Gli Ultimates di Jeph Loeb: caos e dolore

Gli Ultimates di Jeph Loeb: caos e dolore

Una rilettura di "Ultimates 3" e di "Ultimatum" di Jeph Loeb a quattordici anni dalla pubblicazione italiana.

ultimates 3 copPiaccia o no, nella vita delle persone a un certo punto succede qualcosa che segna uno stacco tra un prima e un dopo, che si tratti di un evento lieto o di una tragedia. Nel 2005 la morte bussò alla porta di Jeph Loeb e prese con sé Sam, figlio diciassettenne dell’autore che da tre anni era affetto da cancro alle ossa.
Mentre pensieri e sentimenti restano all’interno dello stesso Loeb e delle persone vicine al ragazzo scomparso, i fumetti pubblicati dopo il triste evento sono noti agli appassionati. Dal 2005, anno in cui lo sceneggiatore firmò per Marvel Comics lasciando DC Comics, al 2008 uscirono la serie di Hulk in cui fu lanciato il personaggio di Red Hulk (o Rulk), la breve gestione denominata Ultimates 3, per l’Universo Ultimate, a cui seguì l’evento Ultimatum, da leggere come un tutt’uno con i capitoli che l’hanno preceduto (Ultimates 3, appunto), e Fallen Son: the death of Captain America, in cui alcuni eroi della Casa delle Idee reagiscono alla morte del capitano a stelle e strisce, affrontando le cinque fasi del dolore.

Dolore. Spesso si sente dire ai fan che la produzione di Loeb è cambiata dopo la morte del figlio, diventando disimpegnata nei temi, semplice nella costruzione delle trame e caciarona nei toni. In parte questo è vero, soprattutto se si pensa alle grandi scazzottate tra gli Hulk e i buoni e i cattivi “hulkizzati” alla bisogna, ma spostando l’attenzione sugli altri tre titoli sopra elencati è evidente come la parola d’ordine sia proprio “dolore”. Se in Fallen Son lo scrittore di Stamford sembra cercare la catarsi attraverso l’elaborazione del lutto fino all’accettazione, con Ultimates 3 e Ultimatum pare abbandonarsi allo sfogo.

Raccolta l’eredità di Mark Millar, Loeb si fa affiancare da Joe Madureira (disegni) e Christian Lichtner (colori) per rilanciare il supergruppo più potente dell’Universo Ultimate, presentando una formazione rinnovata e subito messa a dura prova. Gli Ultimates, tra nuovi “acquisti” e vecchie glorie, sono Thor e la sua amata Valchiria, Wasp (capo del gruppo), Iron Man, Occhio di Falco, il misterioso Pantera Nera e i due figli di Magneto, Scarlet e Quicksilver. Attorno a loro, ruotano anche Hank Pym, Cap e Wolverine. Mentre Steve Rogers inizialmente non è reperibile perché impegnato a costruirsi una vita al di là dello scudo, Logan gode di un’importanza sempre crescente, diventando decisivo per lo scioglimento della vicenda in Ultimatum.

L’inizio della gestione, pubblicata in Italia da Panini Comics negli spillati dal #37 al #43 della testata Ultimates tra 2008 e 2009, è scioccante: Sesso, bugie e DVD si apre con Iron Man che affoga nell’alcol la tristezza per la mancanza della Vedova Nera e la rabbia per la diffusione del loro video sexy, con l’assassinio di Wanda Maximoff e il desiderio di vendetta del suo fratello e amante Pietro, con l’overdose di Pym e un combattimento contro Venom. Un avvio a tutta velocità che è solo il preludio a uno sviluppo dell’intera storia rocambolesco e ricco di colpi di scena sempre più cervellotici. Inevitabilmente, la serie si sfilaccia presto e implode perché Loeb mette troppa carne al fuoco in poche pagine: ai fatti alla base dell’intera run si sommano i problemi che sorgono in seno agli Ultimates, tutti con i loro segreti, i loro obiettivi e i loro silenzi, gli attacchi della Confraternita dei Mutanti Malvagi e i piani di Magneto, la trasferta nella Terra Selvaggia di Ka-Zar e Shanna, la rivolta di Ultron a capo di una squadra di androidi travestiti da supereroi, il ritorno di Nick Fury e una grande macchinazione del Dottor Destino. Davvero troppo per una miniserie di cinque episodi che hanno l’obiettivo di portare a un mega-evento editoriale con l’ambizione di traghettare l’Universo Ultimate nella “seconda era” attraverso un repulisti generale.

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In mezzo a questo caos c’è lo spazio per le parole di due personaggi segnati dal dolore e dalla perdita, in due momenti diversi della loro vita. Uno è Clint Barton, Occhio di Falco, da poco tragicamente colpito dal decesso della moglie e dei figli; l’altro è Wolverine che, in un flashback, ricorda il suo girovagare al termine della Guerra del Golfo. Entrambi, Logan prima e Clint poi, desiderano morire, liberarsi della sofferenza, mettere la parola “fine” a un’esistenza divenuta insostenibile dopo la scomparsa delle persone amate. Se l’artigliato nel presente narrativo sembra in qualche modo pacificato e nel racconto non accenna più alla speranza di abbandonarsi presto al sonno eterno, al contrario il cecchino fa di tutto per mettersi in pericolo, alla ricerca della morte in battaglia. Il fatto che l’eroe nella sua declinazione Ultimate sia cinico, spietato, costantemente sopra le righe e ancora più sbruffone della controparte classica non depotenzia né ridicolizza la sua insistenza sulla necessità di una via di fuga definitiva.
Paradossalmente, al termine di due archi narrativi in cui non mancano le vittime, soprattutto in Ultimatum, in cui si registra il trapasso di ben trentaquattro personaggi, tra buoni e cattivi, Barton è ancora vivo e vegeto: la sua abilità in combattimento e il suo senso del dovere lo preservano e gli impediscono di arrendersi.

Come detto, la violenza non manca, ma bisogna distinguere tra i due momenti della gestione-Loeb. Mentre Madureira con il suo tratto glamour e sinuoso in qualche modo la contiene, David Finch, l’artista di Ultimatum, la fa esplodere senza mezzi termini in una deriva grottesca. Prima Mad disegna movimenti guizzanti e primi piani granitici in pagine patinate accese dai colori di Lichtner; in seguito Finch, con le chine di Danny Miki e il supporto di vari coloristi, indugia sugli sbudellamenti, sulle decapitazioni, sulla trasformazione dei corpi in mucchietti di ossa e poltiglia senza vita.

ultimates 3 intL’approccio dei due disegnatori alla spettacolarizzazione di un racconto già di per sé roboante ed esagerato è diverso. In Ultimates 3 si trovano volti scolpiti e spesso ritratti di tre quarti, capaci di trasmettere il pathos e la serietà del momento, ma anche di accentuare il controcanto ironico che Loeb inserisce sotto forma di battute sarcastiche e tic degli eroi; tavole piene di figure in azione o fotografate in pose iconiche; infine, linee e scelte estetiche che guardano al Giappone. In Ultimatum, invece, è chiaro che il paradigma sia quello modellato dagli anni Novanta che da sempre caratterizza la carriera di Finch, con uomini grandi e grossi, dai muscoli scolpiti, e donne che sono vere e proprie pin-up pronte più per il set fotografico che per la pugna. Pur con qualche criticità, dalla stereotipia appena accennata alla tendenza a tirare via alcune espressioni facciali, l’evento che sancisce la fine della “prima era” Ultimate è un bel vedere fatto di tante botte ben coreografate, paesaggi sterminati popolati di supereroi potenti e inarrestabili per la gabbia delle pagine.
A quattordici anni di distanza dalla prima (e al momento unica) pubblicazione italiana di queste storie, del lavoro del disegnatore scuola Top Cow colpisce soprattutto la libertà con la quale poté visualizzare la violenza: oggi è molto difficile trovare nei comics delle due major statunitensi scene cruente come quelle presenti in Ultimatum. Loeb diede in mano al collega una sceneggiatura nella quale, forse, sfogò parte della propria rabbia e del proprio dolore, prima di rilanciare i New Ultimates in una miniserie dal titolo eloquente: Thor Reborn.

Abbiamo parlato di:
Ultimates #37-43
Jeph Loeb, Joe Madureira, David Finch
Traduzione di Pier Paolo Ronchetti
Panini Comics, 2008-2009
48 pagine cad. (#37-40), spillato, colori – 2,80 € cad.
56 pagine cad. (#41-43), spillato, colori – 3,00 € cad.
ISBN: 97717207900080037

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