Quando si pensa alla giovinezza di Topolino, immediatamente i ricordi vanno alle storie a strisce che negli anni Trenta comparivano sui quotidiani statunitensi, disegnate perlopiù da Floyd Gottfredson. Inevitabilmente è quello il Mickey Mouse che viene percepito come originario e “puro”, sotto il profilo fumettistico, con tutte le ragioni e i limiti di questa modalità di pensiero.
Non è un caso quindi se è a quell’epopea – per dinamiche, tipologia di avventure e caratteristiche dei personaggi – che hanno guardato gli artisti francesi quando sono stati chiamati dalla casa editrice Glènat a realizzare in piena libertà volumi con Topolino protagonista, pubblicati Oltralpe nel corso del 2016.
Operazioni come Una misteriosa melodia e Mickey’s craziest adventures, portati in Italia da Giunti sul finire dell’anno scorso, rappresentano due prove di stampo diverso tra loro e contemporaneamente nettamente separate dalla via intrapresa da decenni nel nostro Paese, una specie di strada parallela che è stato interessante analizzare e confrontare con la produzione standard.
Si tratta di due volumi non certo esenti da difetti e che possono prestare il fianco alla critica di essere troppo “passatisti”, ma rappresentano due ottimi esempi di approccio puramente autoriale ai personaggi Disney, staccato da alcune logiche narrative.
Passato fittizio
Questa premessa è necessaria per inquadrare nel modo corretto La gioventù di Mickey di Tebo, terzo volume di questa iniziativa, che Giunti pubblica solo ora in Italia e che si attesta come forse il migliore dei tre usciti finora da noi.
Il pretesto narrativo di base è infatti esile: un sorcetto dalle braghette blu si reca del proprio anziano zio, il nostro Topolino ormai invecchiato, il quale gli racconta alcune delle sue avventure giovanili.
L’approccio si discosta subito da qualunque pretesa di realtà o di citazionismo: non solo non ci sono rimandi a storie effettivamente realizzate in passato ma viene instillato in più occasioni il dubbio che tali racconti siano effettivamente reali e non piuttosto romanzati dal protagonista, come le classiche tall tales di presunti avventurieri che gonfiavano ad arte le proprie vicende.
Questo permette grandissima libertà di azione a Tebo, che la sfrutta a man bassa: vediamo Topolino cowboy, astronauta, contrabbandiere di cioccolato, aviatore durante la Prima Guerra Mondiale, il tutto con un piglio narrativo spontaneo, immediato e divertente.
Problemi di coerenza narrativa non si pongono perché l’autore guarda spesso e volentieri più al Mickey Mouse dell’animazione che a quello dei fumetti. Il ritmo narrativo infatti è veloce e spigliato, le gag visive abbondano e il fatto che ogni episodio non tenga in considerazione i precedenti o abbia debiti verso i successivi contribuisce a restituire la freschezza tipica dei cartoni animati.
Tebo aggira quindi in questo modo il problema della tradizione fumettistica, realizzando un’opera che per struttura e per narrazione sposta il focus dal Topolino delle vignette a quello del grande e piccolo schermo. Reso su carta in avventure strambe, di vario genere ma sempre caratterizzate da uno spirito ribelle e anarchico, il progetto offre così un bel servizio al personaggio dei ruggenti anni Venti in celluloide, giustificando il tutto grazie allo stratagemma dei ricordi del se stesso anziano, che viene visualizzato nella sua casa circondato da testimonianze della sua vita movimentata e dalle invenzioni create alla bisogna nel corso delle sue avventure.
Uno stile minimale
Lo stile grafico di Tebo è perfetto per l’impronta che ha voluto dare a La gioventù di Mickey.
Al netto delle ambientazioni, solitamente dettagliate e ricche di particolari, i personaggi sono infatti tratteggiati in maniera minimale, delineati da poche linee che tracciano i contorni e i volti e caratterizzati da una semplicità di fondo che li rende perfetti per essere smontati e riassemblati a piacimento, rimanendo nel contempo immediatamente riconoscibili e ascrivibili al proprio ruolo. Un segnale di stile significativo in tal senso si ritrova nella bocca dei personaggi quando urlano, che diventa una sorta di grande “C” vuota spalancata in maniera volutamente impossibile e bidimensionale.
L’esempio più palese è il design di Pietro Gambadilegno: il villain di Topolino per eccellenza conosce qui un’estetica segnatamente diversa da quella abituale, più tracagnotta, con un’obesità esasperata e contorni facciali generici, eppure funziona perché mantiene comunque gli elementi base per essere riconducibile al personaggio e perché tale aspetto è funzionale al tipo di avventure in cui è calato.
Per quanto riguarda la struttura delle tavole, Tebo applica una griglia generalmente classica, salvo alcune eccezioni particolarmente funzionali. Innanzitutto ciascuna storiellina presenta una doppia splash page che sottolinea il climax del racconto in maniera spettacolare: in queste occasioni il disegnatore acuisce l’atmosfera cinematografica dell’opera con delle ampie vedute e degli sfondi particolareggiati davvero piacevoli da vedere, che spingono il lettore a indugiare su quella scena per osservarne i vari elementi ritratti.
La seconda soluzione strutturale di rilievo si ritrova nell’episodio Fuorilegge del cioccolato: il disegno a doppia pagina in questo caso si trasforma in una vera e propria corsa che Topolino intraprende all’interno della sua stramba casa, costituita da tubi, rotaie, scale e cunicoli, per fermare Gambadilegno e salvare Minni. L’occhio è così portato a seguire la direzione del protagonista, che attraversa tutta l’enorme tavola dall’alto in basso per raggiungere infine l’avversario. Nelle due tavole successive poi l’azione prosegue con un senso di lettura orizzontale che va dalla pagina a destra a quella a sinistra, giocando sempre con le vignette e gli elementi disegnati all’interno. Tutte invenzioni che dimostrano una spiccata conoscenza del fumetto, dei ritmi del fumetto comico e della comicità dinamica tipica, ancora una volta, dell’animazione, in particolare disneyana.
Vere o presunte, queste avventure di Topolino assolvono al loro compito di divertire, intrattenere e rendere omaggio a un personaggio che a quasi novant’anni di vita dimostra di avere ancora molto da dire. La diversificazione di artisti che lo muovono non può che essere positiva, in tal senso, per perpetrare in modi sempre nuovi le gesta e la figura di Mickey Mouse.
Abbiamo parlato di:
La gioventù di Mickey
Tebo
Traduzione di AmarenaChicStudio
Giunti, novembre 2017
80 pagine, cartonato, colori – 25,00 €
ISBN: 9788852229138