Zambesi (Cattaneo, Tonetto)

Zambesi nasce dalla collaborazione tra Paolo Cattaneo e Fabio Tonetto, due autori estremamente differenti nel concepire il fumetto, ma il risultato è una geometria tanto perfetta da risultare quasi una stregoneria.
L’opera si apre con una storia di tutti i giorni: due ragazzi che escono in scooter per un gita.
Ciò che sorprende è il connubio fra i caratteri artistici dei due autori, la cui mano è evidente nel racconto: di Cattaneo possiamo apprezzare le atmosfere adolescenziali scanzonate e quella nostalgia per la giovinezza che riesce a suscitare sentimenti forti e di amaro disagio; di Tonetto c’è il tratto cartoonesco, le architetture geometriche e minimaliste di una vuota e ansiogena “città ideale”, i colori piatti e l’assurdo nichilismo celato dietro un’apparenza baldanzosa.
Zambesi, partendo da una banale quotidianità, vira verso un contesto grottesco per mostrare in maniera subdola delle scene di ordinario odio ed apatia, come il malizioso dileggio, da parte del protagonista, di una giovane prostituta che si dimostra invece estremamente gentile con lui, oppure il luogo della gita: tutto il contrario del classico locus amoenus che ospita le scampagnate fra amanti, una vera e propria fogna, a cui purtroppo “ci si abitua subito”, che è tuttavia teatro di meravigliosi fenomeni naturali. L’opera è inoltre dominata da colpi di scena e da un doloroso nonsenso nel rappresentare un casuale episodio che fa gridare l’anima del lettore, ferita da fulminee coltellate narrative.
Si resta straniati dopo la lettura di Zambesi, con l’assoluta certezza che non ci fosse davvero nulla verso cui gli autori volessero condurre il lettore, se non cercare di lasciargli qualcosa dentro, una cicatrice che il duo Tonetto-Cattaneo è riuscito a infliggere con questa breve opera.