Una misteriosa melodia: Cosey e la metanarrativa Disney

Una misteriosa melodia: Cosey e la metanarrativa Disney

Cosey realizza una storia basata sulla ricerca di equilibrio fra citazione e metanarrazione, con una riflessione sulla figura attuale di Topolino.

L’editore francese Glénat sta proponendo una collana di fumetti Disney “d’autore”: alcuni fra i più celebri interpreti della BD si stanno adoperando nel reinterpretare alcuni dei più noti personaggi Disney.
Giunti ha già tradotto in Italia Mickey’s craziest adventures  di Lewis Trondheim e Nicolas Keramidas, seguito appunto da Una misteriosa melodia di Cosey, vincitore, fra l’altro, del Grand Prix d’Angoulême 2017.

In questa avventura troviamo un Topolino in veste inedita: è uno sceneggiatore “hollywoodiano” nell’America del ’28, sottoposto ai continui capricci del “Grande Capo”, il suo produttore, e dai cui scritti vengono tratti celebri film muti. Alle sue vicende si intrecciano quelle di Pippo, come strampalato e saggio libraio, Pluto, o meglio Dog the dog, nel ruolo di attore protagonista dei film su citati, e Minni nei panni di una misteriosa e affascinante pianista.

L’opera studiata da Cosey è un’avventura che viaggia su due filoni narrativi principali: la storia di Topolino e della stesura della sua sceneggiatura, e quella immaginata da Topolino e contenuta nella sceneggiatura stessa.
Le fondamenta della trama si poggiano su due pilastri: il citazionismo, raffinato e mai sterile, e una vena metanarrativa che permea l’intera opera.

Tra classico e metanarrativo

La storia di Casey è una grande palestra di sceneggiatura, una struttura tradizionale ma a suo modo complessa.

Da un lato abbiamo la vicenda principale, un misto di avventura romantica e mistery, segnata dalle rocambolesche peripezie di Pippo e Topolino, e dal misterioso primo incontro in treno, avvenuto nel buio totale, fra Topolino e la Minni-musicista, di cui il Topo ha però solo un ricordo sonoro: un motivetto cantato da Minni e ascoltato fra il sonno e la veglia durante il viaggio. Minni è inoltre sospettata del furto di una sceneggiatura, innestando così elementi di tensione e giallo che portano avanti tutto il racconto.

Dall’altro lato c’è poi la storia immaginata da Topolino, quella che il Topo riscrive e ripensa varie volte e che vede per protagonista Pluto impegnato in una travolgente avventura fantascientifica muta, le cui sorti sembrano dipendere dai crucci del Grande Capo, a cui Topolino consegna le sceneggiature per trasformarle in film.

È proprio qui che Cosey intreccia una semplice ma efficace riflessione metanarrativa: Topolino vede rifiutata la sceneggiatura dal suo Capo, che prontamente gli fornisce nuove direttive:

Dramma! Amore! Lacrime! Infamia! Tradimenti! Ecco che cosa vuole vedere il nostro pubblico! Ispiratevi a Shakespeare, maestro di tutti noi!

Di contro, la conseguente riflessione di Topolino sembra rivelare un’ingenuità di fondo che non appartiene davvero al personaggio, e che si configura come un ironico riferimento di Cosey a coloro che superficialmente accusano i fumetti Disney di non essere in grado di trasmettere spessore e pathos, imputando a Topolino di vivere in un mondo palesemente fasullo:

Parlare di lacrime e di sfortune? Non ne so quasi niente! E dell’amore? Ancora peggio!

La critica di Cosey è dunque volta a un recupero di ingenuità, un ritorno alle storie semplici, narrate per il puro gusto di narrare e intrattenere il lettore, piene di fantasia e soluzioni ingegnose e inaspettate, senza dover ricorrere ad espedienti facili.
Cosey, attraverso il suo Topolino-scrittore, rifiuta ogni tipo di imposizione “accademica” o di formula preconfezionata di successo ottenuto imitando la grande letteratura. Di più: l’autore rifugge la tentazione di colpire direttamente i sentimenti del lettore con shock traumatici, una strada che ritiene più semplice rispetto alle difficoltà di scrivere una buona storia, che stupisca per la sua bellezza e si concluda con originalità.

Ogni personaggio “negativo” sembra infatti avere la sua personale ricetta del successo, per poi dimenticarla velocemente, come accade col Grande Capo, che abbandona l’interesse per le storie drammatiche non appena la sceneggiatura di Topolino colpisce nel segno, ottenendo grande popolarità mediante vie differenti.

L’intento di Cosey non è quello di colpire un certo tipo di letteratura o di storie, ma di riflettere sulla libertà di scrittura di chi inventa, che è sempre legata a un complesso di diritti e doveri dell’autore: innanzitutto quello di porsi criticamente nei confronti delle “tendenze di mercato”, soprattutto quando queste vengano trasformate in direttive esecutive che gli si richiede semplicemente di implementare.
E quindi di essere sempre consapevole delle proprie motivazioni, per evitare quel conformismo che, introiettando censure e mode, diventa autocensura e castrazione creativa.

La gestione dei personaggi

La grande sapienza dell’autore sta poi nella capacità di costruire dei personaggi sfaccettati ed attuali, seppur rispettando la loro tradizione: Cosey presenta (anche se solo per pochissime scene, con la formula di una gag ricorrente) un Paperino irascibile, scontroso e macchiettistico, nel solco comico delle sue origini. Allo stesso modo, Pippo è qualcosa di più di un semplice personaggio grottesco che vive sopra le nuvole: la penna di Cosey lo trasforma anzi in un carattere pacato e dal piglio filosofico, che si esprime spesso attraverso frasi “oracolari” e fuori luogo, dal linguaggio sofisticato, che puntualmente si rivelano sacrosante verità.

Anche il Topolino di Cosey è figlio dell’evoluzione e della stratificazione delle storie del personaggio, non un semplice protagonista scavezzacollo, ma un animo arguto che vive il suo tempo, a tratti realistico: ad esempio, vediamo Topolino mentire prontamente (seppur con qualche rimorso), un paradigma distante dall’eroe coraggioso e immacolato.

Il lavoro di caratterizzazione più raffinato avviene però su Minni, personaggio enigmatico che sa tirar fuori gli artigli al momento giusto. La Minni di Cosey rappresenta a pieno lo spirito delle origini: un personaggio alla moda, sbarazzino e indipendente, ma non smorfioso, che combatte i luoghi comuni sulle distinzioni di genere e tiene perfettamente testa a Topolino, impartendogli anche sonore lezioni: impossibile non pensare allora al debutto di Minni ne L’aereo impazzito del 1928, nel quale Topolino provò ad imporsi baciandola durante il volo e Minni per tutta risposta si gettò dall’aereo con un paracadute improvvisato ricavato dalle sue mutandine. Una fidanzata tutt’altro che facile da gestire!

Riferimenti d’autore

L’immaginario di riferimento da cui Cosey pesca a piene mani è quello delle prime strip a fumetti di Topolino, con ovvi riferimenti all’opera di Floyd Gottfredson, e ai primissimi corti animati di Walt Disney e Ub Iwerks.
Innanzitutto Cosey ambienta la storia nel 1928, anno in cui Topolino fece il suo esordio, ricreando il mondo rurale e le città poco urbanizzate tipiche del Topolino di Gottfredson, da cui l’autore trae anche ispirazione per il character design del personaggio: un Topo vintage, con calzoncini rossi e occhi costituiti dalla sola classica pupilla nera “spicchiata”.

Dai primi corti animati, in particolare il celebre Steambot Willie (1928), nel quale Topolino debuttò ufficialmente, Cosey deriva poi il piglio scanzonato, ma soprattutto l’idea di fondo dell’intera storia: la melodia misteriosa. Steambot Willie fu infatti famoso per essere uno dei primi corti animati con audio sincronizzato, e dunque con sonoro non dal vivo, com’era d’uso fare invece in quegli anni. La musica in Steambot Willie era dunque una componente fondamentale, e Cosey sceglie di renderla protagonista del suo racconto, in un gioco celebrativo di richiami arricchito da citazioni “esplicite” in cui vediamo ad esempio un Topolino fischiettante.

Da Floyd Gottfredson l’autore trae ispirazione per il tenore della storia e per l’inaspettato e assurdo colpo di scena finale che Topolino utilizza per risolvere la sceneggiatura che sta scrivendo: Cosey riesce a innestare con grande maestria elementi avventurosi, romantici, gialli e fantascientifici, con quel piglio di grottesco e lieve nonsenso che permeava le storie di Gottfredson.

A questo impianto si accompagnano inoltre alcune parentesi oniriche in cui l’elemento assurdo è predominante: Topolino sogna strampalati fiori e alberi canterini che rievocano le atmosfere delle note Silly Symphonies1 di Disney.

Nella storia, una sorta di what if, Cosey propone una sua interpretazione del primo incontro romantico fra Minni e Topolino; ma queste non sono le uniche “origini” narrate dall’autore.
Le peripezie di Dog the dog (Pluto), nella veste di attore, non casualmente vengono ambientate nello spazio, in un viaggio avventuroso che per vari rimandi grafici nelle scene del lancio ricorda l’avventura di Tintin, Uomini sulla luna ideata da Hergé; uno spunto di trama che probabilmente Cosey ha tratto dall’origine del nome del personaggio: il pianeta Plutone, che fu scoperto proprio nello stesso anno in cui Pluto fece la sua comparsa; nel riscriverne le origini, il nome Dog the dog verrà poi mutato in Pluto, così rinominato da Minni nel finale, per sostituirlo al precedente nome, freddo e anaffettivo.

Nella sceneggiatura immaginata e riscritta varie volte da Topolino fa inoltre capolino per qualche vignetta il coniglio Oswald, considerato da molti l’antenato di Topolino.
Nel 1927 infatti Charles Mintz, gestore di una società che si occupava della distribuzione dei diritti su opere creative, coinvolse Disney e Iwerks nella produzione di una serie animata che sarebbe stata distribuita dalla Universal Picuters: nacque così Oswald the Lucky Rabbit.

Nei mesi a seguire Oswald ottenne un grande successo, e mentre da un lato lo studio Disney si arricchiva con nuovi autori e creativi, dall’altro Disney stesso si recò nel 1928 a New York per chiedere a Mintz una quota maggiore sui guadagni.
Per tutta risposta Disney si trovò le porte sbarrate: non solo Mintz ridusse drasticamente la sua quota di partecipazione agli utili, ma gli rivelò di aver messo sotto contratto praticamente tutti i suoi animatori; tutti tranne il fedele Ub Iwerks. Il fatto che i diritti per la produzione di Oswald fossero nelle mani della Universal e non di Disney, significava inoltre che il lavoro sarebbe andato avanti anche senza di lui.
Insomma, delle condizioni inaccettabili che portarono Walt da una parte a rompere i rapporti con Mintz e a ricominciare da capo assieme ad Iwerks, proprio con la creazione del Topo più noto al mondo; dall’altra a diventare quasi ossessivamente diffidente nelle questioni legate ai diritti delle sue opere, arrivando talvolta a non dare effettiva riconoscenza al lavoro dei suoi creativi.

Omaggiando nuovamente due autori dei quali ha grandissima stima, Cosey utilizza la figura di Oswald come iniziale protagonista (al posto di Pluto) dell’avventura spaziale creata da Topolino nel suo sceneggiato, un’idea poi scartata dal Topo, proprio come era accaduto a Walt. Non è di nuovo un caso se in Disney, dopo aver riacquistato i diritti su Oswald, nel videogioco platform Epic Mickey, si decida di far interpretare al coniglio il ruolo di re di Rifiutolandia, terra abitata da personaggi dimenticati e scartati.

Segnali di stile

Il tratto di Cosey è caratterizzato da un segno corposo e spigoloso, ma mai rozzo, efficace nel rendere sia gli ambienti spaziali che quelli naturali, con sfondi e scene brulicanti di vita e di oggetti, resi più piacevoli dall’ottima padronanza del colore, con tonalità pastellate ma vivaci.

Il character design dei suoi personaggi è classico e ispirato principalmente all’opera di Gottfredson, peccando però di di rigidità nella resa di Topolino, dotato di un corpo robusto e grossolano, che a volte stona nei contesti e nei movimenti.

Particolarmente azzeccata e raffinata risulta invece la scelta di narrare le avventure di Pluto, scritte da Topolino, in bicromia, con un rosa declinato in due tonalità (una più tenue ed una più forte) e un impiego massiccio e uniforme di retini in tutti gli elementi delle tavole, così da rendere al meglio la sensazione di storia pensata e realizzata per la rappresentazione in film muto.

In Una misteriosa melodia non ci sono poi “nemici”: la storia, spesso riflessiva, mischia infatti l’avventura a un’abbozzata sottotrama che si interroga sul personaggio e sul processo creativo. Un’invenzione semplice e gradevole che non manca di regalare una buona e avventurosa lettura.

Abbiamo parlato di:
Una misteriosa melodia. O come Topolino incontra Minni
Cosey
Traduzione di AmarenaChicStudio
Giunti Editore, ottobre 2016
64 pagine, cartonato, colori – 19,90 €
ISBN: 9788852227226


  1. Silly Symphonies (Sinfonie Allegre) è il nome di una serie di cortometraggi prodotti dalla Walt Disney Productions dal 1929 al 1938 con regia alternata, nei primissimi anni, principalmente fra Walt Disney e Ub Iwerks.
    La serie si distingueva per il suo carattere sperimentale: vero e proprio banco di prova nell’introduzione e uso del Technicolor e di innovative tecniche di animazione ed effetti speciali. Questi corti, in cui non vi erano personaggi fissi, venivano inoltre utilizzati da Disney per introdurre nuovi personaggi e sondare la loro popolarità: fu proprio in La gallinella saggia (1934) che fece il suo debutto assoluto Paperino.
    In questo caso il nostro riferimento era principalmente a Danza degli scheletri del 1929, il primo in assoluto della serie con regia di Disney, Danza delle api del 1930 e, in particolare, Fiori e alberi del 1932 

1 Commento

1 Commento

  1. John Wolf

    14 Febbraio 2017 a 13:54

    Interessante articolo che mi incuriosisce su questo progetto che non conoscevo. Terrò sicuramente d’occhio la cosa.

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