Come suggerisce la collana della quale fa parte, Storia e gloria della dinastia dei paperi è una “grande saga” pubblicata per la prima volta nel 1970. Il progetto si sviluppa in otto capitoli che ripercorrono la storia millenaria della famosa famiglia di pennuti Disney, dall’antico Egitto fino agli anni ’70, passando per la Roma imperiale, la Scozia medievale, la guerra civile americana e l’immancabile, per Paperon de Paperoni, corsa all’oro.
Storia e gloria nasce originariamente al centro dell’Operazione Miliardo, portata avanti da Topolino assieme a un importante istituto bancario. Lo scopo era quello d’insegnare ai giovani lettori il valore del denaro e quale miglior sponsor se non il Papero più ricco del mondo? Ogni Topolino vedeva allegata una moneta di metallo da collezione, per un totale di otto monete, ognuna delle quali pertinente a una delle storie narrate.
In questo volume troviamo ristampati i primi tre capitoli, scritti da Guido Martina e disegnati prima da Romano Scarpa e successivamente da Giovan Battista Carpi. Il primo, che fa da cornice a tutta la saga, è ambientato nel presente. Nel secondo si riparte dagli albori della civiltà leggendo del patriarca della stirpe dei paperi, Pah-Peh-Rheo, tesoriere della faraona egiziana Cleopat-Perina. Siamo nel 530 a.C. Nel terzo, infine, Pah-Peh-Rheo fugge con i nipoti – e il tesoro – a Roma, inseguito dai BB, i Beduini del Basso Nilo.
La prima avventura dei paperi che introduce le successive appare forse tra le tre quella più forzata. Lo scrigno di monete attorno al centro delle vicende successive viene introdotto raccontando che Paperone l’ha nascosto sulla luna, battendo sul tempo sia Russi che Americani nella corsa allo spazio. Ora, dopo che anche l’uomo e non solo il papero è sbarcato sulla luna, il tesoro segreto di Zio Paperone rischia di essere scoperto e va recuperato. La scelta narrativa di nascondere il tesoro sotto al suolo lunare è macchinosa, ma in parte giustificata sia dal periodo (è passato meno di un anno dal grande passo per l’umanità di Neil Amstrong) sia dall’idea di ripercorrere in Storia e gloria le tappe più importanti della storia dell’uomo – pardon del papero – dagli albori fino all’apice ultimo, rappresentato in quel momento dalla conquista lunare.
I disegni di questa prima storia sono di Romano Scarpa, uno dei più grandi autori di fumetti Disney; qui regala al lettore un ampio spettro di espressioni di Paperone, concentrandosi spesso su suoi primi piani, ma concedendo molto meno spazio agli ambienti. Peccato per il viaggio spaziale che perde così un po’ del suo fascino, ma ci si può consolare con un buffissimo Paperone che fluttua in assenza di gravità. La suddivisione delle vignette non ha particolari guizzi e appare nel complesso piuttosto statica, allontanandosi sporadicamente da un’ordinata suddivisione di cinque-sei vignette a pagina.
Con la seconda storia si abbandona progressivamente la cornice moderna per immergersi nel cuore della saga che porta il lettore nell’Egitto dei faraoni. Qui l’abilità di Martina e di Carpi si vede nella capacità di trasportare, narrativamente e graficamente, Paperone e i suoi nipoti in una terra e in un tempo per loro insoliti in modo convincente senza però tradire la natura dei personaggi. Il contesto storico dà a Martina numerose occasioni comiche e narrative, come l’offrire una spiegazione per la forma delle piramidi, oppure il rivelare la diretta discendenza di Archimede Pitagorico con Pitagora di Samo, bisnonno materno del siracusano Arkimedes. I lettori più smaliziati potrebbero divertirsi a leggere un’ambigua sfumatura alla Trono di Spade nel rapporto tra il Paperino egiziano e sua cugina, la faraona Cleopat-Perina, alla quale potrebbe sembrare romanticamente interessato. Alla notizia che lei ballerà esclusivamente con lui al ballo di corte il viso del papero dice tutto – “oh, gaudio!”
Con il terzo capitolo ci spostiamo nell’antica Roma, più esattamente a Trastevere. La vicenda è il seguito diretto dell’avventura egizia, con Pah-Peh-Rheo – ora Petronivs Paperonivs – fuggito a Roma con denari e famiglia.
La comicità di stampo romanesco è senza dubbio ispirata in parte ad Asterix e Obelix. La Banda Bassotti – pardon, i Beduini del Basso Nilo – hanno anche un breve scambio di battute con un personaggio che sembra uscito direttamente dalle pagine del fumetto francese creato da René Goscinny e Albert Uderzo. Fermato per sapere dov’è la capitale, il barbuto Civis Romanvs darà ai Bassotti dei burini ignoranti: non sanno che tutte le strade portano a Roma?
Sia nel capitolo egizio che in quello romano Carpi ha dedicato molto più spazio agli ambienti di quanto non abbia fatto il suo collega con il viaggio lunare. Sono frequenti grandi vignette che prendono due terzi della pagina offrendo ai lettori scorci panoramici sulle piramidi o sul Colosseo. Non mancano i particolari che aiutano a immergersi nel contesto altro rispetto a Paperopoli, come i salami appesi e i fiaschi di vino nell’osteria di Petronivs o le colonne ricche di geroglifici nel palazzo della faraona. Il lettore può divertirsi a scovare tutti i dettagli anacronistici, come l’orologio al polso di un cittadino, o il sigaro tipicamente romano di Gambadilegno che qui fa la sua comparsa.
Gambadilegno romanaccio vale da solo tutto il volume. Tra espressioni come “all’anima dell’animaccia mia!”, “Quel vecchio smarmiffone” o “Ahò! Mica ho la sveglia al collo!” è difficile non farsi parecchie risate quando il vecchio Gamba è in scena. Fa schiatta’ dal ridere. Gambadilegno viene contattato per aiutare i BB a stanare Pah-Peh-Rheo, ora in incognito nei panni di un oste trasteverino. Dopo aver escluso Righetto er Panzone e Giggi er Faciolaro, Gamba il Gladiatore capisce rapidamente che si tratta di Petronivs Paperonivs, l’oste più taccagno di tutta Roma. Così tirchio che “da quando smercia abbacchi al forno, non si trova più un gatto in tutta Roma!” Chiaramente Gamba vuole fregare i BB, e verrà a sua volta ingannato dal Rockerduck romano, il centurione Rockius Duckius. Ognuno di loro vuole per sé il favoloso tesoro di Paperonivs e la contesa è risolta in modo tutt’altro che banale.
Nel leggere la saga scritta da Martina bisogna dimenticarsi di continuity più o meno canoniche perché Storia e gloria è un piccolo universo a sé stante che chiaramente non combacia con background dei personaggi più assodati. Nel complesso i primi tre capitoli di Storia e gloria sono una lettura piacevole che intrattiene e diverte. Il successo della saga è innegabile, come testimoniano le numerose ristampe che ne sono state fatte nel corso degli anni. Ad apertura e a chiusura di questa edizione troviamo anche diversi paragrafi di approfondimento che raccontano la genesi di Storia e gloria, dando informazioni riguardanti l’operazione miliardo e le preziose otto monete che hanno accompagnato la prima edizione, e infine guidano attraverso le molteplici ristampe italiane della saga. Sono paragrafi coincisi ma utili ad ambientarsi e a collocare storicamente l’opera di Martina, offrendo al contempo la possibilità di ammirare le copertine delle diverse edizioni. Quest’ultima pubblicazione è un’occasione economica per leggere (o rileggere) un’epopea che non sembra risentire dello scorrere del tempo.
Abbiamo parlato di:
Le Grandi Saghe 2. Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi 1
Guido Martina, Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi.
Panini Comics, 2022
128 pagine, brossurato, colore – 6,90 €
ISBN: 9772785686007