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  • Padre Terreno, Spirito Mortale: il rapporto tra Eisner e Dio

    Padre Terreno, Spirito Mortale: il rapporto tra Eisner e Dio

    Adam McGovern esplora in questo saggio la presenza divina e religiosa nell’opera di Will Eisner, manifestatasi sin dai tempi di The Spirit.

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    contrattocondio_coverNel rivoluzionario Un Contratto con Dio (1978) di Will Eisner, il personaggio principale crede di poter stringere un accordo con la sua divinità per scongiurare tragedie nella sua vita. Qualche decina di anni prima, l’eroe che dà il titolo a The Spirit (1940-52) non era riuscito a sfuggire alla morte — sebbene fosse sopravvissuto. Presumibilmente morto ed effettivamente immerso in qualche strano composto chimico preparato da un malvagio scienziato solitario, sembra quasi che non ci sia posto né in paradiso né all’inferno per il detective Denny Colt, che si ri-battezza Spirit e lotta contro il crimine da un monolocale in un mausoleo.

    Spirit è volenteroso e il suo corpo non è per lui motivo di preoccupazione, in quanto egli si pone ripetutamente in situazioni di grave pericolo e sopporta punizioni fisiche estreme nel corso del suo prevalere contro i suoi nemici. L’uomo devoto in Un Contratto con Dio finisce per rifiutare un ordine divino da cui si sente abbandonato; Denny Colt non ci ha creduto a prescindere e sembra molto meno riluttante nel vivere la sua vita in questo mondo (o meglio, nell’altro mondo). Di certo, il contesto degli anni ‘40 e ‘50 delle strisce a fumetti originali di The Spirit presentava un profilo più da “americano sicuro di sé” rispetto ai tardi anni ‘70 assediati da problemi in cui fu pubblicato Un Contratto con Dio (sebbene anche quest’opera fosse ambientata negli anni ‘20). Ma è molto più significativo che Spirit riponga fiducia — o, volendo, addirittura fede — nelle regole non di Dio, ma dell’umanità: la Legge.
    Questo è un codice stabilito dai mortali per mantenere una civiltà, anche se riecheggia una concezione di Dio più vicina alla religione ebraica — non l’entità onnipotente cristiana che offre garanzie, ma l’essere, appunto, contrattuale che stabilisce i termini secondo i quali è previsto che si conduca la propria vita.

    Spirit_01The Spirit è stata per Eisner l’invenzione del suo personaggio più longevo; Un Contratto con Dio è stata per l’autore la riscoperta di se stesso in quanto figura culturale. Quest’ultima opera gli è valsa la reputazione di “padre del graphic novel”, ma le caratteristiche realistiche e letterarie che associamo a quella forma di espressione si stavano già sviluppando durante buona parte della pubblicazione di The Spirit.

    I casi di Spirit non erano solo incidenti disgiunti in una continua sequenza di pericoli e battaglie come in gran parte dei romanzi di avventura; erano vignette autoconclusive, l’equivalente grafico del racconto breve o dell’atto unico nel teatro. Eisner prese in prestito le tecniche del cinema noir e innovò i pattern di composizione del fumetto giunti fino ai giorni nostri (come la struttura architettonica di una griglia di vignette, associata a Chris Ware). Dal punto di vista narrativo, Spirit era una figura che subiva gli eventi, invece di guidarli lui stesso; un servitore della Legge, che si poneva come muro contro cui far scontrare i malfattori.

    Quello era il fatalismo di una generazione che non si capacitava di essere sopravvissuta alla Grande Depressione, o di essere tornata dalla Prima Guerra Mondiale, e Denny Colt, vulnerabile e poco sicuro di sé, era una alternativa rivelatrice ai modelli più ufficiali e solenni di mascolinità di quel periodo, e un presentimento ristoratore dei valori di un’era successiva.

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    Vignetta tratta da Un Contratto con Dio

    Il protagonista di The Spirit si allontana (ascende?) sempre di più nel corso della pubblicazione, fino a diventare un paterno maestro di cerimonie per la storia centrale di qualche disperato, perdente o sognatore portato alla distruzione o al crimine da crudeli circostanze o dai suoi stessi difetti; disadattati, gente sola le cui storie vengono ascoltate (e a volte dolorosamente concluse) solo da Spirit.

    Questo è il “metodo confessionale” di Jules Feiffer (che, non per coincidenza, assunse un ruolo sempre più creativo prima da assistente e poi da collaboratore dopo il ritorno di Eisner dalla Seconda Guerra Mondiale); la verosimiglianza delle moderne autobiografie grafiche; la brevità dei webcomic che si svela in capitoli individuali compatti. Non è qualcosa in cui Eisner emerse alla fine degli anni 70, vi si innalzò quasi fin dall’inizio.

    L’intuizione di Spirit – che devi essere un individuo ma che non puoi agire da solo – e la sua consapevolezza, in quanto persona che ha affrontato la propria mortalità e che riconosce le paure altrui, è la natura di una coscienza ascoltata o ignorata, la conoscenza di un dio — un Dio padre, non guardiano. Negli anni ’40, e non meno alla fine della sua vita, Eisner e i suoi eroi erano lì in spirito, ma sapevano che Dio probabilmente non stava ascoltando e che sarebbe stato meglio scrivere da soli la propria storia.

    Traduzione di Alessandra Cognetta

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