Presentato in anteprima al Treviso Comic Book Festival, Comfortless, l’ultimo fumetto di Miguel Vila, chiude la cosiddetta “Trilogia del Nordest” insieme ai due volumi precedenti usciti per Canicola, Padovaland (2020) e Fiordilatte (2021), tutte narrazioni ambientate in un’ipotetica provincia padovana. Premiati in diversi festival, i due testi sono stati tradotti in Francia, il primo in Finlandia e il secondo in Spagna e negli Stati Uniti (nientemeno che da Fantagraphics). L’autore, inoltre, ha pubblicato per Minimum Fax Fortezza Volante, sulla sceneggiatura di Lorenzo Palloni, candidato al premio Boscarato 2023 come miglior fumetto italiano. Insomma, Miguel Vila in relativamente pochi anni si è affermato come uno degli autori più interessanti del panorama italiano, grazie a un’estetica e a modalità di racconto originali, insieme a una particolare attenzione per il quotidiano e le sue meschinità, oltre che per il territorio provinciale padovano, tutti elementi alla base della sua poetica.
Per queste ragioni Comfortless è stato accolto con una certa aspettativa ma, prima di continuare, vorrei aggiungere un paio di premesse: pur trattandosi del capitolo finale di una trilogia, non è necessario aver letto gli altri due fumetti per apprezzarlo. Parte del fascino dell’opera di Vila è l’aver costruito una sorta di narrazione diffusa (di cui fanno parte anche le sue storie brevi e le sue illustrazioni apparse su riviste) dove le linee narrative si incontrano per un dettaglio, una comparsa. Aver letto Padovaland e Fiordilatte permette di cogliere certi riferimenti, ma non influenza la comprensione generale della storia (anzi, delle storie). La seconda premessa è che Comfortless è una sorpresa, dalla copertina all’episodio con cui si chiude, dalla suddivisione in capitoli a ciò che succede al loro interno. Perciò consiglio innanzitutto di leggere l’ultimo lavoro di Miguel Vila e solo dopo, eventualmente, leggere questo articolo. Mi dispiacerebbe rovinare ad altri la sensazione di sorpresa che mi ha colto durante la lettura.Prendiamo le mosse dal disegno: Vila mantiene il tratto per cui si è distinto con i suoi lavori precedenti, realistico e grottesco, specie nella rappresentazione dei volti e dei corpi, su cui l’autore si sofferma per evidenziare difetti e imperfezioni. Queste scelte per certi versi si scontrano con il disegno dei luoghi e degli edifici, raccontati con un tratto netto, preciso, con superfici pastello senza ombreggiature o tratteggi. Si tratta di un realismo tale da far sembrare le ambientazioni finte, come quelle di un set cinematografico, e che rispecchia le architetture della provincia del nord Italia, ricche di palazzi recenti e villette che sembrano sempre nuove.
Sono pochi i cambiamenti all’interno della provincia di Miguel Vila, dove i personaggi si muovono spesso osservati dall’alto, spiati dalle finestre o dai buchi delle serrature. Questa sensazione voyeuristica viene data anche dal layout che fa ampio uso di vignette di varie dimensioni sparse sulla pagina, molto spesso tonde. Di conseguenza, la narrazione di Comfortless è doppiamente frammentata: da una parte troviamo la divisione in capitoli, storie brevi che si svolgono anche a distanza di tempo le une dalle altre; dall’altra il racconto si divide e si espande in tanti frammenti accuratamente disposti sulla pagina. La sensazione è quella di una chiusura pur nel disorientamento, di rigidità pure a fronte degli ampi spazi bianchi che separano le vignette.
Vila ha perfezionato questo modo di raccontare, in grado di mettere in discussione le coordinate con cui il lettore si orienta nella pagina, giocando però con elementi comunque all’apparenza molto rigidi. Possiamo ipotizzare come questa sia un’esperienza assimilabile a quella della provincia raccontata nel fumetto: il disorientamento dato dall’attenzione alle piccole cose, alle meschinità e ai gesti altrui, agli sguardi, cause e conseguenze di uno spazio che risulta spesso oppressivo pur nella sua estrema apertura paesaggistica e architettonica. C’è tanto spazio nella provincia di Miguel Vila, eppure, nelle strade come nelle vignette, manca l’aria.
Forse anche perché mancano i cambiamenti. In effetti, Comfortless è un fumetto di cambiamenti mancati, di occasioni per riflettere che vengono sistematicamente perse. In questo senso è anche un fumetto sulla catastrofe, sul disastro, sul trauma e sulle loro mancate elaborazioni. Le tensioni che sono state messe in luce (o sarebbe meglio dire spiate) nei due fumetti precedenti, in Comfortless deflagrano, proprio perché messe alla prova da situazioni di crisi. La prima di queste è anche una delle più interessanti: il primo lockdown deciso a seguito dell’aggravarsi della pandemia da Covid-19. Il fumetto si apre con questo episodio, collocandosi quindi in un momento che, dopo essere stato oggetto di numerosi racconti durante il suo corso, è stato rapidamente rimosso dal nostro orizzonte storico e culturale. Complice in questo senso è stato il comprensibile desiderio di tornare alla normalità il più in fretta possibile, a fronte però di una mancata riflessione su quanto è successo, sulle cause, le conseguenze (soprattutto psicologiche ma non solo) e in generale sul presente, troppo occupati da una parte a ritornare alle nostre vite, dall’altra a seguire gli sviluppi dell’emergenza successiva, il conflitto tra Russia e Ucraina.
A fronte dei vari capitoli di Comfortless, questa appare come la normalità: un susseguirsi di situazioni emergenziali che ci toccano più o meno da vicino, dopo le quali si tenta di tornare al proprio quotidiano, al proprio vissuto, a decidere dove mangiare fuori per cena. È già tutto lì, il disastro continuo del contemporaneo, il loop di apocalissi messe in scena da Vila. Quell’esplosione che vediamo in copertina, quel fungo nucleare che ha una forza evocativa fortissima se pensiamo che è collocato nella provincia del nord Italia, non arriva da lontano: la testata che esplode era già lì, sottoterra, parte di accordi politici precedentemente presi e rapidamente dimenticati.
Ciò che colpisce, alla fine del fumetto come anche alla fine della trilogia, è l’assenza di vere alternative. Se però nei primi due volumi questa sensazione riguardava più una conseguenza della vita in provincia, come ambiente a tratti oppressivo, violento, stagnante, una sorta di comfort zone molto poco confortevole (riflesso di una serie di contraddizioni sociali e culturali), in Comfortless questa condizione diviene esistenziale: persino la Storia fa irruzione nella provincia italiana e anche allora nulla cambia. Il paradosso è evidente: una serie di cambiamenti radicali continui cui fa da sfondo un quotidiano sempre uguale a sé stesso, al quale si ritorna dopo l’ultima crisi. Non c’è da stupirsi se questo genera una serie di ansie e di nevrosi che si riflettono sui rapporti tra le persone, tra i personaggi, costretti a districarsi tra le emergenze continue (documentate con efficienza dai media).
Ci aspetta un futuro difficile, proprio perché troppo simile al presente. L’idea che non si raggiunga un punto di rottura (quantomeno collettivo), o una crisi irreversibile, è certamente una riflessione che si può anche non condividere. Personalmente credo che sul lungo periodo (ma non necessariamente tanto lungo) ci saranno fattori che ci costringeranno a cambiare per sempre il nostro stile di vita, come può essere il cambiamento climatico, ma non solo. Vila in ogni caso non fa un trattato scientifico del suo fumetto, come chiarisce nell’esergo (“Questo libro non pretende in alcun modo di fare divulgazione scientifica“), ma pone delle domande, invita a guardare il nostro tempo e a metterlo in discussione. Penso sempre più spesso a una conversazione che ho avuto con due colleghi. Uno diceva: “Finirà che con l’apocalisse fuori dalla finestra noi saremo chiusi in casa a lavorare, seduti al pc per stare dietro alle consegne“. La risposta mia e dell’altro è stata spontanea: “È già così“.
Torniamo un momento al disegno e proprio alla rappresentazione della catastrofe, sulla quale si potrebbe fare una provocazione: in Comfortless il momento dell’esplosione nucleare mantiene graficamente i toni controllati di tutte le altre sequenze, la bomba non esplode sulla pagina, non c’è spettacolarizzazione, non ci sono i violini e la tensione vista, ad esempio, in Oppenheimer. Vediamo una nuvoletta, in un paio di vignette, niente di più. Allora mi torna in mente una domanda che mi era sorta anche leggendo Fortezza Volante: Miguel Vila come racconterebbe qualcosa che non può essere contenuto in una vignetta? Qualcosa che va oltre la nostra comprensione, qualcosa di alieno e di incomprensibile, di non contenibile in una forma? Non la perdita dei riferimenti, ma la loro distruzione. Cosa c’è oltre le linee e i colori pastello della provincia padovana? Certo, la scelta qui è quella di raccontare un’apocalisse tutta umana (come si può intuire fin dalla copertina dove il fungo atomico e le persone sotto la sua cupola sono speculari, sia nella composizione che nel colore). Forse l’autore racconta questa deflagrazione attraverso i volti dei personaggi, quelle smorfie terribili che aprono e chiudono il fumetto. Per citare un verso famoso: “In questo modo finisce il mondo / Non con un boato, ma con un lamento“. E forse la mia curiosità verso qualcosa d’altro, qualcosa di metafisico e forse anche di poetico, è una speranza che questa cosa esista, frustrata dalle vignette senza scampo di Miguel Vila, che non concedono nemmeno il brivido spettacolare dell’apocalisse, nemmeno la sorpresa data dal fermarci, raccoglierci, provare a elaborare la fine.
Per concludere, Comfortless si chiude come un Truman Show più amaro e più tragico, dove chi dice “vediamo cos’altro c’è in tv” non è fuori dalla cupola del programma televisivo, ma al suo interno. Non c’è un fuori, siamo tutti dentro quell’esperimento narrativo che è iniziato con l’inquadratura dall’alto di Padovaland che ora si allontana, uno sguardo che si mantiene silenzioso così come è arrivato. Miguel Vila si conferma un attento osservatore dei nostri tempi il cui sguardo, se può risultare ostico (sia dal punto di vista grafico che narrativo), d’altra parte offre certamente spunti di riflessione che non possiamo evadere facilmente e di cui, anzi, abbiamo estremo bisogno.
Abbiamo parlato di:
Comfortless
Miguel Vila
Canicola, 2023
208 pagine, brossurato, colori – 22,00 €
ISBN: 9788899524678