Concludiamo la nostra serie di interviste ad alcuni tra i disegnatori principali di Dylan Dog confrontandoci con Carlo Ambrosini e Luigi Piccatto, autori negli anni di tanti episodi che hanno segnato la storia dell’Indagatore dell’incubo e tuttora al lavoro sulla serie.
Carlo Ambrosini

Se dovessi caratterizzare Dylan Dog in un solo dettaglio, da un solo particolare, quale sarebbe per te?
Un dettaglio psicologico: sa stare nella precarietà e dentro il paradosso.
Quanto c’è dell’originale ispirazione da Rupert Everett nella tua interpretazione?
Il Rupert di Dellamorte Dellamore è molto vicino al mio modo d’immaginarlo.

Quando lo disegno penso a lui come a un nichilista romantico. Sembra contraddittorio, ma lui può permettersi di essere contraddittorio.
Quale è l’episodio al quale sei più affezionato e perché?
Morgana. È l’episodio in cui Tiziano riflette sulla struttura del linguaggio (dei fumetti, in questo caso) in relazione ai sistemi della percezione.
Qual è il disegnatore che secondo te fornisce la migliore interpretazione grafica di Dylan Dog?
Senz’altro Stano. La cifra grafica di Stano a mio avviso è la più aderente al carattere del personaggio.
In quali aspetti ritieni che l’esperienza su Dylan Dog ti sia stata utile nei tuoi lavori successivi?
Dylan, il Dylan di Tiziano nei suoi momenti più rappresentativi, mi ha offerto ed offre a chi avverta con lui delle affinità orizzonti intriganti e inesplorati.
Luigi Piccatto

Se dovessi caratterizzare Dylan Dog in un solo dettaglio, da un solo particolare, quale sarebbe per te?
La postura del collo e della nuca secondo me sono determinanti per dare a Dylan quell’indispensabile aria british.
Quanto c’è dell’originale ispirazione da Rupert Everett nella tua interpretazione?
Dell’originale modello Rupert Everett è rimasto ben poco. La mia personale interpretazione unita a quel che mi piaceva dei miei colleghi ne ha dato un profilo originale in continua evoluzione.
Se dovessi definire il tuo Dylan Dog, come lo faresti, cosa nel tuo modo di disegnarlo cerchi di fare emergere?
Il mio Dylan si modella attraverso la scelta delle inquadrature, la sua personalità deve adeguarsi alla storia da raccontare, non stridere con quel che si scrive nel balloon.

Cagliostro, e poi Golconda. Sono stato fortunato ad avere tra le mani due sceneggiature così, surreali, horror, metafisiche, piene di citazioni e livelli narrativi… Per un disegnatore, per me, il massimo!
Negli ultimi anni ti sei affiancato ad altri autori del tuo studio per la realizzazione delle tavole di Dylan Dog. Come avviene la vostra collaborazione e come vi suddividete il lavoro?
Da qualche anno ho scoperto che lavorare con chi divide la tua stessa passione è più divertente. Il nostro è co-working (credo si dica così): quando la storia richiede tempi stretti divido il lavoro in modo che a me spetti la regia dell’albo, con gli storyboard e il ripasso a china del personaggio e degli interpreti principali. Chi mi aiuta si occupa talvolta anche delle matite, ma più sovente del dettaglio della scenografia e dei neri. La revisione finale e gli ultimi ritocchi tornano a me… Detto così può sembrare complesso ma per noi funziona.
Qual è il disegnatore che secondo te fornisce la migliore interpretazione grafica di Dylan Dog?
Tutti autori bravissimi quelli che mettono alla prova con Dylan. Parliamo degli storici: preferisco, ma non so in che ordine, Stano e Mari.
Interviste realizzate via mail nel mese di settembre 2016.
