Torniamo per l’ultima volta al parco divertimenti gestito da mostri e dove il pubblico si gioca la propria anima, lo Zombinollenium, che chiude la sua corsa con il sesto volume. La rivolta dei dipendenti è al culmine, mentre l’amministrazione ha bisogno di un nuovo leader: i ricavi del parco in numero di anime sono molto alti e fanno gola a diversi rappresentanti dell’Inferno, ma le quote si equivalgono e nessuno ha intenzione di cedere. L’unico sistema per dirimere la questione sembra affidarsi a un vecchio rituale, il Sabbath Grand Derby, in cui un gruppo di streghe si sfida in una bizzarra gara sportiva sulle scope volanti. Ogni strega rappresenta uno dei candidati, così che la vincitrice determini chi ha il diritto di diventare il nuovo amministratore delegato.
Questa è l’occasione con cui la strega Gretchen potrebbe ribaltare, vendicarsi e restituire lo Zombillenium ai suoi colleghi. Così, seppur riluttante, decide di partecipare.
Con uno scontro sportivo (un classico “torneo”, dinamica molto cara al mondo degli shōnen nipponici) si chiude l’avventura costruita da Arthur de Pins, che mescola ironia e horror con un’acuta e dissacrante critica ai mondi di aziende e marketing. Sicuramente uno dei maggiori punti di forza e attrattiva di questa serie in sei volumi è l’eclettico stile dell’autore francese, che utilizza il digitale e il colore con un approccio peculiare. Le sue tavole richiamano il mondo dell’animazione senza però essere una reinterpretazione di qualcosa o di uno stile particolare. Non a caso la serie, prima ancora di essere completata, è stata trasposta in un film animato diretto nel 2017 da Alexis Ducord con la collaborazione di de Pins.
De Pins ha trovato una propria cifra, fatta di deformazioni caricaturali ironiche ma non farsesche, colori vividi e saturi e dettagli ricchi e realistici. Dettaglio peculiare: non utilizza linee di contorno: volumi, forme, anatomie e definizione sono in mano alla gestione del colore, creando personaggi capaci di un’amplissima gamma emotiva e recitativa, oltre a forme e anatomie molto più realiste. Un’altra scelta dell’autore riguarda le diverse forme di umanità messe in scena. Rispetto ai canoni delle storie di avventura e horror, gli esseri umani o i mostri dall’aspetto antropomorfo che appaiono nelle vignette sono rappresentati con fisicità varie e non con la solita gamma di corporature aitanti, provocanti e muscolose. Troviamo infatti rotondità, calvizie, magrezze spigolose, fianchi larghi che non toccano solo a personaggi di contorno o alle classiche macchiette comiche, ma che costituiscono la norma anche per personaggi di primo piano e protagonisti. Nonostante lo stile cartoon e la storia di genere, de Pins mette in scena molta più realtà di tanti fumetti dallo stile realistico, dando spazio a una notevole duttilità.
Tutto è cominciato con il cliché del “nuovo arrivato”, Aurelien Zahne, trasformato in mostro dopo un incidente e che diventa il veicolo per scoprire la realtà e le regole dell’universo di Zombillenium, che è la classica variazione sul tema dei mostri classici in chiave di horror comedy. Un inizio che sembra innestare un motore avventuroso su meccanismi canonici. L’autore però sfrutta temi e ambientazioni per giocare, ironizzare e lanciare frecciate e critiche a diverse dinamiche della società attuale.
Il tema del marketing entra subito a gamba tesa, così come quello dei rapporti umani e già dal primo numero, nel giro di poche pagine, si inizia a intuire la stratificazione della storia su più livelli, con il risultato di qualcosa che non è un’avventura che si limita a collezionare sequenze di gag e la parodia di un genere e di figure tipiche dell’immaginario collettivo come vampiri, licantropi e zombie, ma un racconto che cresce, si sviluppa e si dipana nell’evoluzione dei propri personaggi e su più livelli narrativi. Fin da subito i personaggi appaiono sfaccettati, tridimensionali e carichi di tonalità di grigio che li rendono ben distanti dal gioco parodistico fine a sé stesso. Il tutto riuscendo comunque a mantenere una certa leggerezza nel racconto.
De Pins ha dimostrato nel corso di questi sei volumi di saper curare e gestire egregiamente l’intrattenimento puro, con una racconto divertente e appassionante, pieno di sorprese, ribaltamenti e colpi di scena, evitando di cadere nelle macchiette e nelle semplificazioni, anche per i personaggi secondari, oltre a dominare le meccaniche seriali: Zombillenium ha una struttura trasversale che attraversa i sei albi, ma ogni volume ha una sua dinamica narrativa e una tematica peculiare. Inoltre, l’autore francese dimostra di saper giocare, seminare e dissezionare idiosincrasie e situazioni sociali, spesso con metafore tutt’altro che banali. L’idea stessa “dell’azienda” Zombillenium gli ha permesso in questi sei albi di esplorare il tema sotto numerose sfaccettature, usando ogni singolo volume per porre l’accento in particolare su una di queste, come il rapporto con i media e il marketing o le acquisizioni aziendali e gli atteggiamenti di un certo tipo di mentalità del mondo aziendalista o il rapporto con i lavoratori e i sindacati.
Ci sono diversi canoni che de Pins rispetta, come l’inevitabile lieto fine, ma l’autore lo fa con cognizione di causa e mestiere, per un lavoro che sfrutta leggerezza e ironia per togliersi parecchi sassolini dalle scarpe.
Abbiamo parlato di:
Zombillenium vol. 6 – Sabbath Grand Derby
Arthur de Pins
Traduzione di Giulia Beffa
ReNoir, 2023
48 pagine, cartonato, a colori – 15,00€
ISBN: 9788865672815