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Un Superman previdente agisce “Per il domani”

18 Luglio 2025
“Per il domani”, celebre run di Superman realizzata da Brian Azzarello e Jim Lee, torna in libreria ed è l’occasione per analizzarla a vent’anni dal debutto.
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Il mondo è stato sconvolto da una misteriosa tragedia: un milione di individui in tutto il mondo – tra cui Lois Lane – è scomparso all’improvviso e nessuno sembra sapere cosa sia effettivamente successo.
Come avrebbero fatto negli anni successivi altre opere di narrativa pop quali la serie TV The Leftovers, i film del Marvel Cinematic Universe Avengers: Infinity War-Endgame e la storia Gli Evaporati per Topolino, lo spunto alla base di questa avventura di Superman fornisce il pretesto per riflettere sulle conseguenze che un evento del genere può avere sulle persone che rimangono, divise tra il dolore per la perdita e lo sconforto di non conoscere il destino occorso ai propri cari.

Un tema fin da subito impegnativo, quindi, quello proposto dallo sceneggiatore Brian Azzarello, che viene intrecciato molto presto con venature cristologiche evidenti: per come si comporta, per l’atteggiamento che ha nei confronti dei terrestri e per il rapporto che instaura con il personaggio di Padre Leone, infatti, il Superman di Per il domani risulta caratterizzato come una divinità e non solo per i poteri di cui è dotato, quanto piuttosto per una predisposizione “salvifica” nei confronti del genere umano.
Nessuna novità, potrebbe pensare qualcuno: Superman salva le persone da sempre. Ma in questo caso il discorso è a più ampio raggio, perché non si tratta solo di intervenire per aiutare qualcuno di specifico o per risolvere una situazione ben determinata, ma di un approccio che si fa assoluto e che in questo modo non pone più il protagonista come “superumano tra gli umani”, bensì lo colloca in una dimensione altra, soprastante alla popolazione mondiale.
Potrebbe sembrare una discrepanza da poco, ma fa tutta la differenza del mondo; ciò non significa che sia un’interpretazione sbagliata o fuori focus, ma si tratta semplicemente di una visione laterale che, pur senza contraddire i capisaldi del personaggio, lo mostra sotto una luce diversa.

A fronte della rivelazione del mistero alla base della trama, peraltro, questo fattore diventa più determinante che mai.
Senza voler rivelare il contenuto di tale svolta, è interessante notare come nel tempo molti lettori l’abbiano ritenuta deludente rispetto all’intreccio complessivo; soffermandoci sulle considerazioni appena fatte, però, risulta evidente che un finale come quello impostato da Azzarello diviene centrale nel discorso impostato dallo sceneggiatore, andando a consacrare definitivamente Superman come “padre buono” dell’intera umanità che ragiona in prospettiva, cerca di fare tesoro degli errori del proprio genitore, agisce con le migliori intenzioni e… finisce per sbagliare anche lui. È forse qui, tra l’altro, che si può individuare una spaccatura con la visione prettamente deistica in senso cristiano vista fin lì, avvicinandosi piuttosto a quanto mostrato da Alan Moore negli ultimi capitoli del suo Miracleman, per quanto in maniera meno radicale.

A livello di racconto, la corposa avventura mette Superman a confronto con diverse minacce: un inquietante cyborg dalle potenzialità distruttive di un’arma vivente; un esercito coinvolto in un conflitto in Medio Oriente e il generale che ne è a capo, accompagnato da un ambiguo mercenario al soldo di grandi poteri occulti e infine gli stessi colleghi della Justice League of America, i quali arrivano a scontrarsi con l’Azzurrone in completo disaccordo con le sue azioni. Ne emerge un Kal-El piuttosto solo, che forse per questo ricerca istintivamente la compagnia di un soggetto naturalmente propenso ad ascoltare gli altri: Padre Leone, prete di Metropolis malato di cancro, assume un ruolo di controcanto prezioso e fecondo all’interno della sceneggiatura, che grazie a una scrittura particolarmente felice permette di soprassedere anche su qualche eccessiva lungaggine di alcuni passaggi della storia. L’evoluzione che gli viene riservata nel terzo atto risulta però decisamente fuori luogo e poco pertinente con le premesse iniziali, con un debito verso un certo tipo di spettacolarizzazione che in un comics supereroistico è certamente coerente, ma che stona con quanto costruito in precedenza con questo comprimario.
I momenti narrativamente più forti, oltre ai colloqui tra il supereroe e il confessore, sono quelli di lotta con Wonder Woman e i capitoli finali, ambientati in una dimensione parallela decisamente suggestiva.

Per il domani è un progetto sostanzialmente sospeso a metà tra la voglia di produrre un blockbuster a fumetti che rilanci l’immagine del protagonista e un racconto dalle tematiche più profonde e articolate; il risultato finale soffre proprio di questa ambivalenza, con un esito incerto e non sempre all’altezza ma che nel complesso si rivela una lettura interessante per i temi gettati sul tavolo. Meno a fuoco di altri fumetti autoconclusivi sul personaggio, spicca perlomeno nella sua volontà di dire qualcosa di leggermente differente rispetto alla media.
Il valore aggiunto su cui si fatica invece a individuare sbavature è costituito dai disegni di Jim Lee: l’artista di origini coreane, in quel periodo all’apice delle sue potenzialità, realizza una delle sue opere più celebri e riuscite al pari di Batman: Hush, nella quale il tratto fluido e dinamico che lo contraddistingue regala ai lettori vignette di grande fascino, dove nessun personaggio – per quanto minore possa essere – appare sacrificato o meno che curato; la recitazione non è mai trascurata e colpisce la naturalezza dei rapporti interpersonali mostrati, con perfette convergenze tra individui.

Notevole è anche la composizione delle scene, con riquadri sempre ben allestiti con gusto ed equilibrio, visualizzando efficacemente sfondi e ambienti. Molto d’effetto l’ambientazione eterea e fantastica degli ultimi capitoli, a contrasto con la crudezza degli scenari di guerra o di asettici laboratori mostrati nella prima parte della storia.
La griglia è ovviamente molto cangiante, con pagine destrutturate, suddivise in vignette di diverse dimensioni e disposte in vari modi; abbondano inoltre splash page e ampie vedute, che Lee sfrutta sovente per raffigurare vere e proprie pin-up di Superman in pose iconiche, esteticamente sontuose anche se un po’ troppo statiche all’interno della scansione narrativa: non ci si può non fermare a rimirarle, ma in questo modo si rallenta inevitabilmente il ritmo narrativo. C’è in tal senso un grande lavoro sui corpi, specialmente quelli degli eroi, sui quali il disegnatore si concentra molto indugiando su muscoli e altri dettagli fisici.

Le ridotte dimensioni e la carta non lucida dell’edizione DC Pocket con cui Panini Comics ripropone oggi questo titolo non vanno a depotenziare i disegni, che riescono comunque a emergere in tutta la loro potenza e a impressionare visivamente; la collana si conferma quindi un buon modo per recuperare best-sellers dell’editore in formato popolare senza penalizzare in modo drammatico la resa delle tavole originali, come poteva invece accadere con altre edizioni economiche proposte in passato quali i DC Black and White di RW Lion che, oltre a togliere i colori, riduceva il formato al pari di un albo Bonelli.
La presenza infine di una pur breve introduzione denota quel minimo di attenzione nel presentare l’opera presso il grande pubblico, fornendo un’essenziale “guida di viaggio”.

Abbiamo parlato di:
DC Pocket – Superman: Per il domani
Brian Azzarello, Jim Lee
Traduzione di Marco Cedric Farinelli
Panini Comics, 2025
312 pagine, brossurato, colori – 11,90 €
ISBN: 9791221914023

Andrea Bramini

Andrea Bramini

(Codogno, 1988) Dopo avere frequentato un istituto tecnico ed essersi diplomato come perito informatico decide di iscriversi a Scienze Umane e Filosofiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove a inizio 2011 si laurea con una tesi su "Watchmen". Ha lavorato per un'agenzia di pubbliche relazioni ed è attualmente impiegato in un ufficio.
Appassionato da sempre di fumetti e animazione Disney, ha presto ampliato i propri orizzonti imparando ad apprezzare il fumetto comico in generale, i supereroi americani, i graphic novel autoriali italiani ed internazionali e alcune serie Bonelli. Ha scritto di queste passioni su alcuni forum tematici ed è approdato su Lo Spazio Bianco nel 2011, entrando qualche anno dopo nel Consiglio direttivo.

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