Il fumetto comico secondo Rat-Man

Il fumetto comico secondo Rat-Man

Nell'ambito dello speciale dedicato a Rat-Man, analizziamo le peculiare comicità che Leo Ortolani ha sviluppato con il personaggio e sulla serie.

Rat-Man è essenzialmente un fumetto comico.
Certo, con gli anni è diventato molto di più, tanto da rendere questa affermazione una reductio impropria per descrivere il lavoro portato avanti da Leo Ortolani sul suo personaggio.
Ma rimane un concetto reale e sintomatico: la cifra stilistica primigenia di Rat-Man è la comicità e anche quando, con il procedere della serie, le trame si sono fatte maggiormente articolate e complesse, il nocciolo di tutto rimaneva quello: come poteva essere altrimenti, con un protagonista del genere?

La figura chiave del protagonista

Già graficamente, Rat-Man si configura come una figura da commedia: basso, magrolino, con un muso da scimmia e una maschera dotata di grandi orecchie da topo, che richiamano immediatamente quelle di Mickey Mouse. Non si può fare a meno di sorridere o di ridere, vedendolo, ma è quando inizia a muoversi e a parlare che la situazione diventa ancora più chiara.
Il personaggio infatti si dà un tono, creando immediatamente una frizione voluta con il proprio aspetto fisico: si professa supereroe, ma non ha il fisico dei suoi più nobili “colleghi”. E infatti, nel giro di poche vignette, ecco che il personaggio si trova in qualche situazione buffa, vittima della sua stessa dabbenaggine, magari riuscendo addirittura a vincere lo scontro in cui si è lanciato, ma attraverso modi e situazioni poco affini al classico eroismo da comics.
Non è un caso che, come noto, la prima storia realizzata da Leo Ortolani fosse una parodia del film Batman di Tim Burton e che, come tutte le parodie, affondasse le mani negli stilemi dell’opera originaria e li stravolgesse sotto la lente deformante dell’ironia.

Rat-Man assurge quindi al ruolo di personaggio simpatico perché inadatto al ruolo, un Paperino post-moderno se vogliamo. Ma la risata non scaturisce solo da questo perché Ortolani, fin dai primi momenti, fornisce per un personaggio apparentemente semplice diverse chiavi di lettura. Rat-Man sa essere particolarmente cinico, egoista e vagamente maschilista, sfondando la parete del politicamente corretto e avendo il coraggio di incarnare caratteristiche umane solitamente esecrabili, ma messe in scena in modo tale da risultare efficaci e divertenti.
Non mancano infatti battute volutamente sgradevoli, per esempio su tragedie come il crollo delle Torri Gemelle, o di stampo razzista, ma il trucco sta nell’ingenuità di fondo del personaggio, una semplicità fanciullesca che da un lato lo accosta alla purezza ma dall’altro lo porta anche ad assumere atteggiamenti ben poco condivisibili. Ma senza dolo.

I comprimari

Non è Rat-Man l’unico catalizzatore di divertimento: anche il cast che gli gravita intorno permette infatti a Ortolani di sbizzarrirsi nel creare siparietti comici o paradossali, tormentoni e gag.

In particolar modo Cinzia, il transessuale platinato innamorato del protagonista, negli anni si è ritagliata un posto speciale nella serie, e le battute sulla lunghezza del suo “attrezzo” costituiscono uno dei leitmotiv di Rat-Man dagli esordi a oggi. Una figura anche tragica, a suo modo, ma che ha sempre mantenuto intatta la sua funzione iniziale, quella di far ridere attraverso il sesso (altro argomento attorno al quale le battute si sono sempre sprecate, nel lavoro dell’autore).

Il capitano Brakko e il tenente Jordan rappresentano invece la “quota ignorante”: non solo il protagonista si distingue per particolare assenza di acume, ma si confronta anche con due personaggi che in alcuni casi addirittura lo battono in quel campo, generando così dialoghi surreali e funzionali alla risata.

Linguaggio e tecniche umoristiche

Un altro elemento importante per la “poetica comica” di Leo Ortolani è l’uso della lingua, che rende Rat-Man uno dei fumetti italiani più difficilmente traducibili all’estero in modo funzionale.
Il fumettista di Parma ricorre spesso a giochi di parole, doppi sensi e equivoci lessicali che giocano con il lettore, mettendo alla prova le sue conoscenze e le sue aspettative. Sono stratagemmi linguistici che derivano da un linguaggio volutamente “basso” e colloquiale, fatto di parole tronche e di neologismi che rendono i balloon sempre vivi e frizzanti.
Non manca però anche un linguaggio più alto, una sorta di prosa epica che a sua volta finisce per diventare essa stessa pretesto umoristico. Di questo tipo sono spesso le frasi presenti sopra il titolo delle storie, a mo’ di introduzione: un esempio su tutti è

Osservate l’orrendo baratro su cui è affacciato l’universo!… senza spingere…

Tra le tecniche umoristiche messe in campo dall’autore, inoltre, sono da evidenziare la gestione dei tempi comici e la costruzione visiva della battuta, che spesso si fondono insieme.
Spesso infatti l’ironia delle situazioni rappresentate si carica grazie alla ripetizione strategica di una scena in più vignette consecutive, con minime variazioni negli sguardi dei personaggi coinvolti o sullo sfondo. In questo modo viene dilatato il tempo narrativo, permettendo così un effetto comico maggiore quando la gag arriva a compimento.
Infine si può ravvisare anche una sorta di simmetria della risata: una battuta presente nelle prime tavole, apparentemente fine a se stessa, può tornare a sorpresa nell’ultima pagina, assumendo magari un nuovo significato ma comunque rafforzando la soluzione comica iniziale.

Le parodie

La comicità di Leo Ortolani si è sempre manifestata con particolare efficacia nelle sue parodie, in cui i personaggi della serie recitano all’interno di versioni alternative di celebri libri, serie TV, film o altri fumetti.
Libero dai vincoli della continuity della serie, è in queste occasioni che l’autore va ancora più a briglie sciolte del solito, sfruttando appieno quella fantasia mai doma che gli permette di inventare gag in tempo reale mentre guarda o legge qualcosa che potrebbe essere interessante parodiare.
Seguendo la lezione dei grandi fumettisti disneyani, che fin dal 1949 attingono alla narrativa mondiale facendo reinterpretare in chiave umoristica a Topolino e Paperino ruoli classici della letteratura e del grande schermo, Ortolani cala Rat-Man, Cinzia, Brakko e gli altri personaggi del cast nei panni di Luke Skywalker, Frodo Baggins, Serse e Leonida, Harry Potter e Diabolik.

Partendo da opere che ama e ben conosce, l’autore riesce a cogliere gli interstizi nei quali potersi muovere per offrire un nuovo punto di vista su quelle trame così note. Una visione crassa e sovversiva per via del potere della risata, che denota la capacità di guardare la parte ridicola che si cela dietro ogni cosa. L’utilizzo di Rat-Man e dei suoi comprimari, e lo sfruttamento delle loro caratteristiche cucite sopra a quelle dei protagonisti delle storie parodiate, completano il quadro e diventano un robusto trait d’union tra originale e parodia.

Rat-Man ha portato una rivoluzione nel campo del fumetto comico italiano: laddove, con alcune significative eccezioni quali Lupo Alberto, le Sturmtruppen ecc, erano presenti perlopiù prodotti per bambini e ragazzini che potevano afferire a questo ramo della nona arte (Topolino e tutta la produzione disneyana, e fino a poco tempo prima gli albi editi dalla casa editrice Bianconi), la creatura di Leo Ortolani esplose, imponendosi con un approccio inedito anche nei fumetti comici a lui più affini, e creò proseliti nel modo di far ridere, nel tipo di umorismo utilizzato, nella sua collocazione dentro le vignette. Se oggi fumetti di questo tipo non mancano (grazie alle produzioni Shockdom ma anche a una diversificazione nella proposta di altre case editrici), così non era tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: Ortolani ha aperto una strada, ancora oggi foriera di epigoni interessanti.

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