I supereroi arrivano alla Città Est di Nathan Never o l’eroe dai capelli bianchi li raggiunge a Washington? Per ora non è dato saperlo, visto che il numero zero della nuova serie Nathan Never-Justice League, scritto da Michele Medda, Bepi Vigna, Adriano Barone con disegni di Sergio Giardo e colori di Daria Cerchi, Virginia Chiabotti e Mariano De Biase, si limita a preparare la scacchiera per eventi futuri.
L’atteso esordio di questo team up, che arriva dopo i precedenti fra Dylan Dog e Batman e fra Zagor e Flash, è affidato a un albo dalla foliazione ridottissima, che ha lo scopo di creare attesa e suscitare interesse nonostante lo spazio limitato. È con questa premessa che si deve affrontare la lettura. Ciononostante, quello che dovrebbe essere l’incipit coinvolgente e ricco di avvenimenti di una storia di più ampio respiro, come nella migliore tradizione del comic book statunitense, appare insipido sotto molti punti di vista.
In Doppio Universo, un paio di sequenze d’azione fanno da corollario all’entrata in scena dei personaggi: da Nathan, Elania e Sigmund, ad Acquaman, Flash, Superman, Cyborg, Batman, Lanterna Verde, Wonder Woman, fino ai Tecnodroidi. E i passaggi utili a inquadrare gli eventi passati, insieme all’attuazione del piano che rimette in gioco i villain, esauriscono in fretta le 20 tavole di storia creando sì un senso di attesa, ma lasciando un po’ di amaro in bocca.
Amaro in bocca che si fa strada analizzando le modalità di incontro fra i due universi narrativi: la storia si svolge su una delle molteplici terre che esistono nel multiverso, e il Sigmund di quella Terra può controllare il continuum spaziotemporale. Abbiamo quindi una realtà parallela dove tutto è lecito senza sconvolgere i mondi originali, unita alla possibilità del viaggio nel tempo, due soluzioni narrative ampiamente sviscerate dalla fantascienza e che in questo contesto possono apparire, almeno ai più scafati lettori del genere, forse fin troppo comode per raggiungere lo scopo. È vero, anche la saga dei Tecnodroidi (iniziata nel 1995 con il primo spettacolare Nathan Never gigante Doppio futuro, di Antonio Serra e Roberto De Angelis, e proseguita nei successivi Odissea nel futuro e Un nuovo futuro) era ambientata in un universo parallelo. Tuttavia, da un progetto sviluppato ex novo e pensando alla vastissima, conclamata e raffinata conoscenza che Medda e Vigna hanno del fumetto superoistico made in Usa – Medda, ad esempio, scrisse per Marvel la serie X-Campus dedicata ai giovani X-Men insieme a Francesco Artibani – era lecito aspettarsi qualcosa di più. Qualcosa che stimolasse quella famosa sospensione dell’incredulità indispensabile a coinvolgere il lettore.
L’urgenza di posizionare i pezzi al posto giusto in poche pagine è probabilmente la causa di dialoghi didascalici, dell’assenza di profondità dei personaggi e di una trama che appare prevedibile, pur contando su un ritmo serrato dovuto ai cambi di scena fra la Città Est, la Hall of Justice, Luna Bay, il Territorio e il futuro dei Tecnodroidi.
È affascinante, ma troppo poco, ritrovare proprio i Tecnodroidi, gli implacabili antagonisti di una delle più belle saghe di Nathan Never, sempre capeggiati da una Selena in cerca di salvezza e di vendetta. Ed è altrettanto bello, ma sempre troppo poco, veder recitare insieme il “musone” e tanti supereroi di caratura mondiale.
I disegni di Sergio Giardo si confermano di buon livello, sia nell’interpretazione dei personaggi sia nelle varie ambientazioni. L’attenzione agli elementi tecnologici, si tratti di robot, veicoli, ologrammi, è quella tipica dell’autore torinese, che in questo caso si riversa anche sui costumi dei supereroi. Il look di Batman e soci è un ibrido delle loro incarnazioni tra fine anni ’90 e oggi. I colori, accesi e diversi in base agli scenari, contribuiscono alla riuscita grafica dell’albo, così come l’abbondanza di linee cinetiche e di rotture della quarta parete per aumentare, dove necessario, l’intensità.
Altro discorso va fatto per l’impostazione della tavola. Contrariamente a quanto accaduto nel team up fra Zagor e Flash, dove le pagine seguivano con ottimi risultati una composizione più tipicamente americana, in Doppio Universo la classica gabbia bonelliana risulta poco influenzata dallo stile d’oltreoceano. C’è una parziale destrutturazione della griglia, che aggiunge dinamismo, ma anche in questo frangente si poteva forse osare di più, nonostante l’impatto visivo dell’albo risulti comunque significativo.
Doppio Universo, disponibile con due copertine variant firmate da Michele Rubini (Alfa Cover e Justice Cover, che affiancate formano un unico disegno), è poco più di un albo di presentazione, che per ora non sfrutta il potenziale legato all’incontro fra due caposaldi della fantascienza italiana e americana, attestandosi in quel calderone di produzioni (sia a fumetti, sia letterarie o televisive), che hanno già detto tutto in partenza. Il fatto che si tratti di un numero zero, utile dal punto di vista commerciale a lanciare una nuova serie e con pochissime tavole a disposizione, non giustifica al momento il passo falso iniziale di un progetto che ha creato molte aspettative.
Resta l’attesa per gli sviluppi e la speranza che possano, in qualche modo, sorprendere.
Abbiamo parlato di:
Nathan Never-Justice League #0 – Doppio Universo
Michele Medda, Bepi Vigna, Adriano Barone, Sergio Giardo, Daria Cerchi, Virginia Chiabotti, Mariano De Biase
Sergio Bonelli Editore, dicembre 2021
32 pagine, a colori – 3,50 €
ISSN: 978-88-6961-678-5