Tom Muller è un graphic designer europeo ed è anche colui a cui la Marvel Comics e Jonathan Hickman hanno affidato la completa riprogettazione del logo degli X-Men e dell’intera veste editoriale delle pubblicazioni mutanti a partire da House of X/Powers of X.
Benvenuto su Lo Spazio Bianco, Tom.
Sei cresciuto in Belgio per poi trasferirti in Inghilterra all’inizio del XXI secolo: ci racconti il tuo percorso didattico, formativo e professionale: come sei approdato nel mondo del fumetto – di cui era già un lettore – attraverso il tuo lavoro di graphic design?
Sono stato molto fortunato poiché provengo da una famiglia di creativi e artisti – entrambi i miei genitori erano architetti d’interni, mio fratello lavora nell’industria 3D, mio zio è un architetto, i miei nonni erano architetti e pittori – quindi sono cresciuto vivendo e respirando l’arte e il design. Ad Anversa, dove sono nato e dove ho vissuto fino a quando non mi sono trasferito a Londra, ho studiato design industriale per un po’ prima di cambiare percorso e finire per laurearmi in Grafica pubblicitaria presso l’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa.
Essendo da sempre un appassionato lettori di fumetti statunitensi – e anche, ovviamente, di fumetti europei – ho sempre voluto trovare un modo di lavorare in quel campo. Così, attraverso il design – più specificamente il web design – ho iniziato a collaborare con artisti come Ashley Wood nel 2001, progettando per lui dei siti web. Grazie a ciò è arrivata la pubblicazione di alcuni miei lavori di design che mi ha permesso di conoscere altri autori e affermarmi come grafico anche nel mondo del fumetto.
Uno degli elementi principali del tuo lavoro su HoXPoX è stato la completa riprogettazione del logo degli X-Men. Ci racconti il processo dietro la nascita della nuova “X” e come si è arrivati a inserire e a usare il nuovo design come elemento narrativo all’interno delle due miniserie (penso per esempio alla forma del luogo dove si riunisce il Quiet Council mutante a Krakoa)?
Nello sviluppare il nuovo logo X era importante che fosse mantenuta la storia del franchise, modernizzandola. La X, in particolare la X in un cerchio, è stata un segno molto riconoscibile negli ultimi decenni di storie mutanti a fumetti. Il nuovo design prende la X e ne aggiorna la forma mantenendola riconoscibile come simbolo degli X-Men X, ma rimuovendone un po’ quel tipico aspetto da fumetto. Ora ha l’aspetto di un simbolo grafico moderno e contemporaneo. Il fatto che alla fine sia anche diventato un elemento narrativo nelle storie è soltanto un modo vantaggioso per attestare che il nuovo design è da ora in avanti parte della tradizione degli X-Men.
Qual è invece l’approccio che hai usato per la riprogettazione dei vari loghi delle nuove testate mutanti, quelle già uscite e quelle annunciate?
I loghi per le singole serie sono nati tutti dal simbolo della X. Partendo da questo, ho creato un set di caratteri tipografici completo, basato sugli elementi di design del segno X. Questo set tipografico, creato in un’impostazione standard e in una più ampia, viene quindi utilizzato per progettare tutti i loghi delle testate. Questo crea un “marchio X” che riverbera in maniera forte e unitaria in tutte le serie, rendendole immediatamente riconoscibili. L’idea è quella di costruire questo nuovo gruppo coeso di pubblicazioni in cui ogni elemento di design è correlato, in modo che i lettori possano riconoscere immediatamente un X-book.
Cosa vuol dire lavorare con un autore come Hickman che è a sua volta ideatore del design delle sue stesse opere? Come si è svolta la vostra collaborazione?
Soprattutto nelle fasi iniziali abbiamo lavorato a stretto contatto con Jonathan, condividendo idee e concetti di design. Naturalmente lui ha un piano e una direzione ben precisi per le storie e, tenendo a mente ciò, abbiamo pianificato molti elementi per le due miniserie. Il risultato finale è stato un mix di entrambe le nostre idee.
Quanto è durato in termini temporali l’intero processo che ha portato alla grafica di HoXPoX? Quali sono stati i feedback ricevuti dalla Marvel man mano che il lavoro procedeva?
Mi sono unito al progetto nel febbraio del 2019, iniziando con il design del marchio X, il logo House of X/Powers of X e le copertine. Uno dei pochi feedback iniziali che ho ricevuto è che dovevamo assicurarci che il logo fosse un’evoluzione della X classica. Inoltre, continuo a lavorare a stretto contatto con la redazione dell’X-Office della Marvel, dallo studio dei loghi alle copertine variant, dal design editoriale delle varie serie fino a quello delle raccolte in volumi.
A tal proposito, hai curato l’intero design editoriale dell’hardcover di HoXPoX, che di per se è un oggetto-libro di pregevole fattura. Come sono nate le linee guida e la scelta dei colori di quel lavoro? E che linea stai seguendo per il design degli altri volumi da libreria che raccoglieranno le nuove serie mutanti? Mi ha colpito molto, per esempio, il grigio presente sulla cover di Dawn of X vol #1: un colore siderale, che rimanda alla fantascienza.
L’unica linea guida per il volume di HoXPoX è stata quella di volere mantenere il logo tondo che avevamo usato sui singoli albi delle miniserie. Oltre a ciò non c’erano vincoli, così sono stato libero di progettare la veste del volume, usando i colori pantone sulla sovraccoperta e creando un nuovo design per i crediti, i capitoli, ecc. Gli stessi elementi sono stati applicati anche al design delle raccolte degli albi della Dawn of X: il design dei crediti e dei titoli è simile quello del volume di HoXPoX, mentre il disegno generale di questa serie di volumi si basa sulla forma del simbolo X.
Da che cosa prendi spunto per i tuoi lavori? Quali sono le tue fonti di ispirazione esterne all’ambito del fumetto e come confluiscono nel tuo lavoro di graphic design?
Gran parte dei miei incarichi di progettazione si svolge al di fuori dei fumetti. Continuo a lavorare nella pubblicità e nel design digitale, quindi cerco di portare nei fumetti quelle sensibilità del design moderno e contemporaneo.
Le tue creazioni grafiche nell’ambito del fumetto per tutte le principali case editrici statunitensi (Marvel, DC, Image, Valiant) sottendono a una tua cifra personale e identitaria. Ci sono delle linee guida comuni da cui parti sempre? Noto per esempio una tua passione per la forma geometrica di molti font, l’uso di colori primari puri, una vicinanza a un aspetto “informatico” della pagina.
Ritengo sicuramente di aver sviluppato uno stile e un approccio molto personali e identitari nel mio lavoro, specialmente nella creazione di marchi e nell’editoria. Qualcuno una volta descrisse il mio stile come “Modernismo in stile fantascientifico” e lo ritenni molto calzante. Credo nelle idee dell’International Style (in italiano conosciuto come Movimento Moderno, corrente architettonica della prima metà del ‘900 che fa capo a figure come Le Corbusier, Gropius e Mies van der Rohe, n.d.r.) e lo uso come trampolino di lancio.
Il design delle schede presenti in HoXPoX, così come la pagina dei credits rimandano per certi aspetti alla grafica di pagine informatiche d’annata, ormai rare, ma forse più chiare e immediate per la veicolazione dei contenuti. Ci racconti come sono nate e perché hai scelto quei particolari font (a proposito, che font hai usato)?
Queste pagine nascono dal lavoro a quattro mani tra Jonathan Hickman e il sottoscritto. Ho creato una serie di modelli ed elementi che Jonathan ha poi utilizzato e personalizzato adattandoli alla storia e al contenuto delle pagine. L’idea principale era che queste schede sarebbero state sempre in bianco e nero per creare un forte contrasto con le pagine colorate della storia. Per quanto riguarda i caratteri tipografici, ho scelto Helvetica Now, che è un font neutro e moderno (e come Dawn of X è una nuova versione contemporanea di un design classico) e Helvetica Monospaced per tutti gli elementi numerici.
In una società in cui l´impatto visivo è fondamentale, che si muove oramai su social prettamente visuali come Instagram o Tiktok, che ruolo ha la cura grafica di un fumetto per attrarre il pubblico e che importanza ha avuto questo nell´ideazione del design delle nuove serie degli X-Men e degli altri tuoi lavori in generale?
Penso che sia tutto incentrato sulla cura del design nella cultura nel suo insieme. Le persone che leggono fumetti sono anche su TickTock e Instagram. Giocano ai videogiochi, consumano intrattenimento e cultura da una varietà di fonti. I fumetti dovrebbero essere al centro di questi network visuali come uno dei mezzi visivi più puri nell’intrattenimento. Oggi le persone leggono anche i fumetti in digitale, spesso sugli stessi dispositivi che usano per pubblicare su Instagram. Il design dovrebbe essere sempre attuale e pertinente.
Uno dei tuoi lavori più recenti, che vedrà la luce ad aprile 2020, è la riprogettazione dello storico logo di 2000AD per il lancio di Best of 2000AD, una nuova testata che si affiancherà allo storico settimanale a fumetti britannico. So che fin da ragazzo, appassionato di fumetti, conoscevi magazine: che cosa ha significato per te questo lavoro e che cosa hai voluto trasmettere con il nuovo logo?
Purtroppo crescendo non ho avuto la possibilità di leggere molto 2000AD perché non era sempre facile da trovare in Belgio, ma sono sempre stato consapevole di cosa significhi 2000AD per la cultura del fumetto britannico ed europeo. È stato bello quindi quando si sono rivolti a me per aiutarli a lanciare il loro primo nuovo titolo da trent’anni a questa parte. 2000AD ha sempre guardato al futuro, così, quando ho disegnato il nuovo logo Best of 2000AD e curato il design della pubblicazione, ho voluto prendere tutti i migliori elementi della storia della rivista e aggiornarli come qualcosa che guarda al futuro.
Grazie infinite per la tua disponibilità e le tue risposte, Tom.
Intervista realizzata via mail nel mese di febbraio 2020
Traduzione e adattamento di David Padovani
TOM MULLER
Tom Muller è il fondatore e direttore creativo di helloMuller, un pluripremiato studio indipendente di design. Il suo lavoro si muove attraverso i campi della progettazione grafica, digitale, dello studio dei marchi e dei prodotti nei linguaggi del fumetto, del cinema, della pubblicità e del gaming, partendo dai principi modernisti rivisitati in una chiave contemporanea.