Jeremiah, Wayne e Soham sono tre sopravvissuti che campano alla giornata in un mondo desolato, vittima di un’invasione di insetti giganti che ha distrutto le città e decimanto la popolazione. Da questa situazione di partenza, classica ma sempre appassionante se ben raccontata, l’opera d’esordio di Mathieu Bablet (Shangri-La) vira dalla fantascienza post-apocalittica verso atmosfere quasi mitiche a base di profezie per salvare la Terra dalla definitiva distruzione, coscienze collettive e creature spaziali.
Questo passaggio porta la narrazione da una linearità carica di tensione, anche se certo poco originale, a una frammentarietà fatta di flashback, percorsi paralleli, personaggi che ritornano e azione confusa, senza il ritmo necessario per sostenere l’epicità che ci si potrebbe aspettare viste le tematiche.
I disegni risultano spigolosi, nervosi, votati a una sintesi nei volti che porta a una resa un po’ sgraziata nelle prospettive, mentre abiti, sfondi e gli insetti invasori sono resi con maggior cura nei dettagli, che esplodono nelle splash page e nelle vignette più grandi. Colpisce il colore quando è usato per gestire il tono delle scene, ammantando le tavole in maniera uniforme.
Il risultato finale, con la dicotomia tra le due parti, sa di occasione mancata forse per l’ambizione di non adagiarsi su una storia scontata.
Abbiamo parlato di:
La bella morte
Mathieu Bablet
Traduzione di Isabella Donato
Oscar Ink, 2019
pagine, cartonato, colori – 22,00 €
ISBN: 978804707172