
Partendo dal ruolo che il commercio (illegale) di reperti archeologici e la connivenza di esperti, studiosi e mercanti d’arte, hanno avuto nel finanziamento dello Stato Islamico, Modan costruisce una commedia degli equivoci con tinte di noir e di avventura che attraverso l’ironia restituisce 
La struttura del racconto è quella tipica del genere, ricca di misteri e colpi di scena, alternando momenti divertenti ad altri di azione ad altri ancora di commozione. Rispetto alle opere precedenti, Modan decide di puntare tutto su una comicità che va dallo slapstick al satirico e corrosivo, lasciando da parte le punte di grande emotività toccate ne La Proprietà: una lente narrativa che non risparmia nessuna delle parti e che, attraverso la risata, lancia messaggi di denuncia forti e chiari.
Ogni personaggio appare inizialmente con un ruolo ben definito, quasi stereotipato e pensato come bersaglio per la critica a un ben preciso modello umano (l’arrivista frustrato, l’avido mercante, il radicale ultraortodosso, il capriccioso compratore occidentale, i jihadisti ottusi); nel corso dell’opera tuttavia ognuno di loro segue un percorso di crescita, di 
A dare spessore e fluidità alla storia ci pensa una regia chiara e certosina, realizzata (come da prassi per l’autrice) con l’aiuto di veri attori, che vengono rappresentati grazie a uno stile più stilizzato rispetto ai precedenti lavori, in cui la linea chiara appresa da Hergè e Jacobs viene contaminata dall’espressionismo dell’underground USA. Questa scelta, se da una parte riduce l’eleganza e la tenerezza raggiunte in La proprietà, dall’altra esalta in chiave comica le reazioni esagerate dei protagonisti (occhi spalancati come in un cartoon, lacrime che si fanno dense come melassa).
Se confrontato con altri lavori, Tunnel appare certamente fin troppo denso e carico di tematiche: i mille rivoli che si disperdono dalla trama principale vengono spesso lasciati inespressi, e questo dà all’opera un senso di minor coesione, quasi di incompiutezza. Anche il climax finale e la risoluzione appaiono eccessivamente forzati, quasi a voler raccogliere quanto più possibile di quello che è stato seminato, non riuscendoci.
Però forse anche questi difetti possono offrirci una chiave di lettura possibile, un’immagine frammentata di una realtà particolare molto complessa e a noi non pienamente chiara come quella israeliana, che si interfaccia con una macrorealtà (regionale, ma anche mondiale) a sua volta percorsa da mille tensioni e profondi cambiamenti.
Solo una grande autrice come Rutu Modan, quando anche non al suo meglio, può riuscire a farci ridere, a farci riflettere e a farci discutere.
Abbiamo parlato di:
Tunnel
Rutu Modan
Traduzione di Leonardo Rizzi
Rizzoli Lizard, 2021
288 pagine, brossurato, colore – 19,00 €
ISBN: 9788817156660
