Quando chiedi a un giovane autore come Gianfranco Giardina se ha voglia di cimentarsi con un omaggio grafico a The Spirit e al suo creatore Will Eisner, e lui risponde con le parole che trovate nella seguente intervista ma, soprattutto, con lo splendido disegno sottostante, la soddisfazione per lo splendido regalo fatto al nostro speciale non può che aumentare l’entusiasmo e la passione con cui continuiamo a parlare di Fumetto, qui su Lo Spazio Bianco!
Ci racconti brevemente come è nato il tuo omaggio a The Spirit per questo nostro speciale? Ti sei ispirato in qualche modo a qualcuna delle sue famose splash page?
Mi sono mosso all’insegna della più totale incoscienza. Il fatto di avvicinarmi e reinterpretare, anche solo per un omaggio, l’opera di un gigante come Will Eisner è una di quelle cose che tende a bloccarmi. Per lo stesso motivo ho scelto di non ispirarmi a nessun episodio in particolare, giocando semplicemente con gli elementi e i segni di quel codice così ben definito in quasi quindici anni di pubblicazioni. Non ricordo bene, ma credo che fu proprio Frank Miller a definirlo “il più grande giovane autore oggi in circolazione” (o qualcosa del genere), all’indomani dell’uscita di una delle sue ultime opere e a 80 anni suonati. Oltre a essere uno dei complimenti più belli che mi sia mai capitato di sentire, mi ha anche aiutato a gestire la pressione. In fondo parliamo di un giovane autore, giusto?
Qual è il tuo rapporto con The Spirit e Will Eisner, tanto da lettore quanto da eventuale fonte di ispirazione nel tuo lavoro professionistico?
È stato uno spartiacque su entrambi i fronti. La scoperta di Eisner ha ridefinito il mio modo di intendere il Fumetto. È uno di quei rari casi in cui dire una frase del genere non risuona nella mia testa come un’iperbole, ma un semplice dato oggettivo. Ti riporto questo piccolo aneddoto a titolo esemplificativo. Quando cinque anni fa decisi di fondare insieme a Giulio Giordano e GianLuca Lagrotta (e con la benedizione di mastro Giuseppe Palumbo) il Redhouse Lab, una delle prime cose che feci fu battezzare simbolicamente le due aule di fumetto. Oggi abbiamo una sede nuova e un organico leggermente mutato rispetto alle origini, ma abbiamo sempre l’Aula EISNER (per i più curiosi, l’altra è l’aula MAGNUS). The Spirit l’ho scoperto solo dopo aver conosciuto e letto l’Eisner più maturo, quello delle graphic novel, da Contratto con Dio in poi. E, a posteriori, sono contento di questa mia scorrettezza filologica, perché credo mi abbia permesso di arrivarci in maniera più consapevole, di apprezzare non solo la genialità e l’eleganza di certi espedienti tecnici e stilistici, ma le motivazioni e quindi il senso più profondo del suo approccio alla tavola a fumetti. Un approccio che parte dall’assunto di trasformare in trampolini di lancio ciò che occhi e mani meno consapevoli vivrebbero solo come paletti e restrizioni. Molte delle soluzioni più brillanti di Spirit dal punto di vista visivo e narrativo nascono da limiti molto pratici (formato, foliazione, periodicità).
Il lascito di Eisner al mondo del fumetto a tuo parere qual è stato?
Cercare di dare una risposta compiuta e puntuale a questa domanda è al di sopra delle mie capacità di analisi, anche restringendo il campo d’azione al solo contributo come teorico del linguaggio e tralasciando, quindi, quasi 70 anni di carriera pressoché ininterrotta come autore.
Con una pistola puntata alla tempia ti direi, però, che la sua lezione più grande è stata secondo me quella di mostrarci con assoluta chiarezza che le questioni fondamentali intorno al mestiere del fumettista non riguardano ciò a cui deve tendere il fumetto come linguaggio, ma alla consapevolezza a cui deve ambire ciascun autore quando decide di “parlare” quella lingua. Se oggi possiamo permetterci il lusso di dare per scontate molte cose rispetto al modo di intendere la tavola, l’impianto narrativo e il ritmo di una storia a fumetti, è anche grazie al lavoro di WillEisner.
E non riesco a immaginare eredità più grande di questa.
Ed ecco a voi The Spirit dalla matita di Gianfranco Giardina!