Diego Cajelli: Tra le mie fortune, c’é quella di conoscere un grande poeta: Enzo Costantino “Chinaski”.
Lo si può trovare dentro una canzone di Vinicio Capossela ,o in qualche Bar al mattino presto per l’ultimo Cuba Libre.
Chinaski è un poeta vero, duro e puro come dovrebbero essere i poeti.Un giorno gli raccontai del mio progetto Milano Criminale, gli chiesi anche un paio di righe di presentazione, è passato tanto di quel tempo, non l’ho più cercato, e quando è stato il momento di andare in stampa, ero troppo imbarazzato per cercarlo e ricordargli che cosa gli avevo chiesto.
Comunque sia, in quell’occasione Chinaski mi disse:
“Fai un fumetto sulla mala milanese? Parlerai sicuramente della Ligera!”
E se parli della Ligera, non puoi fare a meno di parlare di Ugo Ciappina.
Ugo Ciappina, alla fine degli anni ’50, fece il colpo della vita, la leggendaria “Rapina di via Osoppo”, ma lo beccarono, poi, nel 2002, a 74 anni, tento’ di svaligiare un negozio in centro con il sistema del buco.Ad Ugo Ciappina, ha dedicato una canzone splendida Folco Orselli, cantautore milanese, altra mia conoscenza fortunata.
Se capitate a qualche suo concerto, sicuramente la canterà, la canzone si intitola: Senza Neanche Una Lira e narra, più o meno, della fine dei proventi della rapina di via Osoppo,” tritati tutti nei night”, come dice lui.
Su Ugo Ciappina, direttamente dal MUCRI, il Museo Criminologico di Roma, ho trovato una scheda molto precisa sulla sua grande impresa. Una leggenda della Ligera!
La rapina di via Osoppo
Negli anni Cinquanta del Novecento a Milano furono effettuate numerose rapine ai danni di istituti bancari e negozi, molte delle quali portate a termine dalla famigerata “banda dovunque”.
Il 27 gennaio 1958 una banda di rapinatori assalì un furgone blindato della Banca popolare di Milano che trasportava banconote, azioni e assegni circolari per un valore complessivo di mezzo miliardo di lire.
La banda era composta da sette uomini, tra cui Ugo Ciappina, ideatore del colpo e già componente della “banda dovunque”. Il progetto criminoso era stato ideato nei minimi particolari per ben dieci mesi. I rapinatori, a bordo di una FIAT 1400, un camion “Leoncino”, un furgone, una Giulietta sprint, indossavano tute blu da operai, passamontagna e guanti di pelle e, seppure decisi a non ricorrere alle armi, avevano con loro mitra e pistole.
Ecco come si svolsero i fatti. Alle 9,30 il furgone blindato della banca popolare giunge in via Osoppo, diretto alla filiale della banca in via Rubens. La FIAT 1400, con a bordo due rapinatori, gli taglia la strada e simula un incidente andando a sbattere contro il muro di una casa. L’autista del furgone blindato blocca il mezzo per capire cosa è accaduto, quando sta per ripartire giunge il “Leoncino” che si blocca davanti, scende un uomo con la tuta blu e il passamontagna. Intanto, sopraggiunge il furgone grigio che si arresta alle spalle, ne scende un altro rapinatore che colpisce al capo, con un martello, uno dei due agenti di scorta che sono a bordo del mezzo. Arrivano altri quattro rapinatori che bloccano l’autista e il secondo agente di scorta, mentre gli altri si occupano di scaricare le casse colme di banconote e valori. A poca distanza è ferma la Giulietta sprint con un uomo al volante, un altro tiene a bada la folla imbracciando un mitra. Il trasbordo delle cassette sul furgone dei rapinatori avviene in pochi secondi, alle 9,32 i banditi abbandonano la 1400 e il “Leoncino” e scappano con il camion e la Giulietta sprint. I rapinatori si dirigono in un box situato nella vicina via Plinio, qui si spartiscono i contanti, 114 milioni di lire, abbandonando il resto della refurtiva. Le indagini condotte dal capo della Squadra Mobile di Milano, Paolo Zamparelli, portarono ben presto sulle tracce di Ciappini, appostamenti e pedinamenti consentirono alla Polizia di effettuare l’arresto di tutti i rapinatori. Tutti gli arrestati confessarono il ruolo avuto nella vicenda.