In quest’ultima parte di quella che abbiamo definito una riflessione collettiva ci soffermiamo sui luoghi in cui si parla di fumetto e su chi ne parla, per poi lanciarci sullo scivolosissimo e al contempo intrigante sentiero per il futuro parlando di cosa ci aspettiamo dal futuro del fumetto in Italia, sperando di lanciare spunti per allargare questa riflessione a quante più persone possibile
Fiere e Festival, dove il fumetto si fa incontro
Fiere e festival di fumetto sono ancora oggi uno dei momenti più importanti per lettori e lettrici, autori e autrici, lavoratori e lavoratrici del settore dove potersi incontrare, conoscersi, scambiarsi esperienze; inoltre sono occasioni nelle quali gli editori, in particolar modo quelli più piccoli e in maniera quasi esclusiva le autoproduzioni, fanno ancora oggi il maggior numero di vendite (un dato fondamentale purtroppo non contemplato nelle ricerche annuali di AIE e altre associazioni). Pur nelle loro differenze e nelle loro criticità, fiere e festival rappresentano quindi un luogo fondamentale per il fumetto, in particolare nel post pandemia ma in generale per creare momenti di incontro che in genere mancano. Proprio sulle opportunità e i limiti dei festival italiani ci siamo confrontati, trovando punti di vista diversi.
Virginia Tonfoni apre chiarendo le differenze tra le ormai molte manifestazioni che ci sono nel nostro paese: “A parte una timida ma costante tendenza a introdurre ospiti legati al mondo del fumetto in festival letterari, cinematografici e musicali, mi sembra opportuno, restringendo il campo al nostro ambito, distinguere tra fiere e festival. Nei primi, come è normale, si esalta e si spinge l’aspetto del mercato mainstream, mentre nei secondi, liberi da cosplayers, videogames e serie tv, si condivide una riflessione sul linguaggio, sulle sue nuove forme, sulle espressioni autoriali talvolta esplorando la scena internazionale (penso al TCBF, al vecchio BilBOlBul e in modo più estremo al nuovo Ad occhi aperti di Bologna, all’ARF! di Roma). Ci sono ovviamente contesti, come quello di Lucca Comics&Games e del Napoli Comicon, in cui le due tendenze confluiscono e forse non è un caso: il fumetto, che sempre più volentieri dialoga con altri linguaggi come pittura e fotografia, anche se rivendica il suo status di arte, è comunque indissolubilmente legato all’entertainment. Rispetto al passato ci sono differenze probabilmente frutto di una rinnovata attenzione a questa dicotomia ed è curioso come nonostante la crescente porosità del linguaggio, la legittimazione che arriva dal mercato e la lampante qualità tecnica e artistica di molti lavori che si pubblicano, talvolta chi si occupa di fumetti, anche in campo di ricerca accademica, debba giustificare la propria attività. Nonostante tutto quello che abbiamo detto, spesso la percezione del fumetto per i non lettori è ancora, ahimè, infima. Ben vengano le fiere e i festival come spazi di incontro, scambio ed esplorazione, come porte che consentono di entrare e conoscere il fumetto, come finestre sul mondo esterno e sulle sue aspettative e necessità per chi in quella casa ci è cresciuto e ci vive ancora.“
Su questa falsariga, se per Sara Pavan i festival “sono e saranno sempre essenziali per uscire dalla logica del narcisismo della promozione online, per far nascere e rinsaldare rapporti umani e collaborazioni, per uno scambio alla pari tra generazioni, aree geografiche e realtà editoriali diverse. I festival hanno salvato e continueranno a salvare il fumetto italiano!“, per Luca Valtorta i festival e le fiere sono manifestazioni positive di “una comunità che si raduna intorno ai propri interessi. Se poi alcuni sono diventati un fenomeno gigantesco è solo un’attestazione di interesse. La stessa Lucca, per esempio, fa un festival più piccolo per i cultori del fumetto storico che è Lucca Collezionando, oppure esistano festival più piccoli e indirizzati a un pubblico meno maistream. Insomma ognuno oggi può scegliersi il suo festival e, se non esiste, può cercare di organizzarlo. Se c’è una cosa di cui abbiamo disperato bisogno è proprio la socialità.“
Dello stesso avviso Paola Bristot, che afferma che “sono occasioni importanti di incontro diretto con gli autori, ma anche tra i lettori. Sono eventi in cui scopri libri, personaggi, storie che non conoscevi e che magari ti appassionano. Poi, chiaro, ci sono diversi tipi di festival: quelli storici come Lucca, il Napoli Comicon, anche il Treviso Comic Book Festival, l’ARF, la nuova forma di BilBOlBul… e ben vengano anche se dispersivi! Si possono cogliere occasioni uniche anche in questi momenti, in cui anche nei festival dispersi ci si trova faccia a faccia con autori, senza fare la fila e senza essere schiacciata tra la folla.“
Mara Famularo si sofferma sull’importanza di creare spazi per il fumetto che consentano un confronto e un supporto, bilanciando parte commerciale e di intrattenimento, con parte culturale. “Il moltiplicarsi di occasioni, come festival e fiere, che hanno al centro il fumetto è sicuramente positivo, perché alimenta l’interesse e magari contribuisce ad ampliare il pubblico di lettori. Inoltre, il fiorire di festival in molte località distanti dai consueti poli della cultura fumettistica serve ad aggregare e a coltivare un pubblico laddove in passato c’era una difficoltà oggettiva nel reperire fumetti. Mi auguro che nel tempo questo moltiplicarsi di manifestazioni non sia solo un fatto quantitativo, ma sia un modo per creare occasioni di incontro rilevanti e ben caratterizzate, che si eviti l’effetto bancarelle tutte uguali insomma.“
In questo senso, Corbò ha una ben precisa opinione, che si inserisce in una polemica, non sempre a fuoco, che da anni ormai imperversa nel settore, con la fioritura di fiere che hanno solo Comics nel nome e poco altro: ” I festival sono importanti per l’incontro umano tra autore e pubblico e anche per la vendita diretta al pubblico, che sia dell’editore o dell’autore stesso. Detto questo, i festival in senso ampio sono sempre di più una specie di trappola tossica per i fumettisti, perché dietro a un nome con “comics” dentro, che parrebbe far intuire un forte interesse degli organizzatori per il fumetto, contengono ormai tutto tranne che i fumetti. Ospiti pornodivi, guide turistiche dei cimiteri, ballerini, cantanti, lanciatori di coltelli, venditori di ramen, gente nuda a vario titolo… I fumettisti si trovano, quando riescono a esserci, in mezzo a un pubblico che li ignora totalmente, creando loro disagi personali e commerciali. La situazione non è destinata a migliorare per ora, perché il pubblico non paga per i fumettisti e gli organizzatori che devono far quadrare il bilancio, per non fallire, si adeguano.“
Un affresco in realtà parziale della realtà dei festival e che dipende moltissimo dalla programmazione e dell’obiettivo che i festival stessi si pongono e che creano una diversità potenzialmente molto positiva, come sottolinea Varrà: “Anche sul piano dei festival e delle manifestazioni sul fumetto lo scenario è cambiato: sia in termini quantitativi, sia qualitativi. Il fatto che sia nato il RIFF è un segno di maturazione del settore. Poi la varietà di obiettivi, nature e vocazioni rimane ed è giusto che sia così, per un certo verso: ha senso che un festival definisca gli obiettivi in stretta relazione con il territorio in cui opera. Gli obiettivi non sono mai astratti. Ad esempio, con Hamelin abbiamo creato prima BilBOlbul e poi A occhi aperti, che hanno obiettivi culturali ambiziosi e questo deriva certo dal nostro desiderio ma anche dal fatto che Bologna permette di lanciare queste sfide. Ma, a volte, poter presentare in luoghi di forte passaggio una selezione di fumetti può essere già una cosa preziosa. Quello che rimane importante e che può rendere questo settore sempre più fertile è appunto una lucida analisi di cosa si vuole fare e del contesto in cui si opera. E cercare anche di formare un nuovo pubblico che vada ad arricchire il numero di lettrici e lettori.“
Opinione simile espressa da lascimmiablu: “Se in alcuni festival il fumetto è affiancato, se non surclassato, da altri media, è pur vero che sono nate e/o vengono portate avanti manifestazioni specializzate (tra le più recenti, si pensi ad esempio al festival Ad occhi aperti curato dall’Associazione Culturale Hamelin). Al contempo, si parla sempre più di fumetti anche durante i festival letterari. Inoltre, stanno aumentando mostre ed eventi di settore che raccontano il fumetto a 360 gradi, non solo come prodotto di intrattenimento. Spero che questi approcci possano richiamare l’attenzione di un pubblico sempre più vasto e variegato.“
Leggere, analizzare, parlare: la critica e la divulgazione del fumetto
Un altro dei temi, spesso affrontati con tono polemico e non sempre costruttivo, riguarda come il fumetto venga analizzato, raccontato e divulgato in Italia. Negli anni il fumetto ha trovato sempre più spazio sia sui media generalisti (basti vedere Robinson di Repubblica o Tuttolibri de La Stampa) ma anche sui social si è visto un proliferare di conten creator che parlano in maniera molto diversificata di fumetti, accanto a siti e riviste (sempre meno) che sono specializzati in questo campo. Forme diverse che hanno tempistiche e obbiettivi diversi e che spesso, come per tutto il resto della comunicazione mediatica, tendono a confondersi, a sovrapporsi, a rincorrersi, muovendosi in un contesto generale in cui nessuno vive veramente di questo tipo di critica e giornalismo e dove le vie professionalizzanti e le possibilità di guadagno sono risicatissime e precarie. Che spazio c’è per la critica e la divulgazione nell’ambiente del fumetto in Italia? E cosa potrebbe e dovrebbe essere cambiato? Parlando con figure professionali molto diverse, era logico aspettarsi prospettive molto variegate.
Alcuni vedono nei social e nella loro comunicazione una forma di appiattimento dei contenuti e della loro forma.
“Direi che i tempi e i modi dei social media hanno appiattito e appiattiranno ancora il modello di comunicazione. Di fronte a un teorico insieme infinito di comunicatori, sui social, attira di più l’attenzione chi fa contenuti clamorosi, controversi, spettacolari, collegati ai trend che l’algoritmo premia. Mi pare evidente che in questo modo l’approfondimento e l’occhio critico assoluto non siano premiati. Come in quasi tutti gli altri settori della comunicazione e dello spettacolo e della cultura, il pubblico non vuole solo il contenuto, ma il rapporto con un autore, come hanno con cantanti e attori, ma pochi fumettisti riescono in questo.” così Corbò.
Per Valtorta, uno dei problemi con molti di coloro che fanno contenuti social è la sovrapposizione con un messaggio pubblicitario (pur restando vero il fatto che le collaborazioni lavorative, anche in ambito social, devo essere segnalate secondo una pregisa regolamentazione legislativa): “Come fidarsi dei giudizi se non si è indipendenti? Oggi i soggetti più ascoltati dai giovani, ovvero gli influencer, hanno un grosso problema di conflitto d’interessi. Non è colpa loro perché in qualche modo devono trovare una fonte di guadagno, ma il problema rimane: se si viene pagati da un editore per “influenzare”, allora la critica non esiste e andrebbe anche segnalato che si tratta una forma di pubblicità. Ma è chiaro che questo non succederà perché si pensa che invece il quasi coetaneo che parla del gioco, del fumetto, del film , del libro etc. sia una voce sincera e funziona proprio per questo.”
Per Tonfoni i ritmi e questa comunicazione sono strettamente legati alla sovrapproduzione e alle politiche editoriali stesse: “L’affollamento sugli scaffali è determinato da un ritmo di pubblicazione piuttosto incalzante ed è per la critica impossibile garantire la copertura di molte delle uscite, soprattutto sulle pubblicazioni cartacee. Ci si dedica ai “libri più importanti”, ma chi decide quali sono? Siano lodati quegli spazi e contenitori che non temono i recuperi e la dedica di attenzioni a titoli non freschissimi. I social invece, per loro costituzione e format mediali, sostengono i ritmi indiavolati dell’editoria e sono lo spazio preferenziale per l’instant review. Insomma, mi sembra che ce ne sia per tutti i gusti. Non credo che il lavoro si stia appiattendo, ma di certo i fumetti non si salvano dall’attenzione di blogger improvvisi, ma del resto… it’s just entertainment!“
Sara Pavan ha un’opinione radicalmente diversa e molto particolare sul ruolo di social e influencer, soprattutto nel contesto del fumetto: “Penso in realtà che la critica del fumetto sia emersa in modo genuino solo di recente grazie ai social, bookstagrammer e booktoker danno opinioni più sincere di chi recensisce titoli di professione sulla carta stampata, per esempio. Nel senso che hanno anche il coraggio di muovere critiche aperte ai prodotti editoriali, mentre chi fa critica/giornalismo tradizionale non può “sputare nel piatto in cui mangia”, per cui spesso, nella migliore delle ipotesi, evita di parlare dei titoli che non reputa validi. Essendo un settore piccolo, in cui si conoscono tutti, per la salute della critica era necessaria questa infusione di outsider!“
Anche Famularo è favorevole a questo moltiplicarsi di voci, auspicando che “con il tempo cresca anche il livello di profondità con cui si condivide questo tipo di lettura e che quindi si continui a parlare di fumetto con meno improvvisazione e più preparazione.“, mentre lascimmiablu, rappresentante della categoria, parla della differenziazione delle varie voci: “Giornalismo, critica, divulgazione e influencing hanno spesso un linguaggio e un intento differenti, basta saperlo riconoscere in base alle proprie esigenze. Non credo che restare un mondo elitario, appannaggio di pochi, giovi in alcun modo. Auspico voci diverse, competenti, interessate e interessanti, che spazino, con consapevolezza, per approccio e scopo.“
Paolo Interdonato, redattore insieme a Boris Battaglia della rivista di critica e storia dell’immaginario online (Quasi) afferma che chi scrive per loro sono “tutti e tutte abbastanza indifferenti ai tempi e ai modi della comunicazione che garantiscono larga visibilità. Addirittura, diciamo che (Quasi), il nostro giocattolo con un sacco di propaggini e deviazioni, è “la rivista che non legge nessunə”. Questo staccarsi radicalmente dalla logica quantitativa dei like e dell’influenza ci permette di analizzare, criticare, leggere, rileggere e mettere in prospettiva tutto ciò che ci piace, senza avere l’ansia di raccontare tutto mentre sta succedendo.“
Sul discorso di critica e divulgazione, Varrà sottolinea la differenza tra “ciò che riguarda la comunicazione e ciò che riguarda la critica. Per quanto riguarda la prima certamente si possono fare ancora tante cose, ma stiamo vivendo tempi felici rispetto a non troppi anni fa. Sul piano della comunicazione la doppia pagina a fumetti de La lettura ha un suo impatto, decisamente meno sul piano culturale. La direzione su cui ancora bisogna lavorare tanto è invece un’attività pedagogica, di formazione e di educazione della lettura il più possibile diffuso e capillare, sia a livello geografico sia a livello di varietà di pubblico.
Sul piano della critica e di una riflessione che vada un poco oltre l’informazione o la recensione più immediata invece sento ancora una stasi preoccupante: non mi sembra che ci sia stata una maturazione della critica congrua alla trasformazione del settore. Certamente l’ambiente universitario non ha ancora accolto questa disciplina e non è neppur detto che una investitura accademica sia davvero la soluzione.“
Raffaelli, pur riconoscendo un generale appiattimento, crede che una strada sulla riflessione del linguaggio sia possibile: “se uno cerca bene, testi di grande interesse, anche sul fumetto, si riescono a trovare. Mi pare stia cambiando il sentire comune nei confronti del fumetto (anche perché, vista la mia attività di quasi mezzo secolo, ne ho viste passare di situazioni diverse). Si fa strada la consapevolezza che il fumetto sia un mezzo di comunicazione per certi aspetti immediato e per certi aspetti complesso e difficile, forse il più difficile di tutti. Bisogna puntare anche su questo.“
Infine, Paola Bristot, in maniera provocatoria ma interessante si chiede: “Ah, perché, esiste la critica?” per poi aggiungere una prospettiva interessante: “Io penso che con un lavoro sulle esposizioni e sulle mostre, come quello che sto facendo e in tanti fanno, si dia un senso di lettura, anche critica.“
Il fumetto che verrà
Chiudiamo questa nostra discussione, che resta aperta per essere continuata fuori da questa pagina in tutte le occasioni possibili, per immaginarci il futuro del fumetto, magari nei prossimi cinque e dieci anni. Aspettative, speranze, timori, direzioni possibili e idee che lasciamo ai nostri interlocutori, ringraziandoli per il tempo, la disponibilità e i tanti spunti di riflessione.
Interdonato: “Spero solo di essere stupito. Sono un lettore. Mi interessano pochissimo le tendenze dell’editoria, del mercato, dei canali eccetera. Mi bastano fumetti bellissimi e autorə che mi stupiscano.“
Corbò: “Se fossi capace di tanto, sarei miliardario. A occhio, direi che il fumetto diventerà sempre più fluidificato, fondendosi e mutando con altri linguaggi.“
Famularo: “Le scuole di fumetto hanno attualmente le classi di manga piene di studenti e studentesse che vogliono imparare a disegnare come i loro mangaka preferiti. Penso quindi che in futuro ci saranno molti più manga realizzati in Italia e che saranno sempre meno ibridi e meglio fusi con altri stilemi del racconto a fumetti nostrani, americani ed europei. E mi auguro che verrà piano piano meno anche la diffidenza del pubblico verso questo tipo di prodotto. Sono sicura che ci aspettano bellissime sorprese e bellissime letture.“
Valtorta: “Spero che il segnale tracciato da artisti come Zerocalcare lasci il segno: fumetti di qualità capaci di intrattenere il lettore e nel contempo di generare attenzione a temi importanti. Ma anche naturalmente esempi come quello di Mattotti, Gipi, Igort, Fior, Bacilieri e molti altri capaci di raccontare storie e visioni con grande qualità o visionari come Filosa, feroci nel raccontare se stessi e il mondo.“
Varrà: “Non mi sembra di vedere oggi direzioni creative e produttive particolarmente inedite rispetto a quelle di dieci o quindici anni fa. Forse si sta vivendo un momento di consolidamento. E non tutti i periodi possono avere la stessa vitalità. Questo non vuol dire che stiamo vivendo un brutto periodo: escono tanti libri, certo troppi, ma la nostra offerta editoriale ormai non ha nulla da invidiare a quella di altri paesi. Sul piano del movimento dal basso ci sono opere, proposte, autori e autrici vitali. C’è tutta una rete di manifestazioni che contribuisce. C’è un sottobosco interessante. Il problema più grande riguarda la fragilità di tutto questo settore produttivo e le abitudini di lettura del nostro paese.“
Raffaelli: “Si faranno fumetti bellissimi e quella del fumetto sarà una comunità pacifica e consapevole che salverà il mondo (scusate, ma io alle utopie non rinuncio).
Tonfoni: “Le graphic novel costano tanto e temo costeranno sempre di più; questo non favorirà l’accesso dei giovani al fumetto d’autore o comunque al fumetto libro. Questo fenomeno potrebbe essere in parte contenuto o quantomeno tamponato da una buona accessibilità ai testi presenti nelle biblioteche. Le biblioteche però hanno bisogno di fondi per l’acquisto (il fondo speciale di 30 milioni non è stato previsto per il 2024, nonostante gli appelli di AIE e AIB), di formazione specifica sul linguaggio per i bibliotecari e di risorse per la diffusione. Che potrebbero comunque essere inutili se non saniamo questa dilagante generale diffidenza verso la cultura del libro (e la cultura in generale) promossa dai nostri governanti. Bisogna anche aggiungere che il rapporto tra biblioteche e fumetto è tutt’altro che stabile o facile, per molti motivi dei quali abbiamo provato a parlare durante il primo seminario “Ti leggerei ovunque. Fumetti, biblioteche, istituzioni” lo scorso anno al Treviso Comic Book Festival. Per quanto riguarda le nuove direzioni, sono abbastanza sicura che l’estrema permeabilità del fumetto, così disponibile al dialogo transmediale, consentirà di vedere cose davvero nuove e spero interessanti. Certo, si userà sempre di più nel bene, ma temo soprattutto nel male, l’intelligenza artificiale.“
Pavan: “Il fumetto recepirà sempre più le istanze della sostenibilità (intesa come ambientale, ma anche economica e sociale), dell’inclusione e dell’accessibilità e nasceranno narrazioni ampie, in grado di portare valore e attenzione su questioni dirimenti per il futuro della società e anche di manifestarsi in modi inaspettati (fumetti in braille, fumetti per persone daltoniche, fumetti per persone ipovedenti)!“
Scimmiablu: “Penso che l’interesse verso il fumetto continuerà a crescere. Il mio sogno sarebbe vederlo studiato sin dalla scuola dell’obbligo, con analisi, esercitazioni e studi storici e del linguaggio come avviene per la letteratura e la storia dell’arte, dando modo alle nuove generazioni di sperimentare in questo campo: conoscere è il primo passo per far nascere interesse.“
Lo stato del fumetto in Italia: una conclusione
Siamo giunti alla conclusione di questo confronto che riteniamo abbia mostrato vari aspetti dello stato del fumetto in Italia, prendendo spunto da alcuni dati e costruendo da qui una piattaforma che ovviamente fotografa il momento in cui scriviamo. Il 2024 si è appena concluso, un nuovo anno ricco di incognite, possibilità, aspettatitive e timori si è aperto: speriamo che questo articolo sia la base per aprire alcune discussioni, per continuarne altre, e per parlare sempre di più, con cura e professionalità, passione e coinvolgimento, del fumetto in ogni sua forma e aspetto.
BIOGRAFIE
Giunti alla fine del percorso, pubblichiamo anche le interviste integrali da cui abbiamo ricavato l’articolo finale. Le trovate cliccando sui nomi degli intervistati, o nella colonna a fianco dell’articolo.
Ringraziamo per la partecipazione:
Mara Famularo
Lucana d’origine, vive e lavora a Roma. Laureata in storia dell’arte con una tesi su Lyonel Feininger, da brava millennial ha collezionato diverse esperienze di lavoro ma ora staziona nel mondo dell’editoria. Per conoscere i fumetti ancora più da vicino, studia alla Scuola Romana dei Fumetti. Scrive di fumetto sull’inserto della Stampa TuttoLibri e collabora con Fumettologica dal 2015. Per Il Mulino ha pubblicato il libro Destinazione manga, un’introduzione al fumetto giapponese.
Virginia Tonfoni
Vive a Livorno, dove insegna nel liceo scientifico cittadino. Da anni si occupa di graphic novel: collabora con Alias de il manifesto e con numerosi festival letterari e di fumetto. È giurata del Premio Boscarato, del premio Pozzale-Luigi Russo e del Premio Tuono Pettinato. Si occupa di Comic Studies come ricercatrice indipendente ed è membro del Gruppo SnIF-Studying ‘n Investigating Fumetti. Nel 2017 ha pubblicato la biografia a fumetti di Violeta Parra, Violeta. Corazón maldito (Bao Publishing) disegnata da Alessio Spataro. È inoltre autrice con Andrea Benei e Matteo Contin del volume Tutti i critici sono bastardi (Edizioni Sido, 2021) e di un contributo nell’antologia Genere e Giappone (Asterisco, 2023).
Emilio Varrà
Ha fondato nel 1996 Hamelin Associazione Culturale che lavora nel campo dello studio della letteratura per ragazzi, dell’educazione alla lettura, dell’organizzazione di mostre e eventi sul fumetto e l’illustrazione. Tra questi BilBOlbul. Festival internazionale di fumetto, BOOM! Crescere nei libri e A occhi aperti. Disegnare il contemporaneo.
Autore e coautore di volumi dedicati alle opere di scrittori come Twain, Kipling, o autori di fumetto come Muñoz, Altan, Giardino, all’analisi delle metafore d’infanzia, all’evoluzione degli ultimi venti anni di letteratura per ragazzi in Italia, al linguaggio dell’albo illustrato contemporaneo, alla storia della graphic novel degli ultimi trent’anni. È tra i fondatori della rivista “Hamelin. Storie, figure, pedagogia”. Lavora nella redazione alla rivista “Gli Asini”.
Dal 2005 insegna all’Accademia di Belle Arti di Bologna all’interno del Corso di Fumetto e Illustrazione nei corsi di Metodologie e tecniche della comunicazione e Scrittura creativa.
Paola Bristot
Classe 1961, nata ad Aviano, si è laureata in D.A.M.S. (1985) e specializzata si Storia dell’Arte (1991) presso l’Università di Bologna. E’ docente dal 1995 di Storia e Linguaggi dell’Arte Contemporanea, dal 2015 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e dal 2020 tiene anche i corsi di Lineamenti di Storia dell’Arte presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino. E’ presidente dell’Associazione Viva Comix dal 1998 con cui organizza mostre, eventi, attività editoriali e direttrice artistica dal 2007 del Piccolo Festival dell’Animazione. Ha curato le antologie di cortometraggi italiani “Animazioni”, in 6 DVD (2010-2019, Viva Comix, Ottomani con A.Martignoni).
Ha pubblicato libri e cataloghi legati al fumetto tra cui Ja Comix!, nel 2001, graphicnovel.it, nel 2012, Poema Barocco di Renato Calligaro nel 2015, Pasolini, tabloid (anche in versione inglese) di Davide Toffolo, 2022, Terra, Omini, Bestie, di Altan, 2024, Come art director ha seguito e prodotto il film sperimentale “Re-cycling” (Arte Video, 2014, 2019). E’; curatrice dello spazio espositivo “studiovivacomix” a Pordenone.
Luca Valtorta
Ha studiato Lingue e Letterature Orientali all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha diretto il settimanale Musica! Rock e Altro e il mensile Repubblica XL. Attualmente lavora a Robinson, l’inserto culturale di Repubblica. Ha lavorato molti anni come giornalista freelance scrivendo tra gli altri per Focus, Sette del Corriere della Sera e Tutto Musica, di cui è stato caporedattore.
Insieme ad Alessandro Gomarasca ha scritto il libro Sol Mutante (Costa & Nolan, 1999; 2008).
Luca Raffaelli
Nato nel 1959, è considerato uno dei massimi esperti italiani nel campo dei fumetti e dei cartoni animati. Collabora con Lanciostory, Repubblica e il suo mensile XL, dal 2003 scrive le introduzioni ed è consulente editoriale dei volumi a fumetti di Repubblica – L’Espresso. È direttore artistico dei Castelli Animati, festival internazionale del cinema d’animazione di Genzano, e di Romics, festival del fumetto di Roma. Autore televisivo, scrittore e saggista, ha pubblicato vari libri per bambini (tra gli altri Un fantasma in cucina e Gianga e Perepè per Mondadori) e Il fumetto per Il Saggiatore-Flammarion (1997).
Per minimum fax ha già pubblicato Le anime disegnate. Il pensiero dei cartoon da Disney ai giapponesi e oltre (2005). Come sceneggiatore ha collaborato tra l’altro alla scrittura di Johan Padan, film animato di Giulio Cingoli tratto da un testo di Dario Fo. Mina ha inciso una sua canzone, Ninna Pa’.
Riccardo Corbò
Giornalista professionista esperto di culture giovanili e curatore di mostre sulle icone pop del mondo dei comics.
Dopo alcuni anni come redattore e traduttore per case editrici di fumetti e come ufficio stampa per festival di Comics, nel 1997 inizia a collaborare con le rubriche del GR Rai in qualità di esperto di fumetto, videogioco e cartoons. Dal 2001 è assunto a Rai Net, dove è responsabile fino al 2007 del Portale e della Community. Per Rai Net ha curato l’edizione italiana di “Food Force”, videogioco creato dal WFP delle Nazioni Unite.
Ha curato per le edizioni Eri Rai il libro di interviste di Vincenzo Mollica “DoReCiakGulp” (2006). Dal 2007 al 2010 è responsabile web dell’offerta “Rai per la Cultura”.
Dal 2011 lavora al Tg3: per il sito del telegiornale ha ideato e realizzato le rubriche Tg3 Comics e Tg3 Ludus. I suoi servizi in TV sono per la rubrica “Tg3 Agenda del Mondo”, “Tg3 Mondo” e “Tg3 Persone”.
Per Rai Isoradio, dal 2014 al 2017 ha ideato e condotto i programmi “Fumetti con le ruote” e “La notte, un videogioco?”.
È il curatore, insieme a Vincenzo Mollica, della mostra presso il Museo del Vittoriano, a Roma, “Spider-Man, il più umano dei super-eroi”; della mostra presso Palazzo Bufalini, a Città di Castello, “Batman, Oscurità e Luce”; della mostra “80 anni di Batman” in collaborazione con Warner Bros, a Roma, a Romics; della mostra presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano “Batman, 80 years of Technology” e della mostra “Simone Bianchi: Amazing Talent” a Palazzo Vitelli. All’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” è docente dal 2009 di Morfologia e critica della paraletteratura al Master di primo livello in Critica Giornalistica. Dal 2019 è docente del corso “Storia della Stampa e dell’Editoria” presso l’Accademia di Belle Arti RUFA – Rome University of Fine Arts.
Paolo Interdonato
Scrive e parla, da almeno un quarto di secolo e quasi mai a sproposito, di fumetto e illustrazione . Ha imparato a districarsi nella vita, a colpi di karate, crescendo al Lazzaretto di Senago. Nonostante non viva più al Lazzaretto ha mantenuto il pessimo carattere e frequenta ancora gente poco raccomandabile, tipo Boris, con il quale, dopo una serata di quelle che non ti ricordi come sono cominciate, ha deciso di prendersi cura di (Quasi), rivista di critica del fumetto online pubblicata dall’associazione Oblò APS.
Valentina “lascimmiablu” Lotti
Content creator e divulgatorə di fumetti, ha collaborato con una rubrica a tema fumetti e soprattutto manga su Maremosso di Feltrinelli.
Sara Pavan
Si definisce creactivist (un’attivista attraverso la creatività), è fumettista, illustratrice e facilitatrice grafica. È autrice de Il potere sovversivo della carta (Agenzia X, 2014), un libro che esplora la scena del fumetto underground italiano dei primi anni 2000. Ha contribuito con una storia breve a Post Pink, un’antologia a fumetti femminista pubblicata da Feltrinelli Comics (2019). Inoltre, ha illustrato Rabbia proteggimi di Maria Edgarda Marcucci (Rizzoli Lizard, 2022), un memoir che racconta le esperienze di una veterana delle YPJ, ingiustamente perseguitata dalle autorità italiane dopo aver combattuto il terrorismo in Kurdistan. Dall’autunno del 2023, è Direttrice Artistica dei Progetti Speciali al Palazzo del fumetto di Pordenone, un’istituzione unica nel suo genere.