In un’altra realtà rispetto alla nostra, il mondo deve riprendersi da un grande conflitto. Squadre di recupero scandagliano carcasse meccaniche sui fondali marini per impossessarsi della corallite, propellente ormai raro e utile per il funzionamento di molte macchine.
Uno di questi team è formato da Topolino, Minni e Pippo, valenti ricercatori che cercano di dare una svolta alle proprie vite grazie a un importante ingaggio da parte del noto studioso e scienziato professor Enigm, che però porta a conseguenze impreviste e in grado di cambiare l’assetto dell’intero ecosistema.
È difficile riassumere in poche parole anche il solo spunto di partenza di Mickey e l’oceano perduto, a testimonianza di quanta inventiva ci abbia messo lo sceneggiatore Denis-Pierre Filippi a concepire non semplicemente una trama, ma un intero universo narrativo con le sue regole, il suo passato e il suo contesto nel quale far muovere i protagonisti.
In effetti già dalle prime pagine l’attenzione del lettore viene catalizzata dallo scenario, affascinante ma al contempo misterioso, ed è subito forte il desiderio di conoscere meglio questo mondo.
Capire i personaggi Disney
Il volume fa parte della collana di graphic novel d’autore realizzata in Francia dall’editore Glènat e all’interno della quale vari autori d’Oltralpe si sono cimentati con i personaggi Disney.
In Italia i primi tre volumi – Una misteriosa melodia, Mickey’ craziest adventures e La gioventù di Mickey – erano stati pubblicati da Giunti per il mercato delle librerie e ora Panini eredita il testimone proseguendo l’importazione di tale materiale nel circuito delle edicole e delle fumetterie.
La prima cosa che si può rilevare in Mickey e l’oceano perduto è la corretta interpretazione che Filippi dà dei personaggi disneyani.
Anche grazie al prezioso confronto con il disegnatore della storia, quel Silvio Camboni che ha lavorato molti anni per il Topolino italiano, lo sceneggiatore è riuscito a centrare le caratteristiche del cast, non piegandole alla trama che aveva in mente ma sfruttandole per animarla. Potrebbe sembrare alla portata di chiunque sapere cosa caratterizza Topolino, Pippo, Gambadilegno e gli altri della Banda Disney, ma è solo quando ci si trova a doverne scrivere che si può verificare quanto effettivamente si sappia usarli.
Filippi ci propone un Topolino coraggioso e determinato, senza eccedere nelle doti positive che troppo spesso lo hanno reso piatto e antipatico e condendolo invece con qualche tentennamento e vari dubbi operativi. Pippo non è il semplice caratterista fuori da ogni logica, quanto piuttosto una spalla che sa il fatto suo per quanto un po’ pasticcione, dotato di un carattere esuberante e di qualche piccola fissazione. Minni risulta essere una donna determinata e preparata, con una sua precisa identità e che si pone su un piano paritetico nel rapporto di collaborazione con Topolino. Gambadilegno, infine, ci viene presentato in un perfetto e giustificato equilibrio tra il suo lato negativo e il personaggio che, facendo di necessità virtù, è in grado di lavorare con i protagonisti mettendo in campo le proprie capacità per un obiettivo comune, senza per questo essere meno canaglia negli atteggiamenti.
Alla luce di questi profili, Filippi non solo dimostra di saper muovere questi personaggi, ma addirittura li riscopre nella loro natura, ridando loro una freschezza espositiva che molte volte viene meno nelle storie italiane, anche a causa della massiccia produzione di tipo seriale che esiste nel nostro Paese, problema che il formato one-shot di questa graphic novel francese naturalmente non ha. Queste figure ritrovano quindi una vitalità e una spontaneità non sempre facili da riscontrare oggigiorno ma che confermano quanto siano ancora attuali e quanto possano vivere avventure di ogni sorta.
Intrecci robusti
Mickey e l’oceano perduto guarda direttamente alla grande avventura per ragazzi, nel più genuino spirito delle cosiddette serie di jeunesse.
C’è un mondo ben descritto e caratterizzato, diverso dal nostro, afferente all’immaginazione e irto di pericoli nuovi e misteriosi, ci sono personaggi coraggiosi occupati in una missione avventurosa, ci sono nemici e situazioni fantasiose.
Denis-Pierre Filippi orchestra una storia solida, partendo da uno spunto che guarda direttamente a tanta altra narrativa di questo tipo, rielaborandola e ottenendo un setting originale, del quale dimostra di avere ben chiari gli aspetti, la mitologia e la direzione che vuole far prendere agli eventi.
La narrazione è piacevole e poggia in buona parte su elementi steampunk, che in questo universo narrativo abbondano e a cui i due autori non sono affatto estranei, lavorando insieme da anni a Le voyage extraordinaire, una serie francese arrivata all’ottavo volume e appartenente a questo genere, tutt’ora inedita in Italia.
La società visualizzata è infatti ripartita dalle macchine, più o meno elaborate a seconda dei materiali a disposizione e della capacità di chi le assembla. In particolare si segnala un avveniristico marchingegno che, una volta collegato a un individuo, permette di guidare telepaticamente una specie di drone subacqueo senza che ci si debba immergere personalmente, invenzione determinante per ben due volte nel corso dell’avventura.
A questo tipo di espedienti viene data grande attenzione e contribuiscono al fascino complessivo dell’opera insieme ai personaggi e al ritmo incessante della narrazione.
I dialoghi sono sintetici e asciutti, lasciando spesso spazio a intere sequenze mute: una decisione che restituisce realismo all’azione, quando non sempre c’è il tempo di perdersi in chiacchiere. Le conversazioni sono quindi al servizio dello svolgimento della storia, non il suo fondamento, che si rintraccia invece nella messa in scena e nel progredire delle vicende.
Tanta ricchezza di situazioni e suggestioni offre anche aspetti negativi: vengono messi in campo forse troppi elementi per la sessantina scarsa di tavole a disposizione. In questo modo lo sceneggiatore ha dovuto accelerare alcuni passaggi, che risentono un po’ della necessaria ma eccessiva compressione, finendo per apparire frettolosi. Invero tale dinamica si riscontra solo in un paio di occasioni e nell’insieme l’autore gestisce bene l’incedere del racconto: l’espediente con cui introduce a metà volume le molte differenze che il mondo ha conosciuto è ambivalente sotto questo aspetto, perché da una parte Filippi sceglie uno stratagemma intelligente e suggestivo, ma dall’altra non può evitare di ricorrere a uno “spiegone” tramite flashback per contestualizzare le nuove circostanze.
Altro piccolo neo – ma in questo caso potrebbe essere una scelta voluta e consapevole – risultano essere le poche informazioni che abbiamo su questa Terra, sul conflitto passato a cui si accenna all’inizio, su cosa ha comportato, su come appariva in precedenza il mondo e tante altre curiosità che sorgono spontanee nel lettore, testimoniando quanto Filippi sia stato in grado di affascinare e colpire nel segno. Non può quindi essere considerato completamente un difetto, per quanto il quadro generale di questa ambientazione risulti in questo modo meno completo ed esaustivo.
Disegni steampunk
Silvio Camboni è l’artista che ha dato vita all’immaginazione di Denis-Pierre Filippi, portando su carta gli scenari, i personaggi, gli abiti e i macchinari inventati dallo sceneggiatore.
Per quanto riguarda Topolino, Minni, Pippo, Gambadilegno e gli altri “attori” disneyani, il disegnatore si è trovato chiaramente a suo agio: rispetto alle altre graphic novel della collana Glènat, infatti, Mickey e l’oceano perduto è il volume che ci presenta i personaggi nelle fattezze più vicine al canone a cui siamo abituati. Il disegnatore ha ben pensato di non sperimentare stili particolari per tornare ad approcciarsi a queste figure ma di seguire piuttosto il gusto estetico che ha esercitato per diversi anni sul Topolino italiano, una scelta felice perché il tratto dell’artista è sempre stato delizioso ed espressivo – in questo caso risulta peraltro ancora più curato – e perché l’aspetto classico si presta adeguatamente a delineare i protagonisti di un’avventura di questo stampo; la linea morbida e il segno tondeggiante con cui vengono immortalati i personaggi si coniugano in maniera vincente all’interno dell’opera, insieme agli abiti particolarmente evocativi.
I virtuosismi grafici Camboni li riserva alle ambientazioni: gli sfondi sono ricchi di dettagli e di inserti che impreziosiscono ogni singola vignetta quasi come se fosse un quadretto. Gli abissi marini presentano spelonche, coralli e vegetazione subacquea, mentre per il brullo scenario artico delle prime tavole il disegnatore lavora per sottrazione, proprio per comunicare l’ambiente spoglio di quasi tutto, contornando l’orizzonte con solo qualche montagna ghiacciata.
Nelle scene ambientate all’interno della foresta in cui i nostri eroi si nascondono, la natura appare invece lussureggiante, regalando alcune delle pagine migliori del volume per dovizia di particolari e capacità di caratterizzare graficamente l’ambiente.
Risultano d’impatto anche le sequenze in cui appare l’oceano del titolo, una massa d’acqua che segue regole fisiche stravolte e che viene rappresentata in rivoli e spirali arricciate che fanno somigliare i flutti a nuvole batuffolose.
È in questi frangenti che il lavoro di Gaspard Yvan ai colori, con la collaborazione di Jessica Bodart, risalta particolarmente testimoniando fortemente quanto la colorazione possa offrire un quid non indifferente alla resa finale delle tavole, in grado di connotare in maniera determinante le scene.
Il lavoro cromatico su luci, ombre e sfumature permette di avere una maggiore ricchezza nell’aspetto di personaggi, oggetti e interni, e anche con una resa di stampa per nulla ottimale come quella dell’edizione italiana si riesce ad apprezzare la perizia impiegata in questo compito, che rilancia e dona atmosfera ai già efficaci disegni di Silvio Camboni.
Si è già detto quanto la tecnologia steampunk sia importante a livello narrativo e, di conseguenza, anche esteticamente viene riservata grande attenzione a questo aspetto. L’autore si sbizzarrisce in particolare nel ritrarre l’abitazione dei tre protagonisti, una sorta di hangar che appare come una fusione tra parti di vari edifici e mezzi di trasporto: spiccano una gru, una specie di periscopio gigante e diverse lamine di metallo giuntate assieme, il tutto a costituire una sorta di tecnologica palafitta sul mare.
Una resa affascinante, così come il ricorso a enormi dirigibili per muoversi alla ricerca della preziosa corallite: questi velivoli sono un classico all’interno del genere steampunk e Camboni ci mette del suo, rappresentandoli con una forma che ricorda quella degli scarafaggi.
Meritano poi una menzione l’avveniristico laboratorio volante di Enigm, dalle forme più eleganti e raffinate, e il rifugio dei protagonisti nel fitto della giungla: il metallo, il legno e la vegetazione si amalgamano in un tutt’uno inedito e intrigante, un ambiente al contempo moderno e arcaico dove le soluzioni tecnologiche convivono con la natura in un sistema che instaura una sorta di simbiosi tra le due realtà.
Infine spicca la tecnologia perfezionata da Pippo che sfrutta le onde neurali per guidare a distanza un macchinario da ricognizione. Simpatica la prima versione, le cui forme ricalcano quelle di Topolino, ma ancora più azzeccata nel suo aspetto “di fortuna” è la seconda, simile a un drone e frutto di un collage di vari elementi elettronici e meccanici.
Per quanto riguarda la costruzione delle tavole, infine, Camboni segue in sostanza una gabbia regolare. A volte una splash page fa da fondale su cui collocare alcuni riquadri, e molto spesso le vignette non mantengono dimensioni uguali tra loro ma si allungano, si accorciano, sfruttano una maggior verticalità se il frangente lo richiede e si sovrappongono parzialmente le une sulle altre. Sono interventi “leggeri” che non scombinano massicciamente la griglia ma che contribuiscono quel tanto che basta a vivacizzare graficamente la scansione narrativa.
Non mancano comunque grandi illustrazioni che si snodano per due pagine adiacenti, ampiamente particolareggiate ma a cui si ricorre solo in pochi, determinati passaggi, acuendone il valore e la spettacolarità.
L’edizione italiana
Rispetto all’edizione originale francese di Glènat, il volume portato in Italia da Panini presenta alcune differenze sostanziali.
Innanzitutto nel formato: forse anche per allinearlo ad altre pubblicazioni lanciate negli ultimi anni (Fuoriserie, Extra, Gold), si è deciso di ridurre le dimensioni del prodotto d’Oltralpe, togliendo alcuni centimetri in altezza e in larghezza. Viene meno anche l’elegante bordo telato, probabilmente per contribuire a contenere i costi.
Come accennato prima, però, vero problema nella resa della versione italiana è dato dalla colorazione: forse per un tipo di carta sbagliato o forse a causa del processo di stampa, le vignette della storia appaiono spesso molto buie, in particolare in quelle sequenze in cui lo sfondo è scuro perché i personaggi si muovono negli abissi o nell’ombra. I colori risultano peraltro impastati in alcuni passaggi: così in certe scene si perdono purtroppo alcuni dettagli dei disegni di Camboni e non risalta al meglio la palette cromatica di Gaspard Yvan e Jessica Bodart.
Il vantaggio rispetto al tomo francese è dato da alcune pagine di extra in coda alla storia, che raccolgono diversi bellissimi bozzetti di Camboni commentati dall’artista stesso, tratti dagli studi di copertine originali e di tavole interne.
È sicuramente un peccato che alcune scelte tipografiche abbiano inficiato, in modo non sempre leggero, la leggibilità e quindi la godibilità del lavoro di Filippi, Camboni, Yvan e Bodart, ma Mickey e l’oceano perduto resta una storia che, al netto di qualche passaggio più debole e meno orchestrato, merita di essere scoperta e apprezzata dai lettori, disneyani e non solo.
Il volume è attualmente in ristampa, dal momento che la prima tiratura risulta già esaurita presso l’editore, ed è stato confermato che in questa seconda edizione la carta sarà diversa, migliore e più adatta per far risaltare il colore, offrendo inoltre la possibilità a chi ha già comprato la prima edizione di permutare la propria copia. Tale scelta da parte di Panini testimonia da un lato la sua attenzione verso le osservazioni del pubblico, ma dall’altro porta a chiedersi come abbia fatto l’editore a non accorgersi in principio di stare dando alle stampe materiale con proprietà, se non completamente invalidanti, in grado di compromette un po’ la resa finale del prodotto, per poi tornare sui suoi passi solo in seguito alle rimostranze dei lettori.
Abbiamo parlato di:
Mickey e l’oceano perduto
Denis-Pierre Filippi, Silvio Camboni, Gaspard Yvan, Jessica Bodart
Traduzione di AmarenaChicStudio (Milano)
Disney-Panini, 2021
70 pagine, cartonato, colori – 14,90 €
ISSN: 977272466000610001
Per chi volesse approfondire:
Silvio Camboni: Disney, Francia e ritorno