Nel 2019, con l’arrivo della meteora e la successiva apocalisse parricida, la rivoluzione prese la strada del metafumetto. Tre anni più tardi, nel 2022, a intraprendere il percorso della metanarrazione, o a compiersi per mezzo di essa, è la restaurazione. Dylan Dog, la testata e il personaggio, vanno incontro a un azzeramento, a un ritorno alle origini su esplicita e sbandierata richiesta di Tiziano Sclavi.
Come ogni appassionato di fumetto seriale ben sa, cicli e spesso ricicli fanno parte del gioco. Chiamandoli “fresh start”, “reboot”, “crisi” o “inizio di un nuovo inizio”, il risultato non cambia. A volte sanno di ventata di aria fresca, altre di “vabbé, dai, abbiamo scherzato”, altre ancora di supercazzola, quasi mai di “non è andata come sperato, scusateci e grazie comunque, ci rifaremo, vogliateci bene ancora una volta”.
Con l’albo #435 tocca nuovamente all’indagatore dell’incubo ripartire. Dopo Una nuova vita e Spazio profondo, dopo il ciclo della meteora e il tanto interessante quanto effimero “Dylan 666“, è la volta di Due minuti a mezzanotte. In questo caso si tratta di un passo indietro, con la speranza che serva a prendere la rincorsa e a decollare al termine della trilogia nata dai soggetti di Claudio Lanzoni, sceneggiata da Roberto Recchioni e disegnata da Giorgio Pontrelli, per quanto riguarda il primo atto, e da Barbara Baraldi e Sergio Gerasi per i due successivi.
L’episodio che dà il via alla restaurazione si apre con John Ghost, personaggio portavoce della rivoluzione di Recchioni, che scruta l’orizzonte e, rassegnato a perdersi nel suo universo ormai prossimo a sfaldarsi, nota un glitch, “un disturbo del campo visivo”. Disarmato, forse persino privo degli strumenti cognitivi necessari per comprendere la situazione, nonostante sia un genio, chiosa: “Il centro non regge… le cose precipitano”; poi, prima di sparire, pensa: “La realtà trova sempre una strada”. I disegni di Pontrelli ricreano questo effetto-glitch con delle linee che si spezzano, dei contorni che saltano, dei tratti disassati. Sembra quasi di leggere il fumetto con un forte attacco di emicrania con aura in corso, solo che al posto dei colori dell’arcobaleno gli occhi e il cervello sono molestati dal bianco e nero. Traducendolo alla buona in italiano, il termine “glitch” può essere reso con i nostri “guasto” e “malfunzionamento”. Concettualmente, si può dire che si tratti di una discontinuità rispetto all’andamento ordinario delle cose.
Grande amante della discontinuità, tanto da inserirla in molti dei suoi componimenti, era il poeta Eugenio Montale. Giocando con alcuni testi della raccolta Ossi di seppia, pubblicata nel 1925, è possibile individuare alcuni punti di contatto con l’inizio della trilogia dedicata a Dylan Dog. La raccolta si apre con In limine, quattro strofe che evocano immagini significative quali il vento che entra in un luogo chiuso e lo ravviva, il crogiolo in cui vengono mescolate esperienze diverse e un fantasma salvifico che offre una via d’uscita dal passato verso il futuro. Questi elementi propri della pagina montaliana risuonano nelle vignette di Pontrelli, nelle quali la quotidianità del protagonista viene sconvolta dall’arrivo di un pacco postale: sulle tracce del mittente, egli entra in un hotel che diventa labirinto e portale per un mondo altro in cui esistenze diverse si mescolano e si annullano. A Dog, però, è offerta un’altra possibilità, poiché può percorrere una strada diversa che lo riporti al 1986, o meglio al se stesso dell’86, anche grazie all’ausilio di una figura misteriosa.
Ancora, con In limine, Montale introduce l’irregolarità della “maglia rotta nella rete”, refrain che si ritrova ne I limoni sotto forma di “sbaglio di Natura”, “punto morto del mondo” e “anello che non tiene”. Sono isotopie che ritornano nello “scalcinato muro” di Non chiederci la parola (nella sezione Ossi di seppia dell’omonima raccolta), nello “spacco” che “viene” nella quartina conclusiva di Arremba su la strinata proda, nella “scheggia fuori del tempo” di Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale (nella sezione Mediterraneo), nel “ragnatelo” che “si squarcia al passo” di Egloga (nella sezione Meriggi e ombre) e nelle “volute aride dei crepacci” di Clivo, fino ai versi della terza strofa di Casa sul mare:
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.Dal canto suo il Dylan di Lanzoni, Recchioni e Pontrelli sfonda i confini di una vignetta e penetra nello spazio bianco, dove deve cercare lo “psicopatico” che poco prima gli aveva detto che presto sarebbe stato pronto a seguirlo. Una volta infranta, la gabbia diventa reticolo superfluo, orpello, anello che non tiene e non sostiene il vagare dell’indagatore da un angolo all’altro della doppia splash-page, in un movimento curvilineo che diventa caduta e tonfo. Il “limen” è stato oltrepassato, la soglia varcata, Dog è nel “mondo altro” in cui “vivono i mostri” che un tempo capiva, prima che lo sovrascrivessero, fino a trasformarlo in un personaggio “troppo strutturato, troppo definito… troppo… finito!”.
Onde evitare che la fine sopraggiunga sul serio, i tre fumettisti cercano di sovvertire il disegno, di segnare all’investigatore una via di fuga, non verso il mare montaliano ma verso un nuovo inizio. Ci sono comunque delle acque tra le quali navigare, quelle del Tamigi, per raggiungere ancora una volta il civico numero sette di Craven Road. La griglia ricomposta ospita una Londra sommersa, un po’ New York di Kamandi e un po’ Neo-Tokyo di Akira, mentre le onomatopee, come il moto ondoso, accompagnano la traversata: le prospettive liquide cedono il posto alla città monolitica e all’edificio familiare, in cui ad accogliere Dylan c’è un individuo fuoriuscito dal glitch. Se sia uno sbaglio di Natura o un “fantasma che ti salva” ce lo diranno gli ultimi due atti della trilogia.
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog #435 – Due minuti a mezzanotte
Claudio Lanzoni, Roberto Recchioni, Giorgio Pontrelli
Sergio Bonelli Editore, dicembre 2022
98 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,40 €
ISSN: 977112158000920435