Tra gli autori italiani in forza alla Marvel, Stefano Caselli è sicuramente uno dei più famosi e stimati, un ponte tra le generazioni che ha attraversato oltre vent’anni di lavoro nella Casa delle Idee, dagli esordi nel 2002 su Thunderbolts fino al ritorno, in pianta stabile, nel 2006 (dopo una breve parentesi per Devil’s Due Publishing) su titoli come Avengers: The Initiative, Avengers, Secret Warriors, Iron Man e soprattutto Spider-Man nel ciclo di Dan Slott. Dal 2020 è entrato anche lui a far parte dell’X-Office, il gruppo di scrittori e disegnatori che ha rilanciato l’universo mutante sotto la guida di Jonathan Hickman: durante questo periodo ha disegnato vari numeri di Marauders, X-Men: Inferno, S.W.O.R.D. e soprattutto X-Men: Red in coppia con Al Ewing, prima di muoversi nel neonato (e rinato) Universo Ultimate (sempre da un’idea di Hickman), prendendo le matite di Black Panther.
In occasione del nostro viaggio dedicato alla fine dell’era Krakoana degli X-Men lo abbiamo intervistato per parlare della sua esperienza nel mondo X.
Ciao Stefano e grazie della tua disponibilità. Da anni lavori in Marvel su serie di una certa importanza (ultimo in ordine di tempo il tuo coinvolgimento nel nuovo Universo Ultimate). Come è avvenuto il tuo ingresso nel team di disegnatori dell’era Krakoana dei mutanti?
Innanzitutto grazie per avermi qui! Alla Marvel le cose funzionano pressappoco così: ci sono dei Senior Editor che gestiscono tutta una serie di testate. Per esempio le testate di Spider-Man vengono gestite da Nick Lowe, quelle degli Avengers da Tom Brevoort e così via. Io per anni sono stato proprio nel team di creatori delle testate curate da Brevoort, fin quando Jordan B. White (curatore delle testate X) mi ha scritto chiedendomi se volessi intraprendere questa avventura dell’era Krakoana con il suo team. La risposta fu ovviamente sì.
Nel corso di questi anni il tuo stile si è evoluto. Cosa credi caratterizzi oggi le tue tavole e come sono cambiati i tuoi riferimenti?
Sono un disegnatore che non trova mai pace, nel senso che cerco di non accontentarmi mai e di non “appoggiarmi” a un determinato stile. Questo mi condanna a una vita di eterna ricerca ma anche di eterni stimoli.
La cosa sulla quale mi sto concentrando di più negli ultimi anni è lo storytelling. Rendere un racconto chiaro e di facile fruizione è il vero senso del medium fumetto, quindi voglio accompagnare il tutto con un disegno che sia funzionale il più possibile.
Un’altra cosa che mi condiziona molto è il tipo di storia che devo affrontare: se si tratta di storie cupe e serie, automaticamente mi viene da essere più “realistico”, mentre con fumetti leggeri mi esce una parte un po’ più cartoon. Parlando di riferimenti, posso citare veramente di tutto. Se una cosa mi piace la guardo e cerco di capirla. Dai manga ai fumetti francesi ai comics, logicamente.
Durante questi anni ti sei trovato spesso a dover disegnare parti di storie iniziate e concluse da altri disegnatori, magari anche su altre serie (il caso più emblematico è quello della battaglia di Magneto con Uranus e poi la sua morte, disegnata da Valerio Schiti su Judgment Day). Come è stato lavorare e coordinarti con altri disegnatori?
È stato facile! In primis perché Jordan White e il suo team sono stati bravissimi a gestire le varie necessità. La seconda perché io e Valerio ci conosciamo da anni (se leggi, ciao Vale!) e ci sentivamo anche telefonicamente se necessario. Quindi posso dire tranquillamente che è stato facile e piacevole.
Hai lavorato anche con vari sceneggiatori, da Jonathan Hickman a Gerry Duggan a Al Ewing: quali erano le differenze fra i loro rispettivi metodi di lavoro e come hanno influito sul tuo lavoro?
Domanda molto interessante. C’è un’enorme differenza tra come si percepisce un bravo sceneggiatore come fruitore e da collaboratore. Ci sono sceneggiatori considerati bravi con i quali è stato molto complesso collaborare e non perché non fossero bravi narratori, piuttosto perché non riescono a darti la suggestione di quello che vogliono che venga raffigurato (le sceneggiature dei comics sono molto poco descrittive in termini di regia e recitazione, quindi il disegnatore deve capire il racconto). I tre sceneggiatori che hai citato sono dei professionisti incredibili, con i quali lavorare è stato veramente divertente. Mettiamola così, per dare un aggettivo a ognuno: Hickman l’enigmatico, Duggan il visionario, Ewing l’entusiasta.
Nel tuo lavoro per l’universo dei mutanti sei passato attraverso diverse serie (da Marauders a Inferno, passando per X-Men: Red e X-Men, giusto per citarne alcune delle più rilevanti). Su quale di queste ti sei sentito più a tuo agio e dove ritieni di aver lasciato una tua impronta?
Sicuramente con X-Men: Red, perché quando inizi una testata con il numero uno sei in grado di dare le regole dell’universo che stai costruendo e sicuramente il tuo nome viene associato a quel titolo.
X-Men: Red, su cui hai lavorato su testi di Al Ewing, è stata tra le serie cardine della fase Destiny of X e hai avuto modo di concentrarti in particolare su alcuni personaggi come Tempesta e Magneto. Quali sono state le difficoltà e quali invece le gratificazioni in questo percorso?
Ewing mi ha dato libertà assoluta nel raffigurare i vari personaggi e quindi mi sono preso la responsabilità di dare una mia impronta. Magneto è un personaggio complesso e sfaccettato, del quale volevo far uscire il suo essere tormentato e all’occorrenza molto pericoloso.
Di Tempesta invece volevo mostrare la sua regalità e il suo essere una dea tra gli uomini. Il fatto che molti lettori mi abbiano scritto dicendomi proprio che percepivano questo mi ha reso assolutamente felice.
Hai svolto ricerche particolari e autonome per la resa dei personaggi o avevi indicazioni stringenti? Ovvero: che cosa senti come tuo nei personaggi che hai raccontato?
In ogni lavoro devi mettere una piccola parte di te nei personaggi che disegni. Personalmente se mi ritrovo a dover disegnare una scena triste o toccante, il mio umore sarà certamente compromesso per il resto della giornata. Stessa cosa succede con scene divertenti o spensierate. Quindi in ogni personaggio c’è sempre e comunque un po’ di me.
Una domanda un po’ nerd ma che voglio farti lo stesso: quale è il personaggio su cui ti è piaciuto lavorare di più in questi anni? E quale è stato invece il momento che ti è più rimasto in testa?
Bè, Spider-Man ha un posto nel mio cuore anche se purtroppo il periodo in cui ero su Amazing Spider-Man lo associo a un brutto momento della mia vita. Anche West Coast Avengers mi ha veramente divertito!
Un momento che mi è rimasto in testa, se lo intendi come momento disegnato, è sicuramente la morte di Marla Jameson.
Oltre che come disegnatore in questi anni hai lavorato come copertinista di varie serie X. Come cambia il tuo lavoro in questo caso rispetto a disegnare degli interni?
Ogni copertina è una sfida che devo affrontare. Mi diverte farle, ma avrei sinceramente bisogno di più tempo! Mi richiedono, per assurdo, uno sforzo mentale molto più intenso rispetto ad una pagina. In una copertina la composizione è tutto mentre in una pagina è come metti assieme i tasselli all’interno della vignetta. Diciamo comunque che non mi annoio con questo tipo di lavoro.
Come lettore appassionato di supereroi, quali sono le serie o i momenti dell’epopea di Krakoa che ti hanno colpito o emozionato maggiormente?
Il combattimento tra Tarn e Magneto e il suo epilogo – Ewing è stato geniale -, ma soprattutto il massacro eseguito da Kitty\Shadowcat.
E cosa pensi che lascerà questo periodo di storie ai mutanti e al mondo Marvel in generale?
Sarà una saga che lascerà sicuramente il segno per tutta una serie di motivi. Forse è stato un vero e proprio rilancio come non se ne vedevano da tempo, in cui le dinamiche dei personaggi e soprattutto le ambientazioni (come dimenticarsi che ci sono stati nuovi pianeti terraformati) hanno dato vita a storie memorabili.
E cosa lascia a te invece come esperienza di lavoro?
Un bagaglio tecnico importante, poiché gestire tantissimi personaggi diversi è entusiasmante nella sua complessità.
Un bagaglio umano fondamentale, perché nella redazione si respirava un fermento che raramente ho percepito.
Ultima domanda riguardo il presente e il futuro: al momento stai lavorando su Ultimate Black Panther. Come è il lavoro in questo nuovo universo Ultimate? E ci sono novità per te nel prossimo futuro, sia su questa serie che magari su altre?
È un momento molto divertente perché stiamo mettendo le basi per tutto quello che sarà il futuro della serie. È tutto da invitare e da immaginare e mentre questo da una parte implica, logicamente, più impegno, dall’altra è un momento di grande creatività. Per ora non ho grosse novità sul futuro prossimo, ma ci son cose all’orizzonte che iniziano a prendere forma e vediamo dove mi porteranno!
Intervista realizzata via mail tra agosto e settembre 2024.
Stefano Caselli
Nasce e lavora a Roma. Dopo aver frequentato la Scuola Romana dei Fumetti, esordisce illustrando storie brevi per PlayBoy Italia e come storyboard-artist per spot televisivi. Viene poi chiamato dalla casa editrice Marvel per realizzare due storie di Mutant X e Thunderbolts come fill-in artist.
Da qui continua a collaborare per alcune case editrici americane (Image/Harris Comics). Disegnatore di Hack/Slash, di cui è creatore insieme a Tim Seeley, pubblica sulle serie Micronauts, GI Joe e Defex per la Devil’s Due Publishing.
Per la Marvel realizza la miniserie Civil War: Young Avengers/Runaways scritta da Zeb Wells, Secret Warriors di Brian Michael Bendis e Jonathan Hickman e con lo sceneggiatore Dan Slott la serie Avengers – The Initiative, per poi approdare alla collana The Amazing Spider-Man. Successivamente è al lavoro su “Venom“, Avengers e dal 2021 su X-Men, sempre per la Marvel.
Nel 2024 lavora alla serie Ultimate Black Panther, su testi di Bryan Hill.