Leo Ortolani nasce a Pisa nel 1967.
Dopo gli studi da geologo, nel 1987 Ortolani inizia a realizzare le sue prime storie a fumetti, con protagonista un improbabile supereroe dalle orecchie da topo: Rat-Man, pubblicate da Comic Art e dalla fanzine Made in USA.
Parallelamente realizza quattro storie “apocrife” con i Fantastici Quattro della Marvel, le strisce comiche L'ultima burba – ispirate dal suo anno di leva militare – e la serie Venerdì 12.
Nel marzo del 1997 inizia la collaborazione con Panini Comics (allora ancora Marvel Italia), con un trimestrale dedicato a Rat-Man – la cosiddetta Collection – che nei primi numeri ristampa le prime storie, già comparse tra autoproduzione e precedenti pubblicazioni, per poi proseguire con materiale inedito, diventare bimestrale e proseguire la sua corsa fino a oggi.
Negli anni l'autore si è affermato come uno dei fumettisti più importanti della scena nostrana e Rat-Man è diventato un personaggio fondamentale nel panorama della Nona arte italiana, anche grazie a numerose parodie “fuoriserie” che sono nate parallelamente alla serie regolare.
L'autore ha collaborato in due occasioni (Speciale scienza e Speciale Internet) anche con la rivista Comics and Science, promossa dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Nel 2016 inizia la sua collaborazione con Bao Publishing, che pubblica Il buio in sala, volume che ripropone le tavole a fumetti che l'autore ha realizzato per il proprio blog, dedicate a recensioni molto personali di film. Nel 2017 l'editore milanese ha proposto una nuova edizione di un'altra vecchia serie di Ortolani, Le Meraviglie della Natura e Le Meraviglie della Tecnica.
Il prossimo novembre è prevista l'uscita di un volume Panini Comics in cui Rat-Man incontrerà l'astronauta Paolo Nespoli, realizzato in collaborazione con le agenzie spaziali italiana e europea.
Abbiamo intervistato Leo Ortolani in occasione della fine di Rat-Man, per fare il punto della situazione.
Ciao Leo, e grazie per la disponibilità accordataci con quest'intervista.
Rat-Man è finito, con una lunghissima storia conclusiva: com'è stata la realizzazione di una saga così lunga e complessa, a livello emotivo?
A volte si pensa che scrivere una puntata finale comporti una serie di emozioni che si agitano nel cuoricino dell'autore. Ma scrivere questa complessa decalogia non mi ha per niente emozionato.
Scherzo. Ci sono stati momenti in cui mi sono commosso, ma mica per la storia, per il fatto che fosse l'ultima volta con i personaggi. Poi, man mano che la storia procedeva e si infittivano i problemi di una sceneggiatura così importante, la commozione ha lasciato posto alla disperazione, proprio. Ma mica quella disperazione di chi non sa come fare a scrivere, bensì quella disperazione di chi, avendo sott'occhio le dieci storie, si è chiesto, fino alla fine, come avrebbe fatto a scriverle tutte senza “svaccare”, senza dover dire, a un certo punto, “sono undici puntate!” ed è successo anche questo, solo che l'ho tenuto per me, ci ho lavorato di fino e ho allontanato la possibilità agghiacciante di fare finire Rat-Man con il numero 123. Il risultato, in un certo senso, si vede. Le ultime puntate sono lunghissime, l'ultima è addirittura un numero doppio. Doppio, ma non divisibile per due, che come sceneggiatore è un buon risultato. Come disegnatore no, perché poi ho dovuto disegnarle tutte io, quelle 114 tavole. Ma, insomma, è finita. Adesso mi aspetta l'oblio.
Come hai scelto la direzione da prendere dovendo portare a termine vent'anni e più di trame e personaggi?
Non è stato difficile. Sapevo già da anni che direzione avrei preso: subito dopo la rotonda, dopo il caseificio, sempre dritto. E siccome sapevo già da anni le cose che vi state leggendo e vi siete lette, era solo una questione di come raccontarle. Ma la direzione, quella era già stata presa da almeno sette anni. Direi fin dal numero 76, Tu non voltarti mai.
Ecco, questo era un po' il senso del viaggio che mi aspettava.
In molti hanno avuto fretta di arrivare, alcuni sono scesi prima, sbuffando. Io sono fiero dei miei passeggeri che hanno resistito e sono arrivati a un finale che spero sia di loro pieno gradimento.
Nel corso della decalogia ci sono state evoluzioni di trama che assomigliano a delle retcon, o che comunque mostrano fatti del passato in un'ottica diversa: erano situazioni già pensate da tempo o sono maturate pensando a questa ultima saga?
In parte già pensate, come il ruolo di questa donna misteriosa che si scopre essere stata clonata già nel numero 13 di Rat-Man! Le evoluzioni da retcon sono piccole mosse ardite da sceneggiatore per fare quadrare tutto e devo dire che tutto quadra a perfezione, ma sono cose che ho pensato quando il problema di scrivere queste storie è diventato la mia quotidianità.
Lo spirito di questa lunga saga finale pare debitore, in alcuni passaggi, di una sorta di “percorso messianico”, affine alla tematica cristiana, peraltro non certo inedita in altre storie del passato. Cosa puoi dirci al riguardo?
Forse, chissà. Io ci ho visto solo un grande scontro tra Bene e Male, un classicone, ma a modo mio. Poi, durante tutta la scrittura, mi sono tenuto a fianco la Bibbia, per poter valutare certi passaggi, per capovolgere dei significati di salvezza in significati di perdizione. Una confusione che sorge, arrogante, dal caos degli ultimi decenni.
Quali sono state per te le storie che più di tutte hanno rappresentato un cambiamento nella serie o nel tuo modo di vedere il protagonista?
Non ne ho idea. Per me, Rat-Man, nel bene o nel male, rappresenta una serie solidissima dal punto di vista della coerenza dei personaggi, e i cambiamenti, quando sono arrivati – mediati da quelli che gioco forza sono avvenuti nella mia vita – sono entrati gradualmente, quasi scivolando tra le vignette. Ché alla fine, Rat-Man e io, pur essendo in là con gli anni, facciamo ancora cose che fanno i ragazzini di 12 anni, tipo vedere se riusciamo a risalire, correndo, una briglia fluviale ripidissima. Io ce l'ho fatta, lui no.
Il fatidico n. 100 della testata cosa ha rappresentato, per te e per il personaggio?
Una festa. Un traguardo buttato lì per gioco, quando era uscito il settimo numero dell'autoproduzione, quando dissi “Mi piacerebbe arrivare almeno al numero 100 e poi chiuderei la serie”. Al 100 ci sono arrivato in un momento, e c'era ancora tanta storia da raccontare, prima di chiudere tutto, così mi sono serviti altri 22 numeri per farlo. Ma intanto, con il 100, abbiamo festeggiato un traguardo che non si raggiunge tutti i giorni, con una rivista a fumetti. Abbiamo fatto a Parma una festona, grazie a un'idea di Marcello Cavalli, e all'impegno di Panini Comics e del Comune di Parma, tanto che mi sentivo anche un po' gasatissimo. Poi, mi ricordo perfettamente, sono tornato a casa, che ero tutto elegante e tronfio, arrivo davanti al cancello del condominio e c'era da riportare in casa il bidone della plastica. E nel momento in cui l'ho raccolto, TRAK, sono tornato sui binari di tutti i giorni, alla normalità. È sparita la vanagloria, ed è stato anche un bene, perché poi c'erano ancora 22 numeri da scrivere e uno che si vanta poi non li scrive mica bene.
Ogni tanto ripenso a quella festa con un po' di paura, perché ci ho speso un sacco di energie, pur non facendo altro che essere il festeggiato. Da allora un po' le rifuggo.
C'è più Ortolani in Rat-Man o più Rat-Man in Ortolani?
C'è più latte e meno cacao. Il che rende Rat-Man una merenda per tutti, gustosa e nutriente. Ma in realtà, sì, tra gli allergeni c'è la scritta “può contenere tracce di Ortolani in guscio”.
In vent'anni la tua vita è cambiata molto, il successo editoriale certamente ma anche il matrimonio, la famiglia, l'adozione delle vostre bambine: Rat-Man ha accompagnato questi cambiamenti o è stato più una sorta di punto fermo mentre Ortolani come persona cresceva e maturava?
Come per chiunque, vent'anni di vita significano cose meravigliose e terrificanti abissi, da attraversare e da restare vivi. Come giustamente mi ha detto Carlo Chendi, l'altra sera, mentre eravamo a cena da U Giancu (noto ristorante di Rapallo, amico del fumetto): “Ci sono momenti della vita in cui il fumetto è l'unica cosa che ti può salvare. Scrivi perché lì ritrovi la tua dimensione, la tua serenità.” E mentre Ortolani maturava a mazzate nei denti e a calci in culo, Rat-Man ho cercato di tenerlo al riparo, di proteggerlo, come un figlio. Con lui mi è riuscito, perché mi ascolta e fa quello che gli dico di fare. Ma, nella vita vera, i figli non faranno mai quello che vogliono i genitori. Questo, da genitore, mi fa uscire di testa. Da figlio, è stato il modo per avere un mio futuro.
Ti mancherà Rat-Man? Mancherà in famiglia?
Rat-Man non mi mancherà, perché sarà sempre coinvolto in qualche progetto. A Lucca Comics 2017 uscirà il volume C'è spazio per tutti, realizzato con il patrocinio dell'Agenzia Spaziale Italiana, una mega storia di circa 250 tavole in cui vi racconto l'esplorazione spaziale dagli albori fino a oggi e vi porto, con Rat-Man, sulla Stazione Spaziale Internazionale a dare dei problemi al nostro astronauta, il grande Paolo Nespoli, che ha prestato le sue sembianze nella realizzazione di questa storia, perché è un uomo coraggioso.
In famiglia, credo che rientrare in possesso di questo omino pallido e ingrigito, dopo vent'anni di scadenze e di serie da seguire sempre, no matter what, domeniche e Natali compresi, sarà fonte di gioia.
Hai mai sentito il rischio di restare intrappolato dal personaggio? O, viceversa, ti è mai balenata l'idea di proseguirlo a oltranza?
Mai. In entrambi i casi.
Periodicamente Rat-Man è stato protagonista di parodie di libri, film e altri fumetti, meccanismo particolarmente tipico della comicità: nel tuo caso questa pratica rispondeva anche ad altre esigenze?
All'esigenza di seguire quello che mi piace. Ho sempre fatto parodie, fin da quando ho iniziato a disegnare fumetti, e credo che non smetterò mai. Le parodie sono sempre fonte di grande divertimento personale e, una volta stampate, per il pubblico. Al momento non ho in mente niente di nuovo, anche i film di Star Wars devono dimostrarmi di essere degni di essere parodiati in Star Rats.
A saga finita, puoi inquadrare meglio il tuo ruolo di “personaggio” all'interno di alcune storie della serie? Perché hai sentito la necessità in certe occasioni di essere più presente dentro al fumetto?
Oh, pura vanità. Poi, ho unito la vanità all'utilità. Ma più che me, mi piaceva disegnare Andrea Plazzi. Lui, sì, è un personaggio vero.
Come cambierà la tua vita, senza una scadenza fissa di consegna ogni due mesi?
(Ride, poi piange, poi ride ancora, poi alza le manine al cielo e urla “FREEEEDOOOOOMMM!”)
Puoi anticiparci qualcosa del primo “Rat-Man after Rat-Man”, vale a dire il volume sulla missione spaziale con Paolo Nespoli in uscita alla prossima Lucca Comics di cui parlavi poco fa?
Come accennavo prima, si tratta di un volume a fumetti richiesto da ASI ed ESA, le due agenzie spaziali, quella italiana e quella europea, per accompagnare l'impresa di Paolo Nespoli, terza volta sulla Stazione Spaziale Internazionale. Mi chiedevano di fare una storia che parlasse un po' di questa Stazione, che spiegasse cos'è, perché la gente ci va, cosa fanno, per mesi, lassù. Io ci ho messo queste cose ma ci ho messo pure una storia, che spero sia bella, che spero piaccia. E poi ci ho aggiunto tutta una serie di micro-documentari sull'esplorazione spaziale, perché era bello capire come la Stazione Spaziale fosse il risultato di tutto quanto c'è stato prima, ed è solo un gradino di quella scala che l'umanità è destinata a salire, per sua natura, fino ad arrivare là, dove nessuno è mai giunto prima.
Il tuo futuro autoriale continuerà a oscillare tra Panini e BAO Publishing, o hai in progetto esperienze ancora diverse?
Sono una donnaccia. Spero di avere tante altre esperienze, così poi le racconto in un libro piccantissimo sull'editoria italiana del fumetto. E per iniziare, sto flirtando con la Bonelli, per una parodia di Dylan Dog, dove vedremo Aldo e Giuda nei panni dei personaggi principali.
Oh, scusate, ecco un altro editore che è passato a prendermi per portarmi alla sua casa editrice con la jacuzzi: “Un momento che mi trucco e scendo!”
Per vent'anni è uscito Rat-Man, adesso esco io.
Ringraziamo ancora Leo Ortolani per averci concesso quest'intervista.
Intervista condotta via mail nel mese di agosto 2017