Per completezza, pubblichiamo le interviste originali di chi ci ha supportato nella realizzazione del nostro approfondimento sullo stato del fumetto in Italia a fine 2024.
Luca Raffaelli
Nato nel 1959, è considerato uno dei massimi esperti italiani nel campo dei fumetti e dei cartoni animati. Collabora con Lanciostory, Repubblica e il suo mensile XL, dal 2003 scrive le introduzioni ed è consulente editoriale dei volumi a fumetti di Repubblica – L’Espresso. È direttore artistico dei Castelli Animati, festival internazionale del cinema d’animazione di Genzano, e di Romics, festival del fumetto di Roma. Autore televisivo, scrittore e saggista, ha pubblicato vari libri per bambini (tra gli altri Un fantasma in cucina e Gianga e Perepè per Mondadori) e Il fumetto per Il Saggiatore-Flammarion (1997).
Per minimum fax ha già pubblicato Le anime disegnate. Il pensiero dei cartoon da Disney ai giapponesi e oltre (2005). Come sceneggiatore ha collaborato tra l’altro alla scrittura di Johan Padan, film animato di Giulio Cingoli tratto da un testo di Dario Fo. Mina ha inciso una sua canzone, Ninna Pa’.
Qual è secondo lei la tendenza principale del fumetto in Italia di questi ultimi cinque anni, dovendone individure solo una?
Risposta molto difficile. Direi proprio che, tra autori ed editori, si sta cercando di trovare una strada che porti alla popolarità, che determina vendite importanti, quelle che permettono a un fumettista di vivere del proprio lavoro. I successi del fumetto italiano sono pochi, ma illuminanti, e mostrano sia la possibilità di creare il prodotto di successo, sia di essere un autore affermato con una cifra stilistica riconosciuta.
Negli ultimi anni le indagini AIE hanno mostrato un vero e proprio boom dei fumetti in Italia, un segno che appare di grande salute. Al tempo stesso, se questi numeri si confrontano con il numero di copie vendute e le entrate medie degli autori e delle autrici italiane, ad esempio guardando le indagini di MeFu, si vede che questo settore è molto povero e con diritti limitati, ancor piu’ che in altri paesi. Quali potrebbero essere le soluzioni per rafforzare questo settore, soprattutto per autori e autrici, ed arrivare a una maggiore sostenibilità economica?
Credo che non ci siano altre soluzioni se non la richiesta di aiuti ministeriali. Con tutte le difficoltà e i pericoli che questo comporterebbe. E poi bisognerebbe creare maggiori occasioni di incontro e visibilità per autori, editori e lettori, anche (ma non solo) all’interno delle manifestazioni pop sul fumetto.
Sempre guardando a questi dati, la produzione dei fumetti segue quella dell’editoria in generale: moltissimi titoli prodotti ma scarsamente pubblicizzati, un grande ricambio nelle librerie e pochissimi longseller. Ci sono rischi della formazione di una bolla produttiva a un certo punto insostenibile?
Forse. Ma molti titoli sono realizzati senza anticipi per gli autori e con investimenti ridotti all’osso da parte degli editori. Quindi forse anche no. E d’altra parte il livello medio è comunque interessante.
In termini di vendite e aumento dei lettori, il manga ha sicuramente fatto da enorme traino, essendo il comparto che è più cresciuto in assoluto. Secondo lei questo boom del manga (che a mio modo di vedere unisce un effettivo aumento di lettori all’emersione di lettori “oscuri”, quando i manga sono scomparsi dalle edicole e apparsi ) fa bene al fumetto italiano, facendo appunto da traino, o rischia di ridurre e schiacciare gli spazi per esporre anche altri tipi di opere?
Male non fa. Si parla sempre di fumetto. E l’ultimo studio dell’AIE dice anche che i lettori di fumetto (e quindi, speriamo, anche di manga) è il più aperto alle altre letture. Questa mi sembra una notizia importante. Direi fondamentale.
Nel periodo precedente e durante la pandemia in Italia si è affermata una forma di racconto a fumetti incentrata sull’autobiografia, spesso nata sui social e poi trasferitasi su carta. Nel 2023-2024 questa tendenza mi sembra essersi quantomeno ridimensionata, con un maggiore spazio anche per altri generi e per autori e autrici con background diversi, soprattutto autoprodotti. Vede anche lei un certo cambiamento nelle tendenze di questi ultimissimi anni in questo senso, una maggiore differenziazione in termini di contenuti e voci?
Sì, è vero. Ma personalmente (a differenza di molti colleghi) io amo che l’autore racconti di sé, quando lo sa fare sinceramente (ovvio). E poi credo anche che ci siano tanti editori bravi, che sanno dare i giusti consigli ai loro autori.
In questi ultimi anni la distribuzione e i formati del fumetto sono molto cambiati, spostandosi dagli albi spillati e brossurati da edicola a volumi più corposi da libreria e fumetteria. Che impatto ha avuto questo sulla diffusione e la lettura del fumetto? Se da una parte è vero che c’è più attenzione verso queste opere negli ambiti librari, è vero anche che i prezzi sono aumentati di molto in media e che la distribuzione delle librerie sul territorio italiano è molto varia, con grosse differenze tra nord e sud.
Forse non ho gli elementi per rispondere adeguatamente a questa domanda. Che però me ne fa venire in mente un’altra: ma dove li trovano i lettori di fumetti i loro spazi di lettura? Viaggio spesso in treno e incontrare un lettore di fumetto tra i vagoni è una vera rarità. E poi: tra impegni vari, studio, lavoro, amicizie, social, quand’è che si legge? Anche questa potrebbe essere una bella domanda…
Un settore importante del fumetto è il fumetto per bambini e ragazzi, e questo è vero per tutto il mondo (basta guardare alle vendite dei fumetti di Dav Pilkey negli USA, per esempio). Anche in Italia le classifiche di vendita sono dominate dai fumetti per bambini, siano esse raccolte di vignette umoristiche come Pera Toons che storie più lunghe e articolate come quelle realizzate da alcuni content creator, uno su tutti Lyon. Al tempo stesso, i cambiamenti nella distribuzione di cui abbiamo parlato ha cambiato un po’ la fruizione e l’accesso dei bambini e ragazzi a questi prodotti. Come valutate lo stato di salute del fumetto per ragazzi in Italia, anche al di fuori di quei pochi nomi di cui abbiamo parlato?
Mi pare ottima, e vedo libri di altissimo livello destinati ai ragazzi che farebbero tanto bene anche agli adulti. Pera Toons ha riportato i fumetti (certo: i suoi fumetti) nelle elementari. Il grande successo precedente era stato il Diario di una schiappa che fumetto non era. Il problema è che il fumetto è un mezzo di comunicazione difficile, difficilissimo, ed è molto meglio imparare a decodificarlo da piccoli. Anche questo deve essere un obiettivo del nostro mondo: coinvolgerli fin da piccoli.
Dopo i difficili anni della pandemia, stiamo assistendo a un rifiorire di festival, alcuni con al centro proprio il fumetto, altri molto più generalisti e dispersivi, anche se in generale mi sembra che ci siano delle differenze rispetto al passato. Che ruolo hanno e avranno i festival in questo settore?
Un ruolo molto importante se riusciranno ad essere propositivi e non solo a fare da cassa di risonanza di opere e autori già popolari. Da tempo vorrei tanto una diffusione in Italia di un festival di lettori di fumetto: riunire i lettori di fumetto per letture collettive con varie possibilità di luoghi e situazioni (per esempio in silenzio, con accompagnamento di musiche o con la lettura ad alta voce e proiezione su schermo). Continuo a pensare che sia una bella idea (ai festival del cinema si vedono i film, ai festival dei fumetti i fumetti non si leggono: perché?).
Nonostante alcuni importanti progetti quali Tacotoons e Jundo Comics, oppure la neonata Zipaki, mi sembra che il fumetto digitale, soprattutto a pagamento, in Italia faccia ancor più fatica che negli altri paesi ad affermarsi. Quali sono secondo lei motivi?
Fanno difficoltà molte iniziative a pagamento su web. Certo: Netflix no, ma perché forte di tanta pubblicità (e poi le serie sono facili da vedere, anche quando sei stanco. I fumetti li devi leggere da sveglio).
Una domanda che riguarda anche la stampa e la critica. Oggi il fumetto ha una grossa diffusione, ma ci sono i canali, i tempi e le modalità per poter parlare delle opere con un occhio critico, magari severo ma attento, oppure i tempi del giornalismo e la comunicazione da social media stanno appiattendo questo tipo di lavoro?
Purtroppo stanno appiattendo qualsiasi discorso critico. Però se uno cerca bene, testi di grande interesse, anche sul fumetto, si riescono a trovare.
Più in generale, ci sono cose che pensa potrebbero e dovrebbero cambiare per comunicare meglio il fumetto?
Mi pare stia cambiando il sentire comune nei confronti del fumetto (anche perché, vista la mia attività di quasi mezzo secolo, ne ho viste passare di situazioni diverse). Si fa strada la consapevolezza che il fumetto sia un mezzo di comunicazione per certi aspetti immediato e per certi aspetti complesso e difficile, forse il più difficile di tutti. Bisogna puntare anche su questo.
Chiudiamo guardando al futuro: cosa pensa che succederà nei prossimi cinque o dieci anni nel fumetto italiano? Identifica gia’ l’emergere di nuove direzioni, idee e sviluppi?
Si faranno fumetti bellissimi e quella del fumetto sarà una comunità pacifica e consapevole che salverà il mondo (scusate, ma io alle utopie non rinuncio).