Dopo più di vent’anni di pubblicazioni ininterrotte si conclude con il #122 Rat-Man, la testata bimestrale per anni simbolo della produzione di Leo Ortolani. Siamo andati ben oltre il #100, per anni mitizzato tra il serio e il faceto come finale in virtù del suo essere numero tondo, ma il fumettista di Parma ha mantenuto la sua promessa di dare una conclusione definitiva alla saga del suo personaggio.
Lo fa con una lunga storia articolata in dieci parti, densa di elementi narrativi, emozionali e legati alla continuity del personaggio. Una magnum opera che porta a compimento la parabola della serie.
Arrendersi: mai
Uno degli elementi di maggiore successo di Rat-Man, sia come personaggio sia come serie, sta nel suo protagonista: un idiota che non si arrende mai. Con Deboroh, l’identità civile dell’eroe ideato da Ortolani, si può identificare qualunque lettore: in fondo se Rat-Man può flettere i muscoli e gettarsi nel vuoto, chiunque nel suo piccolo può provare a fare la differenza.
La serie, che ai suoi esordi era costituita da episodi autoconclusivi costruiti intorno a gag e situazioni comiche fini a se stesse, non soddisfaceva completamente l’autore, come egli stesso aveva scritto nei redazionali dei primi numeri di Rat-Man Gigante: era necessario costruire intorno alle gag una storia vera e propria, in grado di svilupparsi e reggersi in piedi nel corso degli anni.
Storie cardine di questo cambio di prospettiva sono proprio quelle che nella saga finale in dieci puntate risultano centrali nell’operazione di retro-continuity operata da Leo Ortolani: La minaccia verde e L’incredibile Ik.
La prima delle due avventure è anche una delle storie più celebri della serie grazie all’introduzione del personaggio di Thea, l’unica donna che Rat-Man abbia mai amato e chiamata Aima sin dalle prime battute della decalogia conclusiva. Alla fine di quel numero1 Thea moriva, conferendo forse il primo vero momento drammatico in una testata che almeno sulla carta si professava come comica.
L’incredibile Ik, invece, uscita sul #10 della serie autoprodotta nel 1997, risultava a una prima lettura una parodia de L’incredibile Hulk, in particolare quello interpretato in televisione dal famoso Lou Ferrigno. In realtà era da considerarsi come uno dei primi (se non il primo) esperimenti di proporre storie più complesse e articolate ai suoi lettori.
A questi elementi ripresi e riplasmati si unisce, però, anche la lotta del bene con il male, personificato dall’Ombra.
Nemico di se stesso
Nel 2001 Paul Jenkins e Jae Lee idearono una sorta di versione oscura marvelliana di Superman: Sentry. Il principale punto di riferimento della serie era, però, il Miracleman di Alan Moore: il supereroe di Jenkins, infatti, così come quello di Moore, non ha memoria del suo passato da giustiziere, che però emerge via via nel corso della miniserie d’esordio. Il problema è che con la memoria del personaggio, fa ritorno anche il suo acerrimo nemico, Void, un essere oscuro che si rivela alla fine come un aspetto della personalità del protagonista.
Allo stesso modo Il Rat-Man, l’incarnazione ipertrofica di Deboroh introdotta nel 2006 su Rat-Man Collection #45, si fonde con l’Ombra alla fine del #105: tale fusione, decisamente molto più letale e consapevole rispetto a quella tra Sentry e Void, porta l’acerrimo nemico di Rat-Man2 ad autoproclamarsi salvatore dell’umanità, mentre il suo vero obiettivo è il ritorno del buio primordiale nel cosmo.
Per certi versi Rat-Man si ritrova ingabbiato nel cliché dell’eroe che deve salvare il mondo, dimenticandosi di (o riscrivendo) parti del suo passato, come la sua storia d’amore con la dottoressa Aima, che appare fondamentale per la sconfitta dell’Ombra.
L’autore, però, fornendoci immagini da questo passato mai raccontato, sembra suggerire che anche lo stesso Rat-Man sta recuperando la consapevolezza di quanto perso: l’incrocio di questi squarci del passato con gli eventi del presente porta direttamente al capitolo finale della storia, con il vero scontro finale tra i due avversari.
Questione di Storia
Come scritto, nella decalogia conclusiva Leo Ortolani interviene con una serie di operazioni di retro-continuity che potrebbero apparire un po’ forzate per quanto non così inaspettate; per risolverne alcune viene utilizzato il suo alter ego fumettistico, introdotto nella serie come biografo ufficiale dell’eroe. Questa scelta si configura come affascinante, ma la modalità con cui viene attuata può lasciare perplessi, nonostante sia realizzata con cura certosina per far quadrare il tutto.
È ovvio che questi “rimaneggiamenti” siano frutto di riflessioni a posteriori, da quando negli ultimi anni Ortolani si è trovato nell’esigenza di riunire insieme i vari fili narrativi sparsi in una continuity a tratti frastagliata e problematica.
Tutti questi elementi trovano, però, il collante giusto nella coralità di un’avventura in cui Rat-Man, nonostante la presenza ingombrante della sua versione ipertrofica, compare molto poco: da Padre Angelini a Krik senza dimenticare Brakko, Cinzia e Janus Valker, tutti i personaggi più importanti della serie trovano spazio nelle pagine della Decalogia della fine. Il ricco patrimonio umano costruito da Ortolani in oltre vent’anni di fumetto seriale trova il suo massimo compimento in questi ultimi dieci capitoli, che esaltano e riassumono le capacità narrative e comiche dell’autore, in grado spesso di far divertire anche con battute e situazioni che risultano banali e scontate in mano ad altri autori.
D’altra parte, al di là di quanto i lettori accettino o meno di rileggere le storie originali sotto questa nuova luce, un problema che si può evidenziare in quest’ultima saga è nella comprensione globale di quanto avviene: il fumettista di Parma fa nel complesso un buon lavoro tra didascalie e dialoghi per rendere il più chiari possibili determinati passaggi, ma inevitabilmente la dilatazione di lettura data dalla bimestralità, i tanti riferimenti al passato di una serie con molte primavere sulle spalle e la retcon a cui il passato è stato sottoposto non aiutano la piena cognizione dell’intreccio, anche per via di un paio di episodi che, presi singolarmente, appaiono un po’ più deboli della media e bisognosi delle altre puntate per essere apprezzati al meglio. In tal senso, una rilettura consecutiva della decalogia permette di godere meglio del prodotto finito3.
I grandi temi
Lo scontro tra Rat-Man e l’Ombra è avvolto da una grande serietà di fondo, rappresentando una nuova visione dell’archetipica lotta tra il Bene e il Male.
La comicità tipica del fumetto non manca, e non stona quasi mai, non apparendo forzata ma pienamente “di casa” nella serie. Stempera nei momenti giusti la tensione, in modo spesso spiazzante o dissacrante, e fornisce il giusto contrappunto di leggerezza.
Questo gran finale, però, porta a compimento anche quei grandi temi che nel corso dei numeri Leo Ortolani aveva già inserito nella serie da diversi anni.
In primis emerge il già citato scontro tra Luce e Ombra. È anche il più banale e, per quanto trattato con un tocco sicuramente peculiare, non offre spunti particolari di discussione, ad eccezione della volontà di cieca distruzione dell’Ombra: in quanto male assoluto, non anela a nulla che si basi sull’esistenza di forme di vita ma punta all’annullamento di tutto e tutti. Una concezione interessante, sebbene non innovativa: laddove esista qualcosa, la speranza di un germe di bontà sussiste sempre, ma il vero incubo senza speranza è il nulla senza confini.
Altri temi portanti sono la religione, intesa come il bisogno vitale di credere, e l’amore come propulsore di immensa potenza, ancora di più se inteso tra padre e figlio.
Nel primo caso, la fede è ormai da anni un elemento presente, mai in modo invasivo, sulle pagine di Rat-Man, specialmente grazie alla figura del parroco Padre Angelini. Qui il concetto viene elevato alla massima potenza, con l’Ombra che si contrappone direttamente a Dio, lo mette in discussione e si proclama migliore di lui. Agisce in modo borioso, si mette in mostra giocando quindi la carta più infida, spesso infatti messa in mano al Diavolo: la tentazione di non credere perché non si vede l’oggetto della propria fede. L’Ombra si mostra, si cala in mezzo agli uomini e promette di usare il proprio immenso potere per salvare le persone che si rivolgono a lei, senza nascondersi dietro strane sfide e prove di forza e buona volontà.
Così l’uomo comune, che ha bisogno di credere in qualcosa, viene messo nella condizione apparente di poter scegliere tra un Dio invisibile e uno che gli si para dinnanzi, che può toccare, che gli parla direttamente e che per di più gli promette una via semplice. Al mondo, però, non c’è niente di semplice, e quando c’è nasconde sempre qualche clausola. E così anche l’Ombra, che da questo mal indirizzato bisogno di credere trae il nutrimento per crescere e dominare sul mondo.
Altro elemento essenziale è l’amore: quello tra Rat-Man e Aima è chiaramente un motore importante nell’affresco generale, ma il punto decisivo appare essere l’amore paterno. Il tema era stato sviluppato in maniera intensa e a volte drammatica, nonostante la comicità delle situazioni, attraverso il tormentato rapporto tra Janus Valker e Deboroh. Nella Decalogia della fine, però, Ortolani conclude degnamente questo percorso di approfondimento esaltando questo tema4: sarà proprio questo il nodo chiave per la sconfitta definitiva dell’Ombra.
Il segno e lo stile
Oltre alla grande cura narrativa intessuta dall’autore, risulta significativo il lavoro effettuato da quest’ultimo sul fronte artistico: il disegno, pur mantenendo la sua estetica comica di base, calca maggiormente la mano sull’influenza più importante nella carriera di Ortolani, quella di Jack Kirby. Al già potente tratto kirbyano, si aggiunge anche l’influenza, anche questa a volte emersa nel corso della serie, di Frank Miller, rintracciabile soprattutto nelle grandi tavole che raffigurano Il Rat-Man in tutta la sua maestosità, con abbondanza di neri e ombre che aumentano l’aura di pericolo e imponenza di cui è dotato il personaggio. Inoltre la sintesi grafica finale ottenuta da Ortolani mostra anche elementi in comune con Jeff Smith, l’autore di Bone, riscontrabili in particolare nei mostri che popolano le fasi conclusive della decalogia.
Non mancano varie splash pages, a sottolineare momenti particolarmente coreografici, e la potenza iconica di queste scene viene sempre resa in maniera efficace e con il giusto trasporto.
Quando Ortolani si occupa dei flashback abbraccia invece maggiormente il suo stile di base, quello più semplice, anche se arricchito di dettagli rispetto agli esordi. Il confronto si fa più vistoso e interessante quando il fumettista ripropone alcune scene tratte da La minaccia verde, una delle primissime storie del personaggio: il contrasto tra quello stile iniziale e grezzo con quello attuale confluisce in una resa grafica interessante per come marca diversamente le situazioni che vengono raccontate nei singoli frangenti.
In generale è apprezzabile la messa in scena fortemente cinematografica del disegnatore, dove momenti particolarmente action si alternano piacevolmente con situazioni più intime ed emotive non solo grazie al tratto – che pure, nel rappresentare i volti puri e aperti di alcuni personaggi femminili, gioca una parte importante – ma anche tramite diverse inquadrature e una gestione differente delle tavole.
La complessa operazione finale portata avanti da Leonardo Ortolani, per quanto sviluppatasi su toni e ritmi drammatici, recupera anche la freschezza delle origini: in questo senso la Decalogia della fine non è semplicemente la chiusura della serie, ma una vera e propria sintesi creativa del ventennale lavoro dell’autore sul suo personaggio. Ed è anche una rilettura spensierata del genere supereroistico: si potrebbe quasi affermare che la storia che serviva per uscire dalle oscure secche degli anni Novanta del XX secolo è uscita tra il 2016 e il 2017 dalla mente di un autore comico italiano.
Prima pubblicazione su Rat-Man #2 nel 1996, poi ristampata sul primo numero di Rat-Man Collection nel 1997 e infine sul #2 di Rat-Man Gigante nel 2014 ↩
Introdotto nella famosa Esalogia delle origini su Rat-Man Collection #29-34 (2002-2003) ↩
Ed evidentemente è anche con questo intento che l’editore ha deciso di pubblicare così a ridosso dell’ultimo numero l’omnibus che raccoglie tutti e 10 i capitoli della saga ↩
Considerando la caparbietà con cui l’autore ha inseguito la paternità, volontà culminata con l’adozione di due bambine, si può capire come questa materia rivesta un ruolo determinante nella sua esistenza, che traspare dall’onestà con cui viene trasposta in vignette. ↩