Postfazione dal volume Rat-Man – La fine!, che raccoglie in un’unica soluzione la saga conclusiva in dieci parti della serie.
Questo volume è un unicum del fumetto italiano.
Nulla di nuovo, parlando di Leo Ortolani. A partire dagli esordi e dal suo più grande successo, che è stato un caso: Leo aveva altre idee per altri personaggi, ma è piaciuto Rat-Man.
Quasi un incidente di percorso.
E poteva anche bastare.
Invece no.
Perché poi Rat-Man ha cominciato a uscire. All’inizio lo faceva per i fatti suoi: era il 1995 e allora si chiamavano “autoproduzioni”. In pratica, i giovani autori erano gli editori di se stessi. Era molto faticoso e un sacco di cose spesso andavano storte (se gli autori vogliono fare gli autori e non gli editori, un motivo c’è) ma permettevano agli esordienti di farsi conoscere. Non funzionava sempre ma con Leo andò alla grande: non solo la serie autoprodotta gli esplose in mano (e una così a Cinzia non la serve neanche Federer) ma un grande editore lo notò e cominciò a pubblicarlo in edicola. Era il marzo 1997.
E poteva anche bastare.
Invece no.
Leo fa tutto da solo: storia, disegni, lettering (le parole dentro le nuvolette e le didascalie). Persino le fotocopie da mandare all’editore. Normalmente, questa è una buona ricetta per la distruzione. Dopo non molto, un autore perde colpi, comincia ad accumulare ritardi, a non rispettare le scadenze e rapidamente questo si riflette sulle vendite: a voi piace andare in edicola e non sapere se troverete o no quello che – calendario alla mano – dovreste trovarci? No? Avete ragione, non piace a nessuno, e infatti le pubblicazioni che non escono puntualmente perdono rapidamente i loro lettori.
Leo invece no. Non perde un colpo e neanche un lettore. Anzi, di lettori ne guadagna. Storia dopo storia. Numero dopo numero. Anno dopo anno. Decennio dopo decennio. Influenza dopo influenza. Serie animata dopo serie animata. Adozione dopo adozione. Nascite dopo morti, resurrezioni dopo ascese al cielo. Niente ferma la sua furia fumettistica. Il morbo impazza e una pandemia inarrestabile mette a letto metà dei fumettisti italiani? È un problema suo (della pandemia), Leo non ha tempo per queste cose. Deve fare i fumetti.
Una cosa così non si è mai vista. Nel senso che proprio non è mai successa nella storia del fumetto italiano.
E poteva anche bastare.
Invece no.
In Italia la regola è sempre stata questa: finché un personaggio piace, continua a uscire.
Che siano 5-10-20 anni (o anche molti di più) o 6 mesi (o anche molti di meno). Si smette di pubblicarlo solo se non piace abbastanza, altrimenti continua a uscire. E infatti in Italia ci sono dei veri e propri casi storici, unici al mondo: fumetti che proseguono imperterriti a uscire da 50-60 e anche 70 anni. Dei veri monumenti nazionali. Com’è possibile? Succede che sono gli autori a scrivere le storie. Poi dicono ai personaggi: “Okay, questa è la tua nuova storia, adesso interpretala.”
Leo, invece, a un certo punto si accorge che tra lui e Rat-Man le cose vanno in un altro modo: è il personaggio a scrivere la storia e, cortesemente, quando gli va, senza che sia mai troppo facile, tra un lazzo e un peto, la comunica al suo autore, in modo che questi la annunci al mondo. Il personaggio può anche decidere che la sua non è una storia infinita. Che dopo essere partita da un certo punto, sta andando da qualche parte e un giorno arriverà. E quando sarà arrivata sarà anche finita.
È così che è andata con Rat-Man. Un bel giorno ha comunicato a Leo che la storia sarebbe finita.
Come? Ecco, questa è una bella domanda.
La risposta è questo bel librone che avete appena letto.
Ed è la prima volta che il finale di una storia esce in contemporanea con l’edizione Omnibus, che di solito viene riservata alla consacrazione e alla definitiva ascensione di una serie, di una testata, di un autore al Pantheon del Fumetto. Questo volume è tutte queste cose insieme.
Più unicum di così.
È così che finisce Rat-Man.
Mai sentita una cosa del genere. Altrimenti, che unicum sarebbe?
Rat-saluti finali a tutti (fletto i muscoli e sono nel vuoto).
P.S. romantico: a un certo punto in casa Ortolani ha fatto la sua comparsa un piccolo scanner da tavolo. Così, per bellezza. Perché Leo ha continuato ad andare in copisteria per fare – lui medesimo – le fotocopie delle pagine da inviare all’editore.
Si ringrazia Panini Comics per la gentile concessione a pubblicare questa postfazione.