Rodolfo Cimino: una vita con Zio Paperone

Rodolfo Cimino: una vita con Zio Paperone

Ci sono persone che resistono allo scorrere del tempo, grazie alla loro arte e a quanto hanno trasmesso agli altri. Un ritratto di Rodolfo Cimino attraverso il suo modo di vedere il fumetto Disney. L'amato autore di tante storie di Paperi ci ha lasciati il la mattina del 31 marzo...

I lettori di “Topolino” lo sanno bene: nelle letture disneyane c’è una grande quantità di storie mediocri, ma la propria passione per Paperi e Topi è sempre ripagata da un certo numero di autori di gran classe, che amano il proprio lavoro e rendono la cosa evidente nei testi o nei disegni.
Uno sceneggiatore che rientra a pieno titolo in questo gruppo è Rodolfo Cimino.
Classe 1927, Cimino scrive storie per il settimanale Disney fin dagli anni Sessanta, iniziando quella che sarebbe stata una carriera lunga cinquant’anni, spesa a dare vita ad un impressionante numero di avventure, per la stragrande maggioranza scrivendo di Paperi.

È difficile quantificare l’importanza di Cimino nel panorama vasto e complesso del fumetto Disney. 
Chiunque da piccolo abbia seguito anche per un breve periodo qualche pubblicazione Disney, è incappato in più di una sua storia. È l’autore italiano che più di ogni altro si è concentrato sul personaggio di Paperon dé Paperoni arrivando a capirlo nella sua intimità almeno quanto lo aveva capito il suo creatore, Carl Barks. Scriveva dannatamente bene e le sue storie avevano il sapore dell’avventura alla Salgari.

Autore di rara sensibilità, ha saputo scavare nella psiche di un personaggio complesso come è Paperone, ha regalato a Paperino una storia d’amore commovente e toccante, si è rifatto ai classici racconti dei pionieri per ricordare a tutti cosa è importante nell’arte della narrazione. Con il suo vocabolario forbito e la ricercatezza dei termini ha saputo divertire il lettore fornendo un servizio didattico non da poco, e la sua fervida immaginazione gli ha fatto sognare isole lontane, tesori nascosti, piani machiavellici, vecchi saggi, macchinari fantastici

Tutte queste sono chiavi di lettura del mondo. Dell’universo narrativo disneyano-paperoniano, certamente, ma anche del mondo reale. 
Perché quando Paperone decide di rinunciare ad un tesoro per un bene di altro tipo, si dice qualcosa di importante sul personaggio ma anche su una concezione della vita che si vuol comunicare a chi leggerà la storia. 
Perché se in una storia si mette in guardia dai pericoli derivati da chi ha troppo potere e ne abusa, si sta dicendo qualcosa di importante sul mondo. Perché se si riesce a scrivere storie d’amore senza essere smielati, ma anzi usando il dramma come potente viatico per affermare che anche in questo triste mondo è possibile amare ed essere amati, e che anche se non è sempre semplice rimane la cosa più potente e importante della vita umana, allora si sta parlando direttamente ai lettori portando un messaggio di speranza.

Rodolfo Cimino questo triste mondo lo ha lasciato la mattina del 31 marzo 2012, a 84 anni.

Lascia in eredità una quantità sbalorditiva di storie, spesso disegnate da grandi Maestri quali Giorgio Cavazzano, Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi, che nel loro insieme delineano con chiarezza la figura di quest’uomo: la semplicità, l’immediatezza, la classicità, la saggezza, la poesia

Certo, c’è da dire che quelli che erano i punti forti della sua narrativa, come un boomerang, a volte si rivelavano anche dei difetti: quando un topos narrativo diventa un cliché non è un bene, e soprattutto negli ultimi anni questo problema non era estraneo alle avventure di Cimino, che davano spesso un forte senso di déjà-vu. L’impronta classica e il ricorrere a certi stilemi a un certo punto dava la sensazione di un riciclare se stesso.
Eppure, si trattava quasi sempre di avventure scritte con lucidità e grande capacità; inoltre anche recentemente il Maestro ha saputo sfornare storie che sapevano sorprendere, emozionare, divertire, affascinare, pur partendo da situazioni usuali.

Rodolfo Cimino è un autore che ha saputo resistere allo scorrere del tempo senza il bisogno di rincorrere le mode, senza dover cambiare il proprio stile e i suoi principi. Restando fedele alla sua poetica, in parte emulando sé stesso, l’autore ha continuato a lavorare su soggetti Disney fino alla fine, sconfinando a volte a Topolinia ma restando perlopiù affezionato a Paperopoli, e in particolare a un vecchio e ricco Papero che ha spedito in un’infinità di luoghi di fantasia facendogli apprendere così tante lezioni di vita da essere quasi un mentore meta-letterario per Zio Paperone. Il quale dopo ogni lotta con Amelia e la collega Roberta, dopo ogni assalto dei Bassotti, dopo ogni viaggio nei luoghi più assurdi del globo, dopo ogni scambio di battute con Paperino o Battista, è sempre riemerso un po’ cresciuto dentro. 
Il Paperone di Cimino, così fedele all’idea barksiana, è decisamente un riflesso dell’autore stesso: rispecchia i valori in cui il Maestro credeva, rappresenta l’umanità bella che è davvero dentro chiunque, anche nei più insospettabili, simboleggia quell’amore per l’avventura che viene prima di qualunque meta, risibile se non preceduta da un viaggio attraverso cui crescere.

Cimino ha cresciuto Paperone, e tramite le sue storie ha cresciuto nel modo migliore le ultime cinque generazioni di lettori di fumetti. Un’impresa encomiabile e portata avanti con grande umiltà e benevolenza, mossa dall’incrollabile fede verso il prossimo e dalla passione verso quei personaggi che ha animato per mezzo secolo e verso la narrazione in generale, grande chiave della memoria e dei sentimenti umani.

2 Commenti

1 Commento

  1. Debris

    14 Maggio 2012 a 10:55

    Ho seguito quando ero molto giovane queste avventure di Rodolfo Cimino – purtroppo all’epoca non c’era l’abitudine di indicae gli autori e, sopattutto io non avevo la capacità, la curiosità, l’attitudine a leggere quelel sezioni…forse ero piccolo, non abbastanza curioso…Storie che sono state compagnie di una vita, che lo sono ancora…malgrado PK, che stò rileggendo oggi, malgrado DD, malgrado i colori di oggi e le nostre storie, si deve venire nel presente non in un “mitico passato” che è la base del nostro presente, non semplice ruina da contemplare..

    Grazie Rodolfo.

  2. Andrea Bramini

    18 Maggio 2012 a 22:58

    Quel che dici è vero, Debris, e mi trova concorde :) Molti autori Disney, e Cimino è sicuramente uno di loro, dimostrano che le loro storie che amiamo, anche quelle di 30 o 40 anni fa, le apprezziamo non perchè retaggi di un tempo mitico che non torna più, ma perchè ancora fortemente attuali e capaci di parlare al cuore e alla testa del lettore, anche di quello che le scopre oggi per la prima volta.
    PK, DD e tutte le storie contemporanee valide, che fortunatamente non mancano, stanno invece a dimostrare come si possa apprendere meravigliosamente le lezioni dei Maestri coniugando i loro insegnamenti in una chiave sempre nuova, sia confacente al proprio spirito sia al passo coi tempi.
    Ma il retaggio culturale è quello, e non è un caso se molti sceneggiatori delle ultime due generazioni di “Topolino” veda comunque Cimino come un faro a cui guardare.
    Una delle cose che vorrei far passare con questo pezzo e con lo speciale nella sua interezza è proprio l’attualità di Cimino.

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