Questo 2015 ha segnato i dieci anni dalla perdita di uno degli autori fondamentali non solo per il fumetto mondiale, ma direi anche fondanti per la dignità di linguaggio letterario che il medium ha raggiunto: Will Eisner, scomparso il 3 gennaio 2005.
Eisner nei suoi quasi novant’anni di esistenza ha sempre continuato ad andare avanti e a sperimentare, da un punto di vista professionale. Il suo lavoro si è basato su di un processo di ricerca continua delle varie chiavi e degli strumenti necessari alla crescita del fumetto; molte delle stesse regole dell’arte sequenziale sono state codificate nei suoi lavori, tanto da farne un punto di riferimento per la maggior parte degli autori contemporanei.
Questo approccio al fumetto ha caratterizzato Will Eisner fin dai suoi esordi avvenuti negli anni ’30 del secolo scorso con la comparsa delle sue prime strisce sui quotidiani statunitensi.
Ma un punto di svolta fondamentale è arrivato nel decennio successivo con la serie del detective mascherato The Spirit, quel Danny Colt poliziotto ritornato dalla morte che con le sue storie ha ridefinito il genere e soprattutto ha stabilito una serie di canoni fondamentali per il linguaggio del fumetto.
The Spirit fa il suo esordio il 2 giugno 1940 e dunque quest’anno cade l’anniversario dei suoi 75 anni di vita editoriale. Perché se è vero che l’incarnazione scritta e disegnata da Eisner e dal gruppo di grandi autori di cui seppe circondarsi si sviluppò per dodici anni, fino al 1952, nei decenni successivi la maschera di Danny Colt ha avuto varie altre interpretazioni.
Oltre a un paio di brevi storie inedite pubblicate nelle ristampe delle avventure del personaggio negli anni ’70 a opera della casa editrice Kitchen Sink, sono da ricordare una serie di storie originali che videro la luce per la stessa casa editrice nel 1996-1997, con il contributo di autori del calibro di Alan Moore, Dave Gibbons, Paul Chadwick, Neil Gaiman, Paul Pope e Joe R. Lansdale.
Ma una delle serie che ha meglio incarnato lo spirito originario di Spirit (il gioco di parole è ovviamente voluto) è sicuramente quella scritta e disegnata da Darwyn Cooke e sviluppatasi per trentadue numeri di una testata uscita per la DC Comics dal 2007 al 2009, preceduta da un one-shot che raccontava un team up tra Batman e l’alter ego di Danny Colt (disegnato sempre da Cooke e scritta da Jeph Loeb)
È infine storia recente la nuova serie che ha debuttato nello scorso agosto per la Dynamite Ent. con la storia scritta da Matt Wagner Who killed the Spirit?
Noi de Lo Spazio Bianco non potevano non dedicare il nostro solito speciale autunnale a questo personaggio che insieme al suo creatore tanto ha regalato al fumetto, ai suoi autori e ai suoi appassionati.
Per celebrare degnamente Will Eisner e The Spirit abbiamo dunque invitato alcuni tra i migliori studiosi e critici di fumetto italiani e statunitensi e così, a partire da oggi, troverete sul nostro sito una serie di contenuti e approfondimenti a firma di Daniele Barbieri, Alberto Becattini, Claudio Ferracci, Adam McGovern e Andrea Plazzi. In questa sede li ringraziamo tutti, per l’entusiasmo con il quale hanno accettato il nostro invito.
Intervallati a questi articoli arriveranno poi una serie di omaggi grafici al detective con la mascherina, che portano la firma di alcuni disegnatori che ci hanno regalato la loro interpretazione di The Spirit.
Un grazie dunque va anche a Giacomo Keison Bevilacqua, Massimo Bonfatti, Otto Gabos, Gianfranco Giardina, Leo Ortolani, Giuseppe Palumbo, Sergio Ponchione e Claudio Villa. Insieme alle loro opere troverete una mini intervista a ognuno di loro nella quale spiegano il significato che Wil Eisner ha avuto nella loro formazione professionale.
Vi auguriamo dunque una buona lettura con la speranza che questo speciale stimoli chi ancora non conosce Will Eisner e la sua opera a scoprirla e chi già la conosce a rileggere e approfondire le sue opere, tutte, nessuna esclusa!