In un mondo perfetto, Nathan Never #380 scritto da Michele Medda e disegnato da Roberto De Angelis e da Simona Denna, è un albo particolare sia per la sua gestazione sia per la sua ambientazione. Come sintetizza Luca Del Savio nell’introduzione, la storia nasce infatti anni fa e con i disegni affidati al disegnatore napoletano che tuttavia, dopo aver realizzato un’unica sequenza, dovette dedicarsi ad altri progetti (il primo numero di Caravan, la miniserie scritta da Medda) per poi migrare nel West sulla collana Tex Willer.
Della lunga lavorazione parla nel dettaglio anche lo stesso Michele Medda sul suo blog, in un bell’approfondimento nel quale racconta come Alla fine del giorno – era questo il titolo originale, con citazione dal testo di Private Investigations dei Dire Straits – nacque addirittura nel 2008 e avrebbe dovuto essere il primo numero del ciclo Intrigo Internazionale, nel quale Nathan lascia l’Agenzia Alfa per diventare un investigatore privato. L’impossibilità di De Angelis di proseguire il lavoro ha però condotto a uno standby durato fino a qualche tempo fa, quando lo sceneggiatore ha ripreso in mano la storia, ripensandola ma preservando i disegni iniziali di De Angelis e affidando il non semplice compito di proseguire l’opera a Simona Denna.
La riscrittura della sceneggiatura originale ha dato vita a un intrigante albo sui generis, con un impianto che si ispira all’hard boiled e ambientato in un futuro nel quale Nathan è un investigatore privato e non ha mai lavorato per l’Agenzia Alfa. Un’operazione che appare inizialmente come retro continuity ma si dimostra essere ben altro.
Ad aprire In un mondo perfetto è dunque il rapimento di un vecchio amico di Nathan, il quale è chiamato a indagare da Corinne, un’altra sua conoscenza giovanile. Medda snocciola queste relazioni passate – rilevanti ai fini narrativi – sia con alcuni flashback, nei quali offre una versione di Nathan con un carattere aperto, disinvolto e allegro, sia con la preponderante presenza di didascalie che da un lato consentono di seguire gli sviluppi dell’indagine, dall’altro approfondiscono con costanza la psicologia dell’eroe: un uomo sincero, riflessivo, meno musone del consueto ma sempre appassionato di libri cartacei e antichità, al punto da arredare il suo studio in uno stile americano anni Quaranta e da vestirsi con impermeabile e cappello alla Humphrey Bogart.
L’indagine condotta da Nathan è lineare nel suo snodo principale ma impreziosita dall’approccio a tematiche come l’amore giovanile, il tempo che passa, le scelte che rendono unica una vita, la crisi di mezza età, tutte diluite nella narrazione in modo naturale, senza forzature. I sentimenti sedimentati nel passato riemergono così nel presente con dolcezza e, nonostante esprimano brevi derive nostalgiche, hanno il pregio di far emergere, più che rimorsi o rivendicazioni, quel senso di tenerezza che può rimanere sospeso fra due persone anche a distanza di decenni.
Questa profonda leggerezza è sviluppata da Medda attraverso una scrittura elegante, curata e a volte brillante, sia nel caso delle didascalie sia dei dialoghi, come nella sequenza iniziale che introduce Nathan e la sua assistente olografica Sibilla, impegnati a scherzare sull’acquisto di un’antica macchina per scrivere.
Una chiave di volta letteraria scardina infine il mistero di In un mondo perfetto, che propone un finale doppio di stampo puramente fantascientifico. Con un colpo di scena rivelatore, nel quale confluiscono tanti piccoli indizi disseminati nella trama, viene risolto il caso di rapimento e al tempo stesso l’albo si svincola dall’etichetta retcon. Il successivo finalino, con un cappello che ricorda per significato la trottola del film Inception, chiude la storia lasciando una sensazione di sospensione e instillando nel lettore un dubbio: un sottile interrogativo che forse non ha motivo di esistere, ma consente di fantasticare su un universo futuro in cui potrebbe non esserci un solo e unico eroe dai capelli bianchi.
Il clima hard boiled, le ambientazioni future mescolate a tanti suggestivi spaccati di interni anni Quaranta e l’abbigliamento di Nathan sono interpretati al meglio dal disegnatore e dalla disegnatrice.
Roberto De Angelis, la cui visualizzazione di Nathan è forse la più iconica e riconoscibile nella storia della testata (è risaputo che fu autore del famoso Il numero zero del 1991, che lanciò il nuovo personaggio sci-fi di casa Bonelli, e di alcune delle più belle storie della serie oltre a esserne stato fra i più apprezzati copertinisti) imposta il lavoro per In un mondo perfetto con il suo stile estremamente espressivo sulle pose e sui volti dei personaggi, in un educato equilibrio di contrasti fra neri e bianchi. La sua sequenza può di certo causare una tangibile percezione di rimpianto soprattutto nei lettori di vecchia data, ma bisogna dire che Simona Denna si dimostra all’altezza del testimone ricevuto dal collega. La disegnatrice, pur allineandosi all’altrui stile per non causare una dicotomia di segno troppo evidente, non ne risulta asservita ma al contrario si emancipa da esso, offrendo un’interpretazione personale, riconoscibile e convincente.
Il primo albo 2023 di Nathan Never è un racconto a sé stante, slegato dalla continuity ma in grado di mettere in luce le potenzialità di un protagonista che, indipendentemente dai generi e dalle ambientazioni in cui agisce, affondano in un’identità caratteriale forte con prospettive e sfaccettature ancora da esplorare dopo oltre trent’anni di attività. Ed è forse questa la ricetta, o almeno un ingrediente fondamentale, per il rilancio – in corso – della testata: puntare sul personaggio. Al riguardo sembra scontato che gli autori più attrezzati e competenti per intervenire sulla personalità e sulla psicologia di Nathan, siano i suoi creatori.
Nella storia recente della testata Michele Medda appare di rado e si dedica a storie principalmente slegate dalla trama orizzontale – anche se per il 2023 è stata annunciata una serie di albi scritti da lui che riporteranno in scena le divinità viste in Olympus – dimostrando comunque in ogni occasione la sua vicinanza alla psicologia dell’eroe e a una commistione di generi.
Antonio Serra sembra al momento il più defilato dei tre papà di Nathan, dopo aver curato a lungo la collana, all’incirca fino alla conclusione della Saga Omega, per poi cedere le redini a Glauco Guardigli a partire da Haiku, numero 258 della serie regolare.
Bepi Vigna è invece l’attuale deus ex della nuova era dell’Agente Alfa e sta introducendo importanti linee narrative come quella spaziale, finora efficace, riproponendo un Nathan più connesso alle sue originarie doti caratteriali pur senza soffermarsi troppo sulla sua psicologia.
Sorge quindi spontanea una riflessione sul forte e proficuo sodalizio che caratterizzò la cosiddetta banda dei sardi nei primi anni di vita editoriale dell’eroe: una collaborazione e una comunione di intenti che consentì di riversare nel personaggio (e nei primi, famosi cento numeri) il meglio di ciascuno dei tre autori, ognuno con le proprie passioni, preferenze e punti di forza. Un connubio che oggi sembra essersi assopito.
Abbiamo parlato di:
Nathan Never #380 – In un mondo perfetto
Michele Medda, Roberto De Angelis, Simona Denna
Sergio Bonelli Editore, gennaio 2022
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,40 €
ISSN: 977112157300100380
Glauco Guardigli
8 Febbraio 2023 a 18:45
Ciao, grazie per la bella recensione, in particolare mi ha fatto piacere leggere il giusto riconoscimento dello straordinario lavoro di Simona: “La disegnatrice, pur allineandosi all’altrui stile per non causare una dicotomia di segno troppo evidente, non ne risulta asservita ma al contrario si emancipa da esso, offrendo un’interpretazione personale, riconoscibile e convincente.”
Giovanni Dacò
9 Febbraio 2023 a 13:13
Ciao Glauco, grazie a te per l’attenzione che riservi sempre alle nostre recensioni. Sono felice che tu abbia gradito il doveroso riconoscimento a Simona Denna, che personalmente stimo sin dai tempi di Legs Weaver.