Geppo 70! – Le mille vite di un diavolo buono

Geppo 70! – Le mille vite di un diavolo buono

La lunga vita editoriale del più iconico tra i personaggi della scuderia Bianconi: Geppo.

Dal numero #79 del 2011 di Fumetto, la storica rivista riservata ai soci Anafi, proponiamo un articolo (riveduto e corretto) che ripercorre la storia di Geppo, uno dei personaggi più celebri del fumetto umoristico italiano che ha appena compiuto 70 anni.

Cover2Ci sono personaggi che dalle pagine disegnate degli albi a fumetti entrano di diritto nell’immaginario collettivo, restando nel cuore e nella memoria non solo degli appassionati ma anche di quei lettori che, passata l’infanzia, non dedicano più attenzione al mondo delle nuvolette. Uno di questi è senza dubbio Geppo, il diavolo buono, uno dei protagonisti assoluti della più felice stagione del fumetto umoristico italiano, quella in cui piccoli editori come Renato Bianconi e Giuseppe Caregaro riuscivano, con le loro innumerevoli pubblicazioni per ragazzi, a confrontarsi ad armi pari con il Topolino del colosso Mondadori.

Quando nel luglio del 1961 giunse nelle edicole di tutta Italia il primo numero della collana a lui intitolata, Geppo aveva alle sue spalle una già articolata e, se vogliamo, complessa vita editoriale, tanto che la querelle sull’attribuzione della paternità del personaggio è ancora oggi aperta, e alimenta il dibattito tra studiosi e addetti ai lavori. Tuttavia il lavoro di ricerca di esperti come Luca Boschi, le testimonianze degli autori che hanno lavorato per Bianconi e la presenza di documenti certi come l’ormai nota lettera che l’editore inviò a Luciano Bottaro il 27 settembre del 1954 (su cui torneremo poco più avanti), ci aiutano a ricostruire l’intricata vicenda dei primi anni di vita di quello che sarebbe diventato uno dei personaggi di maggior successo tra i vari lanciati dall’editore milanese.

Le diverse incarnazioni editoriali di Geppo e l’avvicendarsi dei vari autori che sono stati impegnati nella realizzazione delle sue avventure a fumetti, ci permettono di suddividere in quattro capitoli il racconto dei suoi quasi cinquant’anni di presenza nelle edicole (e quasi sessanta dalla sua nascita ad oggi).

1. Le origini

Si accennava sopra a Luciano Bottaro, il Maestro di Rapallo che pur non avendo mai firmato una sola storia di Geppo, ricopre un ruolo fondamentale nella sua creazione. Sua è infatti l’intuizione di utilizzare il personaggio di un diavoletto buono e pasticcione nel contesto di una parodia a fumetti di Robin Hood che egli propose al Vittorioso nel 1951, senza successo. Se ne interessò invece più tardi Renato Bianconi, che nel 1952 aveva lasciato l’Alpe di Caregaro per fondare le Edizioni Il Ponte. L’idea giunse alle sue orecchie tramite lo sceneggiatore Alessio Mazzanti, che venne incaricato di buttar giù due righe sulla base delle quali Bottaro avrebbe potuto sviluppare il personaggio.

Giungiamo quindi alla succitata lettera nella quale Bianconi così scrive: “Ti spedisco una storia non ancora compiuta che leggendola ti darà l’ispirazione necessaria per creare questo buon diavolone comico“. Come andò a finire lo ha raccontato lo stesso Bottaro all’appassionato ed esperto Marco Pugacioff: “Era il 27 settembre 1954, io ero appena tornato da soldato. In un primo momento mandai alcuni schizzi del diavoletto che avevo già mandato al Vittorioso, ma poi troppo preso da altri, e più urgenti, impegni comunicai all’editore che non potevo realizzare il nuovo personaggio“.

Bianconi, evidentemente convinto della validità dell’idea, decise comunque di portare avanti il progetto incaricando ancora il versatile Mazzanti di definire la sceneggiatura della prima avventura di Geppo, e affidando la parte grafica a Giulio Chierchini. L’esordio avvenne sulle pagine di Trottolino e la “Enne” Dimensione, albo speciale datato dicembre 1954, con l’episodio Geppo il buon diavolo che dà l’avvio alla lunga saga, nonostante le caratterizzazioni dei personaggi e dell’intero contesto infernale siano ben lontane dall’essere compiute. Distante dal pupazzettismo che contraddistinguerà la produzione bianconiana dei decenni successivi, Chierchini prende evidentemente a modello l’Inferno di Topolino descritto da Angelo Bioletto, mentre Geppo appare come un diavolone goffo e appesantito, con lunghe corna e braccia pelose, e suoi mutandoni a pallini sono sorretti da una bretella. Al suo fianco il giovane Tomeo, coprotagonista dei primi anni, è un ragazzino decisamente sgraziato, con incisivi sporgenti e sguardo poco furbo. Ma al di là dei dettagli grafici l’elemento fondante è quello caratteriale, che appare invece da subito ben definito: Geppo è un diavolo buono, incapace di qualsivoglia azione negativa e caritatevole nei confronti dei dannati, e per questo osteggiato da Satana al punto che questi lo espelle dall’Inferno! Le sei pagine di cui si compone la storia di Mazzanti e Chierchini, lungi dall’essere un semplice riempitivo per l’albo di Trottolino, pongono le basi di una serie destinata al successo, anche se già il capitolo seguente segnerà una svolta.

2. Il Geppo di G.B. Carpi

Geppo MostraGeppo tornò a quasi un anno di distanza, più precisamente sul secondo numero di Volpetto uscito nell’agosto del 1955. Bianconi l’affidò a Giovan Battista Carpi, che assieme a Chierchini stava realizzando proprio le avventure di Volpetto e Nonna Abelarda. In questo blocco di storie, non moltissime per la verità ma sufficienti per far maturare il personaggio, il buon diavolo appare tormentato dalla sua infelice condizione di esiliato nel mondo degli umani: “Sulla Terra non mi vogliono perché sono un diavolo… all’Inferno non mi vogliono perché sono troppo buono… sob…“. Al suo fianco c’è però sempre Tomeo, le cui personali vicende costituiscono spesso lo spunto da cui prende il via la narrazione, a cominciare dal suo scarso rendimento scolastico.

Carpi firma dunque storie di ampio respiro, come quelle in cui Geppo aiuta il piccolo amico negli studi trasportandolo indietro nel tempo per assistere (e partecipare) alla guerra di Troia, o vivere in diretta gli eventi dell’Odissea di Omero! A parte questa deriva “letteraria”, il Geppo di Carpi si muove prevalentemente sulla Terra mentre Satana, preoccupato per la crescente bontà di un diavolo ormai “rovinato dalle buone compagnie”, ce la mette tutta per riportarlo sulla cattiva strada, ma senza riuscire nell’intento.

Graficamente il personaggio appare più tondeggiante, le sue braghe sono a tinta unita e si riduce la dimensione delle corna. Sulla stessa linea si muove anche l’altro futuro grande disneyano Luciano Gatto, che a partire dal 1957 disegna (su sceneggiature tra gli altri di Michele Gazzarri) alcuni episodi pubblicati su Soldino, il nuovo mensile lanciato da Bianconi che eredita dalle pagine di Volpetto la celebre Nonna Abelarda. Nel 1958 intanto era entrato a far parte dello staff bianconiano il giovane Pierluigi Sangalli, cui l’editore con gran lungimiranza affidò ben presto le redini della saga di Geppo.

3. Sangalli, Dossi, Motta e il nuovo corso

DossiSangalli disegnò le ultime storie pubblicate in appendice a Soldino, il suo segno morbido e moderno  piacque all’editore, oramai convinto che fosse giunto il momento di promuovere Geppo a titolare di una propria testata. Nel luglio del 1961 arrivò così nelle edicole il primo numero del nuovo mensile, con il quale si aprì definitivamente il nuovo corso del personaggio che Sangalli progressivamente affinò da un punto di vista grafico, conferendogli un aspetto via via più simpatico e tenero, strutturando inoltre il contesto narrativo nel quale si muoveva e arricchendo il cast dei comprimari.

Con la stretta collaborazione di Alberico Motta per le sceneggiature, e di Sandro Dossi per l’inchiostrazione delle tavole (ma anche per l’elaborazione dei soggetti), l’azione si spostò prevalentemente all’Inferno, del quale fino a quel momento non erano state sfruttate appieno le infinite potenzialità narrative. Lo si fece rappresentandolo come una fabbrica, uno stabilimento industriale del quale Satana è il padrone, mentre i diavoli sono gli operai, ognuno nel proprio reparto/girone di competenza! Questa geniale intuizione permise agli autori di sviluppare, tra le righe della narrazione comica, rimandi al mondo reale, alle lotte operaie degli anni Sessanta e i Settanta, laddove i dannati si ritrovavano spesso a rivendicare i propri diritti appoggiati da un Geppo “sindacalista” sempre schierato coi più deboli!

E l’Inferno si popolò così di personaggi memorabili come il perfido gatto Caligola, il serpente Salvatore, Fiammetta, figlia di Satana ed eterna fidanzata di Geppo, Caronte il traghettatore, il cane a tre teste Cerbero e, tra i diavoli, il cattivissimo Belzebù e il tontolone Beotone, mentre frequenti erano le visite di Dante Alighieri in persona e le scaramucce con l’arcangelo Gabriele e gli Angeli del Paradiso. Insomma la serie si fece complessa e articolata, stilisticamente i nuovi autori le conferirono un taglio moderno, uno storytelling secco e senza fronzoli.

Il pubblico mostrò di gradire, tanto che al mensile regolare furono affiancate dapprima Festival di Geppo (nel 1962), poi Super Geppo (dal 1965 al 1983) che ne ristampavano gli episodi. Nel 1968 Sangalli lasciò le redini della serie a Sandro Dossi mentre Motta, oberato dagli impegni, mollò nel 1975. Formatosi ripassando a china i lavori di Sangalli, Dossi pur nella continuità grafica impose via via il suo stile, le cui peculiarità possono essere individuate nel dinamismo delle figure, nella recitazione dei personaggi e nella loro spiccata espressività, ma anche una certa cura del dettaglio nella descrizione degli ambienti, laddove i tempi di consegna lo permettevano! Sono gli anni di maggior successo per il buon diavolo, tra il 1975 e il 1982 la testata principale tirava almeno 60000 copie mentre Bianconi riciclava le rese in buste e raccolte, mentre accanto alla storie inedite di Dossi si iniziarono a ristampare episodi del passato. Poi iniziò il declino, lento ma costante.

4. Il declino, la fine e… il (quasi) ritorno

SangalliI gusti mutati dei lettori, la crisi del fumetto popolare, lo strapotere delle mode televisive distolsero gradualmente l’attenzione delle giovani generazioni dalle colorate avventure di Geppo e delle altre testate della Editoriale Metro (e non solo). Nel corso degli anni Ottanta il mensile ospitava soltanto una storia inedita, mentre altre iniziative (le collane di ristampe Geppo Story nel 1984 e Geppo Più nel 1990) non ebbero la fortuna sperata. La morte di Renato Bianconi (avvenuta il 23 ottobre del 1993) segnò sensibilmente le sorti della casa editrice che tuttavia, sotto la guida della moglie Rosalia Guccione, arrivò alle soglie del XXI secolo. La testata principale chiuse nel gennaio del 1984 dopo 399 albi pubblicati, mentre la raccolta Super Geppo andò avanti fino al 1999.

Un più articolato piano di riproposta portò nel 1996 al varo di Nuovo Geppo che, al pari del contemporaneo Nuovo Braccio di Ferro, avrebbe dovuto rilanciare i due best sellers dell’editore. Per l’occasione, oltre a Dossi, anche Sangalli tornò a disegnare le gesta del simpatico diavoletto in alcune avventure inedite che riempirono i primi numeri della collana, ma i risultati non arrivarono e si tornò presto a far ricorso alle ristampe. Gli ultimi albi proposero storie firmate da autori “esterni” come Umberto ManfrinAngelo Scariolo e Giancarlo Agnello, in un ennesimo, vano tentativo di ammodernamento del personaggio.

Da allora Geppo ha fatto di nuovo capolino in edicola in sporadiche occasioni, tra cui un albo delle Edizioni If nella collana Comics & Cartoons e un volume dei Classici del Fumetto di Repubblica Serie Oro con le storie di Carpi. Nel 2011 ha visto la luce una ristampa amatoriale di Inferno 2000, storia dantesca di Sandro Dossi, mentre nel 2013 e 2014 RW Edizioni gli ha dedicato due imperdibili volumi curati da Luca Boschi che lasciavano sperare in una cospicua riproposta libraria, invece da allora il buon diavolo è tornato a riposare in chissà quale cassetto. Ma le migliaia di storie proposte in quasi 50 anni, il lavoro e la passione dei grandi professionisti che le hanno realizzate non possono essere dimenticati.

Geppo ha compiuto 70 anni, quasi nessuno se ne è ricordato in questo 2024 ormai concluso.

Per approfondire:

Intervista a Sandro Dossi: la mia vita con Geppo

 

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