Chiusi i capitoli di produzione e distribuzione, ci spostiamo sui generi del fumetto diffusi, ma anche prodotti, in Italia.
L’era del manga
Come già anticipato nella prima parte, il manga ha segnato gli ultimi anni dell’editoria italiana tutta e di quella del fumetto in particolare, facendo da traino sia alla visibilità del settore, che ormai compare in bella vista in moltissimi spazi ben esposti, dalle librerie di varia alle biblioteche, sia guidando l’incremento delle vendite (del +225% in termini di unità di fumetti venduti dal 2019 oggi, all’incirca il 60% è dovuto ai manga), nonostante una grossa e forse fisiologica flessione del 20,6% dal 2022 al 2023 (un dato in linea con altre parti del mondo, come ad esempio negli Stati Uniti). Un fenomeno imponente, che possiamo considerare anche precedente a questi anni ma emerso solo adesso che i manga si sono spostati dalle edicole alle librerie (e quindi comparendo nelle classifiche AIE). Questo fenomeno può essere visto come ambivalente per il fumetto italiano e per altri generi di fumetto: da una parte, come abbiamo detto, un forte traino, dall’altra presenza preponderante che può contendere il mercato al fumetto di altri generi. Su questo punto, pur con prospettive diverse, in molti convergono su una non necessaria competizione tra manga e non manga.
“Ritengo che i manga si siano ritagliati uno spazio proprio senza intaccare significativamente quello dedicato ad altri prodotti fumettistici e che anzi abbiano richiamato l’attenzione di molti nuovi lettori e lettrici. A mio avviso, i manga possono essere un ottimo entry level verso un medium, in senso ampio, che ha un linguaggio tutto suo, non sempre di facile interpretazione e al quale non tutti i lettori sono avvezzi. La larga diffusione di anime sulle piattaforme di streaming invoglia l’acquisto del corrispettivo in cartaceo, reperibile ormai anche nelle librerie generaliste a fianco di altri fumetti; sono opere che, almeno in veste di tankōbon, hanno prezzi moderatamente accessibili anche per un pubblico giovane. In più non mancano autrici e autori italiani nel reparto manga: basti pensare a Kiss It Goodbye di Ticcy o a Oneira di Federica Di Meo, per citarne un paio.” così lascimmiablu, a cui fanno eco anche Mara Famularo e Luca Raffaelli, vedendo nel manga una via per la scoperta di altre forme di fumetto, soprattutto dei più giovani.
“Il boom del manga ha fatto sì che nelle grandi librerie il fumetto passasse dall’angolo nascosto agli scaffali a essere più in vista. Ha innegabilmente riportato l’attenzione generale, e del mondo della cultura “alta”, sul fumetto. Non penso che i manga abbiano “rubato” il pubblico che prima leggeva altri fumetti; semmai hanno portato verso il fumetto lettori nuovi, soprattutto delle generazioni più giovani. Lettori che magari nel tempo vorranno leggere anche altri tipi di fumetti.” afferma Famularo, mentre per Raffaelli “l’ultimo studio dell’AIE dice anche che i lettori di fumetto (e quindi, speriamo, anche di manga) è il più aperto alle altre letture. Questa mi sembra una notizia importante. Direi fondamentale.“
Per Virginia Tonfoni il manga, che anche lei considera importante per la pratica della lettura, è un fenomeno generazionale, ma anche intergenerazionale “non necessariamente legato a un interesse più vasto per il linguaggio, ma per fortuna magari alla pratica della lettura, fatto che da lettrice e da insegnante, mi pare comunque positivo. Quando dico generazionale, intendo che anche la mia generazione (sono della fine degli anni Settanta, nello scorso secolo!) leggeva manga, ma come da voi notato, non li comprava in libreria. Ognuno di noi in anni più recenti ha visto gli spazi delle librerie e delle biblioteche invase dai volumetti in serie e si è trovato costretto a riflettere sul significato di questa vistosa, talvolta ingombrante presenza. Di spazio nelle librerie ce n’è comunque poco, ma è una questione legata alla sovrapproduzione.“
Di aspetti produttivi, ma anche di pubblicizzazione delle opere e soprattutto di creazione di percorsi che abbiano al centro il fumetto prima del prodotto, parla esplicitamente, e con un occhio critico, Emilio Varrà, che afferma “Il fenomeno dei manga, ma il discorso può essere più generale, porta un vantaggio immediato ai produttori che ne sono interessati direttamente. Che portino vantaggi o svantaggi nei confronti dell’intero settore dipende dalla reazione dell’intera filiera da una parte e dalla capacità di “assorbimento culturale”. Se il boom del manga portasse a un certo tipo di informazione che lega le uscite più recenti o di maggior successo ad altri titoli (giapponesi o no), se ci fosse un certo modo di presentarli in libreria, se ci fosse un’attività anche di formazione per avvicinare un pubblico ancora non educato al fumetto in generale e che ci si avvicina per la prima volta spinto dalla curiosità per il manga, allora sarebbe tutto molto positivo. Purtroppo, sappiamo che invece l’atteggiamento è quello di sfruttare tutto lo sfruttabile al fenomeno senza pensare a un investimento futuro. Ecco che allora tocca guardare con preoccupazione il fatto che il manga stia occupando sempre più scaffali in libreria, riducendo la varietà dell’offerta.“
Proprio nel contesto di creare percorsi e occasioni formative, che coinvolgono anche le istituzioni, il boom del manga “Ha fatto sicuramente bene perché ha reso il “fenomeno” fumetto qualcosa di non più trascurabile da parte delle istituzioni. Se anche in una città di provincia, gli scaffali d’ingresso delle librerie sono dedicate ai manga, questo è un elemento che non solo il mercato editoriale non può ignorare, ma nemmeno la promozione culturale, i musei e tutte le iniziative pubbliche.” secondo Sara Pavan.
Un aspetto importante è quello della qualità, come affermato da Paola Bristot, che non vede una competizione tra i formati e generi diversi, a patto che la qualità sia alta. A questo si aggiunge la riflessione sul ruolo della critica e dei media nel valorizzare questa qualità, come espresso da Luca Valtorta che afferma che “se i manga funzionano, soprattutto presso le nuove generazioni, significa che riescono a veicolare tematiche in cui queste si riconoscono. Questo non significa che bisogna accettare tutto indiscriminatamente: da questo punto di vista i media possono avere un ruolo per indirizzare verso prodotti di qualità. Questo vale anche per nuovi soggetti come gli influencer qualora privi di conflitto d’interesse.“
La posizione di Paolo Interdonato riassume molti degli aspetti già indicati in precedenza, aggiungendo interessanti, e spesso poco considerate (o taciute) riflessioni: “I manga sono letti da molte più persone di quante poi effettivamente li comprino. Conosco soprattutto giovani e molto giovani che leggono su schermo tanto più di quello che esce. Il fenomeno delle “scanlation”, di cui non parliamo mai, continua a soddisfare i gusti di lettura di un sacco di gente. Poi va detto che i manga rappresentano la sola vera opportunità di longseller del fumetto (a parte Zerocalcare). Un manga di successo anche relativo resta in libreria, con tutti i suoi volumi, fino alla fine della sua serializzazione. Gli altri libri dopo poche settimane… puff! È chiaro che un prodotto con queste prospettive di presenza sugli scaffali ruba spazio agli altri. E, diciamocelo, il teorema di Sturgeon, “il 90% di qualsiasi cosa è spazzatura”, vale anche per il fumetto giapponese.“
Infine, Riccardo Corbò, nel parlare di manga, approfitta per trarre un’immagine della discussione sul fumetto in Italia: “Diciamo che fa abbastanza bene al fumetto, fin quando gli spazi di vendita aumentano per ospitare i manga, e qualche italiano si trova quindi in un ecosistema forte. Ma alla fine sono due settori e prodotti diversi, il pubblico non è detto che sia comunicante. È come chiedersi se Sanremo fa bene alla musica lirica, o se la prima alla Scala aiuta i pianisti da piano bar. Solo il fumetto, con uno strano senso dell’orgoglio, rivendica la mancanza di differenze tra autori, generi, settori, ma poi il mercato spietatamente la ripresenta.“
Il fumetto italiano: una questione di generi
Una delle grandi novità del panorama italiano degli ultimi 20 anni, come in molti degli interventi hanno indicato nella prima parte di questa riflessione, è stata l’esplosione del formato graphic novel, forse uno dei formati più discussi di sempre: basta vedere, solo a titolo di esempio e rimanendo al contesto italiano degli ultimi anni i libri a esso dedicati, come Graphic Novel di Andrea Tosti oppure Cosa è il graphic novel di Stefano Calabrese, oppure il convegno Ieri, oggi, domani. 20 anni di graphic novel in Italia a cura dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e BilBOlbul realizzato nel 2021.
Che sia una definizione merceologica oppure abbia delle caratteristiche tecnico-narrative intrinseche, nel corso degli ultimi decenni ha mostrato la possibilità di usare il fumetto per parlare delle cose più disparate, da storie di avventura a graphic journalism. Ma forse il genere che ha più giovato di questo formato, in italia e in tutto il mondo, è il racconto autobiografico, che negli ultimi anni ha preso sempre più spazio, anche grazie a narrazioni nate sui social e poi trasferitesi su carta. In realtà, in forme diverse, questo genere ha una storia molto più lunga che sin dagli anni ’70 trova in illustri autori il proprio inizio nel nostro paese, come afferma Bristot indicando tra “i modelli di riferimento, a parte Andrea Pazienza – che non partiva da una autobiografia fine a se stessa, ma ha rappresentato nelle sue storie una generazione, e comunque la rappresenta ancora oggi – figura Dino Buzzati, che attingeva a una cultura sedimentata di cui amava reinventare modelli e trame“)
Pur con fluttuazioni, il graphic novel resta un fenomeno ormai ben strutturato e il genere autobiografico è sempre molto forte, ma dopo la pandemia sembra trovare (o ritrovare) strade nuove, con generi e background diversificati, che prendono in prestito elementi dal giallo e dalla fantascienza, dall’horror e dall’avventura, reinterpretandoli in forma nuova. Siamo di fronte a un cambiamento di contenuti all’interno della forma del fumetto cosidetto autorale?
Per alcuni, come Interdonato, il cambiamento semplicemente non c’è, e su questo conviene anche Corbò dicendo che “il fumetto autoriale, a prescindere dalla differenziazione, si è ridimensionato sul venduto, qualunque contenuto presenti.“; per altri invece questa tendenza sta in parte cambiando.
Valtorta ha un giudizio particolarmente netto, legato anche a una certa sovraesposizione del genere negli ultimi anni: “Credo che in effetti ci sia un po’ meno racconto biografico, e dico per fortuna. In questi anni in effetti c’è stato un boom di prodotti che cercavano di monetizzare soprattutto all’interno del filone adolescenziale, ma alla fine dopo la grande abbuffata di questo tipo di contenuti credo ci sarà un fisiologico ridimensionamento.“
Ridimensionamento che per Tonfoni è anche influenzato da pandemia e cambiamenti globali: “La pandemia ha sicuramente scatenato narrazioni intimiste anche presso gli altri linguaggi, penso al cinema e alla narrativa. Il lockdown e l’isolamento forzato hanno probabilmente favorito pratiche e processi introspettivi, che spesso autrici e autori hanno trasferito nelle loro opere. Non interpreterei però il fiorire del genere autobiografico esclusivamente come uno dei numerosi effetti del Covid, ma più in generale come una risposta alla complessità dell’epoca contemporanea, alla precarietà, ai dovuti percorsi di autodeterminazione in una società esclusiva ed escludente. Negli ultimissimi anni, come storicamente accade quando la crisi diventa sistemica e diffusa, rifiorisce la fiction. A fianco di questa ricerca di evasione, che, come lettrici e lettori, è un momento rinfrancante, troviamo l’immancabile graphic journalism a far fronte al racconto di realtà.”
Anche per Bristot “Ora si sente il bisogno di scrollarsi di dosso un certo solipsismo che fa analizzare tutto dall’io, da una visione ombelicale, e si cerca l’avventura, la scoperta di orizzonti più ampi tutti da scoprire. Anzi, direi che proprio la pandemia ha fatto scattare questa molla, infatti è stata un incubo la mancanza di relazioni sociali e quello che ne era derivato.“
Gli fa eco Varrà che vede un ampliamento delle forme del racconto, una maggiore ricchezza: “c’è una diversificazione e una maggiore ampiezza di direzioni: dalla fiction vera e propria al fumetto per i più giovani, alle forme più sperimentali e ibridate con altri linguaggi. Insomma, il panorama forse è meno compatto se lo si guarda da fuori, ma penso sia più ricco di possibilità.“
Per Famularo la questione dei generi è legata al mercato, alla sua trasformazione e allargamento, ma in questa diversificazione individua anche alcune criticità nella forma del racconto: “Il mercato editoriale in generale segue inevitabilmente delle tendenze. Quella dell’autobiografia effettivamente sta venendo meno, ma in compenso ce ne sono altre che più o meno rispondono ad alcune trasformazioni della sensibilità: il femminismo, le tematiche LGBTQ+ (spesso associate al romance), il post-apocalittico legato all’emergenza climatica. L’autoproduzione è sicuramente un campo di sperimentazione più libera rispetto alle pubblicazioni editoriali, per quanto anche lì si possono riscontrare alcuni elementi comuni. Rispetto al passato, oggi ci sono più fumetti in circolazione, magari è naturale che venga dato spazio ad argomenti diversi. A prescindere dal contenuto, posso dire che nelle mie letture ho riscontrato una massiccia presenza di opere molto belle nello stile grafico e originali nell’impianto visivo, cosa che denota quanto la qualità tecnica di chi disegna i fumetti sia sempre più alta, anche quando si tratta di esordienti. A questo fa da contraltare una minore cura per le storie e in generale per la costruzione del racconto. In sintesi, l’impressione che ho è che il fumetto italiano stia diventando sempre più bello da guardare ma un po’ meno interessante da leggere.“
Ragazzi, il fumetto è vostro!
Il fumetto per ragazzi ha sempre avuto, nel nostro paese ma non solo, una certa forza, come afferma Paola Birstot dicendo che “Il fumetto per bambini e ragazzi è tradizionalmente un settore forte. Penso alla Pimpa, una rivista bellissima con delle storie magiche, si trova in edicola, anche nei supermercati. Io farei attenzione a parlare di fumetto per bambini, perché da sempre lì ci sono dei capolavori senza età.“
Resta il fatto che dopo anni passati a voler rendere il fumetto un medium adulto, una delle tendenze più chiare per quanto riguarda le vendite di fumetti a livello globale e non solo italiano è il grande rafforzamento del fumetto per ragazzi: negli Stati Uniti a dominare le classifiche dei graphic novel del 2023 è stato, ancora una volta, Dog Man di Dev Pilkey, e in generale molti manga coprono un pubblico vasto che accoglie ragazzi in giovane età. Anche in Italia le classifiche di vendita, quelle di fumetti e anche quelle globali, sono dominate dai fumetti per bambini, siano esse raccolte di vignette umoristiche come Pera Toons che storie più lunghe e articolate come quelle realizzate da alcuni content creator, uno su tutti Lyon, campione di vendite dal 2018 a oggi.
In questo contesto, i cambiamenti nella distribuzione di cui abbiamo parlato nella prima parte dello speciale hanno modificato un po’ la fruizione e l’accesso dei bambini e ragazzi a questi prodotti, spostandoli sempre più dalle edicole a librerie specializzate.
Sia come sia, il fumetto per ragazzi è in buona forma e molti dei nostri interlocutori sembrano essere d’accordo su questo. E in molti individuano in questo un elemento importante per l’educazione alla lettura.
“Mi pare ottimo. I genitori – disperati perché i figli non leggono più – comprano qualunque cosa a forma di libro e i bambini sono ben contenti di leggere fumetti, prima di accedere allo smartphone.” così Corbò, a cui Famularo aggiunge: “L’editoria per bambini e ragazzi gode da decenni di una salute migliore di quella per grandi, perché di base moltissimi adulti non leggono ma si preoccupano che il loro figli lo facciano. Un fumetto appare meno impegnativo di un romanzo e per questo è spesso uno strumento importante per gli insegnanti che vogliono avvicinare alla lettura anche chi ha difficoltà nell’approcciarsi ai libri. Gli stessi lettori e lettrici giovanissimi individuano nei fumetti una lettura non scolastica. Tutto questo ha fatto sì che negli ultimi anni la proposta di fumetti per bambini crescesse e diventasse più variegata. Che bambini e ragazzi si sentano più incuriositi verso opere di autori che fanno anche contenuti online è un sintomo del fatto che per le giovani generazioni la fruizione dei fumetti può prescindere dal formato cartaceo di libro o rivista.“
Educazione alla lettura che passa da un linguaggio complesso, che va imparato a decifrare fin da piccoli, come afferma Raffaelli dicendo che “ci sono tanti libri di altissimo livello destinati ai ragazzi che farebbero tanto bene anche agli adulti. Pera Toons ha riportato i fumetti (certo: i suoi fumetti) nelle elementari. Il problema è che il fumetto è un mezzo di comunicazione difficile, difficilissimo, ed è molto meglio imparare a decodificarlo da piccoli. Anche questo deve essere un obiettivo del nostro mondo: coinvolgerli fin da piccoli.“
Un linguaggio che però riesce ad arrivare bene a molti, e che varie istituzioni, secondo Tonfoni, dovrebbe imparare a sfruttare: “Il fumetto è un linguaggio fortemente inclusivo. Per la sua caratteristica composizione in cui testo e immagine convivono, sarebbe auspicabile includerlo nei percorsi di promozione della lettura, così come in generale nei contesti di apprendimento formale e informale. Un ruolo importante in questo senso potrebbe giocarlo la scuola; benché sia importante ricordare che soprattutto al suo malandato stato attuale non può e non deve farsi carico di tutto, nelle aule della scuola dell’obbligo si può certamente iniziare a riflettere sul linguaggio in modo attivo, facendolo filtrare all’interno della progettualità e dell’intervento didattico. Ci sono poi le biblioteche, dove per i bambini e i ragazzi, grazie al lavoro di bibliotecarie e bibliotecari virtuosi, si attivano non solo gruppi di lettura i cui programmi pian piano includono anche i fumetti, ma anche laboratori con autrici e autori di fumetto.“
Una caratteristica interessante che emerge è la capacità che ha ancora di sperimentare, o di pensare a formati diversi, come indica Valtorta dicendo che “Ci sono poi interessanti tentativi come quelli di Gigaciao che cercano di riattualizzare la proposta da edicola.“
Su questo punto, Varrà individua annose differenze tra l’Italia e altri paesi: “Il fumetto per l’infanzia e per ragazze e ragazzi sta conoscendo un risveglio dopo anni di letargo totale. La vera svolta si è avuta con Raina Telgemeier: non solo per il successo specifico dei suoi libri, ma perché il fumetto era pubblicato da un editore che aveva già una tipologia di lettori legati all’infanzia e fidelizzati. D’altra parte, è sano che certi editori di fumetto (in primis Tunué) persistano nella loro vocazione. Quindi il momento è positivo, ma ha ancora con dimensioni limitate. Meno limitato è lo scenario internazionale, ad esempio nel mercato USA, dove questo fenomeno è evidente e ne è un segno concreto il fatto che la Bologna Children’s Book Fair si sia aperta qualche anno fa al fumetto, con un premio dedicato, una parte di padiglione (il Comics Corner) e incontri dedicati.“
Su queste riflessioni risuonano anche quelle di Pavan, che aggiunge uno spunto stimolante (ma anche un po’ desolante) sul modo in cui adesso i fumetti per ragazzi arrivano al proprio pubblico di riferimento e su come l’editoria italiana si muova in questo senso: “I grandi successi editoriali per questa fascia d’età dipendono molto anche dall’esistenza di contenuti online gratuiti a cui i più piccoli riescono ad accedere. Innamoratisi del prodotto obbligano poi gli adulti ad acquistare anche la versione editoriale. E sono tutte creazioni emerse in solitaria, dal basso, a suon di follower, non perché le case editrici abbiano fatto talent scouting. Un altro tipo di narrazione non riesce facilmente a prendere spazio. Le CE in Italia investono poco sul settore, si limitano per lo più a comprare serie già di successo all’estero. E chi non ha il talento di presentarsi nel modo migliore online o tramite i social difficilmente riuscirà a essere individuato e a ricevere le attenzioni di una CE.“
Infine Interdonato, riflettendo sul fumetto per ragazzi diffuso in Italia, muove una critica piuttosto diretta: “Ci sono fumetti per bambini e ragazzi meravigliosi. E di quelli dovremmo parlare di più e più spesso. Poi ci sono questi fenomeni straordinari con cui non riesco proprio a entrare in sintonia. Mi pare che il “disegnomalismo” sia una pessima notizia per chiunque legga fumetti. Pera Toons, per fare un esempio che mi capita di avere sotto gli occhi perché piace a mia figlia settenne, ci mette meno tempo a riempire la pagina di un libro di quanto ce ne mettesse Gino Bramieri. E il rilievo sociale, artistico e culturale è il medesimo.“
Un settore che sembra quindi avere molti punti di luce, ma anche alcune ombre su cui lavorare, in cui però si trovano tanti elementi diversi e diverse possibilità da esplorare e potenziare. Queste analisi segnano la fine della terza parte di questo speciale, a cui seguirà l’ultima, in cui parleremo di dove incontrarsi e come parlare di fumetto, prima di proiettarci verso il futuro.
BIOGRAFIE
Giunti alla fine del percorso, pubblichiamo anche le interviste integrali da cui abbiamo ricavato l’articolo finale. Le trovate cliccando sui nomi degli intervistati, o nella colonna a fianco dell’articolo.
Ringraziamo per la partecipazione:
Mara Famularo
Lucana d’origine, vive e lavora a Roma. Laureata in storia dell’arte con una tesi su Lyonel Feininger, da brava millennial ha collezionato diverse esperienze di lavoro ma ora staziona nel mondo dell’editoria. Per conoscere i fumetti ancora più da vicino, studia alla Scuola Romana dei Fumetti. Scrive di fumetto sull’inserto della Stampa TuttoLibri e collabora con Fumettologica dal 2015. Per Il Mulino ha pubblicato il libro Destinazione manga, un’introduzione al fumetto giapponese.
Virginia Tonfoni
Vive a Livorno, dove insegna nel liceo scientifico cittadino. Da anni si occupa di graphic novel: collabora con Alias de il manifesto e con numerosi festival letterari e di fumetto. È giurata del Premio Boscarato, del premio Pozzale-Luigi Russo e del Premio Tuono Pettinato. Si occupa di Comic Studies come ricercatrice indipendente ed è membro del Gruppo SnIF-Studying ‘n Investigating Fumetti. Nel 2017 ha pubblicato la biografia a fumetti di Violeta Parra, Violeta. Corazón maldito (Bao Publishing) disegnata da Alessio Spataro. È inoltre autrice con Andrea Benei e Matteo Contin del volume Tutti i critici sono bastardi (Edizioni Sido, 2021) e di un contributo nell’antologia Genere e Giappone (Asterisco, 2023).
Emilio Varrà
Ha fondato nel 1996 Hamelin Associazione Culturale che lavora nel campo dello studio della letteratura per ragazzi, dell’educazione alla lettura, dell’organizzazione di mostre e eventi sul fumetto e l’illustrazione. Tra questi BilBOlbul. Festival internazionale di fumetto, BOOM! Crescere nei libri e A occhi aperti. Disegnare il contemporaneo.
Autore e coautore di volumi dedicati alle opere di scrittori come Twain, Kipling, o autori di fumetto come Muñoz, Altan, Giardino, all’analisi delle metafore d’infanzia, all’evoluzione degli ultimi venti anni di letteratura per ragazzi in Italia, al linguaggio dell’albo illustrato contemporaneo, alla storia della graphic novel degli ultimi trent’anni. È tra i fondatori della rivista “Hamelin. Storie, figure, pedagogia”. Lavora nella redazione alla rivista “Gli Asini”.
Dal 2005 insegna all’Accademia di Belle Arti di Bologna all’interno del Corso di Fumetto e Illustrazione nei corsi di Metodologie e tecniche della comunicazione e Scrittura creativa.
Paola Bristot
Classe 1961, nata ad Aviano, si è laureata in D.A.M.S. (1985) e specializzata si Storia dell’Arte (1991) presso l’Università di Bologna. E’ docente dal 1995 di Storia e Linguaggi dell’Arte Contemporanea, dal 2015 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e dal 2020 tiene anche i corsi di Lineamenti di Storia dell’Arte presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino. E’ presidente dell’Associazione Viva Comix dal 1998 con cui organizza mostre, eventi, attività editoriali e direttrice artistica dal 2007 del Piccolo Festival dell’Animazione. Ha curato le antologie di cortometraggi italiani “Animazioni”, in 6 DVD (2010-2019, Viva Comix, Ottomani con A.Martignoni).
Ha pubblicato libri e cataloghi legati al fumetto tra cui Ja Comix!, nel 2001, graphicnovel.it, nel 2012, Poema Barocco di Renato Calligaro nel 2015, Pasolini, tabloid (anche in versione inglese) di Davide Toffolo, 2022, Terra, Omini, Bestie, di Altan, 2024, Come art director ha seguito e prodotto il film sperimentale “Re-cycling” (Arte Video, 2014, 2019). E’; curatrice dello spazio espositivo “studiovivacomix” a Pordenone.
Luca Valtorta
Ha studiato Lingue e Letterature Orientali all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha diretto il settimanale Musica! Rock e Altro e il mensile Repubblica XL. Attualmente lavora a Robinson, l’inserto culturale di Repubblica. Ha lavorato molti anni come giornalista freelance scrivendo tra gli altri per Focus, Sette del Corriere della Sera e Tutto Musica, di cui è stato caporedattore.
Insieme ad Alessandro Gomarasca ha scritto il libro Sol Mutante (Costa & Nolan, 1999; 2008).
Luca Raffaelli
Nato nel 1959, è considerato uno dei massimi esperti italiani nel campo dei fumetti e dei cartoni animati. Collabora con Lanciostory, Repubblica e il suo mensile XL, dal 2003 scrive le introduzioni ed è consulente editoriale dei volumi a fumetti di Repubblica – L’Espresso. È direttore artistico dei Castelli Animati, festival internazionale del cinema d’animazione di Genzano, e di Romics, festival del fumetto di Roma. Autore televisivo, scrittore e saggista, ha pubblicato vari libri per bambini (tra gli altri Un fantasma in cucina e Gianga e Perepè per Mondadori) e Il fumetto per Il Saggiatore-Flammarion (1997).
Per minimum fax ha già pubblicato Le anime disegnate. Il pensiero dei cartoon da Disney ai giapponesi e oltre (2005). Come sceneggiatore ha collaborato tra l’altro alla scrittura di Johan Padan, film animato di Giulio Cingoli tratto da un testo di Dario Fo. Mina ha inciso una sua canzone, Ninna Pa’.
Riccardo Corbò
Giornalista professionista esperto di culture giovanili e curatore di mostre sulle icone pop del mondo dei comics.
Dopo alcuni anni come redattore e traduttore per case editrici di fumetti e come ufficio stampa per festival di Comics, nel 1997 inizia a collaborare con le rubriche del GR Rai in qualità di esperto di fumetto, videogioco e cartoons. Dal 2001 è assunto a Rai Net, dove è responsabile fino al 2007 del Portale e della Community. Per Rai Net ha curato l’edizione italiana di “Food Force”, videogioco creato dal WFP delle Nazioni Unite.
Ha curato per le edizioni Eri Rai il libro di interviste di Vincenzo Mollica “DoReCiakGulp” (2006). Dal 2007 al 2010 è responsabile web dell’offerta “Rai per la Cultura”.
Dal 2011 lavora al Tg3: per il sito del telegiornale ha ideato e realizzato le rubriche Tg3 Comics e Tg3 Ludus. I suoi servizi in TV sono per la rubrica “Tg3 Agenda del Mondo”, “Tg3 Mondo” e “Tg3 Persone”.
Per Rai Isoradio, dal 2014 al 2017 ha ideato e condotto i programmi “Fumetti con le ruote” e “La notte, un videogioco?”.
È il curatore, insieme a Vincenzo Mollica, della mostra presso il Museo del Vittoriano, a Roma, “Spider-Man, il più umano dei super-eroi”; della mostra presso Palazzo Bufalini, a Città di Castello, “Batman, Oscurità e Luce”; della mostra “80 anni di Batman” in collaborazione con Warner Bros, a Roma, a Romics; della mostra presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano “Batman, 80 years of Technology” e della mostra “Simone Bianchi: Amazing Talent” a Palazzo Vitelli. All’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” è docente dal 2009 di Morfologia e critica della paraletteratura al Master di primo livello in Critica Giornalistica. Dal 2019 è docente del corso “Storia della Stampa e dell’Editoria” presso l’Accademia di Belle Arti RUFA – Rome University of Fine Arts.
Paolo Interdonato
Scrive e parla, da almeno un quarto di secolo e quasi mai a sproposito, di fumetto e illustrazione . Ha imparato a districarsi nella vita, a colpi di karate, crescendo al Lazzaretto di Senago. Nonostante non viva più al Lazzaretto ha mantenuto il pessimo carattere e frequenta ancora gente poco raccomandabile, tipo Boris, con il quale, dopo una serata di quelle che non ti ricordi come sono cominciate, ha deciso di prendersi cura di (Quasi), rivista di critica del fumetto online pubblicata dall’associazione Oblò APS.
Valentina “lascimmiablu” Lotti
Content creator e divulgatorə di fumetti, ha collaborato con una rubrica a tema fumetti e soprattutto manga su Maremosso di Feltrinelli.
Sara Pavan
Si definisce creactivist (un’attivista attraverso la creatività), è fumettista, illustratrice e facilitatrice grafica. È autrice de Il potere sovversivo della carta (Agenzia X, 2014), un libro che esplora la scena del fumetto underground italiano dei primi anni 2000. Ha contribuito con una storia breve a Post Pink, un’antologia a fumetti femminista pubblicata da Feltrinelli Comics (2019). Inoltre, ha illustrato Rabbia proteggimi di Maria Edgarda Marcucci (Rizzoli Lizard, 2022), un memoir che racconta le esperienze di una veterana delle YPJ, ingiustamente perseguitata dalle autorità italiane dopo aver combattuto il terrorismo in Kurdistan. Dall’autunno del 2023, è Direttrice Artistica dei Progetti Speciali al Palazzo del fumetto di Pordenone, un’istituzione unica nel suo genere.