Sulla spinta del rinvenimento di un vecchio quadro in soffitta, Paperino racconta ai nipotini Qui, Quo, Qua la storia di un loro avo, il Dottor Paperus.
Costui era un vecchio scienziato e alchimista, incanutito dagli anni e dall’impegno nel trovare un elisir che donasse la pace a due feudi in guerra, il Ducato de’ Paperoni e quello dei Bassotti; l’intervento di Mefistofele – inviato dall’Inferno perché garantisse il proseguimento del conflitto – e della sua complice, la fattucchiera Nocciola, dona allo studioso una ritrovata giovinezza, ingannandolo però sui reali propositi del malefico duo e innescando una spirale di disavventure per il protagonista.
Nell’ideare questa parodia, Luciano Bottaro guarda non tanto al Faust, classica opera del 1808 di Johann Wolfgang von Goethe che si ispirava a sua volta a precedenti racconti della tradizione, quanto all’interpretazione a fumetti di questo mito pubblicata sul Topolino “giornale” dal 1941 e realizzata da Federico Pedrocchi e Rino Albertarelli. Il richiamo si coglie in particolare nella figura di Mefistofele, che Bottaro disegna con fattezze del tutto riconducibili a quelle dell’omonimo personaggio nella versione di Pedrocchi.
Coadiuvato alla sceneggiatura da Carlo Chendi, Bottaro imposta un’avventura epica dove comicità e dramma trovano un perfetto equilibrio: i disegni, in particolare, rendono evidente questa dicotomia, alternando scene più leggere ad altre di maggior suggestione. Siamo nel 1958, e Bottaro è in una fase di crescita all’interno del suo percorso disneyano cominciato sei anni prima: il tratto, soprattutto per l’aspetto dei Paperi, risulta ancora fortemente debitore dello stile di Carl Barks, ma parimenti inizia già ad avere connotati che lo rendono riconoscibile e personale.
In particolare, il modo di raffigurare la moltitudine papera e bassotta costituita dai soldati delle due fazioni rivela la varietà grafica del disegnatore, che allunga becchi e modifica le corporature per trasmettere le differenze individuali degli armigeri. Il ghigno e la fisicità dei Bassotti, invece, ricalcano ancora piuttosto fedelmente il modello originario d’oltreoceano.
Proprio nelle scene in cui l’artista ligure rappresenta le battaglie tra i due eserciti, inoltre, si può godere di quello spirito guascone e irriverente che ha spesso contraddistinto i suoi lavori: ammassi di soldati che si affrontano nelle maniere più disparate, spesso volutamente ridicole e spassose, formando degli assurdi siparietti che smorzano in maniera efficace la violenza del momento e che anticipano le cosiddette Mattaglie, caotiche illustrazioni non disneyane che negli anni successivi Bottaro avrebbe realizzato con lo stesso spirito.
A contrasto, troviamo tavole dai toni più cupi, ambientate perlopiù nel laboratorio di Paperus e nell’antro di Nocciola, entrambi popolati da misteriosi alambicchi e strani infusi, nonché da diversi tipi di diavoletti e strane creature. Anche se per queste figure l’aspetto conferito tende ad essere buffo e cartoonesco – in linea con il lavoro di Barks nella classica Paperino e le forze occulte e con quello di Angelo Bioletto ne L’Inferno di Topolino, entrambi riferimenti espliciti – la loro natura “altra” riesce in ogni caso a renderli vagamente inquietanti.
È comunque nelle ambientazioni che si assaggia maggiormente il lato sinistro della storia: travi a vista, soffitti vertiginosi, calderoni fumanti e un fuoco parlante sono ingredienti efficaci nel trasmettere la tensione, unitamente alla rocca solitaria e impervia su cui si colloca la casupola della fattucchiera.
La scena in cui Paperus viene inseguito dai mostricciattoli e costretto a bere la pozione di ringiovanimento, inoltre, è quasi lirica e drammatica per come è stata resa.
Se i disegni rappresentano l’eccellenza di quest’opera, sono in ogni caso al servizio di testi brillanti e intelligenti, costellati da dialoghi fulminanti e spesso deliziosamente sardonici, che mantengono costante la componente ironica dell’avventura; la sceneggiatura è inoltre solida nel raccontare i tanti avvenimenti che si susseguono e la scansione delle vicende appare lineare e chiara.
Molti anni dopo, nel 2000, Luciano Bottaro realizza un sequel de Il Dottor Paperus, in una fase della sua carriera nella quale il fumettista si stava divertendo a riprendere trame e personaggi che aveva creato decenni prima.
Intitolata semplicemente Paperino e il seguito della storia, la nuova avventura prosegue da dove si era interrotta la precedente e cerca di non ripetere quanto già visto, percorrendo strade narrative nuove, in particolare nell’uso di Nocciola.
Ma è nel disegno che si marcano le principali differenze: lo stile di Bottaro si è evoluto in maniera peculiare e interessante nel corso delle decadi e, soprattutto dopo il suo ritorno su Topolino a metà degli anni Novanta, ha intrapreso un percorso di sperimentazione grafica che non aveva eguali fino ad allora. Le trame che impostava, peraltro, cercavano spesso di andare a parare su situazioni che consentissero quegli exploit lisergici e visionari che l’artista costantemente ricercava, per giocare con le forme dei personaggi ed edifici spostando l’asticella ogni volta un po’ più in là.
Ne Il seguito della storia tale direzione è invero smorzata, ma anche semplicemente il modo di rappresentare Paperino/Paperus rende evidente il cambiamento del tratto, leggermente squadrato e dalle linee più nette; per quanto riguarda sfondi e ambienti, invece, sono segni tondeggianti e morbidissimi a farla da padroni, con un’estetica fiabesca aiutata in tal senso anche dalla colorazione (suggerita dallo stesso Bottaro), dove prevalgono toni tenui e pastellosi con colori meno consueti rispetto a quelli della palette standard di allora.
Panini-Disney ha di recente ripubblicato le due avventure in un unico volume – cinquantesima uscita della collana cartonata De Luxe – con una sontuosa copertina inedita illustrata da Andrea Freccero. In questo modo i disegni di Bottaro beneficiano di un formato più ampio grazie al quale poter godere dei tanti elementi che compongono queste tavole e inoltre le storie vengono accompagnate da un ricco e approfondito apparato redazionale firmato da Alberto Brambilla.
Il curatore non ha solo raccontato in maniera chiara e concisa genesi e punti di forza del lavoro di Chendi e Bottaro, ma ha avuto modo di riportare stralci di dichiarazioni del disegnatore e soprattutto – anche grazie alla collaborazione prestata dalla figlia di Bottaro, Annabella – costella il tutto con un ghiotto apparato iconografico, vero valore aggiunto dell’edizione, che completa l’esperienza di fruizione tramite illustrazioni nelle quali il disegnatore ha ripreso negli anni i personaggi de Il Dottor Paperus e una vignetta tratta dal Faust di Albertarelli e Pedrocchi, che ben esemplifica il collegamento diretto tra i due fumetti.
Abbiamo parlato di:
Parodie De Luxe #50 – Il Dottor Paperus
Luciano Bottaro, Carlo Chendi
Panini-Disney, 2024
144 pagine, cartonato, colori – 17,90 €
ISSN: 977238501800040050