Nathan Never: le origini di Aristotele Skotos

Nathan Never: le origini di Aristotele Skotos

Il più antico villain di Nathan Never torna sulle pagine del mensile con la saga Le origini del male firmata da Bepi Vigna, Romeo Toffanetti e Germano Bonazzi.

368_copÈ tempo di ritorni illustri su Nathan Never. Dopo la ricomparsa dei Tecnodroidi nel numero 0 del team up Nathan Never-Justice League, è il turno di Aristotele Skotos. Il primo, storico antagonista dell’Agente Alfa è al centro di un nuovo ciclo narrativo inaugurato con L’eredità di Skotos, albo scritto da Bepi Vigna e disegnato da Romeo Toffanetti Germano Bonazzi.

Si tratta di un evento a suo modo epocale e, per meglio comprenderne la portata, è utile ricordare alcune delle caratteristiche salienti di un personaggio profondo e complesso. Aristotele Skotos compare addirittura sul numero uno di Nathan Never, nel ruolo di fondatore e capo della Chiesa della Divina Presenza: un ordine religioso con milioni di fedeli e un credo basato sull’imminente fine del mondo e sulla contrapposizione fra il male, incarnato dai piaceri materiali e dalla tecnologia, e la fede – in Skotos e nella sua dottrina – come unica via di salvezza.
Il volto nascosto di Aristotele è invece quello di un uomo con un immenso potere, padrone del mercato della tecnologia a basso costo, immischiato nei traffici di armi, droga e con tutte le organizzazioni criminali di stampo mafioso.
La rivalità fra l’Agenzia Alfa e “il predicatore” ha fatto letteralmente la storia di Nathan Never, con trame orizzontali e sottotrame articolate e sfaccettate, oltre a una serie di albi fondamentali, a comporre quella che è una tra le saghe più coinvolgenti della testata fantascientifica di casa Bonelli. Quasi un’epopea, diluita idealmente nei primi dodici anni di vita editoriale dell’Agente Speciale Alfa, cioè dall’esordio di Skotos, nel 1991, fino alla sua morte avvenuta nel numero 149 del 2003.
È fondamentale anche ricordare anche lo stretto legame di Aristotele con altri villain dell’universo neveriano: i Tecnodroidi, che ha di fatto creato per sostituire la razza umana, e Mister Alfa, che contribuisce alla sua sconfitta.

Pur trattandosi di un personaggio a lungo presente nelle storie di Nathan, rimangono tuttavia molte zone d’ombra nel suo passato e lo scopo di Le origini del male è proprio far luce sull’infanzia del personaggio. Un’operazione di approfondimento e rivisitazione simile, come concetto, a quanto fatto dallo stesso Vigna con la miniserie Annozero, quando aveva riproposto le vicende legate ai trascorsi di Nathan e ai primi numeri della serie, utilizzando un nuovo punto di vista, per scavare a fondo nella personalità dell’eroe.
Le premesse per la riuscita di questo nuovo ciclo ci sono tutte e, come vedremo, le aspettative sono al momento rispettate, anche grazie alla particolare struttura scelta da Vigna: ogni albo è infatti diviso in due, con una storia ambientata nel presente narrativo della serie in cui Nathan agisce in prima persona, seguita da una con protagonista, inizialmente, Aris, ovvero lo Skotos bambino.

La prima parte di L’eredità di Skotos inizia con due flashback volti a rinfrescare la memoria e reintrodurre alcuni personaggi chiave, oltre allo stesso Aristotele, come suo figlio Kal e sua moglie Sada. La368_tav prima scena ricalca in modo quasi pedissequo quella che conduce al finale dell’albo 149 (Aristotele Skotos di Stefano Vietti e Andrea Cascioli), in cui Nathan uccide Skotos in un finale drammatico. La tavola 63 di quell’albo diventa in pratica la prima pagina di L’eredità di Skotos e la narrazione procede con qualche necessario adeguamento (ad esempio non compaiono Melody Ross e Luke Sanders) e con dialoghi che sono una sintesi degli originali. Oltre alla morte di Skotos si chiarisce così, per i nuovi lettori o per coloro che non lo ricordano, il suo folle piano di estinguere la razza umana “macilenta e ridotta all’ombra di sé stessa” per consegnare la terra a Neos, il primo essere della stirpe pura dei Tecnodroidi.

Dopo il primo flashback inizia a svilupparsi la trama originale, con Nathan che riceve in agenzia l’amico detective Leonard Carella (visto nella saga Intrigo Internazionale) e Angelina Terango, sostituto procuratore distrettuale di Tropical City che è in possesso di una cassaforte con gli effetti personali di Aristotele Skotos. È lo spunto per un’indagine che mira a rispondere a domande ancora aperte sull’operato del predicatore, e a far luce su alcune attività illecite forse a lui riconducibili.

La seconda parte dell’albo contiene invece il primo, vero e proprio capitolo di Le origini del male, con un frontespizio dedicato e un’introduzione di Bepi Vigna a voler sottolineare che si tratta di una storia a sé stante, ambientata nel passato, anche se legata alla vicenda portante di Nathan attraverso dettagli bene identificabili. Il protagonista è Aris, lo Skotos bambino, in vacanza con papà, mamma incinta e sorellina. Vigna pone subito l’accento sul carattere del ragazzino – il fatto che pronunci un’unica frase in tutta la storia è di per sé emblematico – la cui indole appare doppia e guidata dall’ideologia forte del padre.
La trama è, in questa seconda parte, lineare e cruda, con una violenza esplicita che ricorda un mix fra Charles Manson e Arancia Meccanica, e qualche passaggio splatter in stile Dylan Dog sclaviano delle origini: un connubio che produce emozioni forti e un clima drammatico, coinvolgente, spiazzante. Il lettore è così spinto a fare il tifo per Aris, come accade per alcuni dei migliori cattivi dei fumetti e della letteratura. 
Vigna introduce inoltre, già in questo primo capitolo, alcuni elementi sia psicologici sia di ambientazione che si ritrovano nel futuro del personaggio: un esempio sono gli ambienti cupi e tetri di un rinomato collegio, molto simili a quelli che 368_tav2caratterizzeranno il palazzo di Skotos, sede della Chiesa della Divina Presenza.

La divisione in due parti, in termini di narrazione, ha dei pro e dei contro. In alcuni passaggi l’albo presenta una inevitabile compressione narrativa dovuta al numero di pagine “dimezzato” di ciascuna storia. La prima metà è anche condizionata dalla presenza del lungo flashback (a sua volta compresso rispetto all’originale), mentre la seconda presenta una narrazione veloce ma al tempo stesso densa di eventi e si può fare, ad esempio, un appunto sullo sviluppo forse troppo rapido di un fortissimo legame affettivo fra un’infermiera e Aris. Nonostante ciò, in entrambe le storie, la trama raggiunge i suoi scopi senza evidenti forzature. Vista la complessità e il passato a dir poco intricato di Skotos, viene comunque da chiedersi se la nuova miniserie non avesse avuto più senso come iniziativa editoriale indipendente, slegata dalla serie regolare (com’era accaduto, appunto, con Annozero). Un maggior numero di pagine, magari le 64 dello standard bonelliano più recente, avrebbero forse consentito maggiore approfondimento, anche di alcuni personaggi secondari, e uno sviluppo meno concitato. Tuttavia una soluzione del genere non avrebbe consentito di attuare la divisione a metà degli albi, che appare interessante per due motivi. In primo luogo si sarebbe perso il legame fra il presente di Nathan e il passato di Aris, che si concretizza negli effetti personali ritrovati di Skotos. Una soluzione narrativa che crea interesse e che, presumibilmente, svilupperà nei prossimi numeri altre connessioni e intrecci. La divisione inoltre può apparire come un tentativo di mostrare qualcosa di nuovo, a livello di struttura e ideazione, sulla serie regolare, anche se in passato si era già visto un albo doppio, per la precisione il 333 che conteneva L’amore uccide e Tracce di verità (con la seconda storia portata poi a termine nel 335 Elania è scomparsa e nel 336 Incubi e paradisi). Per il momento quindi, i pro legati all’impostazione duplice degli albi appaiono superiori ai contro.

I disegni sono affidati a due autori storici della testata, il cui segno appare generalmente omogeneo e inserito in una tavola classica a tre strisce con alcune vignette a tutta pagina, abbondanti doppie e qualche quadrupla molto evocativa per presentare gli ambienti.
Romeo Toffanetti si occupa della parte relativa all’avventura di Nathan reinterpretando, fino a tavola 22, gli eventi narrati nel citato albo 149, dove spiccano le scene d’azione con abbondanti linee cinetiche e onomatopee, oltre ad alcuni scorci di spazio impreziositi da un accurato dosaggio di luci e ombre. Il clima generale è abbastanza tenebroso, come se sui personaggi gravasse l’ingombrante e crudele spirito di Skotos. L’utilizzo dei retini è quasi mimetizzato dai dettagli degli sfondi e spesso alternato con altre tecniche, come il cielo sfumato di tavola 30.
Germano Bonazzi realizza invece il capitolo con protagonista il piccolo Aris, dove le ambientazioni appaiono all’inizio più ariose e luminose, complice anche la prevalenza di scenari esterni. Nel finale invece, come a sottolineare l’avvicinamento del protagonista a una realtà maligna, i toni si fanno più cupi, anche per la pioggia, e compaiono architetture che ricordano lo stile gotico medievale fra le quali, a tavola 95, un’emblematica vetrata istoriata. È efficace la caratterizzazione grafica di Aris, un ragazzino esile, ordinato, dall’espressione e dallo sguardo impenetrabili, che appare davvero degno dei migliori enfant terrible e pareggia per intensità, ad esempio, i bambini de I Figli dell’Invasione, romanzo sci-fi di John Wyndham del 1957, portato sul grande schermo nel 1960 da Wolf Rilla (Il villaggio dei dannati) e nel 1995 da John Carpenter (Villaggio dei dannati).
 
L’inizio di Le origini del male pone dunque tutte le premesse per sviluppi interessanti. La miniserie proseguirà con altri due albi, a formare così una trilogia, ma lo stesso Vigna ha già annunciato che sono previsti due ulteriori cicli di storie, dedicate prima all’adolescenza e poi all’ascesa al potere di Aristotele Skotos.
La carne al fuoco è tanta e non è azzardato credere che, al termine di questi cicli narrativi, ci sarà qualche cambiamento nel mondo di Nathan Never, come dimostrano ad esempio gli accenni all’apertura di una nuova sede dell’Agenzia Alfa a Tropical City, che coinvolgerà anche May e Branko. E chissà che, dopo mesi di stallo, non si risolva anche la questione della direzione, per così dire vacante, dell’Agenzia.
Va detto infine che L’Eredità di Skotos, e in generale il ciclo Le origini del male, è una storia che si può tranquillamente leggere senza conoscere a memoria i trascorsi fra i personaggi.
Per chi volesse approfondire o rinfrescarsi la memoria, è però consigliata la lettura degli albi 30, 47, 108, 147,148, 149 della serie regolare. 

Abbiamo parlato di:
Nathan Never #368 – L’eredità di Skotos
Bepi Vigna, Romeo Toffanetti, Germano Bonazzi
Sergio Bonelli Editore, gennaio 2022
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,40 €
ISSN: 977112157300100368

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