Per completezza, pubblichiamo le interviste originali di chi ci ha supportato nella realizzazione del nostro approfondimento sullo stato del fumetto in Italia a fine 2024.
Sara Pavan
Si definisce creactivist (un’attivista attraverso la creatività), è fumettista, illustratrice e facilitatrice grafica. È autrice de Il potere sovversivo della carta (Agenzia X, 2014), un libro che esplora la scena del fumetto underground italiano dei primi anni 2000. Ha contribuito con una storia breve a Post Pink, un’antologia a fumetti femminista pubblicata da Feltrinelli Comics (2019). Inoltre, ha illustrato Rabbia proteggimi di Maria Edgarda Marcucci (Rizzoli Lizard, 2022), un memoir che racconta le esperienze di una veterana delle YPJ, ingiustamente perseguitata dalle autorità italiane dopo aver combattuto il terrorismo in Kurdistan. Dall’autunno del 2023, è Direttrice Artistica dei Progetti Speciali al Palazzo del fumetto di Pordenone, un’istituzione unica nel suo genere.
PREMESSA: Ho lavorato nell’editoria a fumetti, ma ora mi sono spostata nell’ambito della conservazione e della promozione culturale del medium fumetto al di là dell’editoria, quindi lo sguardo più aggiornato che ho è su come l’ambito dei musei, delle gallerie d’arte, delle istituzioni e della pubblica amministrazione vedono il linguaggio del fumetto
In termini di vendite e aumento dei lettori, il manga ha sicuramente fatto da enorme traino, essendo il comparto che è più cresciuto in assoluto. Secondo lei questo boom del manga (che a mio modo di vedere unisce un effettivo aumento di lettori all’emersione di lettori “oscuri”, quando i manga sono scomparsi dalle edicole e apparsi in libreria) fa bene al fumetto italiano, facendo appunto da traino, o rischia di ridurre e schiacciare gli spazi per esporre anche altri tipi di opere?
Ha fatto sicuramente bene perché ha reso il “fenomeno” fumetto qualcosa di non più trascurabile da parte delle istituzioni. Se anche in una città di provincia, gli scaffali d’ingresso delle librerie sono dedicate ai manga, questo è un elemento che non solo il mercato editoriale non può ignorare, ma nemmeno la promozione culturale, i musei e tutte le iniziative pubbliche.
Negli ultimi anni le indagini AIE hanno mostrato un vero e proprio boom dei fumetti in Italia, un segno che appare di grande salute. Al tempo stesso, se questi numeri si confrontano con il numero di copie vendute e le entrate medie degli autori e delle autrici italiane, ad esempio guardando le indagini di MeFu, si vede che questo settore è molto povero e con diritti limitati, ancor più che in altri paesi. Quali potrebbero essere le soluzioni per rafforzare questo settore, soprattutto per autori e autrici, ed arrivare a una maggiore sostenibilità economica?
La perversione del sistema editoriale italiano legata alle compensazioni che ricevono le CE per le copie che vanno al macero non è colpa dell’editoria a fumetti, e l’obsolescenza rapidissima dei titoli è trasversale, per ottenere più diritti anche nel mondo dell’editoria a fumetti serve fare squadra, attraverso associazioni di categoria/sindacati, non ci sono molti altri modi, se no avranno trattamenti adeguati solo i pochi con potere contrattuale forte mentre le altre persone che lavorano a vario titolo nel settore continueranno a dover accettare condizioni poco convenienti. Banalmente continueranno anche solo ad accettare i contratti così come vengono loro proposti perché non hanno modo di avere un’assistenza gratuita/a basso costo e una formazione gratuita/a basso costo su come deve essere redatto un contratto, su quali siano le clausole/condizioni che si possono modificare etc. etc. Questo verso i grandi gruppi editoriali. Nel mondo dell’editoria indipendente il paradigma è diverso.
Nonostante alcuni importanti progetti quali Tacotoons e Jundo Comics, oppure la neonata Zipaki, mi sembra che il fumetto digitale, soprattutto a pagamento, in Italia faccia ancor più fatica che negli altri paesi ad affermarsi. Quali sono secondo lei motivi?
Quando la piattaforma stessa non è ancora arrivata a essere sinonimo di qualità, per cui l’utenza è sicura al 100% che troverà qualcosa di suo gradimento al suo interno, forse conviene immaginare titoli distribuiti gratuitamente grazie alla pubblicità o versioni freemium che permettano a chiunque di poter “assaggiare” il prodotto in modo adeguato, questo unito alla presenza di qualche grande nome o grande serie tale da giustificare la spesa. A quel punto se mi abbono per seguire la mia serie preferita, esploro anche gli altri contenuti.
In questi ultimi anni la distribuzione e i formati del fumetto sono molto cambiati, spostandosi dagli albi spillati e brossurati da edicola a volumi più corposi da libreria e fumetteria. Che impatto ha avuto questo sulla diffusione e la lettura del fumetto? Se da una parte è vero che c’è più attenzione verso queste opere negli ambiti librari, è vero anche che i prezzi sono aumentati di molto in media e che la distribuzione delle librerie sul territorio italiano è molto varia, con grosse differenze tra nord e sud.
Secondo me questo fa il paio con l’invecchiamento della popolazione. Mi spiego: il manga continua a essere stampato in formati relativamente economici, mentre il cosiddetto romanzo a fumetti (ma anche la serie italiana popolare ex mainstream da edicola) esce in formati e a costi che non sono pensati per le nuove generazioni. Si pubblica in edizione “costosa” ciò che interessa al pubblico che può permettersela, in buona sostanza gli over 40 e oltre.
Qual è secondo lei la tendenza principale del fumetto italiano di questi ultimi cinque anni, dovendone individuare solo una?
Mi pare ci sia un ritorno alla narrazione d’avventura. Non intesa come banale intrattenimento, anzi è piena di senso, significati stratificati e anche di rimandi al contemporaneo, ma si stia uscendo dalla fase dell’autobiografismo più ombelicale e del graphic journalism più spiccio, riabbracciando la narrazione al suo massimo potenziale.
Sempre guardando a questi dati, la produzione dei fumetti segue quella dell’editoria in generale: moltissimi titoli prodotti ma scarsamente pubblicizzati, un grande ricambio nelle librerie e pochissimi longseller. Ci sono rischi della formazione di una bolla produttiva a un certo punto insostenibile?
Purtroppo, di nuovo, questo è vero dell’editoria in generale. Quindi se nelle nicchie si può notare un aumento della qualità, nella visione macro c’è una sovraproduzione perché si fa editoria come si pubblica sui social, senza soluzione di continuità, provando varie strade, al minor costo possibile, sperando di imbroccare il prodotto che diventa virale. Temo non usciremo a breve da questa spirale. A maggior ragione se, come accennavo sopra, in Italia non cambia la legge relativa alle opere mandate al macero.
Nel periodo precedente e durante la pandemia in Italia si è affermata una forma di racconto a fumetti incentrata sull’autobiografia, spesso nata sui social e poi trasferitasi su carta. Nel 2023-2024 questa tendenza mi sembra essersi quantomeno ridimensionata, con un maggiore spazio anche per altri generi e per autori e autrici con background diversi, soprattutto autoprodotti. Vede anche lei un certo cambiamento nelle tendenze di questi ultimissimi anni in questo senso, una maggiore differenziazione in termini di contenuti e voci?
Sì, come accennavo sopra vedo finalmente un ritorno alla narrazione, alla creazione di mondi, che è il bello di tutta la creatività, non solo del fare fumetti.
In questo senso, un settore importante del fumetto è il fumetto per bambini e ragazzi, e questo è vero per tutto il mondo (basta guardare alle vendite dei fumetti di Dav Pilkey negli USA, per esempio). Anche in Italia le classifiche di vendita sono dominate dai fumetti per bambini, siano esse raccolte di vignette umoristiche come Pera Toons che storie più lunghe e articolate come quelle realizzate da alcuni content creator, uno su tutti Lyon. Al tempo stesso, i cambiamenti nella distribuzione di cui abbiamo parlato ha cambiato un po’ la fruizione e l’accesso dei bambini e ragazzi a questi prodotti. Come valutate lo stato di salute del fumetto per ragazzi in Italia, anche al di fuori di quei pochi nomi di cui abbiamo parlato?
I grandi successi editoriali per questa fascia d’età dipendono molto anche dall’esistenza di contenuti online gratuiti a cui i più piccoli riescono ad accedere. Innamoratisi del prodotto obbligano poi gli adulti ad acquistare anche la versione editoriale dello stesso. E sono tutte creazioni emerse in solitaria, dal basso, a suon di follower, non perché le CE abbiano fatto talent scouting. Un altro tipo di narrazione non riesce facilmente a prendere spazio. Le CE in Italia investono poco sul settore, si limitano per lo più a comprare serie già di successo all’estero. E chi non ha il talento di presentarsi nel modo migliore online/tramite i social difficilmente riuscirà a essere individuato e a ricevere le attenzioni di una CE.
Dopo i difficili anni della pandemia, stiamo assistendo a un rifiorire di festival, alcuni con al centro proprio il fumetto, altri molto più generalisti e dispersivi, anche se in generale mi sembra che ci siano delle differenze rispetto al passato. Che ruolo hanno e avranno i festival in questo settore?
I festival del settore sono e saranno sempre essenziali per uscire dalla logica del narcisismo della promozione online, per far nascere e rinsaldare rapporti umani e collaborazioni, per uno scambio alla pari tra generazioni, aree geografiche e realtà editoriali diverse. I festival hanno salvato e continueranno a salvare il fumetto italiano!
Una domanda che riguarda anche la stampa e la critica. Oggi il fumetto ha una grossa diffusione, ma ci sono i canali, i tempi e le modalità per poter parlare delle opere con un occhio critico, magari severo ma attento, oppure i tempi del giornalismo e la comunicazione da social media stanno appiattendo questo tipo di lavoro?
Più in generale, ci sono cose che pensa potrebbero e dovrebbero cambiare per comunicare meglio il fumetto?
Penso in realtà che la critica del fumetto sia emersa in modo genuino solo di recente grazie ai social, bookstagrammer e booktoker danno opinioni più sincere di chi recensisce titoli di professione sulla carta stampata per esempio. Nel senso che hanno anche il coraggio di muovere critiche aperte ai prodotti editoriali, mentre chi fa critica/giornalismo tradizionale non può “sputare nel piatto in cui mangia”, per cui spesso, nella migliore delle ipotesi, evita di parlare dei titoli che non reputa validi. Essendo un settore piccolo, in cui si conoscono tutti, per la salute della critica era necessaria questa infusione di outsider!
Chiudiamo guardando al futuro: cosa pensa che succederà nei prossimi cinque o dieci anni nel fumetto italiano? Identifica già l’emergere di nuove direzioni, idee e sviluppi?
Il fumetto recepirà sempre più le istanze della sostenibilità (intesa come ambientale, ma anche economica e sociale), dell’inclusione e dell’accessibilità e nasceranno narrazioni ampie, in grado di portare valore e attenzione su questioni dirimenti per il futuro della società e anche di manifestarsi in modi inaspettati (fumetti in braille, fumetti per persone daltoniche, fumetti per persone ipovedenti)!