Tiziano Sclavi e Angelo Stano – Xabaras (Dylan Dog)

Tiziano Sclavi e Angelo Stano – Xabaras (Dylan Dog)

Il personaggio del fumetto italiano più famoso della fine del XX secolo in un poker di storie ormai entrate nella leggenda. Il genio creativo di Tiziano Sclavi e l’arte di Angelo Stano al top delle loro carriere.
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Sergio Bonelli Editore, 2017 (Italia, 1986)

“Ci assomigliamo un p0’ tutti noi nessuno… Gente comune!”

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Angelo stano autoritrattosi nella storia Morgana.

Se vogliamo escludere Memorie dall’invisibile, questa è per molti la più bella storia di Dylan Dog, e secondo il sottoscritto uno dei massimi capolavori non solo del fumetto ma della letteratura italiana del ‘900; possiamo dire che il meglio di un personaggio così iconico, che ha cambiato il fumetto italiano tra gli anni ‘80 e ‘90, è in gran parte concentrato in queste quattro storie raccolte in questo volume dalla Sergio Bonelli Editore. E già qui insorgono i fan di Dylan: manca quella storia, manca quell’altra e ancora quell’altra non si può non metterla, e via dicendo. Concordo. Storie come Dopo Mezzanotte, La casa degli uomini perduti, Johnny Freak o Il lungo addio sono dei capolavori e tali rimarranno sempre. Ma secondo il mio modesto parere è con queste quattro storie, con questo strepitoso poker d’assi che possiamo capire e ammirare l’iniziale e meravigliosa poetica di Tiziano Sclavi.

Chi nel 1986 ha avuto la fortuna di comprare il primo numero di Dylan Dog, si trovò davanti a qualcosa di nuovo, di inusuale; con L’alba dei morti viventi, Sclavi mixò vari ingredienti, quali lo splatter, l’ironia e la tensione, cercando di mettere su una storia che ponesse delle nuove basi narrative su cui poter lavorare. E bisogna dire che riuscì in pieno nelle sue intenzioni; se questa prima storia era già strepitosa (e riletta oggi lo è ancora di più), il personaggio di Dylan si evolveva sempre di più con storie bellissime come Il fantasma di Anna Never e Attraverso lo specchio, raggiungendo, come abbiamo detto in precedenza, il vertice narrativo con il numero 19, Memorie dall’invisibile. Dopo questa lettura era davvero difficile immaginarsi qualcosa di così bello, ma Tiziano Sclavi sorprese nuovamente tutti con un’altra storia tra le più amate dai lettori: Morgana. Con quest’opera, Sclavi continuò la rivoluzione iniziata con il numero 19 e continuò a sviluppare il suo personale percorso poetico nel quale il suo Dylan veniva quasi offuscato da questa presenza femminile, seducente e ingombrante allo stesso tempo. Arrivati a questo punto della serie l’autore aveva già stravolto i classici canoni della serialità narrativa bonelliana e non solo, continuando quella rivoluzione iniziata negli anni ‘60 da Sergio Bonelli e proseguita negli anni ‘70 da Berardi e Milazzo.

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Nessuno…

Storia di nessuno è una di quelle rare gemme fumettistiche che ancor oggi affascinano e lasciano stupefatti; Sclavi stava realizzando delle storie per un fumetto serial popolare che sembravano uscite dalle migliori pagine della letteratura: una storia complessa, onirica ed esistenzialista, che spiazza il lettore ma che lo coinvolge ed emoziona allo stesso tempo. E dalla mitica fascetta stampata nel’angolo superiore della copertina, il pubblico sembrò gradire parecchio: le vendite di Dylan Dog stavano viaggiando verso le 200.000 copie; una tiratura da far paura, come ben recitava lo slogan.

Storia di nessuno spiana la strada ad un’altra storia iconica: La storia di Dylan Dog, forse l’ultimo capolavoro di Tiziano Sclavi, probabilmente perché, secondo le intenzioni dell’autore, il ciclo narrativo di Dylan doveva concludersi proprio con questo numero 100, l’ultimo asso nella manica di un autore che ha davvero saputo reinventare e stupire come il fumetto non riusciva a fare da molti anni.

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La bella Morgana spicca nello splendido bianco e nero di Angelo Stano.

E questo poker d’assi di storie ha due fattori comuni che le legano: il primo è il personaggio di Xabaras, il principale e miglior antagonista di Dylan Dog, che compare in tutte e quattro le storie e che scopriremo essere il padre del nostro eroe (laddove Morgana è la madre), in un perfetto miscuglio di ambiguità e malvagità.

Il secondo fattore è il disegnatore di queste quattro storie immortali: Angelo Stano. Se Sclavi rappresentò una ventata di aria nuova per il fumetto degli anni ‘80, Stano fu colui che al meglio e più di tutti, riuscì a immortalare la poetica di Dylan e del suo autore. I suoi disegni sono iconici allo stesso livello del personaggio, con il suo bianco e nero che ha fatto scuola e che ancora oggi viene ammirato dalle nuove generazioni.

Insomma, il fumetto italiano ai suoi massimi livelli, gli stessi che lo hanno differenziato dal resto del mondo rendendolo unico.

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La prima, mitica apparizione del Dottor Xabaras.

CURIOSITÀ

Le quattro storie rappresentano, nella serie, rispettivamente gli albi numero 1 (L’alba dei morti viventi), 25 (Morgana), 43 (Storia di nessuno) e 100 (La storia di Dylan Dog).

Del numero 1 è stato realizzato un remake nel 2015, La nuova alba dei morti viventi ad opera di Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, primo numero della serie I colori della paura. L’idea degli zombi creati per mezzo di un siero è ispirata da un racconto di H. P. Lovecraft, Herbert West Reanimator del 1921.

Xabaras è l’anagramma di Abraxas, divinità gnostico-mitraica.

EDIZIONE CONSIGLIATA

Realizzata dalla Sergio Bonelli Editore nel 2017, questa raccolta, simile nel formato agli Oscar Mondadori dedicati ai personaggi della casa editrice milanese, vanta le prefazioni di Franco Busatta e Luca Barbieri. Personalmente avrei lasciato le storie nel bianco e nero originali, ma la colorazione a cura dello studio GFB Comics non è aggressiva e non intacca il segno di Angelo Stano.

ALTRE EDIZIONI

Ovviamente le storie presenti nel volume consigliato possono essere acquistate nei rispettivi albi della serie e nelle successive ristampe.

Ad eccezione dell’ultima storia, La storia di Dylan Dog, le altre tre possono essere recuperate nella bella collana, uscita tra il 2017 e il 2019, Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi. Queste edizioni sono state ricolorate ispirandosi alle atmosfere horror anni ‘50, con cover cartonate con illustrazioni inedite di Gigi Cavenago.

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