi che cui ho avuto a che fare. Il formato di Immortal X-Men è stato realizzato esplicitamente per costringermi a farlo.
In particolare, come hai costruito Immortal X-Men? Da una parte abbiamo la storia principale con un cast corale e una trama politica, dall’altra però abbiamo albi singoli che approfondiscono i singoli personaggi.
Avevo questa grande idea che ogni personaggio del Consiglio avesse un episodio da raccontare dal proprio punto di vista. Mi sono reso conto che, a causa di questa grande storia, a volte avrei usato il punto di vista di un personaggio per portare avanti la trama principale piuttosto che per studiare a fondo il personaggio. Questo è stato dettato soprattutto dal calendario e dalle scadenze, dato che le cose sono sempre in movimento. Non sapevo che ci sarebbe stato Judgement Day quando ho iniziato Immortal X-Men. Solo poco dopo ho saputo che Sins of Sinister si sarebbe svolto dopo il numero 10 della serie. Diavolo, non sapevo nemmeno che Sins of Sinister sarebbe stato realizzato quando ho iniziato la serie!
Per questo motivo, devi prendere tutto il materiale che hai, lo spazio che hai a disposizione e il periodo in cui ogni pezzo della storia verrà pubblicato, e poi trovare il modo migliore per amalgamarlo. Ad esempio, il numero 8 (l’albo dedicato a Mystica) è stato posizionato poco prima della fine di AXE. Non potevo fare un tie-in (perché quel punto della storia non lo permetteva) e non volevo saltare a dopo Judgement Day (perché ne avrebbe svelata la conclusione), quindi ho deciso di fare un numero storico, ambientato nel passato. Ho sempre pensato di realizzare almeno un numero storico, quindi questo era il momento perfetto, anzi, l’unico momento, dato che avevo bisogno dei numeri 9 e 10 per realizzare tutto ciò che mi serviva per arrivare pronto a Sins of Sinister. Alla fine ho realizzato un albo che si svolge in due momenti del passato, poiché dovevo stabilire delle cose in entrambi (il progetto dell’utero nero nell’America degli anni ’40 e la morte di Nathaniel Essex verso la fine del XIX secolo). Con tutte queste premesse, anche se l’episodio è narrato dal punto di vista di Mystica, la storia riguarda principalmente la sua osservazione della guerra segreta tra Destiny e Sinistro, anche se ho cercato comunque di lavorare molto per definire il modo in cui Destiny e Raven vivono un’epica storia d’amore.
È un esempio lungo, ma mostra alcune delle riflessioni che ci sono state dietro ogni episodio.
In che modo la tua esperienza, la tua conoscenza e la tua passione per i giochi di ruolo ti hanno aiutato a scrivere Immortal X-Men e, più in generale, le serie con molti personaggi?
Immortal X-Men può essere visto sia come un gioco di ruolo che come un gioco di scacchi. Sicuramente penso come un giocatore, il mio pensiero immediato è “come si può rompere questa cosa?”. Il Moira Engine di Sinistro è assolutamente il genere di cosa che un nerd dei giochi di ruolo che cerca di rompere un sistema potrebbe inventarsi, giusto?
Tuttavia, non mi sono ispirato esplicitamente a nulla di tutto ciò: questo è solo ciò che mi interessa. Mi piace la politica. Mi piacciono i giochi. Mi piacciono le persone intelligenti che tentano di manovrare gli altri. E tutto questo è confluito nella storia.
Parlando di personaggi, vorremmo approfondirne alcuni. Hai ripreso nelle tue mani Sinistro che, per certi aspetti, era stato il simbolo della tua prima gestione mutante, soprattutto per una costruzione psicologica che gli aveva fatto abbandonare la cornice di puro villain in cui era ricompreso fin dalla sua creazione negli anni ’80. Cosa ti affascina di più di questo personaggio e come è cambiata la tua visione su di lui in questi anni?
Oh, non saprei. Ho lavorato molto su Sinistro, ma non credo di averlo mai allontanato dall’essere un cattivo puro. Spero che sia un cattivo più complicato di quando l’ho trovato, ma è sempre un cattivo. Non redimo mai i personaggi e di certo non redimerei lui. È, per usare un linguaggio abbastanza diretto, un vero e proprio stronzo.
Sono dell’idea che l’Universo Marvel abbia bisogno di tanti buoni cattivi. È almeno uno dei motivi per cui dedico più tempo a loro, perché gli eroi possono dimostrare il loro valore solo contro persone che valgono la pena di combattere. Se sono solo dei cliché, chi se ne frega davvero di loro?
Quando ho iniziato a lavorare su di lui, ciò che mi interessava era, prima di tutto, l’aspetto esageratamente camp, che è sempre stato presente, ma che io ho alzato di molto; poi il fatto che fosse una creatura della Gran Bretagna del XIX secolo. È un ottimo modo per parlare della complicità dell’Occidente con le cose peggiori accadute nel Novecento e non solo: è, in un certo senso, il nostro mostro. E ancora, trovo molto interessante il suo punto di vista sui mutanti. Lui non li odia affatto, anzi li ama! È solo qualche passo più in là rispetto ad alcuni dei suprematisti mutanti; infine, il suo potenziale di gioco da scienziato pazzo. Ha tutti questi codici genetici! Cosa si può fare mettendoli insieme? Questo significa che è un supercattivo che ha un’atmosfera tutta sua. È divertente vedere cosa combinerà in futuro.
Da quando l’avevo lasciato, forse era diventato più giocoso rispetto a quello che scrivevo nella mia prima run e sicuramente più moderno nei suoi riferimenti. Ho colto questi aspetti e li ho inseriti nella storia. Ad esempio, l’orrore di Sinistro che modifica la sua personalità per essere più disarmante con le persone. Anche il fatto di essere più debole fisicamente per evitare che la gente lo consideri una minaccia come negli anni ’90, ad esempio. Sono tutte tattiche. Ma alla fin fine, quell’uomo è un mostro.
Il Sinistro “krakoano” è stato fondamentale per gli sviluppi narrativi di tutta la seconda parte di questa era: questo suo ruolo era già previsto nei piani iniziali o si è sviluppato durante la tua gestione, visto il tuo amore per questo personaggio? Mi riferisco in particolare alla rivelazione su di lui e sugli altri tre se stessi, che ha cambiato completamente la storia del personaggio e la trama dell’intera serie degli X-Men.
La storia dei quattro Sinistri è nata proprio nella stanza degli scrittori: Gerry Duggan si stava già occupando di Dr. Stasis in X-Men e questo ha portato a un’ulteriore conversazione. Si Spurrier ebbe l’idea che ci dovessero essere quattro Sinistri: dopo tutto, se abbiamo bastoni e quadri, dove sono gli altri due semi? (club e diamond in originale, ovvero due dei quattro semi delle carte da gioco classiche, n.d.R.) Siamo partiti da lì.
Ho poi integrato il tutto con la parte di storia che coinvolge Enigma (e il Motore di Moira) e da lì ho iniziato a lavorare. Quando ci siamo avvicinati alla fine della storia, ho preso in mano un paio di cloni e ho giocato ancora un po’ con il Dr. Stasis.
In un certo senso, Enigma ha dato una personalità al concetto di Dominio (introdotto da Hickman proprio in HoXPoX, n.d.R.) per rendere più significativo il confronto tra questi e gli X-Men sul finale della storia. Enigma è ovviamente un Dominio insolito (in quanto di solito si tratta di tante personalità diverse fuse in un sistema, piuttosto che di una sola copiata migliaia di volte), ma è pur sempre un Dominio e mostrare come è nato ci è sembrato utile. Dopotutto, che tipo di persone creano uno di questi oggetti? Sospetto che almeno alcuni di loro siano come Nathaniel Essex.
Da non madre lingua che legge i tuoi fumetti in inglese, mi rendo conto di trovare spesso termini che non conosco. Una cosa che mi succede molto meno con altri sceneggiatori. Mi sembra che il tuo sia un lavoro orientato anche alla ricerca lessicale e all’uso di un lessico specifico. Dove nasce questa tua particolare attenzione ai termini? Si tratta di pura esigenza comunicativa o è anche un piacere? Per gli X-Men penso a Sinistro, che ti permette di infondere un black humor tipicamente britannico nella serie e in generale di giocare con il linguaggio.
Mi dispiace, Mi rendo conto di essere un incubo per i traduttori con le mie scelte di parole, e un personaggio barocco come Sinistro è particolarmente ostico in questo caso, con tutti i giochi di parole che usa! Non è facile per chi non è madrelingua. Io cerco sempre di allineare la mia voce con quella dei personaggi: certe persone non parlano così, giusto? Ma in un libro, quando ci sono molti personaggi di questo tipo, dare a ognuno una voce univoca diventa molto importante. Mi sono accorto che quando Exodus, Destiny e Mother Righteous sono nella stanza, sono felice che ci sia Hope a cambiare e smorzare un po’ il tono.
Quindi, in realtà, è un po’ per piacere (mi piacciono le parole e la lettura) ma anche per differenziare i personaggi. Come detto in precedenza, tutto nasce dai personaggi. Se i personaggi hanno una propria caratterizzazione, anche verbale, ben precisa, questo aiuta molto.
Oltre a Sinistro, ci sono molti elementi della tua precedente gestione che sono tornati in queste storie, ad esempio l’attenzione per Hope. A dieci anni di distanza, come hai ritrovato questi personaggi? E cosa pensi che possano dire del mondo attuale?
Colosso era un personaggio molto più legato a X-Force, ma mi sono divertito a giocare con il suo attuale status quo straziante. Per quanto riguarda Emma, ho potuto scriverne praticamente per il primo anno e l’ho vista come leader del Consiglio in quel periodo, il che è un cambiamento rispetto all’ultima volta che l’ho scritta su Uncanny. Avrei voluto avere più spazio con lei, in realtà: sapevo che sarebbe uscita dal mio controllo entro il terzo Gala Infernale e, con le tempistiche previste, ha avuto meno spazio di quanto avrei sperato.
Hope è stata la mia aggiunta, ovviamente, e sicuramente uno dei “miei” personaggi portati dalla prima esperienza all’interno dell’X-Office. L’ho aggiunta per diversi motivi (alcuni dei quali diventeranno chiari solo alla fine del periodo krakoano), ma almeno in parte perché i Cinque sono l’elemento fondamentale che caratterizza Krakoa. Hope è una leader naturale ed è, per temperamento, un po’ permalosa. Fino al mio arrivo è stata sorprendentemente buona, al suo posto. Così mi sono chiesto “Cosa succederà quando inizierà a pretendere il suo posto al tavolo delle decisioni?”.
È anche una voce molto diversa da quella di tutti gli altri membri del Consiglio. Credo di avere un controllo più saldo sulla sua voce, il che è positivo: l’atmosfera da “figlia di Cable, cresciuta in un futuro infernale, non sempre molto brava socialmente” è molto divertente.
Per finire sui personaggi, una domanda se vogliamo un po’ più semplice: oltre ai due sopracitati, quale è stato quello (o quali sono stati quelli) che ti ha più divertito o stimolato scrivere?
Non sono solito scegliere i miei preferiti, ma quello che mi ha sorpreso di più è stato Sebastian Shaw. È forse il personaggio che più ha beneficiato della struttura di Immortal. Il fatto di dover entrare nella sua testa per un numero mi ha permesso di entrare in contatto con lui, un personaggio che è fondamentalmente un mostro egocentrico. Da quel numero e in quelli successivi, è diventato un personaggio che adoravo scrivere e in Fall of X ci sono alcuni momenti con lui che sono piccole gemme.
Anche Exodus deve essere menzionato: è il personaggio su cui ho lavorato di più per renderlo più utile all’Universo Marvel. È il personaggio di cui ho subito pensato “questo ragazzo ha un grande potenziale” e quindi ho cercato di svilupparlo. Voglio dire, un cavaliere crociato di mille anni che è allo stesso tempo un suprematista mutante e un devoto cattolico d’epoca? È bizzarro. Scriviamolo e vediamo cosa succede, mi sono detto.
Parlando di Immortal X-Men, non possiamo non citare la tua collaborazione con Lukas Werneck. Lui, come anche Jamie McKelvie e altri artisti con cui hai collaborato, hanno uno spiccato senso della recitazione e cura dei personaggi. Quanto è stato importante per la tua scrittura poterti interfacciare con un artista con queste caratteristiche? Come è andata, più in generale, la vostra collaborazione?
Lucas è stato fantastico – onestamente, è stata una gioia lavorare con lui. È un artista di supereroi così naturale e affascinante che mi sentivo sempre in colpa perché gli facevo disegnare principalmente persone sedute intorno a un tavolo: in ogni numero mi assicuravo che ci fosse un qualche tipo di scena d’azione che fosse una vetrina per metterlo in mostra. Naturalmente, nemmeno le parti sedute intorno al tavolo avrebbero funzionato senza di lui. In parte per il lavoro sui personaggi che hai giustamente notato, ma anche per il fatto che disegna – in mancanza di un’espressione migliore – delle vere e proprio bellezze. Si tratta di persone affascinanti riunite intorno a un tavolo e il carisma che evoca con il suo tratto è il motivo per cui ci viene voglia di restare nei paraggi.
Durante il tuo lavoro sugli X-Men, ti sei trovato a scrivere anche alcuni mini o maxi eventi. A parte Sins of Sinister, un evento tutto interno ai mutanti, l’altra grande storia che hai scritto è A.X.E. – Judgment Day, l’evento con cui hai di fatto chiuso la tua gestione degli Eterni. Al tempo stesso, però, hai seminato importanti elementi per le storie successive degli X-Men. Cosa ha rappresentato per te questa storia, e come è stato gestire un maxi-evento che però si intrecciava così tanto con le tue storie?
È stato interessante. Come ho detto prima, non avevo mai scritto un evento per la Marvel e questo è stato il mio primo vero evento a livello di linea editoriale. Ho imparato molto da questo processo: ho avuto la possibilità di mettere in pratica le mie teorie e di rendermi conto dei loro limiti. Una delle cose interessanti è stata imparare che la cosa davvero strana è essere l’unica persona che si occupa dell’evento. Prima, quando facevo i tie-in, cercavo di capire come sovvertire un crossover per i miei scopi, chiedendomi “come posso usare questo crossover per portare avanti la mia storia”. Quando scrivi l’evento stesso, è quella la tua storia. Ci sono aspetti di Immortal X-Men (e di Eterni) che sono stati portati all’interno della storia più ampia, il che ti porta a farti prendere dal panico e a capire che devi trovare qualcosa da fare nella serie che stai scrivendo che non sia già presente nell’evento.
Ho fatto un mix di diverse cose: ad esempio, credo che utilizzare il numero 5 come punto di riferimento di Exodus sia stata una mossa intelligente.
Sempre in Judgment Day hai introdotto vari elementi di umanità in questo grande affresco di storie di supereroi: è stato per te un modo di dare una prospettiva diversa, più umana, delle storie che stavi scrivendo?
Si. Per me l’universo Marvel è questo. Si tratta di persone. È il nostro mondo. Nella seconda parte della mia run di Immortal, ho cercato di fare lo stesso con Krakoa: avere Kafka e Chlorophyll tra i personaggi era importante per questo motivo.
A questo proposito, una domanda più generale sugli X-Men e in particolare su quelli “krakoani”: cosa pensi che possano dire del nostro mondo, della nostra società?
Penso che se si può riassumere ciò che una storia fa in una frase o due, non è una storia vera e propria. Il motivo per cui raccontiamo storie è che sono grandi, complicate e riflettono le cose da diverse angolazioni. Per questo non vorrei dare una risposta univoca a questa domanda.
In queste settimane stai scrivendo Rise of the Power of X e X-Men Forever, la vera chiusura del ciclo delle storie mutanti krakoane. Cosa puoi dirci di queste serie e dell’impostazione che hai dato loro?
Al momento in cui scrivo, mi mancano ancora gli ultimi due numeri di X-Men Forever, il finale di Rise of the Powers of X e il numero 35 di X-Men (Uncanny X-Men #700). Ora come ora, non saprei nemmeno quando i lettori potranno leggerlo, ma spero che piaccia loro. Ho cercato di dare un finale che rispondesse ad alcune delle domande che Jon, R.B. (Silva, n.d.R.) e Pepe (Larraz, n.d.R.) hanno posto quando hanno dato iniziato a tutto, così come alle domande che i lettori si sono posti lungo questi anni krakoani (comprese le mie).
Grazie per le tue risposte, Kieron.
Intervista realizzata via mail nel mese di aprile 2024
Traduzione di Emilio Cirri
Kieron Gillen
Kieron Gillen (1975) è un giornalista e sceneggiatore britannico, creatore di numerose serie a fumetti di successo; è principalmente noto come autore di Phonogram e The Wicked + The Divine, entrambe pubblicate per Image Comics, e per il lavoro su diverse testate Marvel Comics, tra cui gli X-Men. Collabora con Jamie Mckelvie fin dal 2003, quando scrive strisce comiche per il Playstation Magazine UK. Nel 2006 esce il primo volume di Phonogram: la serie, pubblicata in Italia da Edizioni BD, prosegue per tre stagioni e ha un seguito nel 2008. Nello stesso anno inizia una proficua collaborazione con la Casa delle Idee. Inizialmente chiamato a lavorare con Greg Scott per espandere la serie Newniversal di Warren Ellis, nel 2009 è al lavoro sulla testata Dark Avengers e su una nuova serie, S.W.O.R.D. Nei due anni successivi scrive dieci albi di Thor, uno spin-off sugli X-Men dal titolo Generation Hope e gestisce in coppia con Matt Fraction le seceneggiature di Uncanny X-Men. Nel 2011 collabora al lancio di Marvel NOW scrivendo Invincible Iron Man, di nuovo in collaborazione con Fraction, e Young Avengers con McKelvie. Dal 2014, nuovamente insieme al collega Jamie Mckelvie, dà inizio alla serie The Wicked + the Divine, pubblicata in Italia da BAO Publishing, che ha vinto il British Comic Award nel 2014 come “Best Comic” ed è stata nominata tre volte per l’Eisner Award nel 2015 e si è conclusa nel 2019. Tra il 2019 e il 2021 ha scritto i trenta numeri della serie Once & Future (BOOM! Studios), pubblicata in Italia da Edizioni BD, con i disegni di Dan Mora. Per Marvel Comics ha scritto varie serie a fumetti ambientate nell’universo di Star Wars e nel 2021, insieme a Esad Ribić, ha ideato una nuova serie a fumetti sugli Eterni. Nel 2022 è tornato a far parte dell’X-Office, scrivendo la serie Immortal X-Men e le miniserie X-Men Forever e Rise of the Powers of X che hanno segnato la fine dell’Era krakoana degli X-Men.